Come mi avete richiesto in parecchi, ecco una storia che mi riguarda accaduta anni fa.


 


Un’estate di tanti anni fa quando andavo ancora alle superiori, i miei genitori avevano deciso di prendersi una vacanza da me e non fidandosi di lasciarmi a casa da sola; mi hanno spedita una settimana dai nonni. Scherzo; in realtà era una cosa pianificata, invero non ero d’impiccio.


I miei nonni, non abitano lontano da noi, stanno nella città vicina e mi è sempre capitato di andare a trovarli durante l’anno; per cui il termine vacanza non è tanto corretto. Sta di fatto, che a casa loro, una bella villa appena fuori città, non c’è molto da fare se non annoiarsi.


C’è un limite al numero di libri che puoi leggere o i giri in centro che puoi fare, specie in una città dove non conosci nessuno. Passo la maggior parte del mio tempo a passeggiare o girare in bici nei dintorni. Meno male che casa dei miei nonni è in collina vicino a un fiumiciattolo e c’è tanta natura da esplorare.


Uno dei miei posti preferiti, è una piazzola per picnic in riva ad un laghetto formato da un torrentello, dove anche nelle giornate più calde si può godere di una certa frescura. Da quella piazzola partono anche un paio di sentieri lungo il torrente, dove le more di rovo abbondano e sai le scorpacciate.


Una volta stavo discendendo il ripido sentiero che porta alla piazzola quando incontro una coppietta sui trent’anni circa che si porta dietro dei pesanti contenitori. Sul momento ho solo pensato che sono lì per farsi un picnic e sono contenta che ci sia qualcuno nelle vicinanze. Quel posto non è in una valle sperduta, è pure relativamente vicino alla città; ma quando ti aggiri, sola, per i boschi è sempre meglio sapere che c’è qualcuno.


Ho iniziato, così, il mio solito giro in cerca di more e dopo una decina circa di minuti che mi addentro tra le sterpaglie e i cespugli, incontro la coppietta di poco prima che fa picnic. Li sto per salutare quando capisco che non stanno mangiando, ma scopano.


Mi raggelo sul posto con il saluto strozzato in gola e facendo gli stessi passi; ma al contrario, faccio retromarcia e me la sono telo via. Che roba; è la prima volta che mi capita una cosa del genere e sono imbarazzatissima. Spero solo di non essere stata vista.


Passato un minuto in cui ho superato lo shock; poi mi viene la curiosità di ritornare a spiarli. Per una studentessa, com’ero, all’epoca, è una tentazione troppo forte poter assistere a una cosa del genere. Sesso dal vivo, cazzo!


Così, piano piano, facendo sempre attenzione che piante e cespugli mi possano fornire la copertura adeguata ritorno sul posto incriminato e mi sono messa a spiarli. Sono emozionatissima e mi sto eccitando da matti. Il cuore mi batte talmente forte che spero non mi sentano.


In realtà, dove mi trovo, non è che possa vedere molto. Sono di fianco rispetto a loro e vedevo soprattutto la meta inferiore dei loro corpi.


Sono talmente su di giri, che prima inizio a toccarmi il seno e scendendo infilo la mano sotto le mutandine. Dopo essermi eccitata, mi tolgo i pantaloncini e le mutandine e mi masturbo in mezzo ai cespugli. Al diavolo tutto quanto, questa è un’occasione che non posso perdermi.


Tutta la mia attenzione è diretta verso la coppietta e non mi accorgo che alle mie spalle è giunto qualcuno. Quando un piccolo rumore richiama la mia attenzione, mi volto e vedo che c’è un tipo con una mountain bike caricata sulle spalle che mi fissa.


Mi viene un colpo; ma almeno ho la prontezza di spirito di non urlare e di rivestirmi il più velocemente possibile. Nel frattempo il ciclista se ne va via e dopo essermi rimessa tutto quanto, lo imito. Non ho idea se la coppietta si è accorta di me; ma non lo voglio nemmeno scoprire. Prima me ne vado, meglio è.


Mentre me ne ritorno alla piazzola da picnic, impreco a voce bassa. Cazzo, se ho avuto sfiga; ma vuoi che un coglione se ne vada in giro con una mountain bike sulle spalle? Sulle spalle? Me lo dovevo incontrare proprio io? Mi ha visto che mi masturbavo chissà da quanto mi spiava, che vergogna. Ora ho pure il problema che c’è l’ho tutta bagnata e avverto proprio il bisogno di finire quanto iniziato.


Alla piazzola rincontro il ciclista di poco fa. Sta smanettando sulla sua bici, quando mi vede, mi sorride.


- Scusa per prima. - 


- Vorrei vedere. - Gli rispondo senza fermarmi.


- Non l’ho fatto apposta, eri in mezzo al sentiero. -Si giustifica.


Col cavolo, non ero sul sentiero, ero imboscata, non può essere passato di lì per caso.


- Sarebbe colpa mia? - Gli replico stizzita mentre mi fermo a pochi metri da lui.


- No, assolutamente, sono cose che capitano. Senti, mi spiace ancora. -


Non gli rispondo, lo squadro arrabbiata e intanto decido se rispondergli o andarmene via.


- Io mi chiamo Mirko... - Continua a parlarmi.


- … se non sei troppo incazzata, magari ci possiamo divertire insieme. -


Ho il “Vaffaunculo” pronto da usare quando ci ripenso. Il tipo non mi sembra brutto; anche se con la tutina da ciclista è un po’ ridicolo. E’ alto, magro, capelli neri e occhi scuri, un pelo di barba incolta, uno sguardo vivace. Sui trent’anni circa, mi è capitato di peggio.


Io avverto ancora un certo prurito tra le gambe da soddisfare e penso tra me; perché no? Sento davvero il bisogno di sfogarmi.


- C’è l’hai il cappuccio? - Gli domando.


- Sempre. - Il suo sguardo s’illumina.


- Dove mi porti? -


Seguo il tipo tra i cespugli. Facciamo un po’ di strada. Io non voglio di certo ripetere l’esperienza di poco fa. Anche lui è d’accordo.


Quando siamo abbastanza “dispersi”, iniziamo a spogliarci; ma rimaniamo entrambi con la maglietta. Lui cerca di parlare; ma io non ho una gran voglia di scambiare convenevoli. Quando si è messo il preservativo, mi appoggio su un albero lì vicino e mi faccio montare da dietro. Prima lui mi tasta tra le gambe accarezzandomi il pelo e poi strusciandomi il cazzo sulla figa mi penetra.


Inizio subito a eccitarmi. In fondo sono già bagnata e il tipo non perde tempo che mi sta già scopando con foga. Gemo di piacere e siccome so che siamo molto lontani dal sentiero battuto non mi trattengo.


Cazzo se mi sto godendo la situazione. M’immedesimo nella coppietta di poco fa e improvvisamente mi guardo attorno mentre il tipo mi sta scuotendo ritmicamente. Come vorrei che ci fosse qualcuno che ci guardasse.


Il tipo mi allunga le mani sotto la maglietta e mi tasta il seno attraverso il reggiseno. Questo mi riporta alla realtà. Cazzo se ci sa fare, non perde un colpo e non si ferma un istante. Io nel frattempo mi aggrappo meglio all’albero e mi godo il suo cazzo che mi penetra dentro.


- Ti piace? - Mi domanda ansimando il tipo.


- Sì. -


- Continuo? - Che cazzo di domanda, non gli rispondo e gemo.


Dopo un po’ d’intenso esercizio fisico il tipo viene; per fortuna non si ferma e continua ancora a scoparmi per qualche istante. Finalmente vengo pure io e mi lascio andare.


Ci prendiamo qualche minuto di riposo. Il tipo butta via il preservativo, mi fa togliere anche la maglietta e il reggiseno e mi palpa i miei seni acerbi con estremo ardore. Prova anche a baciarmi, ma lo evito e lui senza pensarci troppo passa a leccarmi e baciarmi le tette. E’ caldo, io devo aver sudato; ma se non fa schifo a lui…


Dopo un po’ d’intimità sento che il cazzo gli torna a inturgidirsi. Mi preme sulle cosce e sento la sua umida risalita fino a quando incontra il mio sesso.


- Il preservativo! - Gli urlo.


- Sì, un attimo. - Il tipo si china sulla sua roba razzolando per prenderne un altro.


Che scemo penso tra me, poi passo a fissargli il culo, è un po’ spigoloso ma muscoloso.


- Sbrigati. - E intanto gli palpo il sedere. E’ veramente sodo.


Quando è pronto, mi sbatte sull’albero di prima e mi penetra, questa volta da davanti. Riprova a baciarmi in bocca. E’ insistente, poi lui affianca la sua testa alla mia e continuiamo a scopare.


Questa volta sono particolarmente su di giri e vengo prima di lui. Mi rilasso e lascio che lui usi il mio copro per un altro paio di minuti. E’ semplicemente magnifico. Quando viene, si accascia su di me. E’ pesante.


 


Quando terminiamo, ci diamo una pulita con dei fazzoletti e ci rivestiamo. Il tipo è contento ed io non mi posso certo lamentare; poi facciamo un paio di chiacchiere post-sesso; o meglio e lui che mi fa un interrogatorio.


- Senti come ti chiami? - Non gli e l’ho ancora detto?


- Alessia. - Rispondo secca.


- Sei bellissima, mi è piaciuto fare l’amore con te. -


- Grazie. -


- Sul serio, hai un fisico fantastico. - 


I complimenti non bastano mai. Penso soddisfatta e gli sorrido.


- Senti ti poso baciare? - E’ da prima che ci prova; ma non mi va di farlo con gli sconosciuti.


- Ti prego, l’ho desidero tantissimo, hai delle labbra così belle. -


 


Al diavolo la sua insistenza lo accontento. Ci scambiamo un bacetto veloce, poi ce ne diamo un altro più lungo abbracciandoci.


- Mi fai battere forte il cuore Alessia. - Mi dice mentre ci separiamo; ma continuiamo a stringerci per mano.


- Così m’imbarazzi. - Un po’ troppe smancerie per una sveltina; ma mi compiace ascoltarle.


- Non era mia intenzione; senti quanti anni hai? -


- Quattordici. -


- Sul serio? -


- Perché? - Gli domando.


- No, è solo che… uao, sei fantastica. -


- Lo hai già detto. - Gli sorrido.


- Dimmi io come sono andato? Ti è piaciuto? -


- Beh dai dieci per l’impegno, otto per la tecnica. - Faccio finta di pensarci.


- Ti ho fatto godere vero? - Sorride provocatorio.


- Tanto. -


- Cacciavi certi urletti. -


- Non è vero. -


- Ti piacerebbe rifarlo? - Mi domanda improvvisamente.


- Adesso? - 


- No, anche nei prossimi giorni, quando ne hai voglia. -


- Io rimango solo fino alla fine della settimana poi torno a casa. -


- Allora domani. -


 


Sono un po’ indecisa al riguardo. Insomma, oggi è stata un’occasione particolare. Se fossi più poetica, direi che è stato il destino e al destino non ci si oppone.


- Non saprei. - rispondo titubante.


- Ti posso invitare a casa mia, è un posto pulito, ti posso anche preparare qualcosa. Che ne dici di una cena? -


Non so cosa rispondergli. Mi sembra un po’ troppo forzata la cosa.


- No, ho degli orari da rispettare. -


- Facciamo di pomeriggio come oggi? - Continua a tenermi stretta per le mani. Temo che finché non accetto non mi lasci andare.


- Uffa, sei insistente. - Sbuffo divertita dalle sue avances.


- Solo quando c’è una ragazza carina come te. -


- Va bene. - Mi arrendo.


- Grazie. - Ci baciamo un’altra volta, poi Mirko mi accompagna fino verso la strada pubblica.


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