Passai tutta la giornata a ripetermi che sarebbe stato solo un aperitivo, una cosa tranquillissima e che non avevo nessuna ragione di agitarmi. Ma qualcosa in fondo mi diceva che non sarebbe stato semplicemente l’incontro fra un pugile 22enne e la sua ex maestra. Era l’incontro fra due persone che si erano conosciute su una chat come Badoo, dove spesso le quattro chiacchiere degenerano in ben altro. Cercavo comunque di non pensarci e di affrontare tutte le commissioni che avrei dovuto fare. Andai a pranzo a casa dei miei dove mi trattenni tutto il pomeriggio. Passai il tempo rovistando dentro l’armadio, cercando qualcosa, fra i miei vecchi abiti, che mi stesse ancora bene e che magari avrei potuto mettere quella sera in cui, nonostante fossimo nemmeno a maggio, faceva già un bel caldo. Alla fine decisi per una canottiera nera e un paio di pantaloni di lino comodi, ma allo stesso tempo leggeri e sexy. Telefonai a mio marito, omettendo i miei piani per la serata e salutai i miei bambini. Poi si fece l’ora di scendere e aspettare che Kevin mi venisse a prendere.
Si presentò puntualissimo con il suo scooter, ci scambiammo un bacio leggero sulla guancia e salii dietro di lui. Nello stringermi a lui fu una sensazione stranissima: era come se stessi abbracciando una statua di marmo: i suoi muscoli erano durissimi ed era una sensazione che non avevo mai sentito prima in vita mia. Mi portò in un bar, dalle sue parti. Non era una zona tranquillissima, ma capii che lì lui era rispettato da tutti come fosse il capo. Chiacchierammo un po’, ma mentre parlavamo io osservavo i suoi tatuaggi e i suoi lineamenti, chiedendomi cosa fosse rimasto del bambino di tanti anni prima e rispondendomi che aveva ceduto il passo a un giovane uomo. Lui, da parte sua era bellissimo, con una camicia leggermente sbottonata e uno sguardo impossibile da evitare. E sentivo quel suo sguardo fissarmi, scutarmi, quasi accarezzarmi il collo, le braccia, le spalle, la scollatura della mia canottiera. “Ti devo confessare che da bambino avevo una cotta per te, lo sai? Ma ora sei ancora più bella e attraente”, mi disse accarezzandomi le mani. Penso di essere diventata rossa come un peperone farfugliando solo qualcosa. “Dai, Kevin, mi metti in imbarazzo così” e nel frattempo sentivo la sua mano che mi accarezzava i fianchi. “Penso che ora sia il momento di andare, dai”. Annuì e mi fece nuovamente salire sullo scooter, dietro di lui, con le mie mani sul suo petto. Questa volta però il tragitto fu più breve e diverso. Ci eravamo fermati a un paio di isolati da lì, e riconobbi casa sua. Non riuscii a muovere alcuna obiezione, perché appena scesi dallo scooter mi cinse con le sue mani e mi baciò. Io accennai un moto di resistenza, mi sembrava di riscivolare in un’esperienza del passato che avevo deciso di seppellire. E poi era solo un ragazzino, anche se il suo essere uomo mi stava travolgendo. Quasi mi trascinò attraverso il cancello di casa sua e mi ritrovai a baciare in modo osceno un ragazzino di 22 anni le cui mani mi perlustravano senza alcuno scrupolo. “Ti prego, basta adesso”. Come dissi queste parole si bloccò, ma lo fece solo per aprire la porta di casa e lasciarmi entrare. Io, contrariamente a ogni logica e a ogni mio proposito, lo seguii dentro casa sua.
In un attimo mi trovai schiacciata tra il mio giovane energumeno e la parete di casa sua, la sua bocca sul mio collo. Sentivo i suoi baci, i suoi morsi. Sentivo il suo cazzo, duro ed evidentissimo premere sui miei pantaloni sottilissimi. Le sue mani mi stringevano le tette, le misuravano, le facevano sue. Io ormai avevo abbandonato ogni raziocinio, perdendo ogni contatto con il mondo reale. “Meglio che smettiamo dai”, gli dissi senza poi tanta convinzione. “No, mae’ non hai capito: io ti voglio e ora qui comando io”, mi rispose con un ghigno mentre afferrato il mio braccio portava la mia mano sul suo cazzo. Ho sempre subito il fascino dell’uomo deciso e questo modo di fare non fece altro che farmi perdere ulteriormente i miei freni inibitori. Quindi fu così che strinsi fra le mie dita il suo cazzo, che sentivo caldo e durissimo e mentre la sua bocca succhiava la mia lingua io piano piano lo segavo. “Adesso tu ti inginocchi e me lo prendi in bocca, hai capito, mae’?”. Lo guardai dritto negli occhi e senza dire una parola mi abbassai, inginocchiandomi. Iniziai lentamente a leccarlo, dallo scroto fino alla punta. Il suo sapore era inebriante. I suoi modi da animale mi stavano facendo diventare un’altra. E fu quest’altra me, non la madre di famiglia, e prendere il suo grosso cazzo in bocca fino a sentirsi soffocare. Lui più passava il tempo e più diventava una bestia e come tale iniziò a scoparmi la bocca tenendomi la testa. I suoi grugniti non erano umani. Io da parte mia ci mettevo tutto il mio impegno per prenderlo in bocca il più possibile e per succhiarlo e assecondare i suoi istinti. Non so dire quanto durò, forse un’eternità o pochi minuti. Quello che ricordo meglio è il calore che mi riempì la bocca all’improvviso, denso e di un sapore mai sentito prima. Mi sforzai di ingoiare, ma una parte cospicua del suo seme uscì dalla mia bocca. Lui la raccolse con le dita e me la spalmò, come fosse una crema, sui seni.

“Vieni” mi ordinò di seguirlo, facendomi alzare. Io sentivo nella mia bocca il sapore del suo sperma e, allo stesso tempo, sentivo di avere le mutandine completamente bagnate. Mi baciò di nuovo in bocca, questa volta mentre mi baciava si spogliò della camicia e allo stesso tempo mi liberò della canottiera, dove, fra l’altro, dovevano essere anche finiti degli schizzi del suo seme. Appena mi sedetti, sentii di nuovo la sua bocca su di me. Le sue labbra giocavano coi miei capezzoli, ormai durissimi. Le sue mani grandi stavano facendo di tutto per liberarmi dai miei pantaloni e dagli slip ormai fradici e io sollevando i fianchi cercavo di rendergli più facile il lavoro. Libero da ogni impedimento, la sua bocca scivolò sulla mia pella facendomi provare ogni tipo di brivido, fino a spalancarmi di forza le cosce. Sentii la sua lingua sul mio clitoride, le sue labbra succhiarmi come fossi un’arancia succosa, le sue mani stringersi forti ad afferrare le mie tette. Io ormai ero fuori di me, in un’estasi senza fine che mi portò in brevissimo tempo a provare un orgasmo fortissimo. Gemei fortissimo e d’istinto mi venne da chiudere le gambe. Allora Kevin di forza me le spalancò di nuovo e salì su di me. Sentii la sua cappella e il suo cazzo di nuovo durissimo appoggiarsi su di me. Ora Kevin mi sovrastava: con un braccio mi teneva la mano dietro la mia testa, con l’altra stava dirigendo il suo cazzo dentro di me. Ero così bagnata che scivolò dentro di me in un attimo: lo sentii aprirmi con un calore enorme. “Allora mae’, ti piace il mio cazzo?”; non potei far altro che annuire mordendomi le labbra. Lo sentivo caldo e nudo dentro di me: una follia, una follia totale a cui però non volevo né potevo più sottrarmi. “Sei mia, lo senti che sei mia?” mi dice mentre mi scopa con forza, spingendolo dentro con violenza come a reclamare la proprietà della mia fica. Io lo sento come forse non ho mai sentito un cazzo in vita mia: a ogni colpo mi scuote tutta e mi fa provare un brivido che mi percorre tutta. Allo stesso tempo sono lì a cercare di facilitargli il lavoro, inarcandomi e allargando le cosce, come se ce ne fosse bisogno. Sento il suo sudore colarmi addosso: non mi sta scopando, sta combattendo un incontro, dove io sono sia il suo avversario che il suo trofeo. I suoi colpi sono sempre più profondi e sempre accompagnati da grugniti ancora più forti. In un lampo di lucidità ho paura che mi venga dentro, lui forse se ne accorge guardandomi dentro gli occhi e ricordandosi che non siamo protetti. Non so se per incoscienza o cos’altro nemmeno questo lo distoglie dallo scoparmi come una cagna. Né io cerco di sottrarmi a lui, nonostante la paura. A rompere l’incanto invece arriva il suono del telefono: è il mio cellulare e dalla suoneria riconosco che è mio marito. “Che dici? E’ il maritino che ti cerca eh? Vuoi rispondere?”. Io non ebbi nemmeno il dubbio, ma per un’istante temetti che fosse lui a ordinarmi di farlo. Per fortuna non lo fece, invece mi rigirò a pancia in giù e si adagiò completamente sopra di me. Mentre il telefono squillava ancora e io mi domandavo quando mai avrebbe smesso sentivo la sua bocca baciarmi il collo e il calore del suo cazzo sulla mia schiena. Sentivo anche i suoi muscoli e il suo odore che in quel momento erano la mia droga più potente. Mi mordeva il lobo dell’orecchio e mi diceva “Lo sai che ora sei la mia puttana vero? Ti piace come ti scopa il mio cazzo”. Anche se non avrei dovuto, non riuscii a trattenere un sibilante sì a ogni sua oscena domanda. Mentre mi diceva queste cose mi faceva leccare le sue dita e poi, quelle stesse dita le usava per penetrarmi l’ano. “Non dirmi che hai paura, eh, mae’?” In realtà, l’unico ad avermi presa dietro era stato alcuni anni prima Ahmer, la mia unica infedeltà, fino a quell’esatto momento. Per tutta risposta, quello che feci fu usare le mie mani per allargare il mio possibile i miei glutei aspettando che succedesse quello che doveva succedere. “mmh brava la mia zoccoletta” mi disse iniziando a puntare la sua cappella enorme sul mio ano. In quel momento ebbi di nuovo paura del dolore, di non essere pronta. La volta precedente fui lubrificata a dovere, adesso invece c’era solo il suo cazzo bagnato di me a spingere sul mio orifizio. Quando entra sento come uno strappo caldo. Fa male, ma la sua cappella è dentro. Mi morde il collo mentre sento che continua a spingermi il cazzo nel culo. Man mano che entra il dolore si trasforma sempre di più in piacere. Mi sento completamente in suo possesso. Sono sua e di nessun altro al mondo. “Allora… ti piace farti inculare da un pugile eh? Sei proprio una maiala, l’ho sospettato dal primo momento in cui ti ho vista troieggiare su Badoo”. Le sue spinte diventavano sempre più furiose e io sentivo il suo cazzo sfondarmi di brutto. “Dimmi che hai voglia del mio cazzo, urlalo forte, fallo sentire a tutti come ti faccio godere”. Immaginavo quante donne aveva preso prima di me “sì, ho voglia del tuo cazzo, dammelo tutto” e il mio modo di parlare diventava sempre più osceno mentre sentivo crescere un nuovo orgasmo, a distanza ravvicinata dal precedente. Non ho idea di che ore siano e nemmeno di quanto tempo sia passato dal momento in cui ho varcato quella soglia e mi sia lasciata andare completamente a questo ragazzo di 22 anni che in quel momento mi sta sfondando il sedere. Sento solo i suoi grugniti, il suo sudore colare su di me e i colpi che mi scuotono per affondarmi il cazzo nelle viscere più profonde. Mi mette le dita in bocca, io d’istinto le succhio anche se percepisco l’odore del mio ano. Ormai è un toro scatenato sopra di me, dentro di me. Lo sento bestemmiare forte mentre percepisco gli schizzi del suo sperma caldo che pervadono il mio ano. Mentre viene lo spinge ancora più su, come per riempirmi il più possibile, come per ribadire ancora una volta che la proprietà del mio corpo è tutta sua. E il pensiero che questo ammasso di muscoli, anche solo per una sera, sia tutto mio, mi fa impazzire di gioia e ripaga di tanti anni di sacrifici matrimoniali.
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