Rieccomi qui, dopo un bel po’ di tempo che non vi raccontavo qualcosa di me.


Una piccola premessa è doverosa perché possiate comprendere a fondo il mio racconto.


Nella mia vita, prima di incontrare Alberto e sposarmi, non ho avuto molte esperienze, e quelle avute le ho vissute solo con i miei “ragazzi” del tempo, senza concedermi “distrazioni”.


Una, in realtà, è stata la relazione importante e duratura. Quel mio fidanzato (termine desueto ma che fa capire il tipo di rapporto esclusivo) si chiamava Vito. 


Era un bel ragazzo (almeno su questo aspetto sono sempre stata fortunata) ma aveva un carattere alquanto particolare e a volte, anche senza accorgersene, risultava essere maleducato e sprezzante. Il fatto di essere colto e di buona famiglia lo induceva a pensare (o almeno questo è quello che dava a vedere) di poter permettersi qualsiasi giudizio sugli altri. La cosa non risparmiava nemmeno la sottoscritta che subiva (cosa che oggi non accetterei minimamente) giudizi duri e mortificanti. La cosa peggiore riguardava la nostra intimità laddove mi riteneva fredda, inesperta financo frigida. Era arrivato al punto di fare credere anche a me che le sue non esaltanti (per usare un eufemismo) performance sessuali fossero dovute a mie colpe. Devo dire che la mia poca esperienza nel campo mi inducevano a crederci. Per fortuna la nostra storia sentimentale finì ed ebbi modo di acquistare più fiducia in me stessa, anche se non nascondo che periodicamente ci penso e la cosa mi fa male. 


Qualche tempo fa dopo moltissimo tempo, a casa di amici, ci siamo rivisti. Vito, devo dire, si è mantenuto fisicamente e continua ad essere un bell’uomo. E’ sposato (dice felicemente) con una donna più grande di lui di cinque anni e non ha figli.


Anche se inizialmente la cosa (rivederlo) mi ha disturbato, devo ammettere che parlandoci, e notando che mi guardava con occhi interessati, mi è balzata alla mente una possibile “rivincita”, se così si può chiamare, nei suoi confronti e una personale “riabilitazione”. 


Anche se non avevo un vero piano in mente, iniziai a conversare con lui amabilmente scambiando sguardi che avevano ben poco dell’amicale, tanto che sua moglie faceva di tutto per intromettersi nella conversazione. Giusto per non fargli mancare nulla lo mettevo in imbarazzo con discorsi anche piccanti tanto che la moglie, secondo me, aveva ben inteso le mie mire.


Verso il termine della serata feci in modo che ci scambiassimo in via riservata il numero dei cellulari per poter comunicare anche in seguito.


Ci congedammo con un bacio sulla guancia, che nel mio caso si trasformò in un leggero soffio sull’orecchio, cosa che sapevo lo faceva impazzire.


Mio marito, che come sapete mi conosce in ogni aspetto, durante il rientro a casa non mancò di farmi notare il mio comportamento e senza tanti giri di parole mi chiese se fossi ancora attratta dal quell’uomo. La mia risposta fu un bel no sincero, confidando però che quell’atteggiamento era dovuto al mio desiderio di rivalsa rispetto a tutti quegli anni in cui quell’uomo mi fece intendere di essere sessualmente inadeguata. Alberto non fece una piega, affermando  che nella vita bisogna riprendersi tutto, anche la “considerazione” che le persone hanno di noi stessi. Mi fece molto piacere sapere che era dalla mia parte, del resto gli avevo raccontato di quei periodi bui della mia vita. 


L’indomani inviai un sms con scritto “Vito, ci vediamo per un aperitivo presso il Bar Nettuno?”


La risposta affermativa arrivò dopo qualche secondo con l’indicazione precisa dell’ora (19.30).


Avvisai Alberto che non sarei rincasata presto, motivando il tutto: era mia intenzione dimostrare come fossi una donna completa e desiderabile.


Mi preparai per bene, e dopo una doccia rinfrescante e la crema corpo, provvidi a “sfoltire” un pochino la mia figa depilandola in parte.


Optai per un tubino nero aderente molto corto con scarpe tacco 12. Quanto all’intimo, se mai vi fosse stata occasione di mostrarlo, indossai degli slip neri in raso aperti sul cavallo. Nessun reggiseno.


Devo dire che, nello specchiarmi prima di uscire, fui orgogliosa di me stessa e del mio fisico: i capezzoli spuntavano dal vestitino elastico in modo evidente anche se non volgare, e le gambe, fasciate da calze autoreggenti sempre nere, sembravano tornite da un esperto scultore. Anche la schiena semi scoperta aveva il suo perché. 


Mandai una foto ad Alberto, per avere la sua approvazione. Arrivò il messaggio whatsapp “sei moooolto scopabile”.


Feci in modo di arrivare al locale con quindici minuti di ritardo (volevo farmi attendere): Vito era già accomodato al bancone, seduto in uno sgabello di quelli alti. Mi diressi verso di lui e lo salutai con un bacio sulla guancia, un po’ più lascivo di quello precedente, e mi sedetti a lato. Feci in modo di girarmi con lo sgabello verso di lui in modo che potesse osservare le mie gambe più facilmente. Il tubino, già molto corto di suo, ovviamente si sollevò causa la seduta tanto che rasentò il limite del linguine. Seduto poco lontano vi era un giovane (sui trent’anni) che non potè non vedere il ben di dio che avevo tra le gambe, ancor più evidente dato il tipo di intimo che indossavo. Non potè più togliermi gli occhi di torno, anche perché volutamente ammiccavo anche con lui.


Non avevo mai visto Vito così, continuava a farmi i complimenti e a spogliarmi con gli occhi: la mia rivincita si stava concretizzando. 


Considerato che dopo mezz’ora eravamo ancora così, ai preamboli, pensai di dare una smossa alla situazione. Mi allontanai dicendo a Vito che andavo alla toilette, dirigendomi verso quel ragazzo con il quale continuavo l’ammiccamento a distanza. Giunto in prossimità dello stesso lo invitai a seguirmi in bagno, cosa che fece di lì a qualche istante per non destare sospetti.


Giunto alla toilette anche il terzo “amico”, che seppi chiamarsi Andrea, lo invitai a seguirmi dentro al bagno: ero tutta eccitata all’idea che il mio piano si stava realizzando. Dovevo riuscire a convincere  Andrea a partecipare ad un incontro a tre (di cui Vito era ancora all’oscuro) e come anticipo mi inginocchiai davanti a lui, ed estratto il cazzo dai pantaloni iniziai a spompinarlo con avidità. Ovviamente era un anticipo, quindi mi fermai e lo convinsi a seguirmi di nascosto quando sarei uscita dal locale con Vito: diedi indicazioni ben precise.


Ritornata al banco del locale mi avvicinai alla cassa e pagai il conto (cosa inconcepibile per Vito, uomo vecchio stampo, ma così fu e se ne fece una ragione). Presi per mano il mio vecchio fidanzato, incredulo a tale mio comportamento, e lo invitai a seguirmi. Mi diressi verso l’auto, lo feci salire e mi diressi fuori città. 


Nel frattempo, tenevo d’occhio lo specchietto retrovisore per sincerarmi che Andrea ci seguisse. Durante il viaggio Vito, molto imbarazzato, parlava del più e del meno ed io, alla guida, con mosse finto-casuali facevo in modo che la gonna del tubino si accorciasse sempre di più. Potevo vedere con la coda dell’occhio che il maschio seduto al mio fianco sbirciava tra le mie gambe e si stava eccitando.


Mi diressi quindi verso una pineta a me nota ed arrestai l’auto in un parcheggio molto isolato. Vito quasi balbettava, non riusciva a proferire una frase di senso compiuto tanto era il suo stupore.


Abbassai lo schienale del mio sedile e lo invitai a fare le stesso: mi trovai quindi coricata con il tubino che oramai era salito al punto tale che il mio slip si vedeva tutto, come tutta la mia figa era in bella mostra considerata l’apertura abbondante del mio intimo. Volevo sorprenderlo ancora di più e, considerata la sua inerzia, gli chiesi: “ti ricordi della mia figa? È tutta pronta per te, sempre che tu mi voglia e riesca a scopare”. L’uomo era nel panico, non riusciva a comprendere e connettere tanto che dovetti prendere le redini in mano con ancor più decisione. Mi avvicinai a lui, disteso sul sedile, e iniziai a baciare la sua bocca cercando, con la mia, la sua lingua; nel frattempo allungai la mano sulla sua patta ed iniziai ad aprirla tirando fuori dai pantaloni, come un mago dal cilindro, il suo cazzo.


Potei sentire i suoi fremiti e le contrazioni del suo bastone di carne, che devo dire non era niente male.


Mi avvicinai con la bocca e, una volta scappellato, iniziai a leccare il suo glande oramai bello turgido, liscio e bagnato. Potevo chiaramente percepire il suo stupore: quella sua vecchia fidanzata “frigida” lo stava spompinando in auto. Ma la mia “vendetta” non era finita. 


Seguendo le mie indicazioni Andrea aveva parcheggiato poco lontano e, silenziosamente, si era avvicinato a piedi all’auto e si stava godendo, già denudato, lo spettacolo dal finestrino . Appena Vito si accorse di quell’intruso si contrasse cercando di nascondere le sue “nature” ed invitandomi, frettolosamente, a fare altrettanto. Non battei ciglio e rivolgendomi a lui gli dissi: “visto che sembri più uno stoccafisso che un uomo, osserva bene come si comporta un vero maschio”: aprii la portiera dell’auto e scesi dirigendomi verso un tavolo da picnic presente a qualche metro dal parcheggio, invitando quello che Vito riteneva un assoluto sconosciuto, financo guardone. Mi sfilai il tubino e di li a poco lo slip, rimanendo completamente nuda con le calze autoreggenti e le scarpe tacco 12: una dea del sesso fatta persona (è brutto dirlo a se stessi, ma così mi sentivo in quel momento).


Mi inginocchiai davanti ad Andrea, già completamente nudo, e presi a leccare il suo cazzo.


Andrea era alto un metro e novanta circa, muscoloso al punto giusto e con un arnese di tuto rispetto: ad occhio e croce sui venti centimetri, con un diametro di molto oltre la media, tanto che lo prendevo in bocca con molta difficoltà.


Vito nel frattempo era sceso dall’auto e guardava quello spettacolo.


La mia bocca stava prendendo il cazzo del giovane e lo stava succhiando con avidità, mentre le mie mani erano intente una ad accarezzare i suoi grossi coglioni e l’altra a toccare la mia figa già grondante di umori, quando Vito si avvicinò cercando di intromettersi nel gioco. La mia risposta fu tranchante: “tu mettiti li in disparte e al massimo segati!” e ripresi il mio lavoro sul cazzo di Andrea.


Ero doppiamente eccitata, da un lato stavo spompinando un nuovo cazzo, giovane e bello duro e dall’altro stavo dimostrando, anche se a distanza di anni, che non ero frigida, anzi ero proprio una brava pompinara.


Andrea assecondava i miei movimenti con i suoi, tanto che sembrava che mi scopasse la bocca. Ebbi modo di sentire il gusto del suo precum, intenso ed aromatico da vero maschio dominate.


Mi fece alzare e mi poggiò supina sul tavolo di legno, mi aprì le gambe tenendole per le caviglie e, appoggiata la sua cappella sulle labbra della mia figa, assolutamente famelica, con un colpo di reni entrò. Non trovò ostacoli tanto era vogliosa, larga e bagnata, iniziando così a scoparmi alla grande. Sentivo e mi gustavo quel palo di carne entrare ed uscire dalla mia vulva, mentre la sua lingua cercava la mia poggiandosi con il suo corpo sul mio. Potevo vedere Vito a lato, sudacchiato come un maialino sullo spiedo, che ci guardava e si toccava con il timore di essere giudicato. Non era più saccente e prodigo di giudizi severi. Poteva aver capito!


Lo invitai quindi, con un cenno di mano, ad avvicinarsi alla mia bocca. Presi con la mano destra il suo cazzo oramai marmoreo, e me lo infilai in bocca. Iniziai a spompinarlo mentre Andrea imperterrito mi scopava la figa. Devo dire che ero molto eccitata ed anche soddisfatta per la lezione che stavo impartendo al mio ex. Feci denudare anche Vito e ripresi il lavoro di bocca dopo che Andrea mi fece voltare. In poche parole mentre il giovane mi stava ingroppando io mi lavoravo con la bocca non solo il cazzo ma anche le palle di Vito. Non resistetti ad essere eccessiva: invitai Vito a sedersi supino sul tavolo, e mentre Andrea riprendeva la monta a 90 gradi, io con la lingua leccavo dapprima l’asta e la cappella del mio ex e poi, scendendo, anche le palle ed il buco del culo. Volevo veramente che capisse quanto troia io fossi e come mi aveva sottovalutata.


Dopo pochi minuti di queste mie pratiche, Vito ebbe una eiaculazione fantastica e mi scaricò nella bocca e nel viso una quantità rilevante di sborra che ingoiai, guardandolo dritto negli occhi.


Alla vista di ciò anche Andrea ebbe il suo orgasmo, riversandomi nella schiena la sua spremuta di palle.


Con tono calmo ma fermo mi rivolsi a Vito dicendogli: “ora pulisci con la lingua la mia schiena, mi devo rivestire e non posso sporcare il tubino!” Non credetti ai miei occhi, quella mia provocazione fu presa in parola e Vito, alzatosi, si mise a leccare e pulire con la lingua la sborra di Andrea che colava dalla mia schiena fino al culo. Nel frattempo il giovane si era avvicinato al mio viso mettendomi il suo cazzo in bocca in modo che lo pulissi: arrivò il mio di orgasmo, così forte che bagnai dappertutto. 


Ci rivestimmo riprendendo la strada del ritorno.


Vito non disse nulla per tutto il viaggio, come io del resto. 


Giunti al parcheggio del “Nettuno” mi salutò dicendo: “quando ci rivediamo?”


“mai più” risposi, “la mia lezione te l’ho già data, spero possa esserti utile per il futuro”.


Giunta a casa raccontai tutto ad Alberto e facemmo l’amore, quello che io riservo solo a lui.


L’unico rammarico è che non ho fatto né video né foto per ricordare la sua espressione da mammalucco.  


 


 

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