Juliana:

Era l’anno 2006, quando fittai una stanza di casa mia ad una ragazza di nome Juliana( nome di fantasia) venuta in città a fare l’erasmus, e a dire il vero l’unico motivo per il quale scelsi proprio lei erano le pressioni costanti dei miei amici che mi dicevano che sarei stato un coglione se mi fossi fatto scappare una ragazza come quella, poiché Juliana era proprio bona, alta, con dei lunghi capelli castano scuri, un corpo longilineo, due tette sode e un culo che parlava.
Naturalmente lei questo lo sapeva.
Sapeva di essere attraente e che ogni maschietto se la sarebbe scopata più che volentieri, e per questo si comportava da grandissima stronza, non solo con me ma anche con i miei amici, in modo freddo e distaccato facendo trapelare una superbia assoluta.
Inoltre Juliana si divertiva a stuzzicarmi camminando sempre per casa mezza nuda, con pigiamini così corti che praticamente le si vedeva il culo, mentre contemporaneamente mi parlava sempre con un grande distacco, come a farmi capire che difficilmente me l’avrebbe data.
Ci misi poche settimane a capire il tipo di persona che fosse, e farmela andare proprio sopra il cazzo, trattandola allo stesso modo di come lei trattava me, rimproverandola spesso e prendendo in considerazione l’idea di cacciarla di casa.
L’occasione arrivò quando, dopo neanche un mese che si era trasferita da me, non solo saltò il pagamento dell’affitto ma mi si mostrò infastidita quando glielo ricordavo, e al quarto giorno di ritardo mi guardò fisso negli occhi e col suo accento straniero mi disse:”guarda sono sincera con te, i miei genitori non hanno abbastanza soldi per permettermi di vivere qui e pagarmi tutto, quindi mi dispiace ma non so come pagarti”
Come già scritto prima, lei mi stava sulle palle, così che in modo iracondo le risposi: ”Bene se è così allora domani ti fai le valige e te ne esci di qui.”
“si ma non so dove andare” mi rispose lei spaventata
“e non è un problema mio” replicai io, per poi lasciarla li nella cucina e andarmi a chiudere nella mia stanza.
Ero convinto di questa cosa, che il giorno dopo l’avrei presa e messa fuori casa, e d’altro canto a quell’epoca già lavoravo e quindi mi sarei potuto permettere di stare qualche giorno senza nessuno che mi pagasse l’affitto, motivo per in quale mi sentivo abbastanza bene sapendo di aver insegnato a quella stronzetta come stare al mondo.
Fu verso le due di notte, che mi sentii una mano che mi prese l’uccello, così che aprii gli occhi e me la trovai stesa al mio fianco, sorridente, che mi guardava per poi dirmi:”Posso pagarti l’affitto in natura?”
Non so cosa mi prese, ma il mio orgoglio ebbe il sopravvento sulla mia volontà di scoparmela, così che le risposi:” e tu pensi che io ti abboni un mese di affitto per una sola notte di sesso?”
Lei si inarcò un poco, spaventata da quello che le avevo detto, portandomi ad avere il colpo di genio, quando le dissi: ”se vuoi ti posso scalare una parte dell’affitto, ma non tutto, questa è la mia offerta” per poi continuare:”a te la scelta, o resti qui per uno sconto oppure domani mattina te ne vai”
Lei rimase qualche secondo in silenzio e dopo mi fece un cenno con la testa di approvazione, così che io le dissi:” bene iniziamo a scalare i primi cinquanta euro, e sappi che ti scoperò anche in culo” per poi con una mano abbassarle la spallina del suo babydoll azzurro così da mostrarmi il seno che iniziai leccarle, turgido come un chiodo attaccato al muro, mentre con la mia mano destra le infilai tre dita nella passera. Lei era li ferma, a sentirsi la mia lingua sul seno e le mie dita che si muovevano dentro di lei in modo frenetico e la sua mano intenta a muovermi il cazzo sopra e sotto, senza dire una parola, senza fare un fiato, solo in attesa che io facessi quello che volevo da lei.
Mi feci segare per qualche minuto e solo dopo le presi la testa di forza e gliela abbassai fino al mio cazzo e le dissi:” succhiamelo puttana, succhiamelo bene troia” così che lei fece quello che le avevo chiesto, spompinandomi piano, alternando la sua lingua sulla mia cappella e le sue guance sul resto del cazzo, mentre io con una mano accompagnavo la sua testa dall’alto al basso.
Devo ammettere che sapeva fare bene i pompini quella puttanella, perché ci metteva sentimento, e credo che fu per questo che glielo dissi:”Eh troia li sai fare i bocchini? Chi sa quanti cazzi avrai succhiato in vita tua”, mentre godevo come un riccio a sentire la sua bocca che mi bagnava l’asta.
Era arrivato per me il momento di penetrarla, di mettere il mio cazzo nella sua vagina e annoverarla tra quelle che mi ero scopato in vita mia, così che la misi a gambe all’aria e glielo misi dentro, per scoparmela alla missionaria.
Ero eccitato come un riccio, e glielo spingevo dentro a quella sua passera bagnata, mentre lei era li ferma e immobile, senza fare un fiato ma guardando solo il soffitto sopra di me, e questa cosa mi diede fastidio, molto fastidio, così tanto fastidio che subito la misi a pecorina, con la faccia puntata verso lo specchio così che si potesse vedere mentre, lei la snob, si faceva montare da me.Le urlai anche:”Guardati, guardati puttana, fai tanto la schizzinosa, e ora ti stai facendo scopare dal tuo proprietario di casa perché non hai i soldi dell’affitto.Guarda a cosa ti sei ridotta”
Il mio andare intanto la faceva crollare in avanti, ma io la tenevo per i capelli per tirarla indietro, e poi farla alzare a farsi vedere completamente nuda allo specchio col mio cazzo che le entrava dentro.
Mi sarei fatto anche un’amazzone con lei, ma ero troppo impaziente di sodomizzarla, e così la buttai in avanti sul letto, per tenerle aperte le gambe con le mie, aperte le braccia con le mie, e incularla a secco, in un modo violento e doloroso, stando attento che guardasse allo specchio i suoi occhi bagnati dalle lacrime che aveva per il male che le stavo facendo in quel momento.
Era la bambola che avrebbe soddisfatto tutti i miei desideri più reconditi, non una persona, ma un pezzo di carne dove infilare il mio uccello, e non me ne fregava nulla di farle un male cane, ma anzi il suo corpo irrigidito per il dolore favoriva la mia penetrazione violenta, che le sfondava il culo.
Cercai il più possibile di ritardare la eiaculazione per stare li ad incularla e farle male, alternando momento in cui rallentavo, così da darle la speranza di sentire un po' di sollievo che veniva tradito dal fatto che poi spingevo sempre più forte, e ogni suo rantolo di dolore che si alternava alla mia forza bruta era per me come un canto celestiale.
Alla fine, quando proprio non riuscivo più a resistere, le lasciai il culo, per girarla di faccia e metterle il cazzo in bocca dove le venni in gola.
Lei si alzò, stravolta da quello che aveva passato con me, e se ne andò nella sua stanza mostrandomi a me il suo culo che avevo appena violato alla grande.
Il mattino dopo io e lei parlammo e concordando una sorta di prezzario tra di noi in fui anche abbastanza bravo poiché riuscii ad arrivare un compromesso che fosse a mio vantaggio, cedendo solo sul fatto che avrei dovuto lubrificarle il buco del culo quando la sodomizzavo.
L’affitto che lei pagava era di trecentociquanta euro al mese a cui si dovevano aggiungere un centinaio di euro per le utenze, io riuscii ad ottenere da lei una cosa come dieci euro per una sega, quindici per un pompino con ingoio e cinquanta per una scopata con penetrazione anale, il che significò che da quel giorno iniziai a sfogare tutte le mie voglie sessuali con lei.
Onestamente pensai che da li a poco se ne sarebbe andata via, ma a quanto pare Juliana era proprio una gran troia, poiché rimase in casa con me per altri sei mesi, in cui ogni giorno le lasciavo almeno una volta il mio sperma in bocca, in cui non ci fu una sola volta in cui parlammo senza che lei avesse il mio cazzo in mano,e soprattutto ogni domenica dopo pranzo andavamo nella mia stanza dove ci facevamo una sana scopata. Ricordo anche una volta in cui rimase a dormire da un’amica e di come io poi la punii legandola al letto e inculandola forte. Quelli per me furono i mesi più caldi della mia vita, in cui sapevo di avere una vera e propria tigre da materasso in casa pronta a soddisfarmi ogni volta che volevo.
Oggi Juliana vive nel suo paese e ogni tanto ci scriviamo su facebook dove io non manco mai di ricordarle quanti litri del mio sperma ha ingoiato quando abbiamo vissuto insieme.

Samantha:

Passarono nove anni dal periodo in cui ebbi a che fare con Juliana, in cui mi trasferii in un’altra città, mi diedi da fare e divenni un’importante dirigente di una società, considerando quel periodo della mia vita come un piccolo peccato che mi ero concesso e che non avrei mai più commesso, nonostante il fatto che restavo sempre un uomo a cui piacciono le donne, soprattutto se sexy a provocanti.
Samantha(nome di fantasia) era una di queste, abbastanza alta e magra, i capelli biondi corti gli occhi azzurri e una forma del viso che le dava una vaga somiglianza con Brody Dale, e soprattutto due tette e un culo capaci di stuzzicare uno come me.
Lavorava all’interno di un bar dove andavo a fare colazione tutte le mattine, e ogni volta mi dilettavo a guardarle il suo culo perfetto che si mostrava al mondo grazie a leggings neri che era solita portare. Io e lei avevamo il classico rapporto cordiale tra una barista e un cliente, ma nulla di più, ma fu grazie a questa fragile amicizia e una strana sequenza di eventi che riuscii a scoparmela:
Tutto avvenne una sera di inizio primavera, mentre stavo tornando a casa mia, dopo essere andato a casa di un mio amico dove mi ero fumato almeno tre cannoni di un’ottima erba, che la incontrai per strada.
La salutai, come avevo fatto tante volte prima e poi me ne sarei andato per la mia strada, ma fu lei che avvicinandosi a me mi guardò negli occhi e mi chiese:”So che tu lavori per xxxxxxxxx, e so che sei un dirigente li, mi spieghi cosa devo fare per entrarci a lavorare anche io?”
Quella sera in quella strada c’eravamo solo io e lei e io ero fumato pesante, motivo per il quale il solo guardarla non solo me lo fece venire duro, ma mi diede anche una strana voglia di provarci con lei, così che le risposi:”devi essere gentile con me” e subito dopo misi una mano sulla chiappa destra del suo leggings per stringere forte.
Mi sarei aspettato uno schiaffo, oppure un insulto da parte sua,e invece lei non fece nulla di ciò ma anzi, guardandomi negli occhi mi disse:”Ok, però poi mi aiuti?”
“certo che ti aiuto” risposi io, “non mi costa nulla assumerti, tanto sono quello che fa le assunzioni”
Senza aggiungere altre parole, mi prese e mi portò verso un muro, dove si mise di spalle per iniziare a baciarmi voluttuosamente, mentre con la sua mano destra mi toccava il cazzo, e io con entrambe le mie mani le toccavo il culo.
Era il paradiso, baciare quella ragazza, sentire la sua lingua nella mia bocca, mentre delicatamente lei mi accarezzava il cazzo che riempiva i miei jeans, e io stringevo forte le sue chiappe mettendo anche un dito a fare pressione sull’ano.
Rimasi in quel paradiso per qualche minuto e subito dopo la presi per mano per portarla verso casa mia, con solo l’obbiettivo di scoparmela in modo violento, con lei che mi seguiva sorridente.
Appena aprii la porta di casa mia, la buttai subito sul letto per buttarmi su di lei e iniziare a baciarla dovunque mentre col mio bacino spingevo il mio cazzo sopra di lei per fare un petting, e lei dalla sua parte faceva lo stesso.Era ovvio che dopo un poco saremo finiti nudi, ma comunque entrambi decidemmo di prolungare quel momento il più possibile, solo per darci a vicenda il piacere dell’attesa.
Le tolsi la maglietta nera che aveva e le misi la mia mano destra sotto il reggiseno, mentre quella sinistra dentro ai suoi pantaloni in direzione delle sue mutandine e poi della sua fichetta che era già calda e bagnata per me.
Il mio cazzo intanto mi implorava di uscire dai pantaloni, per mostrarsi a lei, così che lo accontentai, alzandomi e cacciandoglielo fuori davanti ai suoi occhi azzurri da cagna arrapata,in modo che lei potesse vedere cosa le sarebbe entrato dentro da li a poco.Ma non volevo farmelo succhiare in quel momento, no! Io volevo che lei me lo succhiasse per gratitudine, così che scesi a baciarla piano piano, passando per la sua pancia fino a che non arrivai all’altezza dei suoi leggings, che le tolsi di forza per poi fare lo stesso col suo tanga nero così da avere di fronte a me la sua fichetta, rasata e completamente bagnata.
Abbassai la mia testa su quella e iniziai a metterci la lingua dentro, leccandola piano piano, mentre lei mi teneva stretto con le sua gambe e le sue mani che mi spingevano verso il suo zuccheroso sapore.La sentivo muovere, sentivo il suo stomaco che si contorceva di piacere e i suoi rantoli di pura goduria che uscivano dalla bocca, mentre io leccavo, leccavo, leccavo la sua patatina bagnata.
Rimasi per quasi dieci minuti con la testa tra le sue gambe e solo dopo mi alzai per metterle il mio cazzo a pochi centimetri dalla bocca, guardandola dall’alto senza dire una parola.
Lei neanche disse una parola ma avvicinò la sua bocca a me e aprendola dolcemente se lo infilò tutto dentro, andando avanti e indietro, avanti e indietro mentre con la sua lingua mi bagnava completamente l’asta con la sua saliva.
Era un tripudio di piacere, un paradiso sceso in terra, sentire come lei, vogliosa si impegnava per farmi godere con la sua bocca famelica, e con i suoi occhi azzurri mi guardava dal basso, alternando la sua lingua sotto la mia cappella.
Non riuscivo più a resistere, non riuscivo più a trattenere la mia voglia di entrarle dentro, così che la misi stesa sulla schiena, mi stesi sopra di lei e quasi disperatamente le infilai il mio cazzo nella fica.Lei fece solo un gemito di piacere quando lo sentì entrare e subito dopo iniziò a muovere il suo bacino avanti e indietro per accompagnare la mia penetrazione in quella sua fica bagnata,scivolosa e calda, molto calda.
La sentivo ansimare, sentivo i suoi respiri profondi e calmi, mentre lentamente la sua patata si contraeva, per chiudersi e allargarsi, chiudersi e allargarsi, e la mia bocca baciava i suoi seni turgidi.
Dopo un pò, con uno scatto mi spinse alla mia sinistra, per farmi capovolgere e mettersi lei sopra di me, e li si alzò mettendosi nella posizione dell’amazzone, andando su e giù, su e giù, e facendo ballare i suoi seni bianchi che mi stavano sopra, mentre mi guardava dall’alto con l’espressione di chi era li per godere, e il mio cazzo si faceva strada dentro di lei, andando sempre più affondo, e la sua vagina si dilatò a darmi segno che oramai anche lei aveva capito di essere stata penetrata.
La presi e la misi a pecorina, scopandomela da dietro, in quella sua passera che oramai si era allargata così tanto che il mio cazzo le ballava dentro, e li lo vidi.Vidi il suo culo perfetto e invitante che si dimenava davanti a me, che mi portò al più grande desiderio che avessi mai avuto in vita mia, così che gemendo le dissi:”Fatti inculare.Ti prego Samantha fatti inculare, io devo mettertelo nel culo”
Lei rimase qualche secondo in silenzio e solo dopo, accasciandosi davanti mise le sue mani sulle sue chiappe perfette per allargarle così da mettermi in mostra il suo ano pronto alla sodomia.Sputai sulla mia mano per lubrificarlo per bene inserendoci anche due dita.Il mio cazzo era così bagnato dai liquidi della sua vagina che non ci fu neanche bisogno che lo lubrificassi, e così direttamente feci pressione sul suo ano, che aperto da lei, mi fece entrare vigorosamente.
La inculai forte, bene, spingendoglielo a fondo, senza pietà, senza alcuna volontà di avere rispetto di lei, che nel frattempo faceva dei gemiti profondi con la bocca come dei lamenti di goduria, mentre io facevo la stessa cosa fissando il mio cazzo che le entrava perfettamente in culo.
Fu un attimo, un fulmine, un lampo, ma le venni copiosamente in culo, inondando quel suo buco di un mare di sperma, e solo dopo glielo tolsi, per stendermi al suo fianco e darle un bacio per ringraziarla di quella meravigliosa esperienza che mi aveva donato.
Lei mi chiese:”ora me lo dai il lavoro?”
E io, sorridendole, le risposi:”Credo che te lo sia meritato”
Si alzò si prese i suoi leggings, si rivestì e se ne andò via da quella casa, lasciandomi sopra al letto soddisfatto della scopata che mi ero appena fatto.
Ricordo come appena uscì dalla porta mi alzai per andare alla finestra e guardarla li, in attesa del bus che la portasse lontano da me, come se nulla fosse, come se per lei questa fosse una cosa normale, come se non avesse dentro al suo ano lo sperma di uno sconosciuto.
Qualche giorno dopo, l’andai a trovare nel bar dove lavorava per spiegarle per filo e per segno cosa doveva fare per entrare a lavorare nella società dove io ero un dirigente e quando le feci il colloquio di lavoro fui corretto con lei visto che l’assunsi senza neanche pormi la domanda se venire meno alla promessa che le avevo fatto.
Oggi Samantha lavora nella stessa società dove lavoro io, anche se in un’altra città e ogni tanto quando la incontro si fa toccare da me forse perché mi è grata di quello che ho fatto per lei.

Martina:

Non sopportavo proprio Martina(nome di fantasia) per il semplice fatto che lei non sopportava me e che per questo mi metteva sempre i bastoni tra le ruote con sua sorella minore che era anche la mia fidanzata, tanto che potevo dire tranquillamente che lei fosse la mia nemica numero uno, una con la quale non ci avrei scopato neanche se mi avessero pagato, eppure questo avvenne:
Pochi mesi prima sua sorella mi aveva lasciato e se n’era tornata nel suo paesino d’origine, continuando però a scrivermi e chiamarmi, un po' per pulirsi la coscienza un po' perché quella scelta non l’aveva fatta tanto consapevolmente, mentre io semplicemente consideravo quella relazione finita come un capitolo della mia vita oramai concluso, divertendomi solo a farla stare ancora peggio e soprattutto accusando lei e la sua famiglia di essere stati tremendamente ingiusti con me, soprattutto Martina con la quale oramai non avevo più un minimo di rapporto.
Fu per questo che la mia ex ragazza iniziò ad accusare violentemente sia la madre che la sorella di essersi rese responsabili della fine della sua relazione con me, ed essendo lei una ragazzina molto viziata questo ebbe effetto sulla sua famiglia, i quali arrivarono addirittura ad offrirmi dei soldi affinché la chiamassi per dirle che loro non avevano colpe.
Fu Martina stessa a farmi questa offerta, sopra al tavolo di un bar con un libretto degli assegni in mano, ma mi sembra ovvio che io non solo rifiutai categoricamente ma chiamai anche la mia ex ragazza per raccontarle di quell’ennesima offesa ricevuta da lei.
Una sera di pochi giorni dopo, mentre ero in casa mia a guardare una cosa alla tv, sentii suonare il citofono, e quando risposi sentii la voce di Martina che in preda ad una crisi di pianto mi chiedeva di scendere sotto casa per parlare con lei e quando lo feci, me la trovai di fronte in lacrime che mi urlava una serie di insulti accusandomi di essere stato la causa del suo forte litigio con sua sorella.
Io naturalmente ero li a gongolare di fronte alle sue offese, con un totale menefreghismo che era la mia arma più forte contro di lei.
Quello non era un bel periodo per Martina, che stava appena uscendo da un brutto divorzio, che aveva problemi sul lavoro e che non riusciva a vedere nulla di buono nella sua vita, passando le sue giornate tra il suo ufficio e poi a casa da sola, e per questo era disperata davanti a me in lacrime, dicendo frasi come: ”ma che ho fatto io di male” oppure “ma che volete da me” per poi per un solo secondo guardarmi in faccia e fare una strana espressione con la bocca, la stessa che sua sorella mi aveva fatto tante volte negli anni precedenti e che per me era come un semaforo verde che significava un bisogno di coccole, un bisogno di amore, un bisogno di cazzo.
Mi vennero in mente le parole di mio padre: ”Quando una donna è disperata chiunque la può avere” e guardai un secondo la mia situazione che mi vedeva solo, con una relazione finita con una ragazza che ora non poteva più avere nessuna pretesa su di me, e soprattutto cosciente che se in quel momento mi fossi mosso, quella sera avrei infilato il mio uccello dentro una passera.
A questo si deve anche aggiungere che Martina era si una grandissima stronza, ma era anche una gran bella topa, alta e slanciata, con dei lunghi capelli castano scuro, che andavano a coprire un bel volto con gli occhi castani e soprattutto un fisico di chi normalmente andava in palestra.
Così non ci pensai troppo, ma mi avvicinai a lei e la spinsi sul muro dietro per iniziare a baciarle prima il collo e poi la bocca, mentre lei per un solo secondo fece resistenza ma appena sentii la mia bocca sul suo collo, mi strinse per mettermi la sua lingua nell’orecchio.
La presi di forza, e la portai in casa mia dove la buttai sul letto e mentre le baciavo il collo, le tolsi prima i jeans, poi la maglia, poi il reggiseno e per finire le mutandine, per poi fare lo stesso io ed entrarle dentro prima che si rendesse conto di quello che stava facendo.
Sinceramente pensavo che fosse una specie di cadavere a letto, ma mi sbagliavo, oddio se mi sbagliavo, perché quella donna era una vera e propria tigre da materasso, quando iniziò a muovere il bacino davanti e dietro per accompagnare il mio cazzo dentro la sua fica tutta bagnata e abbastanza dilatata.
Nel momento in cui mi resi conto che anche lei stava partecipando a quel ballo, prima mi feci accompagnare dalla sua fica e dopo un po' la fermai con le braccia per iniziare a martellarle la passera con il mio cazzo, con lei che era li stesa a muovere la testa in balia del piacere.
La misi a pecorina e la montai da dietro, guardando come riusciva a stare in posa, ferma li a farmi muovere dentro di lei, aprendo e chiudendo le gambe così da allargare e restringere il buco che le stavo penetrando.
Era una gioia, una vera a propria goduria, tanto che mi dimenticai chi fosse lei, concentrandomi solo a infilarle il mio cazzo il più profondo possibile e sentendo i suoi gemiti unirsi ai miei.
Dopo un po' la misi nella posizione dell’amazzone, sempre godendo come un riccio e sempre facendo quei suoni gutturali, mentre lei andava avanti e indietro, avanti e indietro, facendo muovere il mio uccello dentro di lei, e facendo ballare i suoi seni prosperosi sopra di me.
Ad un certo punto mi fermò e mi disse di alzarmi, per poi posizionarsi sul letto stesa con le gambe e le braccia aperte, chiedendomi di entrarle da dietro, e questo feci sentendo la sua vagina restringersi in un modo unico, così stretta che il mio cazzo a stento ci entrava, e a stento si muoveva dentro di lei.
Però godevo. Dio se godevo! Godevo a tal punto che senza neanche accorgermene le inondai la passera del mio sperma caldo, lasciandole il mio cazzo dentro per qualche secondo solo per sentire ancora un po' il suo calore.
Subito dopo si mise stesa a pancia sotto sul letto, stremata da quello che avevamo fatto, cosi che potessi vedere il suo bel culo e la sua fica da cui usciva il mio sperma.
A quanto pare anche lei fu soddisfatta da me poiché quella fu solo la prima volta in cui mi scopai Martina, che per me divenne come una droga, e non passò molto tempo prima che andassi a casa sua e me la scopassi dentro la vasca da bagno, iniziando con lei una scopamicizia che durò qualche mese prima che si trovasse un nuovo compagno e mi buttasse via come un preservativo usato.
La fortuna volle che anche sua sorella dopo un po' tornò in città per tornare a scaldarmi il letto, e ci volle solo un poco di attenzione da parte nostra per non farci scoprire da lei, così che quello fu uno dei periodi più floridi della mia vita, in cui mi scopavo entrambe le sorelline, senza sentirmi in colpa con nessuna delle due ma riempendo entrambe le vagine del mio sperma.
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Categorie: Etero