Non feci niente per informare mio padre; mi feci trovare la mattina seguente davanti all’albergo con una valigia dove avevo raccolto le poche cose da portare, affidando ad un trasportatore il compito di consegnarmi il resto in Italia; il sorriso che si stampò sul loro volto era di quelli che illuminano un’esistenza; un’ora dopo eravamo in macchina diretti in Italia; concordammo che la mia vera identità non sarebbe stata rivelata, per molti motivi, che sarei stato presentato immediatamente come successore di mio padre e che avremmo sperimentato sin dal giorno seguente i rapporti con le maestranze; nel giro di ricognizione che facemmo per la catena di montaggio, mi capitò di osservare una postura inadatta di un’operaia; chiedendole educatamene scusa, le suggerii un movimento diverso che, le spiegai, era frutto delle ricerche di un’equipe svedese: fece una prova e registrò un notevole vantaggio fisico; Nicola, gonfio di orgoglio, esclamò.
“Cristiano da domani e l’A D di questa Ditta; voi lo conoscete in anteprima!”
Lo guardai come per fulminarlo; non se ne diede per inteso e mi presentò un operaio.
“Cris, questo è Nicola Cacciapuoti, il più rompiscatole dei rappresentanti sindacali; avrai modo di scontrarti spesso … “
“Non lo stia a sentire; non è in grado di capire che se un alto dirigente si ferma a parlare con gli operai e lo fa per dare consigli utili, ha già chiarito che tipo di padrone vuole essere; caro Nicola, ti assicuro che coi tempi nuovi anche i rapporti saranno nuovi.”
“A proposito di nuovi rapporti, nel sindacato avete già cominciato a porre il tema delle intese sovranazionali per affrontare le sfide europee?”
“No, crede che siamo già a quei livelli?”
“La settimana prossima questa azienda darà il via ad una serie di accordi sovranazionali per creare un pool in grado di reggere le sfide europee … “
Tutti mi guardarono meravigliati tranne il sindacalista.
“Quindi, se organizziamo una tavola rotonda sul tema, lei è disposto a presentare questo progetto come ipotesi di nuovo padronato?”
“Se voi invitate il padrone a dialogare su un tema così delicato, io sarò felice di dibattere con voi.”
“Ragazzi, al lavoro e preparatevi, la ditta Rossi da domani diventa europea. A proposito, ma se lei va via, il nome cambia?”
“E perché? Mario Rossi resta comunque fondatore, presidente onorario a vita e pilastro dell’Azienda; poi, mi perdoni il narcisismo, ma per uno strano caso, anche il mio cognome è Rossi.”
Due ore dopo, nella sala mensa, c’era l’assemblea degli operai a cui venne comunicato il cambio della guardia al vertice; ad aprire il dibattito fu il sindacalista da me conosciuto che elogiò immediatamente l’impatto avuto e parlò della ipotesi di sovranazionalità, presentandola come idea base di un nuovo sindacato; il colpo di genio mi fece un po’ sorridere ma mi convinse anche sulla fattibilità; notai in prima fila una donna non più giovanissima ma decisamente bella e ben strutturata che ostentava un sorriso tra l’ironico e il saccente; quando le chiacchiere finirono, si avvicinò e si rivolse a me.
“Cristiano Rossi, è così? … vediamo … ventiquattro anni, di cui quindici trascorsi in un collegio in Svizzera e quattro da cittadino libero. Certo la somiglianza con Mario non è molto notevole; ma a Maria assomigli come due gocce d’acqua … “
Mi girai verso Nicola.
“Quindi, si chiama Maria e mi assomiglia, anzi più correttamente io assomiglio a come era lei quando io sono nato, più o meno …”
“La rompiscatole è Elvira, dirige un’agenzia di escort che molte volte usiamo per gli incontri di aggiornamento specialmente con personale straniero; maledetta, non ti è neanche venuto il dubbio che lui non sappia niente e stavi per buttargli addosso una montagna?”
“Non lo sapevo; e ti dico anche che non mi sarei fermata perché secondo me la verità dovete dirgliela e anche presto; gli fate rischiare problemi psicologici … “
“Elvira, perdonami una domanda indiscreta ma ho bisogno di sapere; in pratica tu sei stata o sei una prostituta?”
“Si, nessun problema, io sono una prostituta; non è così per le escort, alcune delle quali sono ragazze morigeratissime che fanno solo da accompagnatrici o fanno sesso solo quando lo vogliono, indipendentemente dal pagamento; io sono stata e sono orgogliosamente prostituta.”
“Nicola, io devo fare una confessione; ne parlo davanti al mio padre putativo; guai a te se giudichi, commenti o diffondi la notizia. Elvira, ho fatto sesso la prima volta con una prostituta da strada; lei mi accolse con un amore strano, quando le dissi che non conoscevo mia madre; mi attaccai ai suoi capezzoli e lei disse che era conseguente. Puoi dire o fare qualcosa per me?”
“Amore mio bello, intanto non era una prostituta qualsiasi, se è riuscita a cogliere questo dato particolare; si, tu hai cercato in lei, e soprattutto nel suo seno, la mamma che ti è sempre mancata; io che conosco la storia avrei saputo come accoglierti; se tu lo avessi fatto con più coscienza, ti saresti liberato molto di più; sei sempre a tempo; ti consiglio di cercare, per i tuoi rapporti sessuali, donne con bei seni e grossi capezzoli; quel gesto significa moltissimo per te e più lo pratichi più ti sembra di ricongiungerti a quella che ti ha abbandonato bambino e che tu inconsciamente cerchi.”
“Tu come stai a seni e a capezzoli?”
“Io sarei il modello prototipo della tua ricerca; ma guarda che ho ragazze meravigliose con seni bellissimi e capezzoli da farti morire …
“… peccato che non abbiano l’età che ha mia madre e non possano avere il corpo maturo che io mi immagino per lei … lo capisci che te l’ho chiesto perché tu la conosci anche fisicamente, non so come la giudichi ma certamente sei in grado di rappresentarla; se veramente voglio recuperare la mamma ideale dentro di me sono i tuoi capezzoli morbidi e cedevoli che voglio, non quelli duri di una giovanetta.”
“Dormi da tuo padre?”
“Penso di si!”
Mi rivolsi a Nicola che confermò.
“Allora stasera mi tengo libera e passiamo la notte a fare l’amore. Ti va?”
“Mi costi molto?”
“Vai affa …re un brodo; io al nuovo padrone della Ditta offro per lo meno una prestazione di lusso; e poi, sai una cosa, io ho sempre amato tuo padre; sapere che per una notte sarò la tua Maria mi fa godere come facessi l’amore con Mario.”
“E uno dei pezzi che manca alla tua collezione?”
“No, sono stata la prima ad entrare nel suo letto quando tu madre lasciò il posto vuoto; e stasera sarà dura per te, reggere il confronto; fa’ conto che lui allora aveva tra i venticinque e i ventisei anni ed era un autentico stallone.”
“Allora, due cose che mi vengono dalla mia educazione: primo è che io non copulerò con te, io farò l’amore; ci accoppieremo, ma io ci metterò tutto l’amore per te, per mia madre, per le donne che non ho ancora avuto; io ti amerò; tu farai quello che vuoi; io non farò gara con nessuno e mi auguro che tu sappia evitare i confronti. Secondo, io non farò l’amore con nessuna Maria; farò l’amore con Elvira, perché gli occhi li ho bene aperti, ti vedo per come appari ma anche per come sei, mi piaci e voglio fare l’amore con te; il discorso delle tette e dei capezzoli forse ha la valenza che dici tu; ma fare l’amore, me lo dovrai insegnare, e con tanta delicatezza. Chiaro, bella signora amabile?”
“Chiarissimo, meraviglioso giovane che non vedo l’ora di svezzare e di traviare ai segreti dell’amore!”
Non appena chiudemmo la fabbrica, Elvira mi prese a bordo della sua auto e andò decisa fino alla casa di mio padre, che io in sostanza rivedevo dopo quasi vent’anni, senza portarne nemmeno un ricordo; ci aprì la domestica che conosceva Elvira ma mi guardò con aria interrogativa per un momento, poi sembrò vedere un fantasma e si rifugiò spaventata in cucina.
“Cris, non te ne fare un problema; per molti la tua somiglianza con Maria sarà motivo di sorpresa e meraviglia, perché tutti quelli che hanno una certa età hanno vissuto con dolore la vicenda dei tuoi genitori e la tua sparizione in Svizzera; Nicolina era già al servizio dei tuoi quando tu sparisti: vedere entrare da quella porta il sosia di Maria è chiaro che l’ha sconvolta.”
“Perché mia madre ebbe un comportamento così assurdo?”
“Amore mio questo lo devi chiedere a lei se e quando la incontrerai; io posso darti opinioni, sensazioni; la verità la conosce solo lei.”
“E se mi interessasse per ora solo la tua opinione?”
“Diciannove anni quando si sposò, piena di entusiasmi e grilli per la testa: quattro anni massacranti, per lui, a far crescere l’azienda e per lei, a laurearsi; ma non si sentiva gratificata primo di tutti da suo marito che pensava più al lavoro che a lei, senza rendersi conto che l’agiatezza veniva da quel sacrificio. Un imbecille le fa qualche complimento, lei ci finisce a letto; vergognandosi di avere ceduto, decide che è meglio licenziare il marito, la famiglia, la vita con una telefonata, senza neanche affrontarlo vis a vis: è stata la cosa più umiliante per Mario.”
“Tu che ne sai?”
“Devo ripeterti che appena lei se n’è andata io ho occupato il suo posto a letto; ha pianto per tre giorni sulla mia spalla; poi lei gli ha fatto sapere che rinunciava a te e lui si è rimboccato le maniche ed ha cercato di fare il ‘mammo’; non ce l’ha fatta ed ha preso la decisione più logica, un collegio sicuro.”
“Ormai è inutile che ti nascondi; ed è inutile che io rifiuti di sapere. Perché mia madre, dopo scelte già cosi sadiche ha deciso di non venire mai a trovarmi in Svizzera? credo che mio padre le avrebbe anche pagato i viaggi, per amore mio … “
“Lo str … afalcione umano, l’imbecille, lo specchietto delle allodole di Maria non lo avrebbe consentito perché incontrarti significava rimanere legato al marito; per i primi anni, per amore di lui, lei rinunciò, poi scattò quello che ha ucciso tua madre, il senso di vergogna per l’errore commesso: per non ammettere di avere sbagliato una prima volta, ha perseverato nell’errore e ti ha perduto per sempre. Adesso, Cristiano, dimmi solo una cosa; mi hai voluto qui per farti raccontare la triste historia di tuo padre e di tua madre o siamo qui perché è scattata una chimica tra noi e vogliamo veramente amarci, fare l’amore?”
“No, basta informazioni, siamo qui perché voglio imparare da te ad amare te e tutte le donne dopo di te.”
Elvira fu straordinaria: già mi aveva impressionato la prostituta svizzera, disfatta e malridotta, che era riuscita a cogliere il mio bisogno di mia madre ed era riuscita ad offrire un sostitutivo dell’amore materno attraverso il mio primo contatto col sesso; con Elvira, adesso, mi trovavo fiondato all’improvviso in un mondo di dolcezza che mai avrei potuto nemmeno intuire; mi baciò con dolcezza su tutto il viso, mentre mi spogliava con la delicatezza che avrebbe usato per una bambola preziosa; continuò a baciare tutto il mio corpo, scivolando con la testa giù verso il torace; mi prese in bocca un capezzolo, lo succhiò, lo mordicchiò, lo leccò e mi strappò dal cuore brividi di piacere che si confondevano con l’amore: mi fece cenno di spogliarla ed io le tolsi con l’amore che aveva usato con me la camicetta, misi a nudo il busto e sganciai il reggiseno, raccolsi tra le mani le tette carnose, piene, morbide, abbondanti, succulente e le baciai, le palpai, le leccai, le mordicchiai; mi attaccai anch’io ai suoi capezzoli che erano davvero dei frutti grossi e maturi; li mangiai avidamente, li succhiai, li morsi; avevo la sensazione di non volermene più staccare, di volerli davvero mangiare e passare poi alle mammelle piene, carnose, succose.
Mi fermò con decisione, si aprì la gonna, la sfilò verso il basso e scoprì il ventre e l’inguine: mi indicò i pantaloni e capii che mi voleva nudo; aprii la zip, li abbassai e tirai giù, insieme, il boxer, facendo emergere la mazza notevole che avevo ereditato, mi disse Elvira, da mio padre che aveva un gran bell’arnese e non lo aveva fatto patire, appena lei lo aveva lasciato libero; la guardai incuriosito di fronte alla novità che mi rivelava; mi confermò che mio padre aveva sofferto molto per i primi anni, quando sperava ancora in un gesto di resipiscenza di sua moglie; poi, dopo che si era rassegnato, non aveva lasciato scappare nessuna delle donne che gli avevano ruotato intorno alla ricerca di una qualche attenzione; ma non era riuscito a cancellare dalla testa la donna che aveva amato più di tutte: ancora qualche mese prima, parlando con lei, le diceva che l’avrebbe portata via con se, perché le ricordava molto mia madre; ed era stata Elvira a farlo riflettere che era un surrogato inutile e che sarebbe durato poco, ‘come sarà con te’ concluse; e non sembrava affatto contenta.
“Però, con me tu resti per il tuo lavoro e per la mia compagnia; finché avrò bisogno di una madre putativa, ti voglio con me, anche a letto se questo fa parte del recupero … “
“L’incesto non è mai un recupero; al massimo, è un meraviglioso sostituto; ma io non sono tua madre, non commettiamo incesto ed io posso farti conoscere i segreti meravigliosi dell’amore … “
“E che aspetti, allora?”
“Figlio bello, sei nudo davanti a me nuda, sul tuo letto, ci stiamo leccando, carezzando, amando: non stai già imparando qualcosa?”
“Hai ragione, mamma putativa; sto imparando e voglio farlo, molto in fretta: è difficile spiegarti quanta gioia, quanta passione, quanto amore mi scatena nell’inguine leccarti e succhiarti i capezzoli, giocare col tuo seno, accarezzare il tuo ventre, desiderare persino il tuo sedere, cosa che ho sempre ritenuta immonda … “
“Immonda è solo la sorella che non hai; il resto è amore; anche il tuo sesso ritto come un palo è pieno d’amore e io voglio prendermelo tutto; adesso te lo bacio, te lo lecco, te lo succhio e se ci riesco ti faccio venire dentro la mia bocca, per assaggiare il sapore del tuo seme, della tua essenza di maschio.”
Un attimo dopo, sentii la cappella avvolta dal calore delle sue labbra che, sfidando le leggi della fisica, assorbivano in sé un randello di oltre venti centimetri con una circonferenza che sicuramente sfiorava i quindici centimetri; poi su quella mazza iniziò una copula travolgente che mi faceva balzare in cielo e in terra, mi scatenava le farfalle nello stomaco, mi tendeva anche i nervetti più piccoli della struttura fisica e mi faceva esplodere in uno tsunami di sperma che le invadeva la gola, quasi la soffocava, la obbligava a strane manovre; ma non perse niente della mia esplosione: se la godette tutta in bocca, addirittura mostrò la lingua ricoperta della crema bianca che il mio membro aveva secreto, poi la tirò dentro, chiuse la bocca, ingoiò e mostrò di nuovo la lingua pulita.
“Amore, ti ho bevuto tutto; non potevo rinunciare; sai di buono, di meraviglioso, sai d’amore, di affetto, di dolcezza, devi diventare il più grande amante del mondo … “
“Elvira!!!!! Voglio diventare il marito più attento del mondo, il padre più premuroso; non mi interessa copulare, fare sesso, cavalcare; voglio amare, possibilmente una sola donna, una che diventi per me mia madre che non ho, mia figlia, la mia compagna, la mia anima positiva. Mi dispiace deluderti, ma non ho mai gareggiato con nessuno, per niente; non mi sforzerò di essere l’amante migliore; voglio essere un buon figlio per te, che in questo momento sei mia madre, un buon marito, ed anche, perché no, un ottimo amante, ma solo per mia moglie; e voglio essere per lei il compagno perfetto; voglio essere per mio figlio il padre giusto, l’amico caro, il compagno di viaggio; insomma, lo sai, voglio essere quello che a me è mancato; e il grande amante a letto non rientra affatto nei miei desideri. Insegnami a fare l’amore, ma solo perché voglio farlo bene, alla grande, con la donna che amerò al di sopra di tutto e che sposerò.”
“Cristiano, stai attento, ti stai facendo prendere la mano dall’entusiasmo; non è facile incontrare una donna come quella che sogni tu e potresti prendere delle cantonate … “
“E tu che ci stai a fare? Una buona mamma evita al bambino le cantonate.”
“Cris, non me la sento più di fare sesso con te, sono toppo coinvolta come madre putativa, sentirei di bestemmiare se ti inducessi a mettere il suo sesso nel mio ventre.”
“Amore mio, non hai più nessun potere; e non posso fare niente nemmeno io: ormai il mio arnese ha imparato la via, si sta sistemando sul tuo ventre e vuole tornare all’utero da dove è partito.”
“Io non ti ho partorito, perdio!!!; non bestemmiare, il ventre da cui sei nato è un altro!”
“Appunto! Quello non posso averlo; il tuo è qui con me; io ti entro dentro, lo senti?, con dolcezza, con amore di figlio e di amante, di uomo e di bambino; non azzardarti a respingermi, fatti amare e amami.
“Ti amo, ti sto amando, ti voglio amare, ma tu devi smetterla di seguire le fantasie; stai facendo sesso con una prostituta; o stai facendo l’amore con una donna che ti ama, ma non stai possedendo tua madre. Questo lo puoi decidere solo con lei e non so se è disposta a concedertelo … cristo! … stai eiaculando, mi stai inondando l’utero del tuo sperma; non ti sei mosso e sei esploso dentro di me … “
“Non io, Elvira, è il tuo amore che mi porta fino alla fine; è la tenerezza della madre putativa che compensa anni di desolazione, di vuoto, di tristezza; non interrompere il tuo abbraccio; tienimi stretto così per tutta la vita …”
Il grande desiderio davvero mi aveva fatto svuotare in lei; ma non mi sentivo né soddisfatto né sazio; volevo ancora quel corpo morbido, come avevo sempre sognato quello di mia madre; desideravo le carezze di quella donna matura che mi coccolava come un bambino e mi rimproverava da uomo; ero di colpo uno degli imprenditori di punta della regione e mi scioglievo in languore ed amore davanti ad una tenera prostituta che conosceva mia madre e la suppliva quando ne avevo più bisogno; mi appisolai in braccio a lei e per una settimana andavo a venivo da casa all’ufficio solo per cercare Elvira e fare con lei l’amore in tutti i modi possibili.
Venne il momento della resipiscenza e me lo fecero notare tutti, dal premuroso Nicola alla sempre più affezionata Elvira che non sapeva decidere se dovesse vedermi figlio surrogato o amante provvisorio; perfino mio padre, via skype, mi sollecitava ad affrontare le responsabilità ed a prendere il posto che mi spettava nella società; la prima cosa da fare, fuori dalla fabbrica, era, naturalmente, andare almeno una volta a prendere il caffè al bar Centrale, punto di ritrovo di tutta la città, ma soprattutto dei maggiorenti che vi tenevano una sorta di salotto nobiliare: non facemmo l’entrata trionfale che molti si aspettavano e che alcuni avrebbero forse anche voluto; eravamo io Elvira e Nicola e ci andammo a sedere a un tavolino d’angolo dove un solerte cameriere venne subito a prendere le ordinazioni; Nicola non mi fece nemmeno parlare, ordinò per tutti i tre e si imbarcò in una conversazione sul nulla.
La individuai immediatamente; non potevo sbagliare neanche volendo: la prima violenta impressione fu di vedermi in uno specchio truccata da femmina; ero veramente il suo ritratto; lei era assai più bella di come l’avevo sempre immaginata: più giovanile e non solo perché molto ben truccata; molto asciutta e perfettamente in forma, sfoggiava un fisico da attrarre qualunque maschio di normale eccitabilità; elegante, raffinata, disegnata armonicamente in tutte le curve, non pareva avere niente di eccedente o di mal posto; perfino l’acconciatura risultava perfetta; insomma, una donna da perderci la testa, senza alcun dubbio; distrassi lo sguardo, per non dare la sensazione che fossi troppo interessato a lei; mi rivolsi a Nicola che con lo sguardo mi accennò a lei; risposi sbattendo gli occhi e ci intendemmo; Elvira ci guardava sorniona e ci sbeffeggiava sotto il sorriso che sfoggiava per abitudine.
Qualcuno dovette farle notare la mia presenza perché, d’un tratto, si alzò dal posto dove sedeva e si avvicinò sparata al nostro tavolo, salutò cordialmente Nicola, fece un cenno di saluto a Elvira e, rivolta a me, disse.
“E’ una mia sensazione o abbiamo qualcosa in comune?”
“Forse vecchi rancori con mio padre di cui non ho nessuna notizia perché anteriori alla mia capacità di ricordare … ”
“Tu sei Cristiano?”
“Si, di nome e di fatto; un tempo sarei stato anche definito figlio della madonna, visto che mi hanno raccolto infante in un collegio dopo che la madre naturale mi aveva abbandonato per la strada … “
“Non ci sono stati tuo padre e Nicola con te?”
“Per quel che potevano, hanno fatto l’impossibile e li amo tanto quanto disprezzo chi è venuto meno ai principi elementari dell’umanità e mi ha abbandonato.”
“Ciò non toglie che sono comunque tua madre … “
“Come si dice da queste parti, visto che non abbiamo avuto mai occasione di mangiare allo stesso tavolo, la prego di non usare il tu senza esserne autorizzata; per il legame a cui Ella fa rifermento, mi duole dover ricordare ad una professoressa di latino una favola famosissima di Fedro, quella del cane e dell’agnello: lei è la madre che ha concepito in una vampata di calore, da mammifero senza cervello; ha partorito su una roccia brulla e ha lasciato il figlio là, preda dei lupi; la madre è altra cosa, forse addirittura Elvira che almeno mi mandava i giocattoli perché a un bambino un giocattolo apre il cuore e gli dà l’illusione di una madre che lo aspetta. A me non m’aspettava nessuna madre, c’era solo una prostituta che aveva copulato con mio padre per assicurarsi la carriera e, subito dopo, aveva preso la fregola per un altro che sembrava più potente … “
“Io non mi sono mai prostituita come quella che Lei difende quasi si fosse comportata da madre … “
“Lei è ignorante anche come professoressa di Lettere; un signor scrittore che si chiamava Cesare Pavese ha denunciato che anche le mogli si prostituiscono al marito in cambio dello stipendio; lei sarebbe ancora una studentessa universitaria se suo marito, la sua vittima, il mio amatissimo padre, non si fosse dannato l’anima per garantirle gli studi; in cambio; lei si è andata a prostituire col suo avversario nel lavoro per avere un avvenire diverso; le garantisco che stavolta non userò la logica del perdono e il suo amico nei prossimi giorni conoscerà la mia vendetta.”
“Quindi stai pensando solo alla vendetta, allora.”
“Contro di lei? Dio me ne scampi! Si dice che in questi casi il debole si vendica, il forte perdona e il saggio dimentica; io sono forte, molto forte, abbastanza da avere perdonato da quando avevo dieci anni quella troia di mia madre che mi abbandonò al mio destino; sono anche abbastanza saggio da avere dimenticato tutto, soprattutto mia madre; e non intendo ricordare; per questo mi provoca un profondo senso di nausea chi viene qui a ricordarmi che esiste anche un larvato filo che mi lega in qualche modo ad una storia che ho perdonato e dimenticato. Se sente di avere altrettanta forza, perdoni a se stessa visto che solo il suo cinismo disumano lo può consentire; se ci riesce, dimentichi; ma soprattutto dimentichi di avere mai avuto un figlio. Non sarà con un fasullo pentimento che metterà le mani sul patrimonio che suo marito ha costruito coltivandolo col suo sangue e che ora spetta a suo figlio, che non è mai stato e non potrà mai essere figlio di una troia come lei. Chiaro, signora?”
Stava piangendo ed era letteralmente distrutta; Nicola la prese per un braccio e cercò di risollevarla sussurrandole che parlavo per la rabbia, per il dolore, perché avevo sofferto e soffrivo troppo; le disse che il sangue si mastica e non si sputa, che lei poteva ancora farsi amare, non certamente da Mario che era oltre il limite di ogni esasperazione, si era arreso e non sarebbe tornato più; ma forse qualche briciola d’amore da suo figlio poteva riuscire a strapparla anche se quello che aveva fatto non rendeva possibile né perdono né oblio; si allontanarono insieme e lei sembrava dirigersi ai bagni, forse per rinfrescarsi e riaversi.
Guardai Elvira che sembrava interdetta.
“Cris, se un figlio mi avesse detto quelle cose o lo avrei ucciso o sarei andata a buttarmi a fiume: l’hai distrutta; e non so se sia umano e dignitoso umiliare una persona in quel modo … “
“Quanto ha di umano quello che ha fatto lei?”
“Dai, aveva venti anni, quasi non si rendeva conto di cosa facesse … “
“Elvira, vattene. VATTENE!”
“No, io non vado da nessuna parte! Dovrei andarmene solo perché non vuoi sentire nessuna voce contraria?”
“Elvira, quanti anni ho io?”
“Ah, è vero; hai l’età che aveva lei quando ti rinnegò. Ma tu devi perdonarla, tu non la puoi gettare nel burrone; vedi, lei ha camminato rasente un baratro tutta la vita; prima ha sbagliato con Mario: ha sbagliato, non l’ha sfruttato e non l’ha umiliato; ha commesso errori da ragazzina: ti è chiaro questo? E allora tienilo sempre presente. Te l’ho già spiegato: tu hai ucciso tua madre perché le hai fatto fare due figuracce sul suo terreno, quello dell’insegnamento, prima con Fedro poi con Pavese: l’hai umiliata; per lei è peggio che se l’avessi sfregiata con uno scudiscio. Quando tua madre si rese conto dell’errore commesso con tuo padre, reagì facendo errori più gravi; quando si rese conto dell’errore fatto non venendo a trovarti, reagì cancellandoti dalla sua vita. E’ infantile, è sciocco, è pericoloso, ma è il suo modo di reagire e adesso rischi che si butti a fiume perché hai smascherato i suoi errori ed anche la sua ignoranza; perdio, ci vuole tanto a capire che devi avere anche un pizzico d’amore, accanto a tanto rancore?”
“La mamma putativa mi ha fatto un’altra ramanzina; me la sono meritata. Io ti sto sempre a sentire quando dici cose giuste; che sta per succedere ora?”
“Ora, niente; Nicola la sta consolando; visto che l’ama alla follia, forse la convincerà a mettersi con lui per essere aiutata a limare gli spigoli con te. Aspettati qualcosa del genere, ma non prestissimo. Hai presentato il tuo biglietto da visita, ti hanno sentito tutti, hanno saputo che tra qualche giorno distruggerai Giorgio ed hanno paura di te. Soddisfatto?”
“Dovrei esserlo?”
“Il mio amante si; il mio bambino no, ma stavolta ha poco peso. L’amante è più importante: ma sto per perderti …”
“Che dici?”
“Non si lotta contro una mamma naturale: troverà dentro di sé le forze per riaverti, perché tu sei suo, anche fisiognomicamente.”
“Non ti metto in magazzino e non ti licenzio; sei ancora un mio faro!”
“In quel ruolo, mi ritroverai anche quando non vorrai.”
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