Stronza. E stop!
Veronica è una stronza. Stop. E’ l’unica parola che descriva veramente questa donna. Una vera stronza che è stata capace di scalare i vertici della sua azienda mangiando chiunque si sia messo sulla sua strada. Ha fatto piangere più di un uomo, la stronza, senza alcun rimorso. Approfittando di ogni più piccola debolezza, ricattando, infamando e calpestando senza alcuna pietà il ”povero” malcapitato. L’arpia è una gran bella donna -all’esterno- e si è fatta ripassare dai vecchi capi per raggiungere i suoi scopi, dovevate vedere come sbavavano i vecchi porci all’idea di scoparsi la giovanissima Veronica appena arrivata. E lei sculettava davanti a quelle bave come una femmina in calore pronta a ricevere la sua dose di cazzo. Così è arrivata in cima la troia. E quando ci è arrivata non ha esitato un secondo a calpestare e buttare giù dalla torre quegli stessi bavosi che ce l’avevano portata.


Anche con me ha fatto lo stesso. Si, confesso. La puttana mi ammaliava tremendamente. Sentivo il suo profumo appena arrivava al mio piano e subito un codazzo di lecchini bastardi le si avvicinava cercando, inutilmente, di affascinarla con complimenti che avrebbero fatto vergognare un analfabeta sordo. Lei, la vacca, sorrideva ed elargiva miagolii sensuali. Pareva scopasse mentre parlava di utili e campagne marketing. E si, lo ammetto, me la scopavo con gli occhi mentre ancheggiava per raggiungere il suo ufficio vista cielo. I suoi abiti stretti al punto che mi chiedevo come cazzo facesse a respirare e quei capelli nei che le scendevano a cascata sulle spalle…mi sono fatto centinaia di seghe pensando a lei.


La stronza mi fa fuori
Devo dire che per i primi due anni  tutto è filato liscio. Lei non mi cagava di striscio e io mi segavo. Lavoravo e mi segavo. Poi il dramma. La puttana decide che il mio posto di lavoro è perfetto per la sua sorellina scema. Cazzo mai visto una cretina più idiota di quella. Beatrice la bionda, slavata come il suo cervello annacquato. Ma tanto, tanto cara alla bastarda maledetta! Beh, ve la faccio breve. Un giorno mi chiama nel suo ufficio, una scusa del cazzo, io mi occupavo delle campagne pubblicitarie di un nostro prodotto di punta (una cagata di crema alla bava di qualcosa che dovrebbe far ringiovanire…si,il portafoglio! lo fa tornare talmente giovane da essere vuoto come mamma fabbrica l’ha fatto!) e lei voleva parlarmi di una sua spettacolare idea. Appena entrato inizia quel suo miagolio sexy e io non capisco più niente, lei mi provoca e io penso ”cazzo ci siamooooostaserasiscopaaaaaa”. Praticamente le salto addosso e lei inizia un balletto di rimostranze gridando a gran voce che la stavo stuprando. Mentre 3 secondi prima aveva il mio cazzo duro in mano.


Così mi sono ritrovato licenziato in tronco dovendo anche ringraziarla per aver accettato di non denunciarmi. Capite che razza di stronza? Mi ha salvato il mio senso dell’umorismo, of course. Mentre mi portavano via dal suo ufficio mi fece un sorrisetto malizioso e io scoppiai a ridere. Maledetta troia sono pazzo di te. Anzi, sono pazzo e basta! Quel giorno cambiò tutto il mio modo di vedere la vita e cambiò anche lo scopo della mia vita. Fargliela pagare. Le avrei ficcato il cazzo in bocca e lei avrebbe implorato per farsi scopare! oh si!


Gli scheletri nell’armadio della malefica!
Sapete, se non si cerca non si trova…ma quando cerchi ecco che gli armadi sbordano di scheletri. E nel suo caso erano decine e decine di scheletri. Ma facciamo un passo indietro perchè non vi ho detto un particolare fondamentale. La troia è (rullo di tamburi) sposata col grande capo! Il capo assoluto, proprietario, amministratore delegato, paperon de paperoni de noartri! Fottutamente ricco e schifosamente geloso. Oltre che particolarmente pio. Brutto come la fame in Africa e grasso come la statua del Buddha era certo che la sua amata Veronica lo amasse veramente. (scroscio di risate grazie) .  Il mio nuovo lavoro mi lascia un eccellente margine economico e così, dopo due anni e tremila euro (ben spesi cazzo!) ecco sulla mia scrivania tante belle, porche, lascive e inequivocabili foto del vaccone in azione. S’è scopata mezza Lombardia sta vacca!


Ed eccoci qui, cari amici, al momento in cui la mia rivincita prende forma. La forma di un telefono, quello con cui compongo il numero e la chiamo. Quando squittisce il suo ”pronto” sento un tuffo al cuore e il cazzo diventare un pezzo di marmo. Respiro a fondo prima di dirle chi sono. Poi il suo delicatissimo ”che cazzo vuoi?” e il mio, altrettanto delicato ”sta zitta troia, o mando le foto dei tuoi tradimenti direttamente al tuo maritino”. Chissà come mai…calò il silenzio. Tombale. ”Sei li micetta? sei svenuta?” Sentivo le rotelle della sua mente malata rincorrere piani diabolici per uccidermi in quel preciso momento. ”Tranquilla che la sistemiamo…apri la mail che ti è appena arrivata, su fa la brava”. Devo riportarvi tutti gli insulti -assolutamente gratuiti- che le mie povere e caste orecchie hanno dovuto subire mentre guardava una delle foto in mio possesso? Beh, in effetti ne avevo scelta una in cui, in un club, stava lavorando di bocca su un grosso arnese. (una sega fantastica su quella foto e si vedeva chiaramente una traccia della mia sborrata colossale).


La novella schiava del mio cazzo
Il resto della conversazione sembrò una trattativa di lavoro, una transazione per la quale lei otteneva le prove della sua troiaggine e io ottenevo una schiava. Docile e ubbidiente. Ero stato fermissimo su questo punto. Doveva fare le fusa ed essere credibile (avevo paura che mi staccasse il cazzo a morsi alla prima occasione!). Alla fine le diedi il nostro primo appuntamento fornendole indicazioni su dove, quando e come si sarebbe dovuta presentare. Eh si, doveva vestirsi da troia. Col trucco da troia di strada. Le mandai anche i link di cosa avrebbe dovuto comprarsi e indossare per farmelo venire duro. ”se fallisci e non mi viene duro…avrai un pessimo divorzio!” -mica lo doveva sapere che me la sarei scopata pure se l’avessi vista vestita con un sacco nero della spazzatura!-


Ehhhhh che non lo so che volete sapere come è andata? Intanto le ho fatto spendere 1400 euro in cagate che le avrei strappato di dosso e già questo mi ha fatto rizzare il cazzo ma vederla li, con quella tutina di pelle tutta stringhe e borchie, con  le orecchie e il culo da coniglietta, con quel collare (56 euro di collare cazzo!!! ahahahahah) per bestie feroci…diomioooo quanto mi ha fatto sangue! MA! Dovevo restare impassibile. Un attore consumato! ”In ginocchio puttana” -stava zitta e immobile- ”ubbidisci e rispondi come ti ho insegnato”. ”SI PADRONEEEE” . Le spiegai che il tono era importante e che avrei dovuto punirla se non mi avesse soddisfatto. Leggevo l’odio nel suo sguardo ma in fondo in fondo la vedevo eccitata. La sua voce si affievolì e finalmente si inginocchiò davanti al mio cazzo, duro sotto i pantaloni. ”si, padrone”


La bastarda finalmente al guinzaglio
Le presi il viso tra le mani e lo sollevai verso i miei occhi, le ordinai di aprire la bocca e feci colare la mia saliva sulla sua lingua. -bevi e ringrazia- grazie padrone- . Poi le schiacciai il viso contro i  miei pantaloni fino a toglierle il fiato -dimmi che vuoi il mio cazzo puttana- -voglio il tuo cazzo padrone- Ad ogni richiesta doveva ubbidire e dire grazie. Godevo del mio potere, godevo nell’averla li e godevo nell’attesa di scoparla. Aprii i pantaloni tirando fuori il cazzo, grosso e duro come non mai e la colpii sulla faccia, lei tirava fuori la lingua e cercava di afferrarlo. ”succhia adesso schiava”. Altro che staccarmi il cazzo a morsi. Leccava e succhiava con una voracità da maiala eccitata. E più la soffocavo col cazzo in gola più lei dimenava quel culo tondo e sodo mentre con la mano si sfregava la figa attraverso la ridicola tutina da coniglietta.


Volevo soltanto fotterla, scoparla a sangue e farla urlare di piacere ma dovevo controllarmi. Me la portai a spasso per casa tirandola per il guinzaglio, costringendola a gattonare mentre doveva miagolare le sue implorazioni per avere il mio cazzo. E io rispondevo un secco no. Poi presi delle forbici e tagliai la tutina dal prezzo folle lasciandola in lingerie. Poi tagliai anche quella e fu nuda sui tacchi. Mi sedetti in poltrona lasciandola in piedi al centro della stanza. La guardavo e il cazzo gocciolava di felicità. Volevo scoparla e lei lo sapeva, gonfiava il petto come un tacchino mentre risollevava le spalle. Mi guardò con aria di sfida e allora decisi che quello era il momento.


Schiava soddisfatta, padrone felice!
”a quattro zampe, subito!” -ubbidii- e in un attimo fui sopra di lei puntandole il cazzo direttamente sul buco del culo. Afferrai la cappella e spinsi, forte. Non per vantarmi ma ho un cazzo bello grosso con un cappellone a fungo, e so che l’ha sentito tutto mentre entrava. Ammetto che non mi sono fatto problemi a sfondarle il culo senza lubrificarlo, ma capitemi, la odiavo e la amavo allo stesso tempo. Ma l’odio, al tempo, superava tutto il resto. La montai come una bestia impazzita, colpi secchi e rapidi mentre il dolore si trasformava in piacere. Le piaceva cazzo, eccome se le piaceva. Mugolava e godeva mentre la sua figa sbrodava sul pavimento di legno. Andai avanti per un po’ fino a sentire il cazzo che stava per esplodere e a quel punto glielo sfilai dal culo aperto e glielo ficcai in gola. Non credo di aver mai sborrato così tanto in tutta la mia vita. Continuavo a schizzare sul fondo della sua gola ordinandole di bere tutto e lei beveva e ringraziava.


Come da accordi le diedi un paio di foto e cancellai quei file dal mio pc. Non ci dicemmo molto, dopo, se non le indicazioni per il successivo incontro mentre si rivestiva e io preparavo un caffè in cucina. Eravamo entrambi spossati e anche incerti sul come ci sentivamo. Mi sentii vagamente colpevole mentre usciva di casa ma già pregustavo l’incontro successivo. Lei salutò con un ghigno strano, mi fece l’occhiolino e si allontanò. E qui arriva il colpo di scena, la STRONZA era riuscita a cancellare tutti i file dal mio pc e rubare le foto dalla cartellina (mai lasciare la roba importante a portata di mano quando il cazzo è soddisfatto!). Pensavo che non l’avrei più rivista e invece…sono passati 6 mesi e ancora, ogni lunedì, viene a prendersi la sua dose di cazzo, docile e obbediente.


racconto di Viola 199


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