Mi chiamo Veronica e ho 16 anni. Sono una ragazza abbastanza timida e, anche se da fuori posso sembrare solare, in realtà dentro ho un sacco di casini per la testa. 
I miei litigano da quando sono piccola e le loro sfuriate coinvolgono anche me. Così successe non troppo tempo fa. Una di quelle litigate pesanti, che ti fanno brillare gli occhi dalle lacrime ma per orgoglio le ricacci dentro. Così corsi in camera è mi chiusi a chiave lì dentro, a soffocare i singhiozzi nel cuscino. 
Poi ad un tratto mi vibrò il telefono difianco. Mi asciugaj le lacrime e guardi. Era Leo.
 Ci scrivevamo da quche mese ormai ed è 3 anni più grande di me, eppure mi sentivo a mio agio a parlare con lui. Così gli raccontai che per l'ennesima volta ero chiusa nella mia stanza a piangere e che il mio unico desiderio era di andarmene da quella casa, lontano da tutte le regole, le urla e tutto il resto. 
- Dove vorresti essere allora? - 
Mi ha scritto ed io gli ho risposto - Al mare... -
- Ti porto al mare allora. Va bene se passo a prenderti tra un'ora? -. 
Io rimasi basita, non ci potevo credere.
Era Sabato mattina, quasi primo pomeriggio ed il sole brillava nel cielo primaverile. 
Non sapevo cosa rispondergli ma alla fine pensai "fanculo" e scrissi di sì. Velocemente preparai uno zainetto dove misi il costume e la crema da sole. Mi infilai la minigonna di jeans e un top bianco che lasciava scoperta la pancia, diedi una pettinata veloce ai miei lunghi capelli biondi e aspettai. 
Non appena vidi la sua macchina parcheggiare difianco alla stradina di casa mia scesi di corsa e dissi uscendo - Vado al mare con Anna, vi scrivo dopo -. I miei genitori non ebbero nemmeno il tempo di impedirmelo che già ero sparita. 
La spiaggia più vicina era a due ore di viaggio così mi misi comoda e guardai Leo. Non lo avevo mai visto dal vivo così, ci eravamo incontrati due o tre volte di sfuggita ma non ci eravamo mai parlati. Colto l'imbarazzo lui mi sorrise e sussurrò - allora Vera, cosa facciamo? -. 
Mi piaceva quando mi chiamava così, diceva che ero pura e quindi mi aveva soprannominata in quel modo. - mmmm non lo so... è la prima volta che scappo di casa - scherzai, lui rise e mi guardò di nuovo. - sei più bella che nelle foto - disse mettendomi una mano sulla gamba. Trattenni il respiro e i nostri sguardi si incontrano, - tranquilla, rilassati, va tutto bene -. 
Durante il viaggio parlammo e presi più confidenza e, una volta arrivati in spiaggia stendemmo i due asciugamani e ci straiammo lì. Non c'era molta gente e passammo il pomeriggio a scherzare e fare il bagno, poi il sole cominciò a calare e lui mi disse - dormiamo da qualche parte? Dai ti riporto a casa domani -. Non mi andava di tornare a casa, ormai ero là, anche se sapevo cosa sarebbe potuto succedere,  anzi, ne ero sicura. Leo era da tutto il pomeriggio che cercava il contatto fisico, mi accarezzava le spalle e mi divorava con gli occhi, come in quel momento. - va bene - risposi infine. 
Così andammo in un b&b ed io mi feci la doccia. Una volta uscita non avevo il pigiama così mi misi le mutandine ed il top bianco. Avevo ancora i capelli bagnati quando vidi Leo uscire dalla doccia. 
Aveva l'asciugamano intorno alla vita e le goccioline d'acqua che gli correvano sul corpo magro ma muscoloso. Arrossii, non avrei voluto guardarlo così e lui lo aveva sicuramente notato perché si avvicinò al letto su cui ero seduta e rimase in piedi davanti a me. Alziai lo sguardo e ci guardammo negli occhi, poi lui mi infilò due dita in bocca. Le spingeva avanti e indietro facendomi dondolare la testa, poi improvvisamente si abbassò baciandomi e facendomi sdraiare sul materasso. Era sopra di me. Mi baciava il collo ed io chiusi gli occhi lasciandolo fare. Le sue mani scivolavano su tutto il mio corpo e non c'era centimetro che potesse sfuggirgli. Mi girò sottosopra bruscamente mettendomi a pancia in giù. Infilò la mano sotto al top accarezzandomi la schiena e poi il collo, mentre con l'altra mi sfiorava una coscia. Si abbassò su di me fino a che non sentii il suo respiro sulla guancia e mi tirò su il viso tenendomi la testa da dietro. Ad un tratto la mano mi passò in vita e poi sull ombelico, poi più in giù fino a entrare sotto le mutandine. Un brivido mi corse lungo  tutto il corpo e gemetti. Cominciò a toccarmi, sempre più veloce e sempre più intensamente. - No, aspetta! - - Tranquilla, va tutto bene... - mi sussurrava all orecchio. Laltra mano sul collo mi premeva la gola, mi infilò due dita in bocca stringendo con le altre il mento. Non riuscivo a respirare. Chiusi gli occhi,  le lacrime mi rigavano le guance ed il mio corpo fremeva.  Gemetti ancora e lui mi rassicurò con voce calda - andrà tutto bene, non a avere paura... - aumentò la pressione sul clitoride ed io inarcai la schiena, - brava....si, così - Mormorò senza fermarsi. Si muoveva sempre più veloce ed una sensazione di impotenza cresceva in me. Gemetti ancora, e lui mi leccò il collo, - brava, abbiamo quasi finito... sei mia... - stavo per venire, lui andò ancora più veloce e quando finalmente venni mi affondò le sue dita in gola. Lentamente mi lasciò, asciugandomi labbra con il pollice. - brava Vera - Mormorò spostandomi i capelli dagli occhi.