L’estate scorreva meravigliosamente ed io alternavo momenti di sesso con Giulio, Francesco e Pino con attimi di intenso amore con Andrea.
Più tempo passava e più sentivo di amarlo nel mio piccolo cuore.
E riuscivo a dividere il sesso dall’amore.
Così mentre quando capitava mi facevo scopare da qualcuno degli amici o almeno un pompino ci usciva, tutte le sere e le notti mi abbandonavo tra le braccia di Andrea, in modo totale, senza riserve, senza tentennamenti io il minimo dubbio sul fatto che anche lui fosse innamorato di me almeno quanto lo ero io di lui.
Scopare con Andrea non era come con gli altri con i quali soddisfacevo solo la mia grande voglia di cazzo.
Fare un pompino ad Andrea non era come farlo agli altri dai quali non mi aspettavo altro che una abbondante sborrata in bocca.
Con Andrea era vera passione, era un trasporto del corpo e dell’anima insieme che uniti producevano un sentimento di inaudita bellezza.
Con gli altri gli incontri erano occasionali, quando capitava, con Andrea era tutte le notti.
Andavamo al letto insieme totalmente nudi e alternavamo pompini e scopate con lunghi momenti fatti di baci, carezze, coccole e sentimento.
Tutte le sere era così e Andrea non si stancava mai, era sempre col cazzo duro e pronto a soddisfare tutte le mie voglie, certamente più di una volta sola, almeno due o tre se non di più in certe circostanze.
Lui non sentiva la fatica e se gli domandavo se era stanco, mi rispondeva: “Con te non mi stancherei mai Fulvietta, quello che con altre non riuscirei forse a fare, con te diventa semplice come prendere un bicchiere d’acqua. Sei la mia dolce scimmietta, il mio amore grande, la mia vita”.
Ed io a sentire queste cose mi scioglievo come un gelato in mano ad un bambino piccolo e lo coprivo di baci e di carezze. Lo leccavo tutto dai piedi al volto passando ovviamente per il suo magnifico e durissimo cazzo.
E poi lo accoglievo nel mio buchino in tutte le posizioni, come lui desiderava, senza insistere ne’ negarmi, Felice di sentirmi riempito dal suo cazzo ed inondato dal suo sperma.
Ma l’estate stava per finire e con i primi temporali estivi l’umore di Andrea si faceva sempre più scuro. Ed il mio altrettanto.
Capivamo entrambi che si avvicinava il tempo in cui sarei dovuto tornare in città e non avremmo potuto più stare insieme.
Questa cosa mi faceva stare male, ma bastava che Andrea ami abbracciasse e mi trascinasse nelle gioie dei nostri rapporti serali per dimenticare, almeno in quei momenti ,questi tristi pensieri.
E entrambi godevamo delle nostra scopate, dei pompini sempre più perfetti che riuscivo a fargli, grazie anche ai suoi consigli.
Ma il giorno della partenza inesorabilmente arrivò.
L’indomani sarebbero venuti a prendermi per riportarmi a casa.
La sera prima andammo a letto come sempre nudi, ma a differenza delle altre sere non mi catapultai direttamente in mezzo alle gambe di Andrea per prendere in bocca il suo cazzo e succhiarlo fino a meritarmi la tanto desiderata sborrata.
Quella sera mi accoccolai su di lui, rannicchiato, senza parlare, senza fare un gesto o un movimento.
Avevo il volto sulla sua spalla e lui mi accarezzava le schiena, i fianchi e anche le natiche, dolcemente, senza fretta.
Ad un tratto mi prese la testa e la sollevò per potermi baciare in bocca e scoprì che le mie guance erano rigate di lacrime.
“Ma tu stai piangendo Fulvietta!” disse
A questo punto non mi trattenni più ed esplosi in un pianto dirotto, singhiozzando .
Tra i singhiozzi gli dissi: “Andrea, non voglio andare via. Non mi fare andare via. Tienimi con te. Andrò a scuola qui, ma non mandarmi via. Come farò senza di te. Io ti amo troppo e se non sei con me sarebbe come se mi strappassi il cuore…”
Andrea mi baciava su tutto il volto, sugli occhi, sulla fronte, raccogliendo le mie lacrime con le sue labbra.
“Non piangere” mi diceva “se no farai piangere anche me. Anche io soffro come un cane sapendo che domani sera non sarai sdraiata nuda di fianco a me e non mi darai il tuo amore. Ma non possiamo farci nulla. E soprattutto non possiamo svelare il nostro segreto. Vedrai, piccolo amore mio, passerà anche l’inverno e tornerà l’estate e tu verrai di nuovo qui ed io ti aspetterò con le braccia aperte pronto a darti tutto il mio amore”
“E se tu mi tradisci nel frattempo?” dissi singhiozzando ancora di più “magari trovi qualcun’altra che ti piace più di me e mi lasci sola. Come farò allora io? Come farò senza di te?”
“Angelo mio, ti guro che non ti tradirò mai ne con maschi e neppure con femmine. Sei tu che mi sei entrata nel sangue e nell’anima e senza te non posso stare. Ci sentiremo sempre, ci scriveremo, ci racconteremo quello che stiamo facendo, e magari ci sentiremo un poco più vicini. Dai amore mio, non piangere più. Ti prego”
E continuava ad asciugarmi le lacrime con le sue labbra e con i suoi baci.
Vide che mi ero calmato un pochino e mi appoggio un bacio sulle labbra, dolcemente dapprima, poi insistentemente, sempre più forte. Dischiusi le mie labbra e ricevetti la sua calda lingua in bocca.
Un bacio che durò un tempo indefinito, che non voleva smettere mai ma che ebbe la forza di farmi calmare.
“Voglio portare co n me il tuo sapore amore, voglio che rimanga con me per tutto il tempo che saremo lontani”
E così dicendo mi avvicinai al suo cazzo che in un attimo diventò duro e dritto.
Non fu come le altre volte, mi avvicinai con dolcezza, senza precipitarmi e la mia lingua cercava di scoprire tutti gli angoli, anche i più nascosti tra le sue cosce, il suo inguine, la sua pancia e il suo cazzo.
Mi attardavo in ogni posticino, alternando baci a leccate, leccate a succhiate, succhiate a sfregamenti della sua asta su tutto il mio viso.
E Andrea non smetteva di accarezzarmi e di dirmi dolci parole: “Amore mio, tesoro, come sei bella e quanto ti desidero, sei la mia gioia, la mia voglia di vivere, la mia speranza per il futuro, non voglio perderti e non ti perderò, come tu non mi perderai”
Ascoltavo le sue parole con sentimento misto di gioia e disperazione, e qualche lacrimuccia continuò ad uscire anche durante questo pompino che era l’ultimo dell’estate.
Attesi quasi con ansia di ricevere il suo sperma in bocca, e quando me lo riversò con una serie di violenti schizzi non volli perderne una goccia. Volevo che il suo sapore restasse il più a lungo possibile nella mia bocca.
Quando terminò di schizzare non volli lasciargli subito il cazzo, continuai a leccarlo e succhiarlo con un sentimento misto di avidità e amore.
Non era mai successo fino ad allora, ma Andrea mi baciò con passione infilando la sua lingua nella mia bocca che ancora aveva gocce del suo sperma. Lo considerai un atto di grande amore e mi abbandonai totalmente a lui.
Dopo il lungo bacio fui io a dirgli: “Andrea, amore mio, fammi ancora tua prima di andare via, ma voglio vederti in volto….”
Mi sdraiai sulla schiena e quando lui si avvicinò alzai le gambe e gliele posai sulle spalle, spalancandogli così la via verso il mio culetto.
Lui si assestò fra le mie gambe e puntò il cazzo contro il mio buchetto e con una immensa dolcezza piano piano me lo infilò dentro fino alla radice.
Cominciò a muoversi con lentezza e dolcezza accompagnando i suoi movimenti con sospiri e frasi d’amore.
Si abbassava vero il mio viso e mi baciava le guance, gli occhi, le labbra, i capelli, continuando a dirmi che ero bellissima, che nessuna ragazza poteva stare a confronto con me.
Io mi sentivo riempire totalmente la pancia dal suo cazzo che si muoveva dentro di me in modo ritmico, dolce ma possente, sentivo che ero suo e che lui era mio e che non avrei voluto perderlo per nessuna cosa o persona al mondo.
Durava più del previsto quella sera la nostra scopata, ma io avrei voluto che non finisse mai e che lui restasse dentro di me per sempre.
Ma dopo un certo tempo sentii il suo respiro farsi affannoso, sentii che chiamava il mio nome “Fulvietta…. Fulvietta… Ti amo, sono tuo non lasciarmi mai….”
E quindi venne come un uragano, sentii la sua sborra calda scivolare dentro mi me e spandersi dappertutto, mentre lui continuava a spingere il cazzo sempre più in profondità.
Continuò ancora un po’ con questi colpi di reni fino a che si accasciò su di me.
Gli presi il viso tra le mie mani e mi accorsi che anche lui piangeva, e così mi sciolsi di nuovo in lacrime anche io.
Restammo così uno attaccato all’altro per molto tempo, mescolando le nostre lacrime e i nostri respiri.
Andrea fu il primo a calmarsi e mi aiutò a calmarmi anche a me.
Si sfilò il cazzo dal mio culo e mi tenne stretto stretto sul suo petto riempiendomi di baci e carezze.
“Adesso dormiamo Fulvietta, amore mio. Domani ci alzeremo presto e ti voglio vedere in forma. Voglio che mi saluti col tuo incredibile sorriso che io imprimerò nella mia mente e lo terrò li fino a quando non ti rivedrò di nuovo e ti stringerò di nuovo tra le mie braccia.”
Mi cullava come fossi un bambino, mi parlava come cantare una ninna nanna, ed io mi addormentai così tra le sue braccia. E così mi risvegliai l’indomani mattina. Ancor abbracciato a lui con lui che ancora ami accarezzava. Gli diedi un lunghissimo e dolcissimo bacio e mi preparai a fare le valigie.
L’estate era finita, e con essa una meravigliosa avventura che forse nessun altro o altra aveva mai vissuto con questa intensità.
Questa storia finisce qui, se dovessi raccontare altri episodi di Fulvietta (me stesso) lo farò ricominciando da capo e non come continuazione di questa storia che preferisco rimanga con questo finale
Grazie a tutti coloro che hanno letto e soprattutto capito. Capito che Fulvietta non era un ragazzino effeminato del tipo checca, ma una ragazzina dentro. Non era una che sculettava o parlava come si vede nei film comici. Aveva solo i lineamenti dolci e delicati di una ragazza che trasmettevano all’esterno il suo essere interiore, ma senza avere alcun atteggiamenti o movenza tipica dei femminielli.
Lei era semplicemente una ragazzina che, per caso, era nata col pisello.

(Fine!)
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