La mia ragazza Stefania mi aveva convinto ad andare a rubare in un appartamento insieme al suo ex. Quando la padrona di casa ci ha sorpresi alle spalle ha sparato un colpo in aria e ci ha ordinato di calarci le braghe. Io ero paralizzato. Capii che Alessandro lo aveva già fatto dato che la donna diceva " dai forza, cosa aspetti. Fai come il tuo amico, non fare il duro". Non sapevo se dovevo calarmi solo i pantaloni o anche le mutande. In quel momento mi sembrava più appropriato abbassare anche le mutande per non farla arrabbiare oltre. Lo feci. E lei ci ordinò di mettere le mani sulla testa. Probabilmente solo allora si rese conto che ero senza mutande, perché si mise a ridere e mi disse " ei chiappe d'oro, cosa fai l'esibizionista?" Era successa la stessa cosa ad una festa alle medie. Durante un gioco una ragazza mi aveva ordinato di abbassarmi i pantaloni ed io mi ero abbassato anche le mutande e venni preso in giro da tutti. Avevo giurato che non sarebbe più successo. Invece ero lì a mostrare le chiappe un'altra volta. Persino Alessandro si tratteneva dal ridere. La donna si avvicinò dicendo " vuoi che ti infili il fucile nel sedere'? Lo farei, brutto stronzo di un ladro... Ho trovato proprio due ladri froci" Mi arrivò vicino e mi passo l'ha canna del fucile sul solco del sedere. Quel tocco freddo, quella situazione mi facevano eccitare. Certo non era una grande prova di virilità davanti l'ex della mia fidanzata. La sconosciuta mi passava la canna tra le gambe premendomi le palle. Mi diceva" ti dovrei frustare queste chiappete. Ti frusterò a sangue. E anche al tuo amico" Io mi eccitavo sempre di più. Sentivo quel metallo tra i glutei e speravo di venir sculacciato. L'idea di essere sculacciato davanti l'ex della mia fidanzata mi faceva trasalire. Quando lei vide che ero eccitato mi insultò e spingendomi con la canna del fucile mi fece inginocchiare " vedo che ti ecciti. E tu perché non ti ecciti? " chiese ad Alessandro"leccaglielo" disse a me" così si eccita anche lui". Io non me lo feci dure due volte. Avevo la bocca all'altezza del cazzo di Alessandro; presi l'elastico dei suoi boxer glieli abbassai e vidi comparirmi davanti un gran pisello morbido e succulento. Lo guardai un attimo, prima di affondare la bocca in quell'oggetto del desiderio. Non avrei mai pensato di desiderare un pene in bocca; ma in quel momento mi sembrava di non aver mai desiderato altro. Guardai un attimo il viso di Alessandro immaginando cosa potesse dire Stefania se mi avesse visto e cosa dirà quando saprà cosa è successo. Ma non potevo dire di no. Avevo un fucile puntato contro. Sentii la canna del fucile spingere sull'anno e guardai ancora il pisello di Alessandro, ma proprio in quel momento Alessandro fece non so quale mossa e tolse il fucile alla nostra aguzzina. Le disse " non ti muovere ho ti sparo" . In un attimo il suo pisello spariva dalla mia portata. Lui si rivestiva rapidamente ed io rimasi un istante fermo in ginocchio. Non si poteva tornare in dietro. Non sarebbe più tornato quel momento. Eravamo salvi. Dovevo essere felice, ma ero triste e non potevo darlo a vedere. Mi alzai e mi rivestii velocemente. Dissi " giusto in tempo". Alessandro mi guardò con sospetto. Ed io dissi " scappiamo". Così scappammo. La donna poteva aver chiamato la polizia. Quando ci trovammo davanti a Stefania, Alessandro mi prese in giro. Mi disse che se gli avessi leccato il cazzo, mi avrebbe sparato lui. Io gli dissi che piuttosto mi sarei fatto sparare che leccargli l'uccello (dovevo fare la parte del maschio virile davanti a Stefania ). Stefania disse che forse sarebbe stato interessante vedermi spompinare Alessandro; ma sia io che lui le facemmo capire che se lo poteva scordare. Io non ero per niente sincero. Se non ci fosse stata tutta quell'opposizione lo avrei spompinato eccome! Mi stavo eccitando ancora. La sera dopo tornai in quella casa. Controllai che la donna fosse da sola e poi le andai a suonare con un mazzo di fiori. Quando lei aprì in camicia da notte, io mi misi in ginocchio e le dissi "vorrei fare qualsiasi cosa per poter ripagare il torto dell'altra sera". Lei richiuse la porta dietro di me. Io mi calai pantaloni e mutande, le baciai i piedi e dissi " la prego mi faccia fare i lavori più umili, mi punisca..." lei mi interruppe " zitto merda". "Adesso tu devi stare zitto. Agirai solo al mio comando. Quello che avete l'altra sera è mostruoso. Non so cosa ti abbia spinto a tornare, ma adesso pagherai". Mi domandai se forse non ero stato un po' troppo avventato a fare questa scelta. Iniziò subito la sua vendetta. Mi picchio sul sedere nudo con una pantofola fino a farmi sanguinare. Mi chiuse nudo dalla cintola in giù in un bagno secondario nello scantinato e mi faceva uscire solo per fare le pulizie o dei lavoretti. Tutte le sere mi sculacciava a sangue con la pantofola. Mi portava da mangiare la sua cacca e mi faceva bere la sua pipì direttamente dalla fonte. Per fortuna non controllava se mangiassi, ma dopo qualche giorno stavo facendo la fame e mi convinsi a mangiare il mio pasto. La stessa sera, per caso lei mi sodomizzò con il manico dello spazzolone del gabinetto. Ci prese gusto e ogni giorno era più cattiva. Io la pregavo di smettere, che non era quello che volevo. Ma lei voleva vedermi soffrire e mi legò le palle con una corda che tirava a suo piacimento. Mi obbligava a leccarle la fica. E questo era quello volevo. Leccarle la fica. Sentirmi inferiore e dipendente da lei. Mi iniziò a dare da mangiare i suoi avanzi e io le fui grato. Mi liberò dopo un mese. Le chiesi se potevo tornare a bere la sua pipì, tanto buona ogni tanto. Lei rise, ma mi cacciò via.
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