Avevo diciannove anni e mi ero appena iscritto ad un'università molto distante da casa, per questo motivo mi ero dovuto trovare un appartamento nel quale alloggiare e, fortuna volle, che anche Andrea avesse scelto di  studiare in quell'università pur provenendo dal mio stesso paesino sperduto nel nulla. Andrea aveva frequentato con me tutte le scuole, dalle elementari alle superiori anche se non eravamo mai stati amici per la pelle. Certo nei piccoli paesi si conoscono tutti e di tempo assieme ne avevamo passato diverse volte, insomma ci conoscevamo bene ma non eravamo (ancora) "culo e camicia".


Avevamo provato a rivolgerci a vari affittuari di appartamenti per studenti ma erano tutti carissimi e a condizioni economiche pari c d un furto, finché un altro conoscente che viveva in paese ci offrì di affittarci un suo appartamento che si trovava a una decina di chilometri dall'ateneo.


Io e Andrea ci ritrovammo quindi a vivere assieme ed in poco tempo la nostra conoscenza si trasformò in amicizia con una certa complicità. Presto il rapporto fra noi due assunse una piega goliardica ed in molte occasioni scherzavamo sul fatto di avere rapporti sessuali finendo poi per precisare che ci piaceva la figa ed era tutto solo uno scherzo. Lui però era più disinibito di me e spesso, nei nostri momenti scherzosi, si spingeva a palparmi il culo. Io però non ricambiavo mai, mi limitavo ad incassare le sue "goliardate" e basta.


In realtà però il suo continuo stuzzicarmi mi aveva incuriosito parecchio ed ero quasi sicuro che anche lui, alla base del suo comportamento, avesse un recondito desiderio che la cosa andasse oltre. Ero quasi sicuro che se ci fossimo messi a scherzare in casa, soli e con qualche birra in più nello stomaco, la situazione sarebbe "degenerata".


Venne poi un giorno in cui toccava a me fare il bucato e mi capitarono in mano le sue mutande, notai che nella parte anteriore, dove la punta del pene si appoggia, c'era una macchia di sperma. Non so cosa mi prese ma d'istinto le portai vicino al viso e le annusai, avevano l'odore del suo sesso e senza rendermene conto mi ritrovai a strofinarmele sul viso e sulla bocca fantasticando di succhiarglielo. Mi spogliai completamente ed andai a distendermi sul letto portando con me le sue mutande sporche, me le strofinai addosso pera un po' poi mi misi la parte macchiata del suo sperma fra le natiche, in modo che la macchia combaciasse col mio ano. A quel punto mi masturbai fino a raggiungere l'orgasmo pensando a lui che mi prendeva da dietro.


Dopo essermi ripreso mi alzai dal letto, tornai a caricare la lavatrice e prima di metterle nel cestello annusai ancora una volta le sue mutande. Nel frattempo mentre ero piegato in avanti ancora nudo ed intento a raccogliere altri panni dal cesto della biancheria per metterli nella lavatrice, Andrea rincasò inaspettatamente e vedendomi nudo in quella posizione esclamò col solito tono: "certo che se fai così va a finire che prima o poi ti salto addosso per davvero"!


"Ma smettila, scemo"! gli risposi con aria stizzita, al che lui si avvicinò a me di corsa, mi afferrò per i fianchi e si mise a strofinare il suo pube contro il mio didietro mimando un amplesso mentre io cercavo di sottrarmi alla sua presa, mentre lo faceva esclamò: "se continui così prima o poi ti violento per davvero"!


Dopo quelle parole, forse troppo pesanti anche per il nostro modo di scherzare, calò fra noi qualche secondo di silenzio, lui mollò la presa, mi diede una forte sculacciata poi se ne andò in soggiorno; ebbi modo di notare però che sotto i jeans che indossava il suo cazzo era durissimo e la cosa mi preoccupò e lusingò allo stesso tempo.


Andai a rivestirmi e tornai a finire di caricare la lavatrice, poi me ne andai in soggiorno, mi sedetti sul divano a fianco a lui e ci mettemmo a guardare la televisione.


Passò qualche giorno e mi ritrovai di nuovo in casa da solo, corsi a frugare nel cesto della biancheria, presi di nuovo le sue mutande e rifeci con esse la stessa cosa spingendomele però con un dito leggermente dentro.
Continuai a fare quelle cose per qualche mese ogni volta che lui non era a casa e nel frattempo, di fronte alle sue battute e approcci scherzosi, rispondevo con sempre più accondiscendenza.


Una sera, dopo cena, gli dissi che sarei andato a fare una doccia e lui mi chiese di lasciare la porta aperta, gli chiesi perché e mi rispose: “così posso venire a guardarti il culo”.


Pur rispondendogli: “ma smettila, scemo” andai verso il bagno e lasciai davvero la porta aperta, entrai in doccia, cominciai a lavarmi e dopo poco lui apparve sulla porta.


“Certo che hai proprio un bel culetto” mi disse, “peccato che tu non sia gay altrimenti questa sera te lo farei proprio volentieri”.


“Dovremo smetterla di scherzare su queste cose” gli risposi.


“E se io non scherzassi del tutto”? Mi rispose lui.


“Ti piacciono davvero i maschi”? Gli chiesi con aria sorpresa.


“Non lo so” rispose lui, “ma è tanto che te ne volevo parlare, sempre se ti va di parlarne, altrimenti la chiudiamo qua, ti chiedo solo di far finta di non aver mai avuto questa conversazione”.


“Non preoccuparti” gli risposi, “ne possiamo parlare ma non ti illudere, sappi però che qualsiasi cosa ci diremo rimarremo amici, anche se non sarà più come prima”.


Andrea uscì dal bagno senza rispondere e chiuse dietro di se la porta come per lasciarmi un po’ di privacy, io continuai a lavarmi e mentre lo facevo mi toccavo le parti intime pensando a come avrei potuto gestire la cosa.


Certo era chiaro che lui mi piaceva però fra farsi una sega fantasticando sull’essere scopato da lui e farlo davvero ci doveva essere una bella differenza. Decisi che comunque la cosa andava chiarita ed affrontata, così uscii dalla doccia, mi avvolsi nell’asciugamano e andai ad asciugarmi in soggiorno davanti a lui.


“Allora? Che mi volevi dire?” gli dissi mentre mi passavo l’asciugamano sul corpo mostrandomi nudo.


Lui sospirò poi mi disse: “non so da dove cominciare, sono imbarazzatissimo e vorrei non averti mai detto ciò che ti ho detto prima”.


“Io invece sono contento che tu l’abbia fatto” gli risposi, “il tuo continuo fare allusioni al sesso non poteva essere solo un gioco, così come non lo è anche il mio non respingerti”.


“Vuoi dire che...”? Mi chiese con gli occhi che brillavano.


“Non lo so” gli risposi, “certo è che le tue avances non mi lasciano indifferente”.


Mi sedetti sul divano a fianco a lui, ancora nudo e con una disinvoltura che ancora oggi non saprei dove avevo trovato, ci confessammo le nostre fantasie e quando gli confessai la storia delle sue mutande, lui mi confessò che allo stesso modo, nel fare il bucato, una volta si avvolse le mie attorno al pene e si masturbò fino a venirci dentro, poi le mise a lavare.


Ormai i desideri dell’uno e dell’altro erano chiari ed era assodato che io non avevo nessuna intenzione di metterglielo e lui nessuna intenzione di prenderlo, viceversa però a me piaceva l’idea di essere la sua femmina e a lui di possedermi.


Finimmo la nostra chiacchierata stabilendo che non saremmo subito corsi in camera per provare a fare sesso, io non mi sentivo pronto e lui era disposto ad aspettare, semplicemente sapevamo quello che c’era da sapere l’uno dell’altro e con calma saremmo arrivati dove volevamo.


Passammo la serata fra battute e palpatine ma niente di più e quando venne il momento di andare a letto lui mi chiese se avessi voluto dormire con lui; “ancora no, non me la sento” gli risposi e mi incamminai verso la mia stanza.


Una volta in camera da solo mi misi a riflettere sulla situazione e finii per masturbarmi pensando a lui. La mattina dopo mi alzai e lui era già in cucina a fare colazione, lo salutai e lui mi rispose aggiungendo: “mi sono segato pensando al tuo culo questa notte”.


“E io ho fatto lo stesso pensando al tuo cazzo, che a dire la verità non mi hai ancora mostrato” gli risposi.


Si alzò in piedi, si abbassò le mutande ed estrasse la sua verga di carne, notai che era leggermente più grande del mio, mi avvicinai e lasciandomi guidare dall’istinto l’afferrai, lo menai su e giù un paio di volte poi mi abbassai le mutande a mia volta, mi voltai di spalle e me lo strofinai sul sedere. Quando mi accorsi che stava per afferrarmi i fianchi mi divincolai lasciandolo li a metà.


“Adesso per colpa tua rimarrò col cazzo duro tutto il giorno” mi disse.


“Sai che novità”? Gli risposi.


“E tu no”? Mi chiese.


“Io non lo faccio perché mi piace, ma per devozione verso di te che sei il mio amico e mio coinquilino” gli risposi sorridendo.


“In realtà non l’hai ancora fatto, o l’hai fatto con qualcun altro”?


“No, non l’ho mai fatto” risposi, ma quando lo farò lo farò sacrificandomi e soffrendo per darti piacere.


“Se non vuoi più...” borbottò


“Ma dai, scemo”! Gli dissi, “è che nella mia fantasia mi eccita il pensiero che tu mi domini”.


“Sarai una troia magnifica” mi rispose lui, “non vedo l’ora di sfondarti il culo”!


Scoppiammo a ridere poi partimmo per andare a lezione.


Tornati a casa, appena chiusi la porta dietro di me mi afferrò, mi trascinò in camera sua mentre gli chiedevo cosa avesse intenzione di fare senza che mi rispondesse, una volta arrivati mi buttò sul letto, si tirò fuori il cazzo e me lo mise davanti alla bocca.


“Adesso me lo succhi”! Mi disse.


Girai la testa di lato per evitare che mi strofinasse la cappella sulle labbra ma lui mi afferrò il mento e cercò di costringermi ad aprire la bocca. Opposi resistenza nuovamente e lui si fermò, si allontanò da me e mi chiese scusa, “non volevo forzarti” disse, “scusami ancora, sarai tu a dirmi se e quando ti sentirai pronto”.


E mentre stava per uscire dalla stanza lo chiamai, “Andrea”!


“Che c’è”? chiese lui.


“Mi sa che se aspettiamo che mi decida io continuiamo a farci solo seghe”.


Andrea mi guardò in silenzio per un attimo, poi si avvicinò di nuovo, mi fece stendere sul letto a pancia in giù e si sdraiò sopra di me, io avevo addosso ancora i vestiti mentre lui si era già tolto i pantaloni e gli slip. Cominciò a baciarmi sul collo mentre il suo cazzo duro premeva contro il mio sedere e, nel frattempo, mi diceva quanto gli piacevo e quanto mi aveva desiderato fino a quel momento.


“Sarà meglio che ti tolga i pantaloni altrimenti te li imbratto di sperma” mi disse.


“Toglimeli tu” gli risposi.


Così si scostò da sopra di me, io alzai il bacino inarcando indietro la schiena per agevolarlo nello slacciarmi la cintura e il bottone dei jeans che poi mi sfilò in fretta, fece altrettanto con i miei boxer poi mi ordinò di stendermi nuovamente a pancia in giù e lasciarmi ammirare. Gli obbedii e subito dopo averlo sentito esclamare quanto gli piacesse il mio culo sentii la sua faccia fiondarsi fra le mie natiche mentre con le mani le teneva divaricate. Sentii la sua lingua toccare il mio ano ed a quel punto esclamai: “no! Non ti fa schifo?”.


“Nemmeno un po’!” rispose.


La sua lingua continuava a frugare quel mio culo che fin’ora nessuno aveva mai toccato, io mi sentivo a disagio e feci nuovamente per divincolarmi ma lui mi diede una forte sculacciata e mi disse: “Ferma, sei mia! Lasciati assaggiare per bene, troietta”.


Quando si rivolse a me al femminile ebbi una specie di tuffo al cuore, forse era troppo, avrei voluto dirgli di non farlo più ma quello che mi stava facendo con la lingua mi stava facendo perdere completamente la ragione.


Quando si rese conto che ormai accettavo la sua lingua su di me smise di leccarmi, si spostò stendendosi ancora sopra di me e guidò il suo cazzo fra le mie natiche fradice della sua saliva fino a che il glande si appoggiò al mio buco.


“Lo sai che adesso ti inculo?” mi sussurrò all’orecchio destro.


Non risposi, avevo una paura tremenda di sentire dolore, allora lui ripeté: “Hai capito che adesso ti inculo, troietta”?


Mentre lo diceva il suo cazzo cominciò a premere per entrare e io gli chiesi di fermarsi.


“Troppo tardi” mi disse, “sono eccitato e voglio il tuo culo”!


“Ti faccio una sega” proposi.


“Vuoi mettere una sega con un’inculata”?


“Allora un pompino” rilanciai.


“No, ti inculo e basta” mi rispose, “adesso dovrò farti un po’ male ma dopo mi ringrazierai, almeno credo”. Subito dopo averlo detto iniziò a spingere per entrare e io, sotto di lui schiacciato dal suo peso, non potevo che subire il dolore provocato dal suo cazzo che si intrufolava prepotentemente dentro di me. Mi mise una mano sulla bocca per impedirmi di lamentarmi e continuò a penetrarmi, mugolavo chiedendogli di smettere ma in realtà volevo che lo facesse ed ero sicuro che se avessi cercato di fargli capire che non volevo per davvero, lui, si sarebbe fermato.


Quando fu del tutto dentro di me cominciò a muoversi su e giù e il comunque sopportabile dolore della penetrazione si trasformò, con mia sorpresa, subito in una piacevole sensazione.


I miei lamenti si trasformarono in mugolii di piacere, allora lui mi tolse la mano dalla bocca e mi chiese: “tutto a posto”?


“Si” gli risposi, “ma forse preferisci che ti dica di no”.


“Dobbiamo godere tutti e due, se ti senti pronto ad ammettere che ti piace per me va bene”.


“Mi piace” risposi, “ma mi piace sentirmi dominato quindi dacci dentro, se mi fai male te lo faccio capire”.


Riprese a fottermi energicamente e io inarcai la schiena all’indietro per offrirmi meglio, la cosa andò avanti finché il ritmo dei suoi colpi diminuì, sentii il suo cazzo pulsare e un copioso getto di sperma mi inondò l’intestino, lo riconobbi chiaramente.


Rotolammo su un fianco senza che lui estraesse il cazzo da dentro, ci mettemmo a cucchiaio e lui, accarezzandomi dolcemente, mi disse: “ti rendi conto che ti ho fatto il culo”?


“Probabilmente non riuscirò a sedermi per un po’, come puoi pensare che non me ne renda conto”?


“Pensi veramente che non riuscirai a sederti”?


“Non lo so, scherzavo, non credo che sia così tragico, adesso non mi fa male ma è anche vero che si è afflosciato”.


“E tu”? Mi chiese.


“E io cosa?”


“Vuoi che ti faccia una sega? Non sei venuto”.


“Per adesso no, sto bene così, mi fa sentire la tua femmina e mi piace”.


Lui si mise a ridere, mi diede un bacio sulla guancia poi mi disse: “Si ma dobbiamo trovare il modo di farti venire prima o poi”.


“Sai” gli risposi, “ho letto che si può venire anche mentre si viene inculati, basta trovare la posizione per andare a stimolare nel punto giusto la prostata”.


“Allora ci dovremo provare” mi rispose, poi si addormentò come un ghiro tenendomi abbracciato mentre io rimasi sveglio a riflettere su quanto mi era piaciuto.