Era un autunno freddo in cui già ad ottobre si doveva andare con le giacche chiuse, con i guanti e col cappello di lana.
In quel periodo ero uno studente fuori sede nel pieno dei miei vent’anni che, come tutti i ragazzi della mia età, si sarebbe scopato ogni ragazza che gli capitava a tiro, ed erano molte le ragazze che, come me, facevano parte dell’ambiente universitario che mi sarei voluto scopare.
Ma nella mia top ten c’era lei:
Il nome non lo sapevo, poiché non mi era mai capitato di parlaci una sola volta, l’unica cosa che sapevo era che proveniva dal quartiere di Milano Barona, la quale rappresentava in toto il mio sogno erotico, abbastanza alta e slanciata, con i capelli castano scuri, due occhi da cerbiatto timidi e soprattutto un culo e due tette per le quali avrei anche pagato cifre alte.
Vi posso giurare che non furono poche le volte in cui le dedicai delle seghe, pensando a lei al suo culo che avrei profanato più che volentieri, sapendo però che quello era un desiderio che non sarei mai riuscito a realizzare, non solo perché non mi guardava proprio ma anche e soprattutto perché ogni volta che la vedevo c’era sempre un ragazzo affianco a lei a darmi la prova lampante che fosse fidanzata, ignorando il fatto che anche lei facesse parte di quelle che io chiamavo le “ancelle”.
Io provenivo da una famiglia benestante e già con un lavoro ben pagato e quindi in condizioni economiche migliori rispetto alla media dei miei coetanei, il che mi permetteva di avere determinati vizzi che ad altri non erano concessi, come ad esempio fittare una stanza di casa mia ad una ragazza che mi pagava in natura, oppure concedermi spesso esperienze sessuali a pagamento, ed essendo la città dove abitavo io, come tutte le città universitarie, piena di studentesse che si prostituiscono per arrotondare i loro budget, queste erano quelle alle quali mi rivolgevo più spesso non solo perché più economiche di coloro che si prostituivano per lavoro, ma anche e soprattutto perché mi piaceva quel senso di potere che mi dava il denaro su di loro, e non erano poche quelle che mi ero scopato, tanto dall’essere famoso in quell’ambiente, come quello che pagava sempre puntuale ma che in compenso scopava forte e scopava in culo.
Inoltre di questa mia attrazione nei confronti di quella ragazza non avevo mai fatto mistero con nessuno così come non avevo mai fatto mistero del fatto che avrei pagato per trombarmela, non considerando il fatto che l’ambiente universitario fosse piccolo e tutti si conoscevano, cosi che questa voce e la mia fama arrivarono alle sue orecchie che intuendo che tipo di persona fossi decise di farsi un nuovo cliente molto benestante.
Fu così che una sera che mi chiamò una delle ragazze che ero solito scoparmi a pagamento per dirmi che quella era una sua amica e che se avessi voluto avrei potuto usufruire anche della sua prestazione, con una tariffa standard in cui c’era il bonus anale.
Io avrei pagato anche più della cifra standard per sodomizzare quella ragazza e per questo subito accettai dicendo alla mia amica di darle il mio indirizzo e dirle di venire la sera stessa.
Mi chiesi come mai, una che conoscevo solo perché la pagavo per farmi i pompini mi avesse voluto fare questa cortesia, ma non mi interessava molto poiché ero così emozionato ed eccitato che fu difficile per me non farmi una sega pensando a quella gnocca, tanto che mi dovetti fare una canna per rilassarmi.
Lei arrivò puntuale alle dieci di sera, sorridente con un vestito blu che finiva su una gonna, e una piccola borsetta con se, che tendendomi la mano mi disse: ”piacere mi chiamo”
Il solo vederla e il fatto che fossi fumato perso, mi diedero una spinta animalesca, così che la stoppai ,le misi una mano sulla bocca e le risposi: ”no non lo voglio sapere il tuo nome, voglio che resti un mistero per me. Voglio però chiavarti forte, mettere il mio cazzo dentro la tua bocca”, mentre l’altra mano andò direttamente sotto la sua gonna in mezzo alle sue gambe.
Lei fece un’espressione sorpresa, forse perché si aspettava un comportamento diverso da me, così che io, ancora con la mia mano tra le sue gambe, presi i soldi dalla mia tasca e glieli misi a pochi millimetri dal suo occhio, e appena lei li prese, spostai la mia mano dal mezzo delle sue cosce direttamente dentro alle sue mutandine dove le infilai due dita nella passera per iniziare a farle andare avanti e indietro.
Neanche avevo chiuso la porta di casa e già le stavo facendo un ditalino, arrapato come una scimmia, con lei che era palesemente spaventata, e infatti la prima cosa che mi disse fu:”Aspetta! Molte mie amiche si sono prostituite con te, e tutte mi hanno raccontato che tu la prima volta”
La stoppai subito e le dissi:”Io ti ho pagata per scopare e ora voglio scopare” per poi fare leva sul mezzo delle sue mutandine e tirargliele giù, e mi sarei inginocchiato a leccarle la passera se non avessi visto i suoi occhi pieni di terrore, che mi fecero tenerezza, così che le dissi:”non ti preoccupare non ti farò del male, io voglio solo fare l’amore con te, ma non farti male”
Non so cosa le prese ma si volle fidare di me, e per questo sorridendomi mi rispose:” vai nella tua camera da letto mentre io vado nel bagno a prepararmi” così che feci quello che mi era stato chiesto, le indicai il bagno e subito dopo andai nella mia camera da letto dove mi spogliai e misi steso in sua attesa.
Lei arrivò dopo cinque minuti con un babydoll nero trasparente, da cui si vedeva chiaramente che sotto non portava ne reggiseno ne mutandine, si mise a sedere sopra al mio letto, e con un sorriso me lo prese in mano per iniziare a farmi una sega.
Madonna come la usava bene quella mano, quella non era una masturbazione ma era proprio un lavoro fatto a regola d’arte, ne troppo veloce ne troppo lento, ma giusto a farmi presagire quella meravigliosa notte che mi avrebbe donato.
Ricordo che ogni tanto chiudevo gli occhi per il piacere e quando li riaprivo la vedevo li sorridente con in mio cazzo in mano.
Dopo qualche minuto, chinò la testa e aprendo la bocca iniziò un lavoro di lingua che partiva dalla mia cappella, fino ad arrivare alla base delle mie palle, avanti e indietro ,avanti e indietro, avanti e indietro, andando piano, facendomela sentire tutta, per poi infilarsi tutto il mio cazzo in bocca e succhiarlo forte, facendolo scivolare dentro, fino alla sua gola, mentre con la sua lingua mi leccava la base.
Avevo tanto agognato quella ragazza, me l’ero immaginata tante volte con la testa rivolta verso l’alto mentre io da sopra glielo spingevo fino alla gola, ma invece il farmelo succhiare in quella maniera ripagava tutti i miei sogni su di lei.
Ero così preso dal suo pompino, che non riuscivo a muovermi per quanto stavo godendo, e l’unica cosa che riuscii a dirle fu:” levati il babydoll, fatti vedere nuda da me, ti prego” così che lei fece quello che le chiesi e con una mano si tolse il suo pigiamino per mostrarmi i suoi seni scuri.
Era bella, troppo bella, nuda, era così bella che mi sentii in colpa da non ricambiarle la cortesia, e non doverla soddisfare io come lei stava soddisfando me, così che delicatamente le chiesi si salirmi addosso in modo tale da poter avere la sua passera in faccia, e quando lo fece, quando mi mise quella piccola vagina rasata proprio sopra la bocca iniziai a leccargliela in modo calmo, andando piano con la stessa velocità con cui lei mi succhiava il cazzo.
Godeva e lo sapevo, poiché sentivo la sua vagina muoversi su me e il suo corpo tremare dal piacere, così che insistetti su quella piccola vulva tutta bagnata, aumentando la velocità della mia lingua li dentro.
Questa cosa ebbe effetto perché la portai ad un tale stato di piacere, che oramai lei non era più li con me perché l’avevo pagata, ma era li con me per farsi una bella chiavata, così che aprì la sua bocca quel tanto che le serviva per aumentare vertiginosamente il ritmo così da spingerlo il più profondo possibile fino alla sua gola.
Rimanemmo così per un bel quarto d’ora, con me che oramai spingevo il suo corpo verso la mia faccia, così da andarle il più profondo possibile e lei che faceva lo stesso con me facendosi praticamente scopare in bocca, e solo dopo, quando oramai eravamo entrambi eccitati, si mise stesa sul letto e tirandomi a lei, mi guardò negli occhi e, col suo sguardo da puttana in calore, mi disse: ”Scopami forte, fammi male, spingimelo dentro”
Non me lo feci ripetere due volte, ma misi il mio cazzo nella sua fica completamente bagnata per iniziare a martellarglielo dentro, andando liscio, violento, senza pietà, pensando solo a farglielo arrivare fino alla gola.
Lei intanto era sotto che faceva dei grandi respiri, e con suo il bacino andava più forte di me e la sua pancia si tirava e contraeva, e io che non li stavo a leccarle i seni, no! Le mordevo violentemente i capezzoli, che erano turgidi e duri come fossero stati di calcestruzzo.
La missionaria fu una cosa meravigliosa, e oramai quella gentilezza che volevo tenere per lei, fu scartata via da quelle che palesemente erano le sue volontà, e quindi l’avrei scopata come facevo con le altre, in modo brutale, egoistico, fottendomene allegramente se lei piaceva o meno e fottendomene allegramente se le facevo male.
E così come avevo fatto con le altre prima di lei, la presi di forza e la portai vicino al comò, dove la misi a novanta gradi per scoparmela da dietro, tenendola per i capelli così che si potesse guardare allo specchio mentre io la montavo.
Ero violento, molto violento, e facevo dei gemiti da animale, mentre glielo spingevo prepotentemente dentro la sua passera che oramai era diventata le cascate del Niagara, e godevo nel vedermi riflesso e nel vedere riflesso il suo volto in un misto tra piacere e dolore mentre la tenevo per i capelli.
Giuro che ero così arrapato che l’avrei sodomizzata in quel momento, e fu solo la poca logica che avevo dentro di me ad evitarmi di farlo, perché sfondarle il culo significava poi venirle dentro e far finire quel paradiso, e io non volevo che quel paradiso finisse, non prima di essermela scopata ancora in due posizioni.
Così la buttai sul letto e violentemente la misi a quattro zampe per rimetterglielo dentro e iniziare a montarla a pecorina, sempre però stando attento a fare in modo che si guardasse allo specchio, e a quanto pare a lei piaceva quella cosa, poiché, a differenza delle altre che c’erano state prima di lei, non chiuse gli occhi, ne abbasso la testa, ma rimase li ferma con lo sguardo verso quel vetro specchiato a vedersi godere, mentre la sua patata era oramai così bagnata che mi schizzava tutti i suoi fluidi nel letto.
Mi piacque parecchio montarla a pecorina, mi piacque così tanto che non riuscivo a passare alla fase successiva, tanto che la feci alzare per farsi vedere nuda mentre il mio cazzo le entrava dentro, perché volevo che lei vedesse la penetrazione, lei vedesse la sua fica sfondata violentemente.
Rimasi così per buoni venti minuti, prima dell’ultima posizione prima dell’inculata, la posizione lenta, quella per riprendere il fiato e soprattutto far muovere il mio cazzo dentro di lei, ovvero la posizione dell’amazzone, così che le sussurrai all’orecchio,” siediti sopra di me, e fallo entrare lento e quando ce l’hai dentro vai avanti e indietro così che io possa sentirti per intero”.
Lei fece quello che le chiesi e mi fece stendere per poi sedersi su di me in modo tale che il mio cazzo le entrasse nella vagina, muovendosi lentamente e andando avanti e indietro, mentre io le toccavo quei seni meravigliosi che aveva, facendo dei cerchi attorno ai capezzoli per poi schiacciare la parte centrale, oppure prenderli per intero lasciando che quella parte mi passasse tra le dita e anche quando si girò, in modo tale che potessi vedere il suo culo mentre me la scopavo, con un guizzo la feci stendere su di me così che le potessi toccare i suoi seni.
Ma fu proprio sentire il suo culo sopra di me, che mi fece capire che era arrivato il momento del gran finale, quello per cui ero sempre solito pagare l’extra, che però fu anticipato da lei quando mi sussurrò:”inculami”
Normalmente quando testavo una nuova puttanella, la prima volta me l’inculavo a secco, poiché ci vedevo uno strano mezzo per ottenere il mio rispetto, come a dirle che se voleva i miei soldi doveva soffrire, ma con lei fui diverso, poiché la misi a pancia in sotto e presi un piccolo contenitore di sapone liquido che le passai bene dentro l’ano, mentre lei prima mi fece un piccolo pompino e subito dopo fece lo stesso col mio cazzo.
Ora era pronta, li a pancia sotto, con le mie mani che le tenevano aperte le chiappe e il sapone liquido che le usciva da buco del culo, così che feci una piccola pressione col mio cazzo sul suo ano che inevitabilmente si aprì facendomi entrare dentro.
Avevo fatto bene a mettere tanto sapone perché fu inculata perfetta, dove il mio cazzo le la penetrava perfettamente in modo profondo facendo toccare il mio pube con le sue natiche, e lei godeva e si contorceva dal piacere, tremando col corpo, e facendo grandi gemiti con la bocca.
Le misi anche tre dita nella sua fica bagnata, che muovevo tra di loro per allargarla, aumentando così il suo piacere.
Ma era il mio di piacere che mi interessava, e onestamente me la stavo inculando così bene che non riuscii a resistere alla tentazione di vedere il mio cazzo che la sodomizzava, motivo per il quale, senza uscirle da dentro, mi misi in ginocchio e poi con forza feci alzare anche lei così da metterla a pecorina, per poi chinare lo sguardo e vedere il suo buco del culo allargato dal mio uccello, visione che mi portò a prenderla per i fianchi così da aumentare la violenza, ben cosciente che le avrei fatto male.
Il suo dolore però durò poco, poiché sentii che oramai stavo per venire, e se normalmente l’avrei messa con la testa in alto per poi spingerle il mio cazzo in gola e venirle li, con lei fui gentile perché mi misi steso e le dissi: ”avanti prenditelo in bocca fammi venire”
Lei fece quello che le avevo chiesto, delicatamente si chinò su di me e mi fece l’ultimo pompino, muovendo con le mani la base del mio cazzo così da farmi perfettamente venire nella sua bocca, per poi sorridermi con il mio sperma che era chiaramente nella sua lingua.
Le avrei ordinato di ingoiarlo, perché questo era quello che facevo sempre, anzi quando io mi scopavo una delle mie ancelle non le lasciavo neanche la scelta di ingoiare o meno, perché putavo direttamente alla gola, ma invece le dissi di andare in bagno a pulirsi, restando li solo nel mio letto felice non solo della meravigliosa scopata che mi ero fatto ma anche della persona con cui l’avevo fatto.
Lei tornò dopo qualche minuto, e si rimise il suo babydool per stendersi di fianco a me, pronta per addormentarsi, ma questo non glielo potevo concedere, non le potevo concedere di evitare la penultima parte del mio rituale sessuale con una nuova ancella, così che glielo dissi:”Mi dispiace ma ti devo chiedere di metterti a pancia sotto”
Lei fece quello che le chiesi così che io mi stesi sulla sua schiena in modo tale che il mio cazzo fosse posizionato proprio in mezzo ai suoi glutei, per poi dirle: ”sta notte dormirai così con me sopra, poiché se per caso mi dovessi svegliare ti voglio entrare dentro senza perdere tempo” lei, fece una strana espressione ma non fece storie, e si addormentò placidamente.
La notte mi capitò di svegliarmi, e mi capitò anche che il mio cazzo stando tra i suoi glutei mi diventasse duro, ma non volli approfittare di lei, accontentandomi solo di stare li a sentire il suo calore.
Il mattino dopo al mio risveglio mi feci fare un pompino e le venni in bocca, e poco prima che se ne andasse, le chiesi se sarebbe tornata qualora l’avessi chiamata, ottenendo come risposta un si.
Da quel giorno se la ragazza della biblioteca( della quale ho già scritto) la chiamavo quando volevo fare sesso spinto e quindi egoistico, quella della Barona invece la chiamavo quando mi volevo fare una bella chiavata con una che godeva e quindi altruistico, ed entrambe divennero le mie ancelle preferite, le quali mi scaldavano il letto almeno dieci notti al mese, facendo nascere in me il bisogno di fare una cosa a tre con loro due, ma questa è un’altra storia.

Le misi anche tre dita nella sua fica bagnata, che muovevo tra di loro per allargarla, aumentando così il suo piacere.
Ma era il mio di piacere che mi interessava, e onestamente me la stavo inculando così bene che non riuscii a resistere alla tentazione di vedere il mio cazzo che la sodomizzava, motivo per il quale, senza uscirle da dentro, mi misi in ginocchio e poi con forza feci alzare anche lei così da metterla a pecorina, per poi chinare lo sguardo e vedere il suo buco del culo allargato dal mio uccello, visione che mi portò a prenderla per i fianchi così da aumentare la violenza, ben cosciente che le avrei fatto male.
Il suo dolore però durò poco, poiché sentii che oramai stavo per venire, e se normalmente l’avrei messa con la testa in alto per poi spingerle il mio cazzo in gola e venirle li, con lei fui gentile perché mi misi steso e le dissi: ”avanti prenditelo in bocca fammi venire”
Lei fece quello che le avevo chiesto, delicatamente si chinò su di me e mi fece l’ultimo pompino, muovendo con le mani la base del mio cazzo così da farmi perfettamente venire nella sua bocca, per poi sorridermi con il mio sperma che era chiaramente nella sua lingua.
Le avrei ordinato di ingoiarlo, perché questo era quello che facevo sempre, anzi quando io mi scopavo una delle mie ancelle non le lasciavo neanche la scelta di ingoiare o meno, perché putavo direttamente alla gola, ma invece le dissi di andare in bagno a pulirsi, restando li solo nel mio letto felice non solo della meravigliosa scopata che mi ero fatto ma anche della persona con cui l’avevo fatto.
Lei tornò dopo qualche minuto, e si rimise il suo babydool per stendersi di fianco a me, pronta per addormentarsi, ma questo non glielo potevo concedere, non le potevo concedere di evitare la penultima parte del mio rituale sessuale con una nuova ancella, così che glielo dissi:”Mi dispiace ma ti devo chiedere di metterti a pancia sotto”
Lei fece quello che le chiesi così che io mi stesi sulla sua schiena in modo tale che il mio cazzo fosse posizionato proprio in mezzo ai suoi glutei, per poi dirle: ”sta notte dormirai così con me sopra, poiché se per caso mi dovessi svegliare ti voglio entrare dentro senza perdere tempo” lei, fece una strana espressione ma non fece storie, e si addormentò placidamente.
La notte mi capitò di svegliarmi, e mi capitò anche che il mio cazzo stando tra i suoi glutei mi diventasse duro, ma non volli approfittare di lei, accontentandomi solo di stare li a sentire il suo calore.
Il mattino dopo al mio risveglio mi feci fare un pompino da lei e le venni in bocca, e poco prima che se ne andasse, le chiesi se sarebbe tornata qualora l’avessi chiamata, ottenendo come risposta un si.
Da quel giorno se la ragazza della biblioteca( della quale ho già scritto) la chiamavo quando volevo fare sesso spinto e quindi egoistico, quella della Barona invece la chiamavo quando mi volevo fare una bella chiavata con una che godeva e quindi altruistico, ed entrambe divennero le mie ancelle preferite, le quali mi scaldavano il letto almeno dieci notti al mese, facendo nascere in me il bisogno di fare una cosa a tre con loro due, ma questa è un’altra storia.
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Categorie: Etero