Nello studio degli associati, Davide era il più giovane, quello che solo da pochi mesi era entrato a far parte della ‘squadra’ per la stima che aveva per lui Filippo che ne aveva caldeggiato la cooptazione; era molto vivace, sia come intelligenza e spirito nel lavoro, sia come comportamento di vita; e non mi dispiaceva prenderlo talvolta in giro per certa sua vivacità di rapporti: ogni volta che veniva a cena da noi, si presentava con una ragazza nuova, quasi sempre bellissima, pur essendo chiaramente molto distaccato e coinvolto solo parzialmente in un sentimento.
“Come fai ad essere sempre così ‘presente’ con le ragazze che frequenti. Non mi pare che qualcuna ti sia più cara di altre.”
Cercai di provocarlo.
“Ersilia, non sei stata tu una volta a fare quella sottile distinzione fra sesso e amore?”
“Appunto: dal tenore dei tuoi rapporti, mi pare che l’amore sia proprio il grande assente. Sono solo sessuali i tuoi rapporti con quelle ragazze?”
“Carissima, tu che ne sai del mio amore? Qualcuno ti ha per caso confidato che sono innamorato di una bella impossibile?”
“Per questo, chiedo a te!”
“E se la risposta ti dovesse infastidire? Stai provocando una mia confessione ma non puoi prevederne gli effetti.”
“Vuoi dire che sai anche amare?”
“Cos’è l’amore per te? … Io credo che sia soprattutto afflato, comunicazione, partecipazione emotiva … Se è così, io ti sto amando, qui, ora, perché ti sto raccontando quello che nessuno sa e tu cerchi di entrare nei miei pensieri segreti … vuoi la verità? Ce l’hai!”
“Dai, sii serio: non vorrai farmi credere che sei innamorato di me!?!”
“Vedi, se cerco di dire la verità la butti in vacca. Come posso parlarti con amore, se mi preferisci buffone?”
“Questo non te lo consento! Io ti voglio bene; forse sono anche un pochino innamorata di te; non tratto nessuno da buffone; ma parlare d‘amore è troppo!”
“Perché ti sei votata a uno che ti riempie di corna e non riesci ad accettare che un altro soffra dal desiderio di adorarti come meriti? Scusami, stiamo andando troppo fuori. Sappi solo che sono un tuo devoto ammiratore e che, in qualunque momento, per te ci sono, per qualunque cosa tu avessi bisogno.”
“Davide, grazie; ma io amo Claudio, nonostante tutto. Mi dispiace per te. Cerca di dirigere meglio i tuoi interessi.”
La dichiarazione di Davide mi aveva sconvolta: mi diventava sempre più difficile da accettare l’amore per Claudio che ormai non rispettava più niente; dopo essersi scatenato per anni in una febbrile caccia alla vulva nuova e fresca da conquistare, adesso si era preso un’imbarcata notevole anche per Nicoletta e, da sei mesi circa, non passava sabato senza che i nostri amici venissero a casa per la cena, ma soprattutto per il dopocena, che diventava una travolgente galoppata nel sesso sfrenato in cui restavo coinvolta soprattutto io che in Filippo avevo trovato un amante straordinario, per cui il gioco che Claudio credeva di portare avanti per se diventava l’occasione per me di realizzare il mio sogno di amore tenero e delicato che mi allontanava continuamente da lui, col quale ormai avevo anche rari amplessi, visto che la mia tensione era tutta al sabato sera, quando mi potevo rifugiare in braccio a Filippo.
C’era da fare i conti, però, col carattere volubile di mio marito che, dopo sei mesi, cominciò ad essere annoiato della stessa minestra e voleva rinvigorirne almeno il sapore, inventandosi altre soluzioni.
La palla venne lanciata in campo un sabato sera, alla fine della cena, prima di fiondarsi, come sempre, addosso a Nicoletta e lasciarmi sola con Filippo: osservando che era finanche noioso continuare a vedersi, come in un rituale, sul terrazzo del nostro appartamento, propose di rinnovare l’abitudine spostandoci a cenare, per esempio, in un club privè; non sapevo molto di queste strutture, ma Nicoletta osservò immediatamente che nei privè non si andava solo per cenare: lo frequentavano soprattutto quelli che amavano il sesso libero e, perché no, spinto, visto che si potevano fare cose particolari e spesso inaudite.
Chiesi a Claudio che intenzioni avesse e lui si limitò a ribadire che voleva semplicemente ravvivare i nostri incontri che si erano banalizzati e che qualche trasgressione sessuale non era poi la fine del mondo; gli feci presente che io facevo solo l’amore, che odiavo il sesso fine a se stesso e che non ero disposta a schiavizzarmi ai suoi capricci.
“Tu puoi anche startene a casa; ci resterai per sempre ed io farò la mia strada.”
Stavo per scattare; Filippo mi fermò.
“Ersilia, io sarò sempre con te. Ti basta questo?”
Non potevo negare che con lui sarei andata anche all’inferno; Claudio decise per tutti ed organizzò.
Il successivo lunedì mattina, nello studio associato, notavo una certa animazione, perché si era sparsa la voce della ‘spedizione’ e Davide aveva qualcosa da considerare sull’argomento; mi bloccò in sala d’attesa e mi chiese lumi; gli dissi che Claudio aveva deciso autarchicamente di fare quell’esperienza e che non mi ero opposta per quieto vivere.
“Ersilia, posso chiederti un impegno formale?”
“A che proposito?”
“Dimmi solo se sei disposta ad affidarti a me, ti prego.”
“Va bene; se dovessi essere in difficoltà, mi ricorderò che tu per me ci sei e ti chiamerò.”
“Non so se dal club privè ti riuscirebbe.”
“Ma che ne sai?”
“Amore, io ci vivo in quei locali; io lì vado a caccia delle mie prede e vado a cercarci la tua sostituta, che però non esiste. Io conosco quelle realtà: credimi, se ti dico che è un mondo pieno di trappole infide. Ti chiedo solo, in qualunque momento ti dovesse risultare necessario o anche solo utile, chiedi ad uno degli addetti di chiamare Davide: li riconoscerai perché hanno una divisa e ti assicuro che chiunque di loro mi porterà da te in pochi minuti. Giurami che lo farai, appena aprirai gli occhi.”
“Davide, non ti capisco, ma mi fido di te. Se ne avrò bisogno, ti chiamerò e, ti aggiungo, mi fiderò ciecamente di te. Se non lo hai ancora capito, io sono la persona più indecisa del mondo e devo sempre appoggiarmi a qualcuno. Finora i miei riferimenti sono stati Nicoletta e Claudio: adesso sento che sono tutti e due lontani; mi aiuta un poco Filippo ma è troppo legato a Nicoletta. Se questa esperienza dovesse essere un altro fallimento, sarai tu la vittima della mia debolezza.”
“Non sto neanche a discutere quanto poca autostima hai e quanto questo ti danneggi; se diventerai la mia compagna, ti aiuterò io a cambiare. Per ora mi accontento di sapere che, quando ti faranno sfiorare il burrone, mi chiamerai ed io sarò il supereroe che ti salva all’ultimo momento.”
“Stupido, adesso provi la scena della ragazzina in pericolo e del suo piccolo innamorato che la salva? Non sono ancora decisa ad affidarmi completamente a te, che oltretutto sei così giovane. Vediamo cosa c’è dietro l’angolo; poi, se sarà il caso, griderò aiuto e il mio Lancillotto arriverà a salvarmi dal drago.”
“Quale sarà il mio premio?”
“L’amore della bella castellana; e ti assicuro che vale la pena.”
“Lo so, lo so bene; e farò di tutto per conquistarlo.”
Che le cose non seguissero il percorso che mi era stato raccontato emerse quasi subito, quando sentii Nicoletta che parlava al telefono e fissava appuntamenti per il sabato deciso per la visita al privè; chiesi con chi avesse parlato e lei mi suggerì di non preoccuparmi perché pensavano a tutto lei e Claudio: mi ero sempre fidata di loro ed ora non ci sarebbe stata ragione per dubitare; ma osservai il viso di Filippo e dalla smorfia che aveva fatto mi resi conto che mi stavano imbrogliando, contro la sua opinione apertamente contraria; chiamai Davide nel suo ufficio e gli chiesi di incontrarmi nei bagni; non esitò anche se sentivo perfino dalla voce nell’interfonico la sua perplessità.
“Cosa diamine succede? Cos’è quest’incontro clandestino?”
Eravamo nell’antibagno; entrai in uno dei bagni, lo feci entrare e chiusi la porta; lo abbracciai con violenta passione.
“Amore, adesso so che davvero sei l’unico mio amore possibile: hai ragione, mi stanno preparando una trappola per costringermi a fare sesso con qualcuno che non conosco …”
Piangevo; Davide prima mi asciugò a baci il viso dalle lacrime, poi chiese spiegazioni.
Gli dissi che dalle strane telefonate di Nicoletta avevo dedotto che l’invito era anche ad altre coppie e il mio sospetto era che Claudio volesse una serata di sfrenata libertà sessuale, in cui tutti avrebbero dovuto copulare con tutti; e lui sapeva per certo che io non avrei accettato mai; sperava che, nella convulsione del momento, mi piegassi al dictat per non sollevare scandalo; non sapevo cosa fare e chiedevo consiglio a lui.
“Amore (posso cominciare a chiamarti amore?) niente di grave: va’ con loro, entra nel locale; dopo il cordone d’accesso, ciascuno è un libero cittadino che non può essere obbligato a niente: è la legge del locale; io sarò là, appena oltre il cordone; vieni via con me e tuo marito saprà che sono il tuo amore, il tuo cicisbeo, il tuo cavalier servente; non potrà fare niente, anche perché il titolare è un cliente tuo, gli stai curando una brutta causa.”
“Chi è costui? Io non ne so niente.”
“Perché, come al solito, lasci che Claudio se ne occupi e si prenda i meriti. Prima di uscire, faresti un poco d’amore con me, qui, adesso?”
“No, amore; comincio ad essere innamorata di te, comincio a dipendere da te, la mia vita si lega alla tua; ma non voglio che sia un momento di terrore a farmi decidere. Sabato sera faremo l’amore per la prima volta e, se lo vorrai, anche per sempre. Adesso ho bisogno dell’amico fraterno.”
Mentre lo dicevo, lo baciai con una passione che non ricordavo di aver mai provato prima.
“Bugiarda! Era questo che ti chiedevo; e tu sapevi già che mi avresti dato questo amore. Non preoccuparti: ce la farai.”
In ufficio, Davide mi fece vedere la pratica del proprietario del privè e mi ricordai che avevo appuntamento con lui proprio quel giorno, ma a riceverlo era stato Claudio; entrai come una furia nel suo ufficio, incurante di chi era con lui.
“Questo cliente è molto scorretto: dieci mesi che lavoro alla sua causa, ha un appuntamento con me e non si presenta. Io finirò per rinunciare.”
Urlavo, quasi; il signore seduto di fronte a mio marito, si alzò compito.
“Signora, io sono qui da dieci minuti e stavo parlando con l’avvocato …”
“Ah, bene, avvocato, questa è la pratica, da questo momento se la sbrighi lei …”
“Ersilia, aspetta, io cercavo di non caricarti di eccessivo lavoro …”
“Ah, poveretto, che buon samaritano!!!!!! Io ero qui a girarmi i pollici e lui mi alleggeriva la fatica!!!! Venga nel mio ufficio e impari a rispettare le persone almeno più di quanto lo fa quel cafone di mio marito!”
Ci restò molto male, Claudio, perché mai avrebbe previsto una reazione dura da parte mia; tacque per non mettere in dubbio la serata al privè a cui teneva molto; mi dedicai alla pratica del signore che fu molto disponibile e mi assicurò tutta la sua amicizia.
Arrivò finalmente il sabato tanto atteso e, alle otto di sera, ci recammo con la mia auto al privè: eravamo, come sempre, noi quattro; ma, al tavolo del ristorante, scoprii che Claudio aveva invitato altre due coppie, i cui maschi non erano poi neppure sgradevoli e conoscevo già di vista: mi diede un enorme fastidio scoprire che mio marito aveva data già per scontata la mia adesione non solo alla cena ma anche ad un imprevedibile dopocena; inoltre, mi angosciava la spudoratezza con cui corteggiava apertamente la moglie di uno dei due, una bellissima donna che mi scatenò improvvisamente il dubbio di essere diventata vecchia e inutile, caricando di nuvole nere il senso della mia scarsa autostima; anche Nicoletta sembrava contrariata dalla situazione che necessariamente la relegava ad un ruolo subalterno,
Quando, poco dopo le nove, la cena fu consumata e la ‘banda’ si avviava ad una camera di cui Claudio aveva chiesto la chiave, mi rivolsi ad uno degli assistenti e gli chiesi se poteva chiamare Davide perché Ersilia aveva bisogno di lui; mentre i miei commensali si davano da fare per organizzare la ‘loro’ serata, vidi il mio giovane amore arrivare dall’ingresso e mi precipitai verso di lui abbracciandolo quasi come un salvatore; Claudio mi guardò torvo e mi si accostò prendendomi per un braccio; ma un buttafuori comparve d’incanto e lo allontanò.
“Signore, qui ognuno è libero di fare le sue scelte.”
“Ma lei è mia moglie …”
“Per noi è solo una utente, anzi una VIP, che è libera di fare tutto quello che le pare; le vostre rogne ve le grattate a casa o al massimo, in tribunale.”
Lo spinse via con malgarbo ed io mi fiondai tra le braccia di Davide, che mi accolse con calore, con amore e con tanta passione, riempiendomi il viso di baci.
“Vuoi restare qui o preferisci che ti accompagno da qualche parte?”
Si era avvicinato il proprietario, mio cliente, e mi disse con un sorriso.
“Se avete bisogno di uno spazio privato, la suite VIP è a vostra disposizione.”
“Davide, ti va di festeggiare qui la nostra luna di miele?”
“E lo chiedi? La chiave della suite?... “
Gliela consegnarono e vi ci recammo come ragazzi in fregola alla prima copula della vita.
Davide rivelò una dolcezza mai incontrata e, soprattutto, riuscì a fare l’amore facendomi sentire padrona del suo corpo: anziché possedermi come ogni maschio, con la pretesa di dominare i miei organi, i miei pensieri, le mie emozioni e scatenarsi con violenza su tutto quanto stimolasse la sua sessualità, riuscì a darmi il senso che fosse la mia vagina a prendere la sua verga, a catturarla nell’utero e a mungerla fino a raccoglierne la crema dolcissima che spruzzò al colmo del piacere; quando lo presi in bocca e lo succhiai, veramente avevo l’impressione fisica di dominare le sue emozioni, di controllare i suoi brividi e le sue reazioni e, quando sentii che era sul punto di eiaculare, mi fermai a bella posta e lasciai che scemasse la sua potenza per riprendere da capo, in bocca, prima, e nell’ano poi, dove lo feci penetrare solo risucchiandolo nell’intestino e carezzandolo in una strana irresistibile fellatio anale.
Ci amavamo veramente con tutto il corpo, quasi con tutta l’anima; sentivo che Davide era tutto dedicato a me: non muoveva muscolo senza favorire il mio piacere, quasi mi leggesse nel pensiero e nella libidine; accompagnava le penetrazioni con frasi dolcissime che mi carezzavano il cervello, il cuore, l’anima, mentre lui mi illanguidiva con carezze dentro e fuori del mio corpo fino a farmi godere senza fine.
Più volte fui costretta a chiedergli tregua, perché il suo modo di amarmi era eccezionale, immenso, quasi mortale, tanti erano gli orgasmi che mi strappava alle viscere col suo amore.
Non mi ero mai sentita così, in tanti anni di vita con Claudio e di amore anche molto intenso: il mondo sembrava assumere una dimensione diversa e mi trovavo sconvolta in tutti i miei valori.
Mentre ci rilassavamo dopo un lungo assalto, gli chiesi a bruciapelo.
“Lo faresti un figlio con me?”
“Se a monte di questa richiesta c’è la convinzione che da questo momento sono il tuo uomo, che chiudi la storia con tuo marito, qualunque sia l’esito, e che possiamo costruire una vita insieme, allora sono felicissimo di essere il padre non solo di uno ma di tutti i figli che vorrai; non appena smetterai la pillola, faremo l’amore senza cautele e di inseminerò immediatamente. Ma devo sapere che, da quel momento, potrò prendermi cura del mio amore e del figlio che avremo. Pensi di poterlo fare?”
“Oh, caro il mio maschietto razionale!, scusa se non arrivo a formulare pensieri così alti: io ti ho chiesto di darmi un figlio ma non avevo pensato a mio marito … stupido arrogante!”
“No, aspetta; non volevo offenderti. Tu mi hai fatto toccare il paradiso, ma io ancora non mi convinco che sei vera, che sei mia, che stiamo amandoci; cerca di capirmi: fino a due ore fa, tu eri irraggiungibile, intoccabile; ora parli di avere un figlio insieme. Capisci quanto sono sconvolto?”
“Ma tu riesci a cogliere che veramente mi sono scoperta innamorata di te e che un figlio è il primo, enorme legame che intendo costruire con te? Forse Claudio ci farà una guerra senza quartiere, perché è un maschio maschilista e arrogante: può darsi che il divorzio me lo faccia penare per anni: è un buon avvocato. Ma un figlio non lo può fermare, è una cosa tutta nostra e dovrà accettare che sia TUO figlio anche all’anagrafe, anche se lui si ostinerà a rimanere mio marito quando io vivrò con te, amerò solo te e vorrò solo te. Capisci perché voglio un figlio da te? Per essere completa come donna: un figlio ti realizza, sempre; per essere la TUA donna ancora prima che lo dicano le carte; per costruire una famiglia: io, il mio uomo e nostro figlio che avrà il nome di uno dei tuoi genitori, come è nello stile della tua cultura. Capisci adesso?”
“Manca molto a cominciare?”
“No; fra meno di una settimana avrò il mio ciclo; passato quello, cominceremo a darci da fare per nostro figlio.”
“Ti adoro, Ersilia!”
“Cosa facciamo? Restiamo qui tutta la notte, anche a dormire? Oppure andiamo via, a casa tua o a casa mia?”
“Casa mia è piccola, anzi minima: ci sto solo io con il mio amore per te.”
“E non riusciresti a ricavarmi un piccolo spazio per me e per il mio amore per te?”
“Tu entrerai sempre nella mia realtà, qualunque sia la sua dimensione! Se ti va, possiamo andarci e restare fino a domani; forse avrai qualche problema coi ricambi … “
“Possiamo passare da casa mia e ‘occupare’ la camera degli ospiti anche quando rientrerà Claudio; oppure recuperiamo il necessario per domani e per lunedì e poi ci trasferiamo da te senza rischiare di scontrarci con lui. Preferisco che scegli tu, anche se ho una mia idea precisa.”
“Io ti vorrei nella mia casetta di marzapane; e tu?”
“Anch’io vorrei rifugiarmi nella favola del tuo spazio risicato per riempirlo del mio amore … “
“Secondo te, siamo abbastanza ridicoli così fanciulleschi, favolistici e stupidi?”
“E se invece ti proponessi che siamo dolcissimi, innamorati e quasi vergini, almeno nel modo di rapportarci, al di là delle vicende fisiche?”
“Direi che hai ragione e che sei bellissima quando diventi la regina della mia favola.”
“Tu già sei stato il mio Lancillotto, il Superman che mi è venuto a rapire in volo quando ero sul burrone … “
“Per favore, la smettiamo e andiamo a casa?”
Intanto, ci stavamo rivestendo e, appena pronti, lasciammo la suite, consegnammo la chiave a un addetto e filammo via con la sua auto; passammo da casa mia dove misi in una borsa un po’ di ricambi e ci andammo a ‘imboscare’ nel suo miniappartamento che davvero era molto poco attrezzato, in perfetta linea con la vita di uno scapolo; ma aveva quel poco che ci apparve indispensabile: un letto grande, un bagno più ampio dell’angolo cottura e un frigo ben fornito.
Piombammo addormentati non appena appoggiammo i corpi sul letto e solo a mattino inoltrato potemmo fare una doccia, insieme naturalmente, e preparammo un caffè ristoratore.
Per pranzare, scegliemmo la trattoria che per Davide era abituale e ci godemmo un pranzo delizioso non solo per la qualità delle pietanze tipiche ma anche, forse, perché condito con tanto amore e con le affettuosità che ogni momento ci scambiavamo, baciandoci in continuazione, accarezzandoci una mano anche mentre mangiavamo, dicendoci mille stupide dolcezze che ci incantavano.
Dopo pranzo, decisi di passare di nuovo da casa per aggiornarmi sugli avvenimenti: trovai la mia macchina nel garage, ma l’appartamento risultò totalmente vuoto; l’assenza di alcune valigie e di molti capi di abbigliamento di Claudio mi diedero la certezza che era partito, forse col nuovo amore: lo speravo, in fondo; ma mi era difficile rendermi conto che avesse accettato così facilmente una batosta insopportabile per il suo carattere; Davide volle tentare qualche indagine: mi chiese di parlare con Filippo e Nicoletta, i quali mi confermarono che mio marito si era accordato con la bella mogliettina per partire, nella stessa mattinata, per un convegno di cui nessun altro sapeva niente: senza ammetterlo pubblicamente, Nicoletta lasciò intendere che era stata una scusa per lasciare anche lei ed andare in vacanza con il suo nuovo amore.
Chiesi a Davide se preferiva restassimo a casa sua o potevamo trasferirci, con più agio, a casa mia; scelse il ‘nido d’amore’, come lo definì; e potevo essere solo d’accordo; prelevai alcuni incartamenti che mi sarebbero serviti il giorno dopo in ufficio, tornammo nel miniappartamento e passammo il pomeriggio a fare l’amore come se non dovesse esserci più un domani: tra il serio e il faceto, mentre ci rilassavamo da un ennesimo meraviglioso amplesso, gli feci notare che il numero di volte in cui ci eravamo accoppiati in una notte e mezza giornata era quanto una coppia normale realizzava nell’arco di un paio di mesi.
“Ma tu parli di coppie che non hanno all’interno una regina dell’amore ed anche del piacere, come c’è nella nostra coppia: tu sbanchi tutti i record, a cominciare dalla bellezza.”
“Sta zitto, che solo ieri sera, davanti alla nuova fiamma di mio marito, ho sentito che sono vecchia e rischio di decadere …”
“Ma davvero?!?!?!?! Meno male che ci sono io qui, a raccattare i cocci di questa bellezza tramontata; altrimenti avrebbero dovuto rottamarla e poi mi toccava andare a recuperare i pezzi e rimetterli insieme per dimostrare che, rattoppata, era ancora la più bella del reame!!!!!”
“Dai, non scherzare, sto invecchiando e si vedono già le rughe.”
“Ti piace tanto essere adulata? Vuoi sentire che sei straordinariamente bella, affascinante, dolce, amabile, … tutto insomma? Va bene, te lo dico fino ad annoiarti; ma perché invece non ti metti davanti allo specchio e non vedi quanto sei bellissima anche senza trucco, totalmente naturale, assolutamente mia? L’unico specchio utile è quello in bagno: andiamoci e così ti faccio fare l’amore sotto la doccia.”
Davide fece quello che aveva promesso: anche l’amore sotto la doccia fu un momento di entusiasmo irresistibile e non riuscii a sottrarmi al fascino di succhiarlo con gusto, in ginocchio ai suoi piedi, mentre l’acqua ci scorreva addosso e ci lavava anche le brutture che avevamo sopportato; mi esplose in bocca con dolce violenza e bevvi fino in fondo il suo amore, non ne lasciai una goccia, perché sapeva tanto di buono.
La seconda notte che trascorremmo insieme fu un poco più pacata, perché eravamo coscienti che l’indomani si tornava al lavoro e ad impegni forse più gravosi, considerato che Claudio non ci sarebbe stato e che sugli altri due era difficile dire quanto affidamento si potesse fare, dopo la notte non si sa quanto ‘brava’ trascorsa al club privè.
Non ci astenemmo dal fare l’amore, anzi ne facemmo tanto e ancora in tutti i modi: riuscimmo anche a prendere sonno abbastanza presto, intorno alle due, e alle sette e mezza la sveglia ci strappò al riposo e ci propose la solita giornata di ferro; Nicoletta e Filippo arrivarono in ufficio ancora stravolti e, per di più, c’era qualcosa tra di loro che li turbava e che trasmetteva il disagio anche a me: provai a chiedere, ma si chiusero in un silenzio che mi risultava quasi offensivo, specialmente quando fu lui a negarsi; non si toccò nemmeno sfiorandolo il problema dell’assenza di Claudio.
Decisi di rimboccarmi le maniche e di affrontare da sola i compiti dell’ufficio; ma mi sentivo soffocare dall’ansia; chiesi a Davide di venire da me e di starmi vicino; lo fece in silenzio ma mi guardava con severità; fui costretta a chiedergli di parlare senza molestarmi ancora con lo sguardo inquisitore.
“Amore, se vuoi che ti aiuti, devi consentirmi di essere brutale … OK: diciamo che hai tre possibilità davanti a te … La prima è che ti metti al servizio di un grande avvocato, ti fai assumere per fare fotocopie, ricerche d’archivio e lavoretti che consentano all’avvocato di essere grande: lo hai già fatto, involontariamente, con tuo marito, che risultava efficientissimo col tuo lavoro … Ma non è questa la soluzione che vorrei per te; e non credo che tu la voglia.“
Lo guardai con una ferocia che lo avrebbe forse incenerito, se non fosse stata mitigata dal mio amore per lui.
“La seconda soluzione, forse proponibile ma non ammirevole, è che ti assuma tu tutto il peso delle responsabilità, che decida di diventare tu un grande avvocato e che prendi finalmente le fila di tutto, dai conti della serva ai problemi di delicatezza internazionale. Ce la puoi fare, perché sei grande anche se non lo vuoi sapere, perché sei ‘inesplosa’ e puoi essere una grande sorpresa … “
Lo guardai ironica.
“Mi ci vedi? …”
“Io ti ci vedo con estrema chiarezza; resta da capire quanto reggeresti lo stress.”
“Hai detto tre opzioni. La terza? … “
“Mi hai fatto entrare nel tuo amore perché avevi bisogno di appoggiarti; mi hai lasciato entrare nel tuo letto perché ti dessi amore; lasciami entrare nel tuo ufficio, cominciamo a lavorare insieme, ripeto INSIEME, alla pari, senza inganni e prevaricazioni; lavoriamo insieme e forse potrò fornirti l’appoggio di cui hai detto che hai bisogno. Forse insieme riusciamo a creare un grande studio legale e tu ti farai valere per quello che veramente sei, un grande avvocato.”
“La smetti di adularmi? Davvero credi che ce la posso fare?”
“Io sono nato cattolico e ho frequentato il catechismo. Il CREDO è la mia preghiera di base; e credo in te, nel tuo amore, nella tua determinazione. Tu puoi farcela ed io voglio esserti a fianco.”
“D’accordo.”
Chiamai l’amministratrice e le chiesi di portarmi i registri generali.
“Ersilia, oh, scusi, avvocato …”
“Ornella, cosa è cambiato che dal tu con la tua vecchia amica Ersilia passi al lei con l’avvocato?”
“Adesso sei tu il capo; finora avevi solo incarichi formali … “
“Chi ha detto questa stupidaggine?”
“L’avvocato Rossi, Claudio, tuo marito … “
“Il mio ex marito, per l’esattezza. Lui quindi mi ha sempre classificato figura di contorno alla sua attività? …”
“Si … lui parlava così … Io non ne ho colpa … “
“Ornella, sai parlare ancora a una vecchia amica? … Non esitare; dimmi quello che sai.”
“Poco da dire; Claudio ne faceva di tutti i colori e molti registri hanno pecche e falle che se arriva un’indagine tu vai in galera, perché nominalmente sei la titolare mentre le beghe le faceva lui. Se non vuoi avere rogne, fai sistemare questi registri da un esperto e cerca di risanare l’ambiente … “
“Tu non ce la fai a risanarli?”
“No; troppo gravoso per me, ci vuole uno specialista.”
“Amore, ci penso io; c’è una persona di fiducia che possiamo interpellare.”
“Amore?! Allora … voi due …?”
“Ti turba?”
“No, mi rende felice, ci rende felice.”
“Chi sarebbero i ‘ci’? A Chi ti riferisci?”
“A tutti gli impiegati. Claudio aveva solo una cosa in mente, il sesso; per quello ne faceva di cotte e di crude.”
“Parli di molestie sul posto di lavoro?”
“No, questo no; per lui le impiegate erano troppo poco, lui mirava alle grandi professioniste …”
“… anche in certe specifiche attività …”
Il commento di Davide era duro ma Ornella condivise.
Cominciava una nuova fase, per la quale forse l’aiuto di Nicoletta e Filippo sarebbe stato necessario.
Dovevo però rompere il muro di silenzio che avevano creato intorno.
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