La casa era posta sul crinale di una collina verde e dominava la distesa azzurra del mare.
L’avevo affittata per trascorrere una settimana di riposo con mia moglie e mia cognata che, da quando era rimasta sola, trascorreva spesso le vacanze in nostra compagnia.
Quella notte i nostri figli adolescenti, dopo una serata in discoteca, erano finalmente rientrati a dormire nella loro stanza al piano terreno.
Mia cognata Lucrezia dormiva da sola al primo piano, accanto alla mia stanza matrimoniale.
Dopo attimi di trambusto, i ragazzi crollarono addormentati e tornò a regnare sovrano il silenzio della notte.
Mia moglie Raffaella non riusciva più a riaddormentarsi, senza proferire parola iniziò ad accarezzarsi, cercando con la mano libera la mia verga già eretta e turgida.
Giunti all’apice dell’eccitazione, Raffaella si girò montandomi sopra, mentre mi cavalcava il suo sguardo si perdeva attraverso la finestra verso il mare; la lasciai fare godendo insieme quel momento di estasi erotica.
La notte trascorse tranquilla ma, alle prime luci dell’alba, girandomi verso di lei, la vidi già sveglia intenta ad osservarmi con sguardo sornione, sorrise e mi disse:
“Dai! Prova a chiamare mia sorella e dille di venire qui un momento!”
Normalmente le provocazioni di mia moglie non le avevo mai prese seriamente, sapeva che nutrivo attrazione per Lucrezia e talvolta scherzavamo provocandoci a vicenda giocando con le nostre fantasie. Quella mattina però, fu forse a causa dell’atmosfera molle della vacanza estiva appena iniziata o l’ostinata complicità di Raffaella, decisi di prendere alla lettera l’invito di mia moglie: mi alzai dal letto e uscii dalla nostra stanza.
La porta della camera dove riposava mia cognata era accostata, la socchiusi con una mano e, restando sull’uscio, mi sporsi con il capo all’interno.
Lucrezia riposava girata su un fianco, le chiamai invitandola a seguirmi nella nostra camera.
Si girò verso di me e, sorprendentemente senza chiedermi spiegazioni, si alzò in canottiera e slip precedendomi nella stanza matrimoniale.
Lucrezia si accomodò seduta su una sponda del lettone, le due donne iniziarono a chiacchierare tra loro, incuranti della mia presenza.
Mi stesi sul letto restando alle loro spalle e provai con dolcezza ad accarezzare i fianchi e la vita di entrambe, mi lasciarono fare.
Rispetto al corpo snello, quasi adolescenziale, di mia moglie, il fisico di mia cognata, negli anni, si era irrobustito, era comunque un piacere per gli occhi osservare le sue cosce slanciate e burrose, ma soprattutto il suo gran culo abbondante ma ancora sodo.
Mia moglie continuando a discorrere con la sorella, allungò una mano nel mio slip e delicatamente estrasse la mia verga già dura. Si chinò sul glande gonfio e iniziò a trastullare il membro stuzzicandolo con la lingua e le labbra senza mai ingoiarlo.
Dopo un attimo di esitazione, accompagnai dolcemente con la mano il viso della sorella accanto a quello di mia moglie.
Lucrezia non si oppose alla mia brama di piacere, limitandosi a sfiorare con le labbra il mio sesso gonfio di desiderio.
Durante la fallazio, allungai le mie mani tra le cosce delle due sorelle, le loro intimità erano già bagnate e gonfie, delicatamente vibrai le mie dita sui loro clitoridi, duri ed eretti come steli.
Lucrezia mi guardò: i grandi occhi castano-verdi erano lucidi e allungati, le guance, da pallide, si erano tinte di rosso: non l’avevo mai vista eccitata!
Sottovoce. Con tono da ragazza viziata, mi sussurrò: “Dammelo che mi voglio spennellare il tuo bel cazzone sulla fica.”
Afferrò il mio membro e, stesasi sul lettone a cosce larghe, prese a masturbarsi con esso, stringendomi i testicoli con una mano.
Raffaella lasciò fare, restando alle mie spalle accarezzandosi eccitata.
Mia cognata raggiunse celermente l’orgasmo clitorideo, ma non sazia, guidò il mio pene nella sua vagina già dilatata e bagnata.
Presi l’iniziativa: invitai Lucrezia a girarsi, quasi glielo ordinai, prendendola vigorosamente sui fianchi.
Quando mi trovai sotto gli occhi il suo bel culone bianco, tondo e soddisfacente, mia moglie afferrò la mia la verga eretta e l’accompagnò tra i glutei, lasciandomi penetrare la fica nera e pelosa, lucida di umori della sorella.
Fu in momento di estasi sentire Lucrezia gemere sotto i miei colpi: come godevo sentendo il mio ventre e gli addominali sprofondare su i suoi glutei immensi e burrosi!
Raffaella mentre scopavo a pecora la sorella, si mise alle mie spalle, si succhiò per bene il dito medio e, quando fu lucido si saliva, mi penetrò nell’ano, stimolandomi la prostata dall’interno del retto.
La situazione che stavo vivendo, così insolita, ma desiderata da tempo mi fece prolungare il piacere per diversi minuti. Il mio membro, eccitato e così ben stimolato, scorreva impetuoso in quel adorabile tana calda.
Il mio sguardo correva, affamato e rapito di piacere, lungo quel corpo opulento vibrante di eccitazione erotica: osservai le sue cosce robuste e slanciate, perfino alcuni vasi capillari che s’insinuavano tra la pelle bianca, azzurrognoli e rossi, furono motivo di eccitazione!
Non stavo fantasticando o sognando, amoreggiavo contemporaneamente con due donne di cui percepivo gli odori, i gemiti, gli aliti, la loro naturalità carnale!
Una rapida successione di: “Ah! Ah! Ah!” proferita con tono e volume esponenziale,, indicò inequivocabilmente il raggiungimento dell’orgasmo di mia cognata Lucrezia.
Mi abbandonai anch’io: m’impegnai in alcuni vigorosi affondi, mia moglie percepì che stavo per venire, afferrò il mio cazzone cingendolo stretto alla radice tra indice e pollice.
Lucrezia si lasciò mollemente sul letto girandosi supina a cosce larghe.
Solo in quell’istante notai i suoi grandi occhi languidi incrociare con complicità i miei.
Afferrai la mano di Raffaella e la guidai con decisione sui miei testicoli invitandola a stringerli forte!
Impugnai la mia verga eretta, feci scorrere la mano su di essa stringendo tra i denti il mio labbro inferiore lasciando che, dal glande gonfio, il mio sperma caldo e denso eruttasse libero sul pube nero e sul ventre vibrante di Lucrezia.
Alcune gocce perlate le lambirono i capezzoli e, sul viso, il bordo delle labbra carnose ancora gonfie e tumide per l’orgasmo.
Poco dopo mi sistemai nel lettone tra le due sorelle, accarezzandole e coccolandole.
Il sole di giugno. Già alto sopra la collina, indugiava tiepido attraverso la tenda della finestra proiettando sulla parete bianca della stanza giochi d’ombre arabescate.
Dopo averle baciate sui capelli lisci e profumati, mi alzai, scesi in cucina e preparai il caffè.
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