Era lui il voyeur che mi seguiva sempre?
Circa un anno fa, avevo appena cambiato casa, mi ritrovai a vivere da sola in un vecchio casale alla periferia della città. Il posto era bellissimo, immerso nella natura, con tanta pace e silenzio. Era esattamente quello che mi serviva per poter studiare e recuperare gli esami persi inseguendo un amore non corrisposto (va a finire che la voyeur sono io! ???? ). La casa era molto grande e divisa in due grosse porzioni, io abitavo in quella di destra e avevo un bel giardino raccolto in mezzo ad alberi d’alto fusto e arbusti rigogliosi. Mentre, nella porzione di sinistra, abitava una famiglia composta da madre e padre (entrambi intorno ai 50 anni, entrambi in carriera ed entrambi sempre fuori casa al lavoro) e un figlio di circa 23 anni. Era un ragazzo un po’ strano. Taciturno e molto timido. Non mi parlava mai, mi salutava appena e solo se ci trovavamo faccia a faccia. Si chiamava Stefano. Era un bel ragazzo, capelli biondo scuro e occhi grigioazzurri. Alto e magro, non particolarmente muscoloso o che ti facesse pensare a chissà quali ”prestazioni”. Ma aveva lo sguardo triste e dolce insieme e avrei voluto far amicizia con lui…


Io passavo metà della mia giornata a studiare e metà a rilassarmi nel verde. Fortunatamente non avevo bisogno di lavorare per cui la mia vita era perfetta a quel tempo. La mattina la passavo sui libri, poi un pranzo leggero e subito dopo un pisolino nel mio giardino. Mi sentivo felice eppure avevo sempre una leggera sensazione di non essere sola. Mi guardavo intorno e non vedevo nessuno per cui mi convincevo che era solo una mia impressione.


Un rumore dietro la siepe…
Quel pomeriggio mi ero appena appisolata quando mi svegliò un rumore secco di rami spezzati alle mie spalle. Mi alzai di soprassalto e corsi dietro la siepe a cercare l’origine del rumore. La mia sorpresa nel vedere Stefano fu forte quanto il sollievo di non trovarmi di fronte ad un estraneo.


”Cosa stavi facendo? mi hai spaventata” dissi con voce ferma. ”scusa, scusami io…io…io stavo solo…pulendo”. E scappò via. La cosa mi lasciò tremendamente turbata, non sapevo cosa pensare ma mi imposi di non diventare paranoica. ”è solo un ragazzo strano ma questo non vuol dire niente”.


Da quel giorno presi ad osservarlo con più attenzione e mi accorsi che ovunque andassi…lui c’era. Da lontano, certo, ma riuscivo a intravederlo sempre. Divenne una presenza costante nella mia vita. Nelle mie passeggiate verso la campagna, nei miei bagni di sole in giardino, persino quando andavo all’università lo vedevo da lontano, con la sua camminata buffa, un po’ sbilenca e ciondolante. Non mi spaventava la sua presenza…avevo semplicemente accettato che ci fosse e sapevo, dentro di me lo sapevo con certezza, che non era pericoloso. Forse si era solo preso una cotta e non aveva il coraggio di farsi avanti.


Le attenzioni del mio giovane voyeur iniziarono ad eccitarmi…
Non ricordo esattamente né come né quando iniziai a sentirmi ”strana” vedendo il mio giovane voyeur innamorato. Diciamo che iniziai a ”misurare” i miei movimenti cercando di renderli più sensuali ma non me ne rendevo conto realmente. Mi ero accorta che spesso osservava le mie gambe e si soffermava sui piedi e invece di nasconderli iniziavo a muoverli, ciondolandoli avanti e indietro con voluttà. Li sfregavo l’uno contro l’altro, tiravo le punte ed enfatizzavo ogni movimento. Il mio giovane guardone captava ogni mio movimento cercando di nascondersi alla mia vista, ma sapevo sempre dov’era. Il suo posto preferito era dietro una grossa quercia al limite del mio giardino. Vedevo il suo braccio muoversi attraverso gli arbusti che arrivavano fino al tronco e lo immaginavo armeggiare col suo cazzo immaginando di potermi scopare.


Fin lì, tutto sommato, la situazione era stata sotto controllo. Io provavo un mix di tenerezza ed eccitazione e credevo che la cosa sarebbe finita di li a poco. Tutto cambiò una notte di Agosto. Faceva molto caldo e lasciai aperta la finestra che dava sul ballatoio comune.  Me ne andai a letto e mi misi a fantasticare sul mio giovane amico e su quel modo di fare così strano. Mi dissi che il giorno dopo avrei provato a parlargli, magari avremmo potuto diventare amici e mettere fine a quel gioco. Ma la verità era che quel gioco mi eccitava da morire.


La notte del guardone si fa bollente
Sentii i suoi passi quasi subito mentre entrava dalla finestra della sala da pranzo. Non chiedetemi come ma sapevo che era lui e, non chiedetemi perchè, non avevo paura. Mi misi su un fianco dando le spalle alla porta e scostai il lenzuolo dalle cosce lasciandole scoperte. Abbandonai il braccio lungo il corpo fingendo di dormire. Lui entrò senza fare alcun rumore e con passo leggero si mise a fianco al letto, vicino ai miei piedi. Si chinò e lo sentii aspirare l’odore della mia pelle ed emise un leggerissimo sospiro. Mossi appena le gambe e lui sussultò. Poi le piegai per offrirgli la visione delle mie dita lunghe e della pianta coi suoi solchi profondi. Sentii che avvicinava le sue dita fino ad un millimetro dalla mia pelle, potevo sentire il suo respiro caldo contro la mia caviglia.


Aprì i bottoni dei suoi jeans e prese ad accarezzarsi l’uccello. Sentivo il movimento e il suo respiro farsi più affannoso. Avrei voluto girarmi e guardarlo ma non lo feci. Lasciai che godesse nella convinzione che stessi dormendo. Uscì silenziosamente così come era entrato. E in quel momento ebbi la profonda necessità di godere anch’io. Avevo la figa fradicia e una voglia di cazzo che mi stava mangiando viva. Le dita di muovevano veloci sul clitoride portandomi all’orgasmo in pochi secondi.


La mattina dopo decisi che volevo guardare mentre si masturbava così presi lo specchio grande e lo misi in posizione strategica. L’intera giornata passò nell’attesa della notte.


Il voyeur e l’esibizionista si incontrano…
Quella sera lascia di proposito la portafinestra aperta e mi misi a letto nella stessa posizione della notte precedente. Non dovetti aspettare a lungo perchè lui si presentò puntuale, lasciandomi una mezz’ora ”per addormentarmi”. Con gli occhi socchiusi vedevo il suo riflesso nello specchio. Lo vidi estrarre il cazzo dai pantaloni. Era bello, grosso e molto duro. Mi impressionò la sua cappella enorme e la immaginai entrare nel mio corpo. La mia figa chiamava a gran voce e ne sentivo l’odore nell’aria. L’odore del mio sesso eccitato e bagnato. Vidi la sua bocca sfiorare il mio piede e la sua mano iniziare lentamente a salire e scendere da quell’asta dura. Mi sfuggì un mugolio di piacere mentre le mutandine, con il movimento delle gambe, sfregavano contro il clitoride duro come un sasso.


Lo vidi guardarmi dallo specchio e pensai che mi avesse scoperto. Finsi di essere in preda ad un sogno, biascicavo parole sconnesse e portai istintivamente la mano alla figa calda. Il mio voyeur si bevve la storia del sogno e rimase a guardarmi. A cazzo duro. Mi girai un poco facendo in modo che vedesse la mia figa nuda, aperta e lucida di umori. Mugolavo come in preda al piacere di un orgasmo onirico. Lui allungò una mano e sfiorò il mio sesso fradicio. Poi si portò le dita alla bocca e aspirò il mio odore.


Guarda, tocca, godi
La mia mano raggiunse la figa e iniziai a toccarla ”dormendo”. Lui riportò il dito sul mio corpo pensando che non mi avrebbe svegliato un dito in più. Io mugolai e lui si convinse di poterlo far senza rischi. Infilò il dito dentro di me e io dovetti resistere alla tentazione di urlare di piacere, poi prese a muoverlo dentro di me. Le dita divennero due e il piacere arrivava a ondate calde mentre con l’altra mano si segava il cazzo. In silenzio, nel buio della stanza.


Venne e guardai il suo cazzo schizzare in alto quella sborra calda e in quel momento l’orgasmo arrivò anche per me. Si alzò cercando di ripulire e uscì dalla stanza, lasciandomi li col corpo sconvolto e madido di sudore. Il mio guardone mi aveva fatto godere nella testa prima che nel corpo e non vedevo l’ora di rifarlo. I miei pensieri vennero interrotti da una discussione sul ballatoio. Sentivo sua madre ”gridare a bassa voce” -che cosa hai fatto???di nuovo Stefano???- e lui biascicare qualcosa che non capii.


La mattina dopo Stefano non c’era più. In vacanza, mi dissero. In punizione, pensai io. Allontanato per quel suo vizietto.  Un mese più tardi anche il resto della famiglia traslocò e non rividi mai più il mio dolce e bizzarro voyeur.


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