Quella sera avevamo fatto come sempre sesso con mio cugino Andrea, dopo di che eravamo rimasti tutti nudi abbracciati a coccolarci un po’.
Andrea mi accarezzava i capelli e mi dava tanti bacini e io gli accarezzavo il cazzo che non smetteva mai di essere dritto.
Sentivo che gli volevo un bene dell’anima ad Andrea. Era un ragazzo davvero buono e mi accontentava su tutto. Basta dire che accettava che mi facessi scopare dai suoi amici mentre io ero quasi certo che era geloso. Ma lo rassicuravo sempre dicendogli che anche se mi ero fatto scopare da Francesco e Giulio. Lui rimaneva sempre il mio tesoro di cugino che aveva fatto di me una vera ragazza, in tutti i sensi.
Nel mezzo di queste coccole mi rivolsi ad Andrea dicendo: “Scusa Andre, ma secondo te Pino è gay?”
“Perché?” mi domandò
“Sai faccio con lui quello che faccio anche con voi. Al mare mi avvicino e gli prendo il cazzo in mano e lo sento duro, ma non mi ha mai chiesto di scopare con me ed è l’unico che non lo ha fatto. Magari non gli piaccio….”
Ed Andrea: “ Come fai a non piacergli stupidella? Sei una bambolina meravigliosa! No… non credo né l’una né l’altra cosa. Secondo me è solo un po’ timido. Ed è anche il più bravo della classe. Sono certo che gli piaci da matti, ma non ha il coraggio di dirtelo”
MI venne un’idea e gli dissi: “Senti Andrea, ho un’idea. Se non me lo chiede lui, posso chiederglielo io. Mi faresti il piacere di fare come l’altra volta con Giulio e lasciarci in casa domani pomeriggio?”
Ebbi l’impressione che si fosse rabbuiato. Così continuai: “ Andre, credimi, tu sei quello con cui ho fatto e farò molto di più che con chiunque altro. Ti voglio un sacco di bene e tu lo sai. Non devi preoccuparti se ti chiedo questa cosa. Una volta fatto tutto alla fine io ritorno sempre da te. E sono tua!”
Sorrise e mi disse: “E’ vero Fulvietta, tutte le sere sei con me e mi regali tutto di te dandomi una gioia immensa. Ti voglio troppo bene e ti farò contenta anche stavolta. Invita pure Pino. Faremo come l’altra volta.”
E mi stampò un bacio fantastico infilandomi tutta la lingua in bocca.
Ricambiai con ardore e volli ringraziarlo con un altro pompino che cominciai appena ebbi finto di baciarlo.
Lo succhiai con dolcezza come si meritava Andrea per quello che era e faceva per me. Bevvi ancora una volta la sua sborra e mi addormentai accoccolato a lui.
L’indomani mentre eravamo in spiaggia e facevamo i soliti giochini mi avvicinai di più a Pino e lo guardai con attenzione. Di solito portava gli occhiali, ma ovviamente in acqua se li toglieva. Non avevo mai notato che aveva degli occhi splendidi. Era davvero carino con i suoi capelli neri e ricci la sua bocca carnosa ed una pelle vellutata.
Mi avvicinai e come sempre gli infilai la mando dentro il costume afferrandogli il cazzo che ovviamente aveva ben dritto e duro. Mentre glielo menavo gli dissi: “Scusa Pino, ma dimmi…. Io ti piaccio o no?”
Mi rispose con un filo di voce: “ Mi piaci un sacco Fulvietta, perché me lo chiedi?”
Gli dissi con un sorriso: “Il fatto è che non mi chiedi mai di stare con me come hanno fatto tutti gli altri, perché?”
Sempre con un sussurro mi disse: “Non lo so, lo farei ma forse non ho coraggio, è che non l’ho mai fatto, scusami”
Gli sorrisi ancora di più, dicendo: “Senti Pino, oggi verso le tre vieni a casa di Andrea, saremo soli io e te. Voglio capire se davvero ti piaccio. Verrai?”
Balbettò un po’ e poi disse: “ Si verrò oggi pomeriggio alle tre”.
Gli posai un bacio leggero sul volto, gli strizzai ancora il cazzo e volai via. “Ti aspetto, non fare tardi, capito?”
Mi face un gesto di “OK” con la mano, e la mattinata in spiaggia passò come tutte le altre tra un calcio al pallone, un tuffo in acqua e qualche toccatina qui e la.
Dopo pranzo io e Andrea rientrammo a casa e cinque minuti prima delle tre mi disse:” OK piccola, vado via. Ti raccomando, fai la brava e pensami”
Gli schioccai un bacio in bocca dicendo: “Lo sai che ti penso sempre cuginetto, non potrei più fare nulla senza di te.”
Alle tre in punto suonò Pino, gli aprii, era con una magliettina di cotone con una barca stampata, un pantaloncino azzurro molto corto che faceva vedere bene le belle gambe senza un pelo.
Lo portai su in cameretta e ci sedemmo sul divano vicini l’un l’altro.
Vedevo che era imbarazzatissimo e arrossiva ad ogni gesto. E si…. A guardalo bene era proprio carino Pino, delicato, con una pelle bianca e liscia che il sole faceva fatica ad abbronzare. Peccato che era così timido. Allora mi proposi di fargli passare un po’ di timidezza.
Gli dissi: “Pino, perché non ti togli gli occhiali? Hai due occhi davvero belli che meritano di essere baciati e con gli occhiali non si può.”
Diventò quasi paonazzo, ma si tolse gli occhiali mettendo i mostra i suoi splendidi occhi nocciola.
MI avvicinai piano piano e gli baciai prima un occhio e poi l’altro, con dolcezza facendogli sentire bene le mie labbra. Era rigido come un pezzo di legno, bisognava scioglierlo di più.
Allora cominciai a baciarlo su tutto il volto, sul naso che aveva piccolino e un po’ a patata, gli mordicchiavo le orecchie e lo leccavo sul collo. Vedevo che non era inutile quello che gli stavo facendo e che ansimava forte.
“Sei davvero carino Pinuccio” gli dissi “voglio vedere il resto del tuo bel corpo”
E così dicendo gli sfilai la maglietta, mentre lui arrossiva ma non opponeva resistenza.
Cominciai a leccarlo sul petto, mordicchiandogli i capezzoli che si erano anche induriti, mentre lo accarezzavo sulle spalle e sui fianchi.
Scesi con la lingua fino al suo pancino e gliela infilai nell’ombelico leccandoglielo tutto. La sua pancia ansimava come il suo respiro.
“Ti piace?” gli dissi
“Si” mi sussurrò
Ed io continuavo a leccargli ogni centimetro della sua pelle, lentamente. Gli stavo facendo un pigiamino di saliva.
Quindi gli dissi di alzarsi in piedi davanti a me che restavo seduto. Lui lo fece in silenzio.
Io restando sempre seduto con lui in piedi davanti a me, continuavo a leccarlo sulla pancia e cominciai a scendere sotto l’ombelico. Mi avvicinavo all’elastico dei suoi pantaloncini azzurri sempre leccando. Piano piano gli abbassavo qualche centimetro di pantaloncino e leccavo la zona che si scopriva.
Continuai così fino a che non comparvero i suoi peli pubici. Era giunto il momento di abbassargli completamente i calzoncini. Lo feci con un colpo secco e mi ritrovai a un centimetro dalla faccia il suo cazzo dritto e duro, e anche bello devo dire. Una bella forma con una cappella abbastanza grossa e due palle molto ben fatte sotto.
Glielo presi in mano e dopo neanche un secondo sborrò violentemente sul mio viso.
Avrei dovuto aspettarmelo. Doveva avere le palle gonfie da molto tempo ed io lo avevo stuzzicato abbastanza.
Vidi che era impallidito e mi diceva: “Scusa, scusa, mi dispiace, non volevo, ma è stato più forte i me, Scusami”
“Non preoccuparti” gli dissi “non sai quanto mi ha fatto piacere ricevere la tua sborra. Anzi adesso vedrai che durerai di più e sarà più bello”. E mentre gli dicevo questo raccoglievo quanta più sborra possibile dalla mia faccia e me la mettevo in bocca per sentirne il sapore.
A questo punto dovevo spogliarmi anche io. Lo feci in un minuto e mi ritrovavi nudo assieme a lui che ancora aveva i calzoncini sulle caviglie. Glieli sfilai del tutto e lo feci sdraiare sul divano, quindi ricomincia il lavoro di lingua da dove l’avevo interrotto. Adesso gli leccavo le gambe, l’interno delle cosce fino all’inguine. Il suo cazzo si era di nuovo indurito come un sasso e finalmente cominciai a leccargli le palle prendendole anche in bocca per poi risalire lungo il cazzo con la lingua di fuori. Infine arrivai alla cappella che cominciai a leccare come un gelato soffermandomi sul frenulo me sul buchino della sborra.
E così lo ingoiai completamente spingendomelo fino in gola. Lo tiravo fuori e poi di nuovo me lo spingevo tutto in bocca. Ogni tanto lo tenevo fuori e lavoravo con la lingua la bella cappella, l’asta e le sue palline. E di nuovo dentro succhiandolo avidamente.
Sentii che cominciava di nuovo ad ansimare forte. Ma stavolta non mi avrebbe fregato e mi tenni il cazzo stretto fra le labbra fino a che non mi schizzò ancora violentemente riempiendomi completamente la bocca di sborra che buttai giù con gioia e soddisfazione. Pensai che doveva averne una carica pazzesca visto che, a quanto si sapeva, non aveva mai fatto nulla. Me lo tenni in bocca un po’ sia per raccogliere tutta la sborra che aveva sul cazzo sia per farlo tornare di nuovo ben dritto.
Non ci mise molto in due minuti era di nuovo sull’attenti e pronto per scoparmi stavolta. Notavo che si era sciolto parecchio e non aveva più quel terrore che gli avevo letto in volto prima.
“Adesso devi scoparmi” gli dissi in un orecchio, mordicchiandoglielo un poco. “Ma non preoccuparti faccio tutto io.”
Lo feci sdraiare sul divano che era bello grande. Gli presi il cazzo in mano e glielo menavo per tenerlo sempre dritto, ma credo che non ce ne fosse bisogno. Poi glielo insalivai per benino leccandolo tutto dalla cappella fino alle palle.
Quindi mi misi a cavalcioni su di lui, guardandolo in faccia. Presi con una mano il suo cazzo e me lo appoggiai al mio buchino ormai spalancato.
Con qualche movimento di bacino feci entrare piano piano la cappella. Quando sentii che era dentro, tolsi la mano e sempre con molta calma e roteando il bacino facevo penetrare il cazzo dentro il mio culo. Sentivo che avanzava dentro e più entravo più andavo al settimo cielo. Fino a che non sentii le sue palle toccare il mio culo. Era entrato tutto ed ero seduto sulle gambe di Pino.
Lo tenni li per un po’ di tempo tutto dentro facendo solo dei movimenti col bacino per sentirmelo meglio piantato dentro.
Pino era in estasi e finalmente cominciò a sciogliersi.
Sei fantastica Fulvietta” mi diceva “credo che mai più proverò quello che provo con te. Capisco perché gli altri sono tutti innamorati persi di te. Non fanno altro che parlare di te, quanto sei bella, quanto sei brava e anche quanto sei porcellina. Adesso lo so che è così perché anche io mi sono innamorato di te.”
Non male come dichiarazione per un timidone. Mi fece tenerezza e lo baciai in bocca. Lui aprì subito le labbra e ricevette la mia lingua nella sua bocca. Poi cominciai a fare entrare ed uscire il cazzo. Ero io a sollevarmi e riabbassarmi per riprenderlo tutto dentro. Un paio di volte uscì completamente ma in men che non si dica lo prendevo col a mia mano e mi impalavo di nuovo a fondo. Continuai per un bel pezzo a cavalcare Pino e ricevere il suo cazzo nel culo. Ad un tratto mi implorò: “Non fermarti Amore, continua sempre forte … sto venendo di nuovo, mi fai godere come un matto, dai Fulvietta, continua.. continua….”
Venne ancora una volta copiosamente scaricandomi una bella dose di sborra nell’intestino e agitandosi come una biscia.
Gli feci mettere le gambe inclinate in modo da potermi avvicinare al suo viso senza fare uscire il cazzo. Capì subito ed io lo coprii di baci su tutto il viso e in bocca.
“Ti è piaciuto?” gli chiesi
“Moltissimo amore mio, mi hai fatto un regalo immenso, grazie, ti amo!”
Mi sollevai dalle sue gambe, sfilai il cazzo e sempre dandogli tanti baci andammo a pulirci per potere uscire.
La sera eravamo tutti insieme e tutti si complimentarono con Pino per avere rotto il ghiaccio. Io gli feci fare bella figura. Non parlai del fatto che era venuto solo a toccarglielo, e lo descrissi come un vero stallone.
Lui mi guardava con amore, mi ringraziava con lo sguardo e mi mandava dei bacini con la mano.
Con l’occasione presi Giulio da parte e gli dissi: “Adesso mi sono stufata. O mi fai avere la sorpresa che mi hai promesso o ti puoi scordare la mia bocca e il mio culo!”
Mi sussurrò all’orecchio: “Ci siamo, amore mio, Nel week end i miei vanno via ed io ho chiesto di restare qui con i miei amici. Hanno acconsentito. Quindi avrai il tuo regalo a sorpresa.”
Ero contento e non vedevo l’ora che fosse sabato.
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