Io che scrivo ovviamente interpreto le sensazioni che Gabriella mi ha trasmesso con le sue confidenze ma le rappresento con la veridicità di situazioni analoghe da me vissute da bull per cui leggete il racconto, spero vi faccia vivere come foste di presenza le forti sensazioni erotiche che si provano.


E se avete voglia fatemi sapere se gradite, se vi piacciono, è uno stimolo a proseguire.


Passo la parola a Gabriella.


Nel mio primo racconto avete potuto vivere come mio marito mi abbia portato sulla via degli incontri di sesso casuali, in questo avrete modo di seguire l’escalation che ha seguito per portarmi sempre più ai confini di una relazione perversa.


LO SCAMBIO DI COPPIA


Dopo il car sex di cui vi ho raccontato, Antonio, mio marito, era alla ricerca di sensazioni più forti ed ha organizzato degli scambi di coppia nella speranza di poter vivere delle situazioni più stimolanti.


Non ha avuto fortuna in quanto la coppia incontrata aveva organizzato con altre due coppie. Antonio non partecipa si limita a guardare e nel gruppo c’era una signora assatanata che, trovato un maschio molto potente, lo ha monopolizzato mentre a me è toccato un tipo con un cazzetto misero che si faceva fatica a vederlo. Mi faceva pena per cui l’ho aiutato con la mano a venire.


Delusione da parte sua a ripartenza alla ricerca della prossima tappa.


Il CINEMA PORNO A MILANO


Dovete sapere che le coppie in cerca di situazioni diciamo eccitanti si recano nei cinemini dove si proiettano film porno che sono una scusa per ciò che effettivamente accade in platea.


E così Antonio una sera mi dice “Vestiti un po' sexy stasera andiamo a Milano” “A fare? “dico io immaginando dove voleva andare a parare. “Tu non preoccuparti so dove ti porto” dice lui.


“Sai bene la delusione che hai vissuto quando abbiamo incontrato quei tipi” “Si lo so e non è quello che pensi tu stavolta”


Partiamo alla volta di Milano strada facendo lui mi ammaestrava dicendo “Comportati bene non farmi fare brutta figura” Ed io “Ma di che stai parlando hai una fissa” “Vedrai ti divertirai “Dice lui.


E così approdiamo in zona Lambrate dove si trovava il cinema. Entriamo e già alla biglietteria mi sento scrutata dall’addetto che mi fa una scansione totale, io con la mia gonna nera, le calze autoreggenti, i sandaletti, il maglioncino che come sempre stenta a coprire le mie tette molto esigenti in tema di spazi.


In sala sento un odore strano, avrei poi capito di cosa si trattava. Poche persone nessun’altra coppia, molti vecchi, alcuni maturi, qualche ragazzo.


Sono lì solo per quello che mi accingevo a vivere ma di cui non avevo alcuna idea.


Erano le 10 di sera stiamo a guardare ciò che si svolge sullo schermo, Antonio sembra interessato, io guardo quegli accoppiamenti multipli come fosse un documentario naturalistico.


Alle 11 lui guarda l’orologio e mi dice: “Allora che vuoi fare, perché se no andiamo via” ed io “Scusa che dovrei fare secondo te” era una domanda ingenua ma sincera non avevo la più pallida idea di come si svolgessero le cose.


E lui “Togliti il giaccone” tolgo il giaccone e improvvisamente la sala nel buio si anima sento un brusio e vedo che si girano tutti o quasi verso i posti in fondo dove eravamo noi.


“Togliti il maglioncino” dice ancora lui e a quel punto anche chi non aveva capito cosa stava per succedere si è girato verso di noi. Nel buio della sala, al riverbero della luce dello schermo, le mie candide tette improvvisamente sbocciavano per la delizia dei presenti. Tanti si sono portati nella fila dietro, i più intraprendenti nella stessa fila affiancandosi quasi a noi. Antonio fece capire che comandava lui e che avrebbero dovuto sottostare ad un comportamento corretto (è un eufemismo data la situazione!).


Ero ancora una volta in balia di mio marito e dei suoi desideri. “Togli il reggiseno!” un po' titubante eseguo e la mole dei miei seni si offre alla vista di quella truppa eccitata.


Nel buio vedo che qualche ragazzo si accarezza i pantaloni all’altezza della patta, uno si avvicina sempre scuotendo il pacco e poiché Antonio non lo respinge si fa più ardito e sbottona la patta tira fuori l’uccello e inizia a menarselo. Assisto un po' fredda a questa esibizione mentre altri due lo imitano, uno addirittura tira via i pantaloni e resta nudo dalla cintola in giù sempre menandosi l’uccello.


“Non stare lì impassibile” dice Antonio “Non ti piace vedere tutti questi bei cazzi? Mostra bene il tuo prezioso attributo e dagli una mano!” e così dicendo mi fa alzare dalla poltrona. Io prendo le due tette e con le mani le sollevo come un trofeo mi sposto e mi trovo vicina a un paio di ragazzi che dotati di cazzi non male stanno per raggiungere l’orgasmo. Accelerano i movimenti della mano e si avvicinano pericolosamente a me, ma non è me che vogliono ma le mie tette che raggiunte da schizzi di sborra iniziano un percorso mai vissuto. Due anziani, modestissimi cazzi, vogliono anche loro godere ma non fanno a tempo e prima di accostarsi a me eiaculano clamorosamente per terra. Un odore acre si solleva dal pavimento, ecco cos’era: odore di sborra, tanta sborra, eserciti di masturbatori che si erano scaricati sul pavimento.


Antonio è al settimo cielo, i cazzi sono la cosa che più brama vedere vicino a me.


Arriva un bel ragazzo, avrà l’età di mio figlio, e mi fa sedere sulla poltrona, obbedisco, cerco di capire cosa vuole, scosta la gonna e mette in vista le mie cosce allo stacco delle autoreggenti poi inizia a muovere ritmicamente la mano sul cazzo dicendomi ”Troia lo vuoi? Lo so che lo vuoi puttana” Guardo Antonio non fa una grinza secondo me si sta masturbando. E l’altro ”Lo so che ti piace non fare la schifiltosa prendilo in bocca” e me lo spinge tra le labbra, arretro un po' poi lascio fare e così mi ritrovo ancora una volta con un cazzo estraneo in bocca, non è male ha una bella erezione una cappella scoperta turgida e il suo umore è buono. Si muove invitandomi a leccarlo e a prenderlo fino in fondo, io non oppongo resistenza fino a quando non mi rendo conto dal rallentarsi dei movimenti che sta per venirmi in bocca, guardo Antonio sempre più infoiato cerco di avere indicazioni e lui “Dai prendilo tutto!” Il ragazzo spinge in avanti il bacino cercando di scaricarmi tutto il seme in gola, sento un primo schizzo caldo sulla lingua poi un secondo, non so se riesco a mandarlo giù mentre Antonio fuori di sè dice “Dai ingoia tutto troia, perchè sei una gran troia, bevi senti com’è buono” io ho la bocca piena allontano il cazzo che continua a sgocciolare sperma e riverso senza volerlo tutto quell’umore sulle cosce e sulla gonna.


Quelli che erano in seconda posizione ormai non li fermava più nessuno e senza pudore si masturbavano cercando di farsi posto al momento dell’eiaculazione mirando alle mie cosce o alle mie tette, con pericolosi movimenti ginnici.


Nel giro di 20 minuti avevano quasi tutti scaricato, chi in terra, i più sfortunati, chi sulle tette, i più fortunati, uno in bocca, gold premium, e infine i tanti che, mancando il bersaglio, mi avevano sporcato la gonna e le cosce.


Mi sono ricomposta un pò, avevo solo voglia di togliermi quegli indumenti e di una doccia e così ho chiesto a mio marito di andare a casa.


Lui per strada, giusto per non essere mai contento, mi dice: ”Perché non ne hai presi altri in bocca? era l’occasione buona, tanti cazzi da godere” Ed io “La prossima volta mi dai una mano, pardon, una bocca tu, se ti piacciono tanto i cazzi”.


IL NERO IMPOSSIBILE


Essendo sull’onda di una ricerca di situazioni sempre più estreme Antonio, non so come, riesce a venire a contatto, attraverso un suo collega di lavoro, con un tizio che vantava fama di doti molto particolari. E così organizza una serata o meglio una cena a casa del tizio.


“Tesoro avrai di che godere stasera “ comincia tornando a casa ed io “Stasera io non voglio andare da nessuna parte” “ Eh no” dice lui “ Ci hanno invitati a cena ed io ho accettato, non posso fare questa figura!”


“Mettiti quel vestitino rosso che ti dona e che fa splendere quel balconcino che si proietta in avanti così eccitante”


Con somma pazienza, dopo un po' di rimbrotti, mi metto sotto la doccia, mi lavo accuratamente i buchi e le tette “non si sa mai cosa mi toccherà questa volta” penso tra me e me.


Lui gira per casa tutto eccitato, da ordini ai figli di non stare troppo davanti alla televisione, che non avremmo fatto tardi e che cenino presto.


Io indosso il vestitino rosso, una buccia leggera (era giugno) giusto per non andare nuda in giro, che mi fasciava completamente mettendo in evidenza le forme non proprio da mannequin ma che agli uomini provocano sussulti e rischi di infarto se non avvertiti per tempo. Niente calze, troppo caldo, sandaletti leggeri che mi slanciano le gambe, un trucco non vistoso da madre di famiglia (un elemento che in questo tipo di incontri gioca un bel ruolo, nulla è più perverso della madre di famiglia che si fa prendere da un estraneo).


E si parte per Milano, il tipo aveva un bell’appartamento in centro, pare fosse uno che aveva fatto fortuna commerciando  legname con l’Africa.


Ci accoglie dandoci il benvenuto e introducendoci in un ampio salone che dimostrava l’ampiezza dei suoi mezzi.


Si chiacchera alla ricerca di un argomento futile che non offenda nessuno.


La cena era una serie di piatti freddi immagino comprati in un negozio di take away, comunque non male.


Ero in ansia mi sembrava tutto troppo facile, dov’era la fregatura? E poi Antonio non è che lo conoscesse bene, era un invito per interposta persona, in ogni caso la presenza di mio marito mi rassicurava, è un omone che non si lascia intimorire da nessuno.


Lui, il nostro ospite si chiamava Amin (l’uomo che dice la verità), era un nero sui 45 50 anni dell’Africa equatoriale, Camerun credo, che aveva fatto fortuna in Italia con il trading di legname ma che ad un certo punto, giusto per introdurre la faccenda, se ne viene fuori dicendo “I miei primi soldi li ho fatti con i film porno” Antonio coglie la palla e sollecita “Come mai?” “Perché sono notevolmente dotato ed è un genere che nell’industria del porno va moltissimo”.” E adesso fai ancora film?” chiedo io “No adesso lo faccio per mio piacere e stasera ho deciso di farvi un regalo” dice lui ammiccando.


Antonio si agita sulla poltrona, si vede che è impaziente, non sa come far procedere l’azione ma l’altro lo toglie dall’imbarazzo e mi attira a se “Vieni bella bambina che papà ti darà qualcosa di unico!” e così dicendo mi siede sulle sue gambe. Pur non essendo io un fuscello tuttavia la sua mole mi faceva apparire come una bambolina in braccio ad un bambino.


Mi bacia in bocca a lungo, ha una lingua spessa un sapore particolare un po' di vino un po' di cioccolata, io l’assecondo so che Antonio ci va matto per i preliminari, lui infila la mano nel mio décolleté soppesa quel ben di Natura e titilla i capezzoli, comincio a bagnarmi “Mi sa che stavolta Antonio mi ha giocato un gran bel tiro, mi sa che andremo oltre il pompino, siamo qui, nessuno ci guarda, non abbiamo fretta, vuoi che questo non cercherà di infilarmi?” pensavo tra me e me.


Antonio sempre più ringalluzzito dalla situazione faceva finta di nulla salvo un paio di battute cretine tipo “Ehi quella è mia moglie” o anche ”Che fate?” quando si vedeva benissimo che pomiciavamo alla grande.


Come sempre Antonio ad un certo punto interviene e dice “ Vieni qui” scendo dalle braccia di Amin e mi fermo davanti a lui, Antonio si alza “ Girati” e tirando la cerniera l’abbassa fino in fondo allentando il vestito che così facendo casca a terra. Sono in reggiseno e tanga neri, le poppe che strabordavano dal reggiseno, le cosce un po' sudate. Lancio via i sandaletti e scendo dal trespolo rivelando la mia vera statura.


Amin, che credo per la sua prima professione doveva aver visto di tutto come donne, non manca di lodare le mie forme “Bella così ti voglio, che dono ti ha fatto la Natura! Spogliati” e con naturalezza sgancio il reggiseno, libero le due prigioniere che finalmente respirano e con mossa rapida tiro giù il tanga lanciandolo con il piede sul divano.


Amin si avvicina e comincia ad accarezzarmi tutta con quelle manone, mette le dita tra le gambe, infila lievemente la fessura, sente l’umido, lo lecca dalle dita, poi accarezza a lungo le tette, lecca i capezzoli in estasi “ Eh si che facevi il pornodivo” penso. Piano piano mi spinge verso il divano io mi lascio portare, mi distendo la fica bene in vista. Antonio non si perdeva un fotogramma della scena che sotto i suoi occhi si stava svolgendo.


Amin era rimasto in tuta ma a quel punto si toglie la maglia e il pantaloncino e resta in slip.


Nulla da dire una massa di muscoli e di carne bella da vedere, un vero dio nero.


Antonio con voce strozzata dalla libidine “Togligli gli slip” mi dice. Io mi faccio sotto e abbasso lentamente l’indumento e, potete non credermi, non avevo mai visto né mai più vedrò una cosa simile, un cilindro spesso, lungo, che partendo dall’inguine scendeva giù fin quasi alle ginocchia apparve alla nostra vista.


“Cazzo!” esclamò Antonio e mai esclamazione era stata più propria.


Ero affascinata da tanta virilità, la guardavo e cominciavo a pensare che forse, mah chissà ci starà?


Intanto lui lo aveva preso e lentamente aveva fatto scorrere indietro il prepuzio scoprendo una cappella che da sola era già più lunga del cazzo di Antonio. La manovra accelerò l’erezione e quella proboscide era diventato un palo diritto che faticava a stare dritto e pendeva in avanti.


Da lontano ancora pensavo forse ce la faccio ma quando lui si avvicinò con la testa del pene alle mie labbra mi resi conto che era come prendere una lattina di coca cola in bocca, impossibile anche per me che ormai in fatto di pompini mi ero fatta una bella scuola.


Antonio, come sempre cercava di fare la regia, anche se Amin appariva infastidito da quei suggerimenti imperativi.


Lecco la punta, come sempre e come per tanti uomini già sgocciolante di liquido prostatico, il sapore non è male, penso che è un sapore esotico, è il mio primo nero.


Mi rendo conto che la cosa come temevo va verso la penetrazione ma come fare con quell’arnese impossibile? Amin mi legge dentro e mi accomoda sul divano a cosce oscenamente aperte le labbra della fica staccate l’una dall’altra, ho una fica capace ma ce la farò? Inizia a leccare a lungo la zona perianale e sale verso la fica con quella lingua ruvida, la rende fradicia di saliva, mi sembra che addirittura sto sporcando il divano  lui non demorde vuole sentirsi dire “ Prendimi” il cazzo durissimo un bastone nero, la cappella lucida di umori.


Mormoro qualcosa tipo “ Adesso” lui si mette in ginocchio e il cazzo si alza all’altezza della mia fica la cappella una palla di carne che si appoggia alla mie piccole labbra e cerca di passare quella barriera.


Amin spinge lentamente, è gentile non è violento pur essendo pericolosamente eccitato, ma non passa no non passa, toglie la punta e con le dita allarga la fica poi riprova “ No mi fa male” dico delusa, non mi capiterà mai più un cazzo così ma il dolore è troppo forte.


Lui è una persona corretta e non insiste, Antonio è deluso e dice “Fagli un pompino” “Ma non riesco a prenderlo in bocca” dico io “Dai sai come farlo godere”


Amin si alza e porta il cazzo all’altezza della mia bocca, sono seduta e prendo quella proboscide con due mani, scopro il glande, avvicino la lingua sento il sapore della mia fica mescolarsi con i suoi umori.


Comincio un lavoro di mani, labbra, lingua, guizzi sul frenulo, la lingua circonda il giro del glande, lui lascia fare dando ogni tanto un paio di colpi con la mano per assecondare il piacere.


Lavoro a lungo incitata da Antonio che adesso gode a vedere me, sua moglie, alle prese con il più grosso cazzo che abbia mai visto.


Ad un certo punto sento che quell’uccello gigantesco freme, lui spinge il bacino in avanti, “Ecco” penso ”ci siamo” e insisto con la lingua sul buchetto e con le dita di due mani spingo avanti e indietro più velocemente il prepuzio.


“Ahh” geme Amin e inizia a lanciare getti di sperma dalla punta mentre io per assecondare il suo piacere lecco la cappella girandole attorno ed evitando il grosso della sborrata che si riversa sulle mie tette, le cosce e sul pelo della mia fica.


“Bellissima” dice Amin “ sei proprio brava!” e Antonio”Te lo avevo detto che sui pompini non la batte nessuno”.


Ci salutammo con l’impegno di ritrovarci, Antonio era ammirato da tanta mascolinità e si profondeva in ringraziamenti e adulazioni.


Come tutte queste situazioni ciò non è più avvenuto perché usciti da lì Antonio dice “ Ti è piaciuto vero?” Ed io “Non è stato male ma credimi mi fa male la bocca e la mandibola, non ce la posso fare con dimensioni di questo genere” “ Cerca qualcosa di più umano amore!”.