Amici lettori, il tempo passava, ed il nostro legame, si rafforzava sempre di più, ma c'era un qualcosa, che diveniva sempre più un'esigenza, la normalità, non potevamo continuare a vivere il nostro rapporto all'interno, di quattro mura, con io che entravo dal retro. Dovevamo uscire, rischiare, ma dovevamo, acquisire una normalità.
Con la zia, un giorno iniziammo il discorso.
La zia disse " cerchiamo di uscire ci vediamo lontano da qui, andiamo a Pescara, in un'altra citta, giriamo insieme, ci prendiamo un caffè, un'aperitivo, ma respiriamo aria nuova, viviamo come una coppia, Dario, non possiamo stare chiusi, ci vediamo lontano dal paese e poi viviamo come una coppia"
Risposi " Zia, usciamo anche in paese, sai come chiamano le nostre famiglie, qui osservano tutto, sai che scandalo"
lei mi rispose " Dario non scherzo, perchè Sabato non andiamo a Pescara, ci vediamo, distanti da qui, e poi con una macchina, andiamo insieme, e poi non chiamarmi zia, comincia a chiamarmi, Anto, io domani vado a Termoli e compro un abito, per l'occasione, la nostra prima uscita".
Io risposi semplicemente ok...
Il giorno seguente eccomi all'appuntamento sulla statale adriatica, lasciai la macchina ed arrivò la zia, la feci scendere, aveva un gonna nera, non corta ma sensuale, calze nere, dei tacchi stupendi, e un cappottino, era una diva. Mi fece guidare la sua macchina, presi l'autostrada, era il nostro primo pomeriggio, da coppia, direzione Pescara.
Non voglio annoiarvi ma quest'introduzione, vi farà capire cosa avevamo raggiunto, durante la nostra camminata, mi resi conto, che molti uomini, l'osservavano, e che lei, sapeva essere indifferente, andammo a cena fuori, fu tutto perfetto, mi chiedevo non può essere vero, fino a pochi mesi, fà, mi segavo su di lei, ora ci cenavo insieme.
E come in tutte le serate perfette si concludono con un dopocena perfetto.
Durante il viaggio di ritorno ,chiesi alla zia di farmi annusare le sue mutandine lei le sfilo, e me le porse sotto il naso, e rideva era contenta ed anche il vino faceva effetto, poi chino la testa, e la zia mi delizio , con un gustoso, pompino, mentre guidavo, ripagai, venendogli in bocca, riusciva ad ingoiarlo, tutto, mi fece dei risucchi ,sulla cappella per pulirla bene , il piacere era fastidioso, mi accarezzò le palle dicendomi che tra poco saremmo arrivati a casa, e mi disse la tua macchina, andiamo domani a prenderla, ho troppa voglia di te, io ebbi una nuova erezione.
Arrivammo a casa era notte fonda, scese ad aprire il cancello, il tempo di posteggiare, ed eccoci dentro, a baciarci, gli tolsi, il vestito, con tale vemenza, che mi disse che lo voleva indossare almeno un'altra volta, lei mi spogliò, era indemoniata, mi fece diventare duro, l'arnese, mi spinse sedere sulla poltrona, e si sedette sul mio uccello, che entrò nella sua fica, calda e bagnata, mi cavalcava, vedevo le sue spalle, fare su e giù, sentivo il liquido vaginale, colarmi sui peli, e sulle palle, non vedevo il suo viso, ma la sentivo, la sentivo, gli strinsi il suo seno, i suoi capezzoli, aumento l'intensità, oramai il mio pisello, era entrato in tutta la sua lunghezza.
la zia cominciò a parlare " Dario, si mi piaci tu, il tuo pisellone, oggi mi hai reso, felice, al ristorante ero eccitata, volevo scoparti li davanti a tutti, si Dario ho voglia di te, chiedimi, fai tutto quello che vuoi, dai Dario, sono tua puttana, troia, ma tua ,sola tua"
La feci alzare, lei capì, si giro, e si fece venire sul viso, in bocca, non lo capii neanche io, visto che mi tremavano le gambe.
Andò in bagno ed accese i riscaldamenti, cominciammo a sentire freddo, mentre aspettavamo che la stanza si riscaldasse, eravamo sotto al plaid, i suo sedi era belli, ci baciavamo e parlavamo, poi presi una bottiglia di grappa, dalla cristalliera, dissi alla zia, di allargare le gambe, e cominciai ad infilarla, lei era protagonista del gioco, poi cominciò a farlo da sola, mentre io la guardavo, mi avvicinai, e prese il mio uccello, in bocca, e dallo specchio, potevo vederla, con il collo della bottiglia, che lo faceva entrare nella sua fica, e con la lingua mi leccava mi leccava le palle, e l'asta di carne, era perversa, e stava al gioco, come del resto io.
Dopo un po' di questo trattamento, vedendo, il mio uccello, che pulsava, mi disse, al culo, non voglio la grappa, si mise in posa, mi chiese una cosa sola, la vasellina, andai in camera da letto, e tornai, che mi aspettava a pecorina, come l'avevo lasciata, mi disse di preparare, il buco, per la penetrazione, e di li a poco, entrai con il mio uccello, e cominciai a possederla da dietro, il suo culo emanava calore, la scopai con una forza e cattiveria, che in più occasioni mi disse di fare piano, ma ero incurante, continuai a scoparla, il suo buco oramai, era abituato, o si stava abituando, ma poi cedetti, ed esausto mi appoggiai, sulla schiena e arrivai un'altra volta, il mio sperma pur in una minima parte usci, rimanemmo per un po' di minuti, io sopra di lei, poi ci alzammo, e mi prese per mano, e via a letto, erano le tre del mattino, e soddisfatti, andammo a letto.
Capii che la zia era veramente mia, non mi diceva mai di no, e mi resi conto, e devo essere sincero, che non prendevo il Cialis da tempo, e riuscivo ad avere più rapporti sessuali.
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