Quella notte non dormii, ero pensieroso, ma tremendamente eccitato. Mi masturbai pensando alla situazione in cui mi trovavo, diventare schiavo della zia e rinunciare a tutto, solo un folle lo avrebbe fatto, avrei potuto avere qualsiasi donna volessi, avevo qualsiasi macchina volessi, potevo togliermi qualsiasi sfizio, chiamare 10 escort per succhiarmi l’uccello, passare tutta la vita in vacanza; eppure, l’idea di stare ai piedi di Zia Clelia mi faceva impazzire.


Il giorno seguente zia era ancora più tiranna del solito, punì un fattorino colpevole di non averle portato la posta per prima, licenziò il direttore marketing e obbligò una decina di dipendenti a fare straordinari obbligatori. La sera stessa la convocai a casa mia per darle la mia risposta.


La feci accomodare in salone di fronte al fuoco e mi inginocchia di fronte a lei porgendole un plico, lei mi guardò non tradendo un grosso sorriso malevolo “che cos’è?” mi chiese afferrandolo e aprendolo. “Sono stato dal notaio, tutto quello che è di mia proprietà ora appartiene a te” esclamai abbassando il capo. Lei rise “non credevo ti spingessi a tanto” esclamò mentre io scendevo ai suoi piedi baciandoglieli, “quindi ora sei senza niente? Potrei sbatterti fuori da casa se volessi e tu non potresti fare niente? Sei proprio un coglione” esclamò ridendo di gusto. Io non replicai, anzi mi impegnai ancora di più a lustrarle le scarpe con la lingua. “Da oggi sei il mio schiavo. Lavorerai mezza giornata in società, avrai comunque bisogno di qualche soldo no? Soprattutto ora che sei al verde. Mi farai da consulente, ti pagherò il minimo sindacale e il resto della giornata lo passerai qui, nella mia villa a tenerla in ordine e a pulire le mie macchine…licenzierò i domestici e i cuochi, sarà tuo compito fare le faccende domestiche e prepararmi la colazione e la cena” annunciò Clelia con tono sadico, “si padrona” risposi ritrovandomi il tacco in faccia. Caddi di schiena sul pavimento e in quattro e quattr’otto zia mi posò la sua vagina sulla bocca, come al solito non portava le mutandine e la gonna mi copriva gli occhi. “La tua padrona ti concederà di soddisfarla ogni qualvolta ne avrà necessità, non le importerà se tu ne avrai voglia o no, per lei sei solo un pezzo di carne…intesi?” chiese Clelia mentre io continuavo a lessare la patata, “si padrona” risposi, “in società avremo una relazione normale, non ti tratterò come uno schiavo, sarebbe imbarazzante per tutti e due, ma dentro questa proprietà sarai trattato come esso e riceverai punizioni se lavori male…intesi?” continuo zia, “si padrona” risposi, scatenando la sua risata “bravo Max, bravo, ora continua a leccarla”. Danzavo la mia lingua sopra la sua vulva che si bagnava sempre più velocemente, zia gemeva e nel mentre il mio uccello esplodeva nei pantaloni, avrei voluto spararmi una sega ma non volevo essere ripreso dalla zia, resistetti, venendo ripagato. Dopo essere venuta la mia padrona si alzò dalla mia faccia, mi abbassò i pantaloni e prese il mio uccello durissimo con 2 dita, “hai veramente un bel attrezzo sai?” mi confidò cominciando a masturbarmi, ero troppo eccitato, cercai di resistere ma sborrai copiosamente tra le mani di Clelia, “non ti ho dato il permesso di venire” esclamò furiosa stritolandomi il pene, gridai dal dolore “perdonami padrona”, lei non era paga e con la sessa veemenza mi strinse le palle. Trattenni un nuovo urlo sotto lo sguardo divertito della zia, che dopo secondi interminabili mi lasciò, con sguardo sadico si spogliò completamente restando nuda di fronte a me ordinandomi di fare lo stesso, eseguii l’ordine il più velocemente possibile, restando anche io nudo. “Sdraiati sul tappeto, pancia in su” ordinò Clelia, mi sdraiai mentre lei estraeva un preservativo dalla borsa, si chinò sul mio sesso e con grande maestria lo srotolò sui miei 20 cm andandosi poi ad accomodare sul divano con le gambe in aria, “vediamo se sai far godere tua zia” esclamò toccandosi la patata. Mi alzai e mi avvicinai, le afferrai le gambe e con un colpo secco lo infilai tutto nella vagina, facendo gemere la padrona, inizia a pompare come un ossesso, era da quando ero ragazzino che sognavo quel momento, stavo scopando mia zia Clelia, la mia padrona Clelia. Il mio pene entrava e usciva dalla vagina con gran vigore, godevo come non mai, mi chinai verso il volto della zia per cercare di baciarla, lei in tutta risposta mi sputò in faccia, “non ti allargare schiavo, mi devi soddisfare non amare” mi disse fulminandomi con lo sguardo, abbassai il volto rallentando il ritmo, venni spinto a terra cadendo pesantemente di schiena sul tappeto, non feci a tempo a lamentarmi per il dolore che Clelia era sopra di me, impalandosi sul mio cazzo. “Ti ho fatto male nipotino senza un soldo?” mi domandò con gran sarcasmo affondando con decisi movimenti di bacino tutto il mio cazzo nella figa, “n no tutto bene padrona” risposi non trattenendo un gemito. Ero ormai al limite non riuscivo più a tenermi, venni, riempiendo il preservativo. Zia si sfilò il mio pene dalla sua vagina, mi strappò il profilattico di dosso e si rinfilò il mio pene a pelle nella sua vulva dopo aver avvisato con tono perfido “guai a te se vieni dentro”. Deglutii nervoso, il contatto pelle a pelle era tutta un’altra cosa, già dopo pochi colpi temevo di venire nuovamente, dovetti stringere i denti per non farlo. Zia cavalcava come un’indemoniata facendomi addirittura male, non riuscivo più a resistere, “padrona, sto per venire non ce la faccio” esclamai mordendomi il labbro, lei mi afferrò i capelli tirandoli, stava godendo come una cagna “allora fallo…dentro di me…te lo ordino” gridò eccitata raggiungendo l’orgasmo, potei lasciarmi andare anche io venendo a litri.


Nei minuti successivi nessuno parlò, zia si rivestì, non degnandomi di uno sguardo, io mi sentivo un po’ imbarazzato, avevo appena fatto sesso con mia zia, quella stessa zia alla quale mi ero messo ai suoi piedi, “sistema tutto, vado a riposarmi nella camera padronale” esclamò Clelia rompendo il silenzio, annui mettendomi a sistemare il salotto. Il divano era spostato con sopra di esso qualche goccia di umore misto sperma, il tappetto piegato, il preservativo pieno del mio liquido seminale era gettato sul pavimento. Ci misi quasi un’ora a risistemare il tutto, ero esausto per aver soddisfatto la zia e per la lunga giornata lavorativa, d’altronde, stavo per andarmi a gettare sul mio letto, quando un suono di campanello attirò la mia attenzione, veniva dalla camera padronale, era la zia. La raggiunsi titubante, quando marcai la porta lei era sotto le coperte intenta a leggere, “finalmente, dov’eri? Portami della camomilla, la bevo sempre prima di dormire…domattina ti alzerai alle 6. Mi preparerai la colazione e mi preparerai la macchina nel vialetto, credo che userò la tua, anzi mia, Lamborghini, per cui fai in modo che sia impeccabile” esclamò la zia ridacchiando, obbedii. Essere comandato a bacchetta da quella donna mi eccitava da morire.


L’indomani preparai tutto quello che la zia mi aveva chiesto, poi dopo averle rifatto il letto e pulito i piatti raggiunsi la mia…sua società. Il mio orario sarebbe stato dalle 9 alle 13 e avrei fatto il consulente alla zia, che aveva fin da subito occupato il mio ex ufficio, infatti dopo aver tenuto una breve riunione dichiarai che Zia Clelia sarebbe stata la nuova presidente ed io mi sarei defilato per dedicarmi ad altre attività, tutti credevano che me la sarei spassata con l’eredità di mio padre e che avrei usato la società come mero bancomat, nessuno sospettava neanche lontanamente l’accordo tra me e mia zia.


Passarono le settimane e la mia routine era sempre la stessa: sveglia alle 6, colazione alla zia, lavaggio vettura designata, mestieri, lavoro, faccende domestiche fino alle 19 quando rientrava zia. Quando la padrona rientrava doveva essere pronto un bagno caldo e successivamente la cena, dopo di essa amava farsi massaggiare i piedi e qualche volta le spalle, guardava poi un film facendosi servire da me e infine si sfogava sessualmente su di me usandomi, come mi definiva lei, come un mero pezzo di carne.


La mia vita da schiavo prese una piega inaspettata un sabato pomeriggio, la zia era intenta a farsi un bagno nella vasca idromassaggio, mentre io le faceva la pedicure, quando suonarono all’ingresso. Andai ad aprire ritrovandomi di fronte una ragazza delle consegne, molto carina, carnagione olivastra, occhi verdi e capelli castani raccolti in una coda, attorno una divisa di spedizioni. Mi dedicò un grande sorriso porgendomi un pacco, rimasi incantato a guardarla, era bellissima avrà avuto una ventina d’anni e a giudicare dai suoi lineamenti e dalla sua carnagione doveva essere di origine araba, “dovresti essere su una passerella, non a consegnare pacchi” esclamai ammirato, lei sorrise imbarazzata ma decisamente ammaliata “grazie...una firma qui” esclamò facendomi firmare la bolla di consegna. Scambiammo qualche battuta. Rimanemmo poi a fissarci negli occhi per 10 secondi, era stato un colpo di fulmine per entrambi, “Io sono Zahira, piacere” disse porgendomi la mano, stavo per stringergliela quando una terza figura giunse alle mie spalle, “avevi intenzione di farmi aspettare ancora molto?” esclamò la zia, giungendo in accappatoio con temperamento piuttosto arrabbiato, abbassai lo sguardo, mentre Zahira cercava di giustificarmi “è colpa mia, non trovavo il timbro” esclamò impacciata ricevendo un’occhiataccia da parte di zia, che con tono odiabile lesse a gran voce la targhetta appuntata sul petto della ragazza “Zahira El-Arabi…puoi andare prima di ritrovarti licenziata e rimpatriata” esclamò sbattendole la porta in faccia.


Avevo il sangue ghiacciato nelle vene mentre zia mi dedicava uno sguardo malevolo, “il mio schiavo vorrebbe calzare forse due scarpe?” disse strappandomi di mano il pacco e scartandolo di fronte a me. Sudai freddo vedendo il volto malefico della zia e il contenuto del pacco, “vediamo se flirti ancora” esclamò leccando l’oggetto, uno strap-on nero con fallo di 25 cm.

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Categorie: Feticismo Incesti