La situazione che si va materializzando in casa non convince nessuno; è quasi assurdo, praticamente, che a venticinque anni suonati, con un’attività ormai ben avviata di avvocato, non mi decida ad andare a stare da solo, o, per lo meno, ad andare a vivere con Marina, con la quale sono fidanzato ormai da una vita ma che continua anche lei, pur sistemata da titolare nella farmacia comunale, a vivere coi genitori; la battaglia è quasi quotidiana, soprattutto con mio padre Giovanni, l’avvocato di grido, che mal sopporta questa condizione, a suo dire da addebitare tutta a mia madre Rosaria e alla sua bonomia eccessiva nei miei confronti; i genitori di lei non sollevano problemi e si accontentano di sapere che stiamo bene insieme; addirittura accetterebbero anche di farci sistemare con loro, che possiedono un appartamento assai grande, pur di mantenersi accanto la figlia che adorano.
La questione che però più mi tiene in agitazione è il diverso atteggiamento che i miei genitori hanno rispetto alla loro vita in comune e, più ancora, alla loro intimità: non che la cosa sia di mia competenza; ma da quando sono diventato maggiorenne e si è cominciato a parlare di mandarmi fuori casa, ho visto sempre con maggiore chiarezza che mio padre cerca tutte le scuse possibili per trattenersi fuori casa anche per due o tre giorni e che mia madre invece si limita a fare facce di sofferenza ogni volta che diventa palese che lui va ad ordire qualcosa fuori casa; inoltre, tra i quattordici e i diciassette anni mi sono trovato più volte ad ascoltare rumori strani provenienti dalla stanza dei miei; poi ho capito che derivavano dai rapporti sessuali che praticavano quasi tutte le notti e con una certa foga, a giudicare dalle botte della testiera del letto contro le pareti; dopo i miei diciassette anni, il silenzio più totale è caduto sulla notte in casa, segno che la loro attività sessuale si è totalmente spenta.
Basta qualche domanda in giro, per accertarmi che ‘l’avvocato di grido’ è famoso anche per non lasciarne passare nessuna indenne: facendo anche leva, ignobilmente, sul ruolo di potere che si trova ad assumere rispetto a certe signore, sembra che cambi frequentemente amicizie di letto: poi mi convinco anche che molte si rivolgono a lui non per reale bisogno di assistenza professionale ma per la speranza di essere concupite; vorrei chiederne conto a mia madre, che continua imperterrita ad esercitare il suo ruolo di professoressa nel locale liceo, quasi passando su quelle miserie con la disinvoltura di chi si sente al di sopra del fango; ma mi sento sempre frenato da una sorta di particolare pudore.
Io so con perfetta coscienza di essere innamorato di mia madre; non le voglio solo il bene che un figlio vuole a sua madre per naturale necessità; io ho sempre visto in lei il mio modello di perfezione femminile, al punto che molti di quelli che ci conoscono da tanti anni affermano che, sotto giuramento, dichiarerebbero in totale buonafede che Marina è la copia conforme di mia madre alla sua età: motivo in più, per me, di alimentare il mio amore per mamma, non in forme patologiche ma certamente con un’intensità non da figlio, bensì da amante segreto: il mio no è quindi solo il disagio di un figlio per la madre maltrattata da un marito perverso, ma la gelosia feroce di un innamorato per le sofferenze a cui è sottoposta la donna amata; di fronte all’evidenza della perversione di mio padre, mi sembra ineludibile la necessità di affrontare il toro per le corna e fare chiarezza, innanzitutto con mamma.
Il momento opportuno sembra arrivare un sabato pomeriggio, subito dopo pranzo, quando mio padre si è già avviato per un impegno estemporaneo a cui non crede neppure lui mentre se lo inventa; mia madre mi dice che non intende uscire neanche per andare a fare un poco di shopping ed io decido che dobbiamo parlare; telefono a Marina e le chiedo se passa da casa nostra quel pomeriggio, perché vorrei avere un colloquio con mia madre a cui lei può partecipare senza problemi, vista la chiarezza enorme che caratterizza i nostri rapporti; Marina arriva in meno di mezz’ora, mamma si precipita a preparare il caffè ed io avverto la mia fidanzata che l’argomento che devo affrontare è scabroso: se non se la sente, può andare da sola a incontrare gli amici del sabato pomeriggio; io semmai la raggiungerei dopo; mi risponde che, se a me sta bene, lei non ha problemi a prendere coscienza di fatti intimi della famiglia.
Non appena mamma arriva a sedersi con la tazzina di caffè fumante in mano, non perdo tempo e l’aggredisco dicendo fuori dai denti che non capisco quella sua remissività di fronte ad un figlio di troia (salvo il nome di mia nonna) che anche in quel momento sta probabilmente copulando con una delle ‘clienti’ (non si capisce bene a che titolo) ed è comunque largamente infedele e inaffidabile; mia madre cerca di spiegare che il matrimonio è esposto a certi rischi, specialmente se e quando una diversa visione dei diritti, dei doveri ma anche solo della quotidianità mette i coniugi su sentieri diversi che li allontanano più di quanto l’amore li unisca.
Arrogandomi diritti che so di non avere, le chiedo se la loro intesa vale anche per il sesso e per le attività legate al sesso; mi dice che niente ha mai turbato la loro sintonia; che lei per venti anni ha partecipato intensamente all’attività amorosa di suo marito che non è stato mai parco, sin dalle prime tempeste ormonali; il distacco e l’allontanamento sono da ricondurre alla funzione pubblica conquistata, che dà a mio padre l’illusione di poter decidere arbitrariamente anche della vita degli altri; mi aggiunge che una gran parte della colpa, in questo, è stata anche sua, perché ha ceduto senza combattere quando lui le ha imposto di stare lontana da cerimonie ufficiali, che l’hanno relegata al ruolo di ‘angelo del focolare’ e destinata alla ‘conservazione dei valori tradizionali della famiglia’; ma aggiunge anche che il colpo finale l’ho dato proprio io facendomi persuadere da lui a scegliere Giurisprudenza invece che Lettere (sostanzialmente, papà invece che mamma); ormai, lui non teme più nessuno e impone il suo modo di essere.
“Non voglio intromettermi, Rosaria, ma mi pare che una cosa vada precisata. Ti piace fare sesso? Lo fai per assecondare lui o provi stimoli indipendenti da tuo marito? Perché non l’hai mai tradito? Non dovresti avere problemi, bella e appetibile come sei; io so per certo che molti tuoi colleghi sbavano per te e per una notte con te darebbero anche un braccio. Perché lui si lascia andare e tu ti freni?”
“Marina, amica mia: permettimi di vederti come amica, adesso, non come nuora; io sono sessualmente assai più calda di mio marito; ma ho un’eredità pesante di educazione, che lui ha buttato alle ortiche; anzi, no, che lui ha trasformato a suo uso e consumo. Io mi massacro masturbandomi; sono arrivata ad acquistare dei sexy toys per posta, in internet, e non riesco più a valutare quante volte al giorno devo farci ricorso, specialmente quando so che il maledetto sta andando a dare gioia a qualcun’altra che forse neanche ne avrebbe bisogno quanto invece ne avrei io; lui ha trasformato il dovere della fedeltà coniugale nell’obbligo a fare quello che a lui pare giusto.”
“Ma questo non spiega perché tu percorri quel sentiero e non scegli un maschio da amare.”
“Te l’ho detto, Marina: per la mia educazione io posso fare l’amore solo con un uomo che amo intensamente; neanche sopporterei l’idea di accoppiarmi con uno a cui non sia profondamente legata da amore vero; e l’unico uomo che amo è mio marito.”
“Quindi non ami Marco?”
“Quale Marco dovrei amare?”
“Io ne conosco solo uno, il mio fidanzato, che è anche tuo figlio e che, secondo logica, dovresti amare come parte integrante di te!”
“Stai suggerendo che dovrei fare l’amore con mio figlio!!!!!????? Tu sei pazza!!!!!”
“Marco, adesso tu stai zitto, perché come femmina e come tua fidanzata ho più esatto il polso della situazione. Rosaria, sei una donna colta, non puoi non sapere che per un ragazzo il primo modello sessuale è la madre; tu, poi, sei una gran bella donna, ancora in piena forma, appetibilissima, destinata a far impazzire i maschi. Ti hanno detto qualche volta che sono la copia esatta di quello che tu eri quando Marco aveva quattro anni? Hanno spiegato anche a te che mi ha amato perché inizialmente ha trasferito su di me l’amore che provava per te e che poi, per fortuna, si è innamorato di me ma continua a sbavare per te? Ti ha mai confessato Marco che, mentre fa sesso con me, ti immagina al mio posto e copula contemporaneamente con tutte e due?
“Marco, che sta dicendo la tua fidanzata, come è possibile che tu le faccia pensare questo?”
“Marina, hai esagerato un poco; io non intendevo affatto arrivare a questo, non chiedo e non spero di fare l’amore con Rosaria - scusami, ma chiamarti mamma in questo contesto sarebbe blasfemo - : io pensavo invece di organizzare qualcosa per fare abbassare la cresta a papà - qui debbo pensare esattamente al genitore da correggere e non al perverso da punire - ma non di tirare la corda fino al sesso incestuoso; farlo credere a lui, questo si, o insinuargli il dubbio che la ‘fedele e succuba mogliettina’ stia tradendolo con qualcuno; io pensavo ad una ‘lezione’ così; fargli capire cosa si prova ad essere messo in subordino ad altri. Questo lo possiamo fare senza forzare niente della personalità individuale. Se mamma dovesse cedere al’idea di un incesto con me, se ne farebbe una colpa di tale peso che ne resterebbe schiacciata o almeno oppressa per tutta la vita. Meglio pensare a qualcosa di più sottile ma efficace.”
Mentre dico cose estremamente logiche e corrette, la mia mano è corsa involontariamente sul pacco; me lo sto accarezzando voluttuosamente, quasi offrendolo alla mie donne amate; la mia fidanzata, abituata a una grande sintonia, coglie immediatamente il mio desiderio intenso e irrefrenabile di scoparle tute e due, lì stesso eventualmente; e da come si liscia la gonna sulle cosce, senza nessuna necessità, è evidente che ci starebbe senza pensarci nemmeno una volta; mamma invece non riesce ancora a rendersi conto di quello che nell’atmosfera sta cambiano, ma si accarezza il seno bello prosperoso con molta voluttà e, se potessi mettere le mani nel suo slip, sono certo che troverei un fiume in piena.
“Marina, hai largamente ragione su tutto; e, visto che siamo a questo livello di franchezza, non ho difficoltà a confessare che anche io ho avuto ed ho spesso pensieri incestuosi, soprattutto quando vi chiudete nella sua camera e copulate anche molto rumorosamente: in quei momenti mi masturbo con una violenza che non immagineresti e sogno spesso di essere io, sotto di lui, a prendermi il suo sesso dappertutto: diciamo che mi vedo il film delle vostre copule e lo reinterpreto con me al tuo posto. Ma di arrivare a farlo concretamente, non esiste neppure la più larvata ipotesi. Ha ragione Marco, il senso di colpa mi stroncherebbe; preferisco la soluzione della trappola sottile.”
Ma le sue mani dicono esattamente il contrario e tormentano il bordo dello scollo della camicetta, quasi volesse di colpo strapparsela di dosso ed offrirmi il seno da succhiare come quando ero neonato; Marina sembra cogliere il momento favorevole e le chiede a bruciapelo se mi ha allattato al seno; lei gli dice di si e la ragazza chiede allora se quando si allattano i figli le persone, come lei, con un’alta sensibilità sui capezzoli, possono anche arrivare all’orgasmo.
“Ormai siamo alle verità anche indicibili: l’unico mio vero amante, l’unico con cui ho tradito mio marito, è stato Marco; per i due anni che l’ho allattato (allungando apposta il tempo di allattamento) sono stati quelli in cui ho avuto gli orgasmi più belli di tutta la vita; ogni giorno, quando si attaccava al seno, mi preparavo ad avere un rapporto fisico con lui: la sua bocca era il sesso che mi faceva godere. Addirittura, quando aveva forse quattordici anni, una volta, al mare, mentre stavamo riposando dopo pranzo sullo stesso letto tutti e tre, Giovanni si addormentò, io avevo il seno scoperto, Marco si attaccò al capezzolo ed io non ebbi la volontà di staccarlo, lo lasciai succhiare, senza latte, finché ebbi un orgasmo che mi squassò tutta: per ricambiarlo, mi feci infilare, da dietro, facendo finta di dormire, il suo sesso, ormai adulto e maturo, e lasciai che mi eiaculasse dentro. E’ stato l’unico mio tradimento e non me ne sono mai pentita; anzi qualche volta lo recupero nella memoria per stimolarmi mentre mi masturbo.”
“Perché non ti sei fatta succhiare il seno anche dopo, quando lui è diventato grande e ti amava palesemente? Perché non dai a me, adesso, l’opportunità di succhiarti tutta, per darti il mio amore, per dirti che siamo un’unica entità, tu io e Marco? Perché esiti tanto a fare qualcosa che comunque hai già fatto e di cui hai la coscienza chiara che ti aiuterebbe a stare meglio?”
“PERCHE’ NON CI PROVATE VOI?????? Io non sono capace di iniziative: mi sono sempre affidata al mio maschio di riferimento ed ho fatto quello che lui mi chiedeva; se davvero Marco vuole essere il mio riferimento alternativo, perché non sostituisce suo padre in tutto, anche nella violenza che io mi aspetto per dargli tutto quello che desidera? Tu, perché non mi piombi addosso e non mi induci a peccare contro la mia coscienza? Ho bisogno dell’alibi, lo capisci? Io sono fatta così!”
Era quello che Marina aspettava: non le lascia finire la frase e l’ha già rovesciata sul divano, le ha aperto la camicetta quasi strappando i bottoni e si è gettata sul seno generoso e che evidentemente da qualche minuto si studiava con crescente desiderio; si tuffa sui capezzoli grossi come fragole e li succhia con un’enfasi travolgente; mamma geme, si contorce, si rovescia sul divano e si apre sconciamente davanti ai miei occhi: non riesco a fare a meno di osservare le cosce carnose e modellate, l’inguine depilato appena coperto da una striscia di stoffa del perizoma.
Il sesso mi balza nello slip e soffoca per la pressione, mi inginocchio fra le cosce e mi fiondo sulla vulva che prendo a leccare da sopra al perizoma; mia madre si ribella, mi dice che non sa se è abbastanza pulita: io afferro in bocca l’indumento e lo tiro via coi denti, aiutandomi con le mani e farlo scivolare lungo le gambe, poi prendo in bocca le grandi labbra e succhio come un’idrovora: flussi di umori mi piombano sulla lingua, sul palato, perché sta squirtando come forse non ha fatto per anni; mentre le accarezzo a mani piene le natiche morbide, piene, eccitanti, continuo con la lingua a percorrere il suo sesso, dalle grandi labbra alla corolla delle piccole fino a cogliere il fiore prezioso del clitoride lì in alto: ogni leccata, ogni succhiata, ogni morso sul bottoncino è un leggero orgasmo per Rosaria, che non ha nemmeno la più piccola volontà di opporsi al piacere che io e Marina le stiamo dando.
La mia ragazza suggerisce di trasferirci in camera da letto e, nel tempo di percorrere il breve corridoio per arrivarci, siamo tutti e tre nudi; Rosaria si lascia dolcemente trasportare da Marina che ha decisamente una maggiore determinazione e meno scrupoli: la spinge sul letto, le piomba addosso, le cattura la bocca nella ventosa delle sue labbra e prende a mulinare la lingua mentre le accarezza il viso i capelli e, subito dopo, il seno e i fianchi; sistema tra le sue la coscia destra di Rosaria e fa i modo che i due clitoridi si vengano a trovare stretti tra la coscia di una e il pube dell’altra: lo sfregamento sapiente dà origine ad orgasmi violenti e continui; mi rendo conto che a mia madre si apre un mondo del tutto sconosciuto, quello dell’amore saffico, di cui aveva forse notizia ma che non aveva mai praticato; Marina invece lo gestisce con una sicurezza ed un’abilità che fanno trovare l’occasionale compagna nel pieno di un’esaltazione lesbica prima che se ne sia resa conto.
Cerco di inserirmi nel dialogo che in realtà è un monologo di Marina e provo a tirarla via; si sposta perpendicolarmente a Rosaria e trasferisce l’interesse al seno che comincia a manipolare con tutta la conoscenza che ha di quel tipo d’amore: il piacere che riesce a trarre dai capezzoli è tale che Rosaria no può impedirsi di gemere in continuazione; inginocchiato tra le cosce, prima riprendo a leccare e succhiare la vagina da cui sono uscito tanti anni prima; poi la manipolo con tutta la mia scienza, titillando grandi labbra, piccole labbra, clitoride, vagina ed utero con tanta perizia da sentirla urlare più volte.
“Si, Marco, amore mio, figlio mio, amante mio, questo voglio da te, che tu torni dentro di me; ti prego, riempimi tutta fammi sentire che il tuo corpo, che è mio, ritorna dentro di me per dove mi ha lasciato; voglio godere tanto, tanto, tanto, fammi godere come quando prosciugavi il mio seno . Ti amo, ti amo, non come figlio, ti amo come uomo, come corpo di sangue, di muscoli, di umori; riempimi di te, voglio il tuo sesso, dappertutto; ho aspettato troppo, adesso ti prendo e non ti lascio più; Marina perdonami, sono pazza ma sono pazza di mio figlio, del mio amore: non voglio rubarti niente; ma tu mi devi far sentire piena di te, del tuo amore! Ecco … stai entrando in me, ti sento, dio come ti sento, dio come ti amo, fammi godere, lasciami urlare il mio amore SIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!! … sto godendo … sto venendo, Siiiiiii … mi sta scoppiando tutto intorno …. Vi amo vi amo …. Gooooooooddoooooo, dio quanto godo, non ti fermare; non venire, non devi venire, mi devi riempire dappertutto, ti devo sentire dappertutto nell’utero, nel ventre, in bocca, nel cuore, nel cervello, voglio sentire il tuo sesso in tutto il corpo; solo allora potrai versarmi il tuo seme e farmelo sentire, in bocca soprattutto, voglio il sapore di te nella mia bocca!!!!”
“Rosaria, calmati! Capisco che hai tanta voglia; è giusto, visto che sei all’asciutto da troppo tempo; è meraviglioso che tu scopra l’amore del nostro Marco, che lo senta tuo come lo sento io; avrai tutto l’amore di cui hai bisogno, a cui hai diritto e che vorrai prenderti; se vuoi, mi faccio da parte e te lo lascio intero …”
“No, Marina, amore mio, no; mi hai dato già tanta gioia e so che tanta ancora me ne puoi dare; io non faccio più la mamma o la suocera, da oggi sarò la vostra amante, tua e di Marco, con tutti e due o con ciascuno dei due se lo volete; ma non te ne andare, amami ancora, fammi scoprire ancora i percorsi di quest’amore che non conosco … “
Marina si solleva e si va a collocare sulla testa di Rosaria, le spalanca sul viso la vulva e si abbassa.
“Leccami, succhiami, mordimi, mangiami, fai tutto quello che il cuore, la vagina, la testa,, l’amore ti suggeriscono. Fammi colare come una fontana rotta e succhiami anche il cervello dalla vagina: sei immensa, sei straordinaria, nessuna donna ha fatto godere un’altra donna come tu fai con me; voglio che fai indigestione del mio sesso, dei miei umori, del mio amore!”
Mentre l’altra obbedisce e aziona una sorta di idrovora sulla sua vagina, Marina mi afferra la testa e mi obbliga a baciarla con un’intensità inaudita; mi sistemo fra le cosce di Rosaria, spingo il mio randello, che è diventato un palo spropositato, tra le piccole labbra e la penetro delicatamente fino in fondo, finché non sento la punta battere sulla cervice dell’utero: i suoi urli di piacere si smorzano nella vagina di Marina che si eccita ancora di più e sembra che le massacri bocca e mento, per come si struscia.
La cavalco come un dannato, a lungo, molto a lungo: quasi ho timore che possa sentirsi male, tanto sono continui i suoi gemiti d’amore, tanto forti sono le spinte che ricevo dal suo corpo in preda a brividi da tarantolata ogni volta che ha un orgasmo, il che vuol dire senza interruzione, tra me che la pompo in vagina e Marina che si fa succhiare l’anima dalla vulva
Trova il modo di interrompere il pompaggio nel sesso della ragazza per urlarmi.
“Non sognarti di eiacularmi nell’utero; devo sentire il tuo fallo nel retto e in bocca, prima; e devi eiacularmi in bocca, tassativamente!”
“Amore, consentimi un’eiaculazione prima per scaricare la tensione; poi giuro che mi riprendo e che ti riempio da tutte le parti. Non lo vuoi solo tu, tutto questo, lo voglio con tutte le mie forze ed anche Marina vuole godere del nostro amore; adesso ci calmiamo, mi fai godere nella tua bocca e prometto che dopo pochissimo riprendiamo.”
“Dai, Rosaria, fallo sfogare una prima volta; poi ti assicuro che riprenderà; tu non sai ancora quale grande amatore sia il nostro Marco; solo le cannonate lo fermano, se decide di darti amore.”
Marina si sposta e le libera la bocca; mi sfilo dalla vagina e sento la sua sofferenza nel sentirla vuota; mi siedo sul suo seno e deposito il pene tra le mammelle, che porto su con le mani, sollevandole ai lati.
“Sai cosa è una spagnola?”
“Sapere, so tutto; praticare, è una verginità che ti do con tutta l’anima”
“Ed è con tutta l’anima che la prendo; adesso tu mi titilli con le tette fino a farmi provare il piacere più intenso che ti riesce; Se ci riesce, ti spingo il sesso fino alla bocca; quando starò per esplodere, ti metto il pene in bocca e tu mi fai godere, ingoiando.
“Vuoi proprio che ingoi?”
“Tu cosa proponi? Sputare via il mio seme? Tanto valeva che mi masturbassi semplicemente!”
“No! Ho detto una stupidaggine; voglio il tuo seme, lo voglio assaporare e lo voglio assorbire in me; devi eiacularmi in bocca; anzi direttamente nella gola e ti ingoierò devotamente. Ti amo, Marco, sei veramente il mio unico immenso amante!”
“Anch’io ti amo, Rosaria; da sempre … attenta, sto per godere … ecco … prendilo in bocca, stringi le labbra intorno, godo, godo, amore mio quanto sto godendo. … Marina, amor mio, che orgasmo, non ho mai goduto tanto!!!!”
“Mi stai dicendo che non so farti godere?”
“Vai al diavolo!!! Ti adoro, sei straordinaria qualunque cosa facciamo. Ma adesso ci sono troppe emozioni in ballo!”
Dopo le confessioni aperte e dopo la grande serata di amore e sesso, il rapporto si è fortemente cementato non solo tra me e mia madre e tra me e Marina, da cui ho saputo che è cosciente, mentre facciamo l’amore, dei miei transfert su mia madre; le assicuro che sono attimi e lei mi confida che se ne accorge proprio perché sono i più belli del rapporto; ma anche mia madre e Marina hanno visto rafforzarsi un fil rouge che le lega assai intimamente e che, a questo punto, diventa una sorta di materializzazione del transfert, quasi che Rosaria fosse Marina matura o che Marina fosse Rosaria giovane: a me non resta che amarle tutte e due con tutte le mie forze.
“Cavolo, sta rientrando tuo padre. Adesso che facciamo?”
L’orecchio esercitato in lunghi anni di convivenza ha avvertito mia madre che la macchina sta entrando in garage e che, tempo dieci minuti, mio padre entrerà in casa: come concordato, ci chiudiamo a più mandate nella camera da letto e continuiamo a fare sul serio l’amore; anzi, per accentuare l’estremizzazione della situazione, offro la mazza a Rosaria perché mi masturbi e porti il sesso al massimo dell’erezione: la guardo mentre mi manipola e noto la sua aria di perplessità; mi guarda con aria complice e mi fa intendere che mio padre, così grosso, non se l’è mai sognato; le faccio capire che lei ha conosciuto solo suo marito e che il mio non è un’eccezione; per tutta risposta, lo ingoia fino ai testicoli e mi dimostra che è già padrona dello strumento e che saprebbe già suonare meravigliose sinfonie; le sorrido e le accarezzo un seno; la stendo supina, le monto addosso e comincio a sbatterla, badando bene che la testiera faccia molto rumore contro la parete-
Mio padre, intanto, ha percorso il solito tratto dal garage a casa, ha aperto la porta e si è sistemato nel salone, convinto che la casa sia deserta: un poco si meraviglia che Rosaria non sia in casa, visto che non l’ha avvisato di nessun movimento per il pomeriggio: prova a chiamarla al cellulare e lo squillo gli risuona dietro il sedere, perché mamma ha lasciato il telefonino sulla poltrona; sempre più meravigliato, mio padre si aggira per il corridoio finché avverte i rumori che provengono dalla camera da letto; la cosa si fa sempre più sospettosa: in casa ci dovrebbe essere solo sua moglie; perché allora la camera da letto risulta occupata da qualcuno ed è sbarrata? il timore che Rosaria sia a letto con un maschio lo prende in faccia come una ventata di gelo e gli spezza il fiato; si lancia contro la porta picchiando con forza i pugni.
“Chi c’è qua dentro? … Rosaria, che stai facendo? … Chi c’è con te? … Perdio, se mi stai tradendo, in casa mia, nel mio letto, giuro che te la faccio pagare cara …. MALEDIZIONE APRI APRI APRI!!!”
Continua a picchiare con forza sulla porta non solo con i pugni ma anche con i calci, quasi volesse abbatterla come in certe scene da film; apro ed esco con un lenzuolo intorno ai lombi, con la faccia più adirata che mi riesce di assumere combattendo il desiderio di ridergli in faccia.
“Che è questo casino? Che cavolo vuoi da qui?”
“Che ci fai tu nella mia camera da letto? Dov’è tua madre?”
“La tua camera da letto? E’ quella di mamma, oltre che tua; e lei ha piacere che io la usi!”
“Pervertito! Stai facendo l’amore con tua madre?!?!?”
“E quindi?!?! Senti, imbecille, l’unico pervertito qui sei tu che corri dietro a tutte le clienti imbottendosi di viagra per credere di farcela ancora; sei una barzelletta per la tua lussuria sfrenata e dai del pervertito a me? Ma vaff…..”
“Con chi stai facendo l’amore?”
“Dobbiamo chiedere a lei il permesso, avvocato? Mio padre è da sempre che sa che io e Marco ci amiamo e facciamo l’amore; perché all’improvviso viene a interrompere e a dare fastidio?”
Marina è emersa come un fantasma dalla camera.
“Avvocato di ladri di polli, questa tua è violazione della privacy: questa è casa anche mia e sto facendo l’amore con le mie donne; non sono uno sporco fedifrago che si veste di moralismo; mia madre è libera più di te di fare quello che più le aggrada; e ti assicuro che se non la smetti subito, scoprirai in tribunale che il poeta che tu hai voluto avvocato è diventato assai più bravo di te e ti farà pagare tutte le malefatte commesse. Chiaro, avvocato?”
“Va bene, se vuoi ci vediamo in tribunale; adesso dimmi, dov’è tua madre?”
“E’ qui con noi; l’ho convinta a ripagarti pan per focaccia; stiamo copulando con immenso amore alla faccia del cornuto e se tenti di fare qualunque gesto di violenza, giuro che ti massacro!”
Sembra piegarsi sotto un peso insopportabile, ed è con voce piagnucolosa che comincia ad implorare mia madre di spiegargli: non riesce ad accettare che la sua fedele compagna per quasi trent’anni stia facendo l’amore con suo figlio e con sua nuora, stia praticando un incesto contro ogni principio.
“Rosaria, amore mio, dimmi che non è vero, che non hai commesso un incesto nel nostro letto … “
“Perché, pensi di essere meglio di mio figlio? Credi che esista qualcuno più degno di mio figlio e di quella meravigliosa donna che è la sua compagna? Marco, di una sola cosa ti avviso: mi hai fatto godere come nessuna mai ha goduto; voglio che mi dai ancora tanto piacere, il più a lungo possibile; ma voglio che nel nostro amore ci sia questa donna straordinaria che non merita un compagno come tuo padre con me; se ti azzardi anche solo a pensare di sottrarle un briciolo dell’amore che le devi, stai certo che vengo personalmente a strapparti con le mani la cosa più preziosa che io stessa ti ho fatto.”
“Senti, Rosaria, io non sono scemo; ho due versioni meravigliose dell’unica donna che io potrei mai amare: la versione giovane e quella adulta; vi amo tutte e due, non come madre e moglie, ma come donne del mio destino.”
“ Ma di che cosa parlate, perdio? Questo è adulterio, questo è incesto, doppio incesto, quel diavolo che volete!”
“Avvocato, quando opererai alla Sacra Rota, parla anche di incesto; qui ci sono tre persone legate da un solo vincolo, l’Amore e su quello non ci sono leggi né civili né religiose; l’amore selettivo, quello che scatta tra due giovani che vogliono sposarsi o tra due donne che fanno parte di un’unica famiglia, può anche diventare sessualità pura; e quella rimane tale, ‘pura’ senza leggi né giudici; l’amore filiale può tracimare in passione fisica; ed io amo Rosaria più di quanto dimostri tu che ti vai a cercare altro, e l’amo quanto amo Marina, e l’amo con lei che l’ama quanto me e con me. Sei fuori, se non ti scegli un ruolo ed una posizione. Io ho l’amore delle due donne per me più belle al mondo; e non mi interessa quello che ne pensi tu.”
”Perché non si capisce cosa ne pensa, uno che dopo quasi trent’anni di matrimonio si cerca le bagasce più disponibili della città? Per lui, tutte sono migliori di me!”
“Ma che dici? Tu sei ancora la più bella della città, sei ancora la professoressa più desiderata e ricercata da chi ama le belle donne … “
“Già … Peccato che l’unico che non lo sa sia mio marito; per questo, dovevo davvero fare un pensierino su qualche cornetto decorativo … Che ne dici …. Ho scelto male?”
“Non scherzare, amore; ho sbagliato. Possiamo ricominciare?”
“Io ho già ricominciato, con Marco, con Marina, coi miei amici più cari e migliori: devo solo continuare ad amarli come ho fatto ora. E devo continuare ad amare anche te, come ho sempre fatto. Se non mi toccherai mai più, come hai fatto negli ultimi anni, so già che c’è chi mi sa dare tanto, tantissimo amore meraviglioso; se spariranno perché la vita li porterà altrove, allora stai attendo perché finora l’amore me lo prendo dentro la famiglia, con le persone che già amo, mio marito mio figlio e la sua compagna; se loro dovessero andare via, adesso so che posso anche rompere gli argini e per te non saranno rose e fiori.”
“Mi avete già buttato fuori dalla vostra sfera dell’amore? Avete già dimenticato che le due donne più belle al mondo per te sono le stesse anche per me? Avete dimenticato che sono stato il primo a fare l’amore con una Marina venti anni fa e che l’ho fatto con Rosaria per quasi trent’anni? Sei bravo, Marco; sei riuscito a portare Rosaria su un terreno che aveva sempre visto ostile; ma sei proprio così convinto che io debba restarne fuori, che non abbia anch’io diritto a rifare l’amore con Rosaria giovane vent’anni dopo?”
“No, Giovanni, lui non l’ha capito; ma io ho voglia di assaggiare quello che Rosaria ha avuto quando aveva la mia età; mi fai dare un’occhiata al tuo scrigno dei tesori, posso assaggiare un poco del tuo ‘viagra’?”
“Certo, Marina; e ti assicuro che è tutto naturale, niente viagra, solo amore; credimi, sono un pervertito, forse, ma a voi do solo amore, perché la mia regola (forse usandola a modo mio) è stata sempre: il sesso fuori, l’amore a casa; e io vi amo, tutti e tre; e ve lo dimostrerò.”
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