Antefatto. Ofelia è una bella ragazza da poco sposata con Mimmo, un giovane bravissimo che lavora in un'Agenzia Immobiliare. Da piccola Ofelia ha subito le attenzioni di Sam, il fidanzato della sorella. Tra i due nacque un gioco perverso fatti di sesso, sottomissione e punizioni. Nonostante il dolore e le umiliazioni, queste esperienze hanno segnato la donna, che da adulta, dopo il matrimonio, sente risvegliarsi la sua sete di libidine. Un gioco di chat spinte la porterà proprio tra le braccia fameliche del capo di Mimmo, Gino, adulto e volitivo, desideroso di sfogare le frustrazioni di un matrimonio fallito sulle carni di Ofelia. I due s'incontrano in un albergo a ore... Mimmo sa, e subisce a sua volta il doloroso tradimento. Se ti piacciono le descrizioni mozzafiato; indagare le emozioni più violente dei protagonisti; conoscere le azioni più esecrande che si compiranno in quella camera d'albergo... allora continua a leggere, saprai cosa è capace di subire Ofelia, tra dolore e piacere, quanto è disposto a soffrire il suo giovane marito per vederla felice e assisterai allo sfogo terribile di Gino, esacerbato dalle voglie perverse e dalle sue frustrazioni. *** Gino, adesso, era davvero infoiato e la carne tenera della sua vittima appetitosa lo attraeva da impazzire. Voleva un immediato contatto fisico, con quella vulva delicata e gonfia; sentire tra le mani le due chiappe sode, esplorare i suoi anfratti misteriosi, nascosti tra le pieghe deliziose del suo corpo, reso leggermente sovrappeso dalla incipiente maternità. La pancia di Ofelia, infatti, era tesa e prorompeva, esposta fino all’ombelico: la gonna era arrivata su, la ragazza l’aveva sollevata lentamente. Ora si presentava nuda e attraente, in tutto il suo osceno candore. Gino, prima di tutto, la volle assaggiare: «Brava, ragazza, ora appoggiati con i gomiti al comò,» disse eccitato «stai attenta, fa in modo che la gonna non scenda, devo leccarti per sentire il tuo sapore intimo.» Ofelia trasalì, era eccitante sentirsi dare degli ordini con tanta confidenza; Gino la trattava già come fosse una cosa sua, e lei, come tanti anni prima, godeva follemente della sua incapacità a dire di no... E adesso era in una situazione ancora peggiore, avrebbe dovuto solo vergognarsi: il suo essere domata e imbelle, non era più giustificabile come un gioco giovanile. Lei era moglie, tra poco madre del figlio del suo amato Mimmo e, nonostante questo, puttaneggiava, peggio, si faceva tiranneggiare dal boss di suo marito. Decisamente una situazione mortificante; una di quelle scene descritte dalla più becera fantasia dei peggiori registi di filmetti pornografici. Essere così, tremendamente remissiva e completamente porca, le faceva fischiare le orecchie per la pressione, lo sentiva nelle tempie. Obbedì senza fiatare. Cercò di bloccare il gonnellino, aiutandosi con l’elastico del reggipetto... Gino seguì l’operazione, senza fretta. Tanto il marito di quella donna era lontano, prono, come e peggio di lei. In realtà li teneva “sotto” entrambi in quei momenti passati con la donna... «Fa uscire le tette dal di sopra della maglietta, devo vedere pure quelle!» Ofelia ebbe un attimo di indecisione, voleva capire bene gli ordini di Gino, per offrirgli l’emozione di essere una schiava perfetta. L’abbigliamento che Gino aveva voluto era molto stretto e le sue zinne, con la gravidanza, erano diventate enormi. Arrancò con le dita, finché non riuscì a tirarle fuori, una dopo l’altra, dalla scollatura. Secondo lei non erano un gran bello spettacolo, costrette in tanto poco spazio, i due capezzoloni quasi si toccavano, e Ofelia si sentì un po’ strana ma non ebbe il coraggio di lamentarsi. Se avesse almeno potuto sbloccare il reggiseno... 


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