Avrò avuto circa 10 anni, quando ho scoperto il sesso. Ricordo che la sera, sotto le lenzuola, mi ero accorto che toccandomi il pisellino potevo provare un intenso piacere. Non ricordo come ci ero arrivato, se naturalmente spinto dall'istinto oppure se qualche compagno di scuola mi ci aveva istruito. Fatto sta che una sera il piacere era stato più intenso del solito, come una scossa elettrica, e mi ero ritrovato le dita bagnate e appiccicose. Avevo scoperto la masturbazione e lo sperma. Quella prima volta l'eiaculazione era stata modesta ma le volte successive si era fatta copiosa. Ci avevo preso subito gusto e mi pareva che il mio cazzetto ancora imberbe diventasse ogni volta più grosso e più duro. Era una goduria avere in mano quel bastone duro e caldo. Sborravo e mi pulivo le dita sul bordo del lenzuolo. Non sapevo che la mia mamma conosceva bene le macchie di sperma, avendolo ricevuto con sommo piacere su di sé e dentro di sé. Beata innocenza. Allora non ero in grado di immaginare una mamma godere sotto i colpi di cazzo di papà, in seguito desiderai essere io al posto del suo uomo, ma ciò era allora ancora di lá da venire. Gli ormoni maschili cominciarono a dominarmi e ad impormi quotidianamente il rito della sega.
Poi, passando il tempo, gli appetiti sessuali diventarono più forti. Non mi bastava più la fantasia, benchè mi bastasse sfiorarmi per schizzare da tutte le parti. Cominciai a parlarne col mio amico Roberto che stava scoprendo lo stesso mondo. Roberto, che era più sveglio di me, mi propose di masturbarci insieme. Non avevamo il minimo pregiudizio nei confronti dei rapporti omosessuali, anzi, il concetto di omosessualità non ci sfiorava neppure. In attesa di trovare il momento buono in cui non ci fosse stato nessuno in casa io ero eccitatissimo e mi feci quasi venire le vesciche alle mani a forza di seghe. Poi ci trovammo a casa sua in garage, stendemmo un cartone per terra in funzione di giaciglio ed estraemmo dalle mutande i nostri arnesi. Ricordo ancora, dopo quasi quarant'anni, l'emozione nel vedere il cazzo di Roberto, che avendo un anno più di me spuntava da un bel ciuffo di peli neri. Era durissimo e grandissimo ma ancora infantile. Cominciammo a masturbarci distesi uno accanto all'altro e fu la prima volta che feci del sesso condiviso con un partner. Roberto la sapeva lunga e mi propose di spogliarci nudi, cosa che facemmo di slancio, travolti dall'eccitazione. Era la prima volta che vedevo un corpo nudo tutto per me. Godevamo e soprattutto facevamo godere l'altro. Poi ci strimgemmo uno all'altro e sentii il contatto della nostra pelle calda e vellutata. Eravamo nonostante tutto ancora un po' intimoriti da quella situazione grandiosa e ad ogni gesto scoprivamo che si poteva andare oltre. Sperimentavamo sensazioni mai provate, così, naturalmente. Ci baciammo con la lingua saettante nella bocca dell'altro. La figa doveva ancora entrare nella nostra vita ma già godevamo della nostra cavità carnosa, bagnata e rovente. Ci carezzammo esplorando ogni centimetro dei nostri corpi. Poi Roberto prese in mano il mio cazzetto e cominciò una sega celestiale. Mi attirò a sé e congiunse le nostre cappelle fradice, coprì la mia con la pelle del suo prepuzio ed io non capii più nulla. La mia testa era nel pallone. Pochi minuti prima non potevo neppure immaginare che si potessero provare certe sensazioni. Sborrai sul suo corpo e lui sul mio, spandemmo il seme sulle nostre labbra e sui nostri occhi, sui nostri petti lisci. Fu già da allora che mi innamorai. M'innamorai di Roberto ma soprattutto del cazzo. Ancora oggi, a cinquant'anni, dinnanzi ad un bel cazzo nodoso e sbavante non capisco più niente e perdo le staffe. Ne ho presi a decine e ho donato il mio in tutti i modi, in culo e in gola fino a soffocare, ne ho stretti e leccati appassionatamente, ho fatto seghe interminabili e spossanti. Ho ingoiato sborra a litri e fatto docce di pioggia dorata. Col mio amico abbiamo continuato a fare sesso e man mano che passava il tempo perdevamo la nostra innocenza e diventavamo uomini. La vita ci ha presto separati ma quelle ore passate nudi sul cartone in garage sono ancora nel mio cuore e mi succede ancora di masturbarmi pensando a lui o di fare i confronti con qualche donna degli anni successivi, confronti dove lui a volte è uscito vincente.
Poi la femmina è entrata nella mia vita.
Verso i 14 anni, nei pomeriggi d'estate, inforcavamo la bicicletta e col nuovo amico Giorgio e le care Luisa e Franchina ce ne andavamo per la campagna dove l'unico suono era solo più il frinire delle cicale. Nessuno intorno, solo granoturco. Parlavamo molto ed eravamo tutti quattro tormentati dai nuovi ormoni che circolavano abbondanti nel nostro corpo. Un giorno ci raccontammo, neppure molto esplicitamente ma con mille sottintesi e allusioni, dei nostri corpi e dei piaceri che ne traevamo. Ci ritrovammo tutti eccitati, le due ragazze forse più di noi maschi. La Luisa era bella rotonda e già procace e quel giorno aveva indossato per la prima volta le calze di naylon col reggicalze (non i collant, allora forse non esistevano ancora, fortunatamente). La Franchina, come dice il suo nome al diminutivo, era minuta ma famosa tra i compagni di scuola per le sue belle tette sode e tonde tonde. Come fu e come non fu io e Giorgio proponemmo di mostrare loro come fanno i maschi a cercare il piacere. Ma avevamo bisogno della loro collaborazione, dovevano cioè alzare la gonna e farci vedere almeno le mutandine. Cominciammo a contrattare e loro si mostrarono dapprima restie ma poi capitolarono dopo un minuto scarso. Noi maschi ci piazzammo in piedi davanti a loro femmine e calammo i calzoncini e gli slip. Loro alzarono le gonne e ci mostrarono i loro tesori ben chiusi nelle mutandine di cotone, rigorosamente bianche, come inevitabilmente in quegli anni. Cominciammo una sega dimostrativa e devo dire che lo spettacolo delle calze di naylon di Luisa, che lasciavano scoperta una porzione di pelle della coscia e il loro Monte di Venere paffuto, racchiuso nel cotone, ma che faceva intravvedere il solco della spaccatura, furono piu potenti della bomba atomica di Hiroshima. Le ragazze restarono imbambolate, con la gonna in grembo a guardare noi due che ci smanettavamo selvaggiamente. Non credo che un attimo prima avrebbero sperato di assistere ad uno spettacolo così. La fantasia aveva fatto loro certo immaginare un maschio che gode ma la realtà superava la loro immaginazione. I nostri cazzi ormai adolescenti e incorniciati di folto pelo erano durissimi e lucidi di secrezioni e nelle nostre mani sembravano vivere di vita propria. Io e Giorgio eravamo al loro cospetto nella tipica posizione del maschio che si masturba in piedi: le gambe leggermente divaricate e le ginocchia appena flesse, il pube in avanti e il petto in dentro la schiena un poco flessa e lo sguardo a tratti sul cazzo, quasi a controllare che il lavoro fosse fatto bene, ma più spesso calamitato dalle grazie delle nostre amiche. Fu una cosa piuttosto veloce e all'avvicinarsi dell'orgasmo le due femminucce, inesperte si, ma non tanto da non sapere che il maschio schizza, si tennero un po' a distanza in modo da non essere spruzzate di sperma. La sborrata arrivò simultanea, abbondante e interminabile e andò a perdersi, sprecata, ai loro piedi. Il tempo avrebbe insegnato loro a farne tesoro. Quel giorno di scopare non ce lo sognammo neppure lontanamente ma fu un'esperienza coinvolgente per tutti quattro. Io e Giorgio ci tornammo su col pensiero per non so quanto tempo e fortuna fu che il cazzo non è di legno e le mani non sono di carta vetrata... Per alcuni anni avremmo dovuto accontentarci di mettere le mani nelle belle tette delle nostre amiche del momento e di sognare la vera figa, che nelle nostre menti di maschi adolescenti arrapati doveva occupare sempre più spazio. Non ci capitò più un'avventura come quella e arrivarono tempi duri. Venne il tempo dei giornaletti pornografici. Io ne possedevo un'intera collezione tra i miei libri di scuola, credendo ingenuamente che mia mamma non ne sapesse nulla ma non era possibile, era lei che riordinava ed un giorno mi parve di trovarli in un ordine diverso da come li avevo lasciati. Mamma non mi disse mai niente, allora non si era soliti parlare di sesso coi propri figli. Io ogni giorno me ne mettevo uno sotto la maglia e me ne andavo in bagno per sedute interminabili. In quei tempi andavano molto i "fotoromanzi" di cui esisteva la variante "porno". Erano quelli da me preferiti perchè le pose delle troie che vi comparivano erano più naturali, più credibili, e mi eccitavano di più. Ho sempre avuto una predilezione per il sesso ruspante e ancora oggi preferisco le donne normali, con le loro imperfezioni estetiche piuttosto che le fighe da rivista patinata. Ricordo la prima immagine di un cazzone adulto affondato in una figa da urlo. Era durissimo e nodoso, con reticolo venoso ben evidente. Il pelo nero e riccio era abbondante, anche quello della figa, bgnata di umori. Il maschio montava la donna alla pecorina e mi eccitava quest'uomo nudo dalla vita in giù. Portava una corta canotta di cotone bianco come si usava allora. Ricordo come fosse oggi che ero eccitato più dal cazzo che dalla figa. Devo essere diventato bisex molto precocemente, probabilmente al tempo del mio rapporto omosex col mio amico Roberto. Oggi non disdegno far sesso con uomini in tutte le declinazioni. Prediligo uomini pelosi e il contatto col cazzo caldo e duro mi commuove sempre un po' e mi fa tenerezza.
Dopo il periodo dei giornaletti porno il vento cambiò e arrivò la figa alla grande, ma il seguito ve lo racconto nel prossimo episodio.
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Categorie: Prime Esperienze