Nei giorni successivi all’esperienza che avevo avuto con la mia migliore amica, Nadia, nel bagno di un locale gay in cui ci eravamo baciate appassionatamente, cercai di tornare alla mia vita di sempre. Non riuscivo però a togliermi dalla mente l’idea di quello che avevo fatto. La follia della sua lingua nella mia bocca e sul mio seno, le sue mani su di me, il suo sapore, il suo profumo, e la sensazione di avere sempre il suo culo nelle mie mani mi tennero per tre giorni in uno stato di tensione continua.
Come facevo a non pensare alla sua proposta? Venerdì sarebbe rimasta a casa da sola e mi aveva invitata ad andare da lei. Sapevo perfettamente cosa sarebbe successo se avessi accettato. Avremmo fatto l’amore e sarebbe stata la mia prima esperienza lesbica. Ma ero pronta? Questa era la domanda che nei giorni che mi separavano da quella data mi ero fatta almeno mille volte, e ancora non ero riuscita a trovare una risposta definitiva.
Il solo pensiero mi devastava, ma il tempo passava, e avrei dovuto prendere una decisione. Era una specie di conto alla rovescia. Ogni minuto superato dalle lancette dell’orologio era un minuto in meno al venerdì sera. La sola idea di sentire il sapore della sua fica nella mia bocca mi mandava fuori di testa, e non capivo se a prevalere era un senso di piacere o di smarrimento. Avevo paura, e quando ci pensavo mi tremavano le gambe.
Ogni tanto mi tornavano in mente le sue parole: “… anch’io ho fatto fatica ad accettare l’idea di essere un po' lesbica …”. Porca troia. Forse ero bisex anch’io e avevo passato i trentotto anni della mia vita a negarlo a me stessa.
Ed ora quella diavoletta tentatrice della Nadia, con i suoi trentasei anni, il suo corpo stupendo, i suoi capelli castani e i suoi occhi scuri e penetranti, con il suo seno sodo e il suo culo perfetto mi stava mettendo davanti ad una realtà che mi sconvolgeva.
Fu giovedì pomeriggio il momento in cui ruppi l’ultimo degli indugi che mi bloccavano il cervello. Le scrissi un messaggio: “ciao Nadia. Ok per domani sera. A che ora ci vediamo?”.
Quando cliccai “invio” mi tremavano le mani, e quando, pochi minuti dopo, sentii il suono del telefono che annunciava l’arrivo di un nuovo messaggio, pensai di impazzire.
Era lei: “ottimo!!!! Sono molto, molto contenta!!! Vieni alle nove. Un bacio…”.
Già, “un bacio”. Solo a leggere quella parola mi sentii vibrare.
Due ore dopo mio marito tornò a casa e ci mise meno di mezz’ora per capire che c’era qualcosa di strano nell’aria: “Eli, c’è qualcosa che non va? Mi sembri strana. Sei pensierosa…”.
Ovviamente negai con decisione: “no, no, tutto ok”.
Gli tenni nascosti i miei tormenti, così come gli tenni nascosto il fatto che, non riuscendo a prender sonno, mentre lui si era già addormentato da un pezzo, mi alzai dal letto e mi chiusi in bagno, dove cedetti finalmente all’istinto, accettai definitivamente i miei desideri e mi masturbai selvaggiamente immaginando la Nadia che mi leccava ovunque.
Il giorno dopo era quel fatidico venerdì. Dissi a Marco che sarei uscita la sera per un incontro con le rappresentanti di classe e che non sapevo a che ora sarei tornata perché probabilmente dopo la riunione saremmo andate a bere qualcosa tutte insieme.
Ci misi due ore per vestirmi. Tremavo tutta. Passai un sacco di tempo immobile davanti allo specchio a fissare gli occhi marroncini di una bella donna alta quasi un metro e settanta, dai capelli nerissimi e dal seno grande e sodo, che se ne stava ferma senza sapere cosa fare. Ero persa in uno stato confusionale profondo, ma alla fine la presa di consapevolezza che volevo fare sesso con la Nadia, mi spinse a scegliere una mise che avrebbe dovuto trasmettere sicurezza e sensualità. Indossai una camicia nera che lasciai piuttosto aperta, facendo in modo che il taglio del seno si potesse vedere distintamente. Una minigonna di pelle nera, autoreggenti di nylon scuro e scarpe con tacco a spillo, aperte sul tallone. Sulla caviglia destra, sotto il nylon, misi anche una cavigliera d’argento che mi aveva regalato Marco un paio di anni prima, e che ambiva a pareggiare la sensualità del piccolo cuore che avevo tatuato sull’altra caviglia.
Scelsi un paio di orecchini a cerchio largo, un po' zingareschi. Erano quelli che piacevano di più mio marito e pensai che se eccitavano lui, avrebbero eccitato anche lei. Il rossetto rosso fuoco si intonava con le unghie delle mani e dei piedi, che tinsi anch’esse di un rosso della stessa intensità.
Mi guardai un’ultima volta allo specchio e mi convinsi che, si, ero davvero sensuale. Mi sentivo pronta più che mai a vivere la mia prima esperienza lesbica.
“Ammazza che figa…”, fu il commento del Marco quando mi vide. “Ma sei sicura che stai andando a un incontro della scuola? Non è che ti devi vedere con qualche uomo?”.
Mi misi a ridere e gli diedi un bacio sulla bocca. Il contatto con la sua lingua mi diede ulteriore forza.
“Tranquillo”, gli dissi, mentre già mi avviavo verso la porta. “Nessun uomo…”, ed ero sincera.
Venti minuti dopo, mentre suonavo il citofono della Nadia, mi sentivo definitivamente sicura. Avevo ormai superato ogni dubbio ed ogni perplessità. Ero pronta. Volevo passare una straordinaria serata di sesso con lei.
Mi accolse con un sorriso come ne avevo visti pochi.
“Cazzo, Eli… sei veramente splendida…”.
Ridemmo entrambe, istintivamente, e la nostra risata ci aiutò a superare l’imbarazzo iniziale.
“Vieni”, mi disse, e mi prese per mano, esattamente come aveva fatto pochi giorni prima in quel locale, mentre mi portava a limonare in bagno.
Entrammo in salotto e mi fece sedere sul divano, mentre lei si allontanò di un paio di metri per dedicarsi alla bottiglia che aveva messo in un cestello di ghiaccio e che svettava su un piccolo tavolino.
La sua voce era allegra e sicura: “per te ho preparato le migliori bollicine che avevo in casa. Champagne!”, e mentre lo diceva stappò la bottiglia con enfasi facendo partire il tappo che andò a schiantarsi contro il muro.
La guardai. Era bellissima. I riflessi ramati dei suoi capelli lisci, lunghi e castani mi avevano sempre affascinato. Indossava una camicia di seta rossa, decisamente adeguata al suo ruolo di splendida tentatrice. La scollatura mi parve più provocante del solito e passai alcuni lunghi istanti a guardare le sue grandi tette, mentre lei riempiva due bicchieri.
Aveva una gonna nera piuttosto corta, non come la mia, ma corta comunque, mentre i sandali tacco dodici che portava ai piedi erano davvero mozzafiato. Aperti sia sul tallone che sulle dita, che aveva laccato di un bordeaux molto scuro, come quello che decorava le unghie delle sue splendide mani. Il laccio che le cingeva i piedi, pochi millimetri sopra l’attaccatura delle dita era di cuoio nero ed era tempestato di piccole borchie di metallo color argento, uguali a quelle che stavano sui laccetti che le si chiudevano sulle caviglie.
Cazzo, la donna con cui stavo per fare sesso era veramente una figa pazzesca.
Mentre mi si avvicinava con i due bicchieri in mano la guardai nel profondo dei suoi occhi scuri e non potei fare a meno di commentare: “wow, Nadia, sei davvero bellissima…”.
Si sedette sul divano, alla mia destra, ancora più sorridente di prima. Mi diede un bicchiere in mano, ci picchiò contro il suo e mi disse: “cin cin… alla mia amica Eli, che ha deciso di lasciarsi andare alle sue emozioni, e che mi ha persino fatto un complimento…”.
Ridemmo e bevemmo, e poi le risposi: “dai, non è mica il primo complimento che ti faccio…”.
La sua risposta fu pronta: “si, ma quello di stasera è diverso da tutti gli altri…”.
Appoggiò il bicchiere sul tavolino e restammo a guardarci in silenzio. I suoi occhi mi stavano trasmettendo una voglia di sesso pazzesca, e sono sicura che i miei le risposero qualcosa di molto simile.
La sua voce era caldissima: “sono contenta che sei qui”.
Le risposi d’istinto: “anch’io sono contenta…”.
Mi guardò come non mi aveva guardata mai: “cazzo, Eli, ti voglio da morire…”.
Anch’io la volevo, e questa volta ero pronta e feci la prima mossa. Misi il bicchiere a riposare sul tavolino, allungai la mano destra dietro la sua nuca e la attirai a me. Mi tuffai su di lei e le sbattei la lingua in bocca come mai avrei creduto di fare.
Lei non stava aspettando altro. Ci abbracciammo e ci scambiammo un bacio caldissimo e profondo. Questa volta non rimasi ad aspettare i suoi movimenti. Entrai nella sua bocca con tutta la forza che avevo e, con la mano sinistra, presi ad accarezzarle il seno, che sentii grosso e sodo.
Glielo palpai con forza, mentre lei si staccò dalla mia bocca solo per un secondo, solo per sussurrarmi: “oddio, Eli… mi fai impazzire… sei così calda…”. Detto questo si rituffò nella mia bocca, penetrandomi con la lingua fino in gola, mentre la sua mano destra si mosse sula mia coscia, che prese ad accarezzarmi con forza.
Poi sentii la sua lingua scendere sul mio collo e le sue mani sui bottoni della mia camicia, che fece saltare più velocemente di quanto avrei potuto fare io. Ancora una volta seguii l’istinto, e mentre lei mi sfilava la camicia, io mi slacciai il reggiseno che buttai per terra, offrendo le mie tette al suo piacere.
Mi guardò un secondo e mi disse sottovoce: “Eli, il tuo seno mi ha sempre fatto impazzire…”, poi si piegò leggermente su di me e si tuffò sul mio petto, prendendo a leccarmi e palparmi ovunque.
Passai alcuni minuti accarezzandole i capelli mentre la sua lingua sui miei capezzoli mi stava dando un brivido sconvolgente. Mi lasciai sfuggire: “oddio, Nadia… mi piace un casino…”.
Lei si tirò su, mi prese entrambi i capezzoli tra le mani, me li strizzò forte, e accompagnò il mio mugolio sussurrandomi: “cazzo, Eli… ho una voglia pazzesca di fare l’amore con te…”.
Poi si alzò senza staccarsi dai miei capezzoli, obbligandomi ad alzarmi davanti a lei: “mmmhhhh…”, il mugolio di piacere che uscì dalle mie labbra si mischiò alla sua voce: “vieni… andiamo a letto…”.
Non feci alcuna resistenza. Anzi, la seguii velocemente portandomi addosso una voglia devastante di fare sesso con lei.
Quella in cui entrammo era una camera molto grande. Al centro troneggiava un letto che aveva una testata con sbarre in ferro battuto, mentre sulla destra, appoggiato alla parete, un grande specchio si sarebbe goduto le nostre immagini e ce le avrebbe rimandate indietro.
La Nadia mi fece sedere in fondo al letto e rimase in piedi davanti a me.
“Guardami!”. Il suo fu un ordine semplice, ed io ubbidii senza alcuna resistenza. Cominciò a spogliarsi lentamente davanti a me. Mi fece uno spogliarello veramente eccitante e, mentre sentivo la temperatura del sangue salire ad ogni secondo che passava, ammirai il suo fantastico corpo restare coperto solo dal reggiseno e dalle mutande. Quando si tolse il primo e rimase con il seno nudo, non potei resistere alla tentazione di allungare le mani per accarezzarlo. Mi lasciò fare. Era sodo e grosso; bellissimo. Le accarezzai dolcemente i capezzoli, che aveva lunghi e spessi.
La sua voce era caldissima: “ti piace?”.
“Cazzo, Nadia… sei bellissima… oddio… i tuoi capezzoli, così grossi… mi fanno impazzire…”.
“Perché non me li lecchi?”.
Non me lo feci ripetere due volte. Mi alzai e mi tuffai su di lei. Sentire il suo capezzolo sinistro nella mia bocca, sulla mia lingua, mi mandò fuori di testa. Istintivamente allungai la mano sinistra sul suo culo. Sentii la sua pelle a contatto con la mia; aveva indossato un tanga veramente minimalista.
“Ti piace il mio culo, eh?”.
Mi staccai dal suo seno: “oddio, Nadia… hai un culo perfetto…”.
Mi spinse indietro e caddi sul letto, ritrovandomi seduta davanti a lei.
“E allora guardalo…”. Si girò e lasciò ai miei occhi il piacere sconfinato di riempirsi delle bellissime forme delle sue natiche, separate da una sottilissima striscia di tessuto nero, che lei prese a sfilarsi con una lentezza che mi mandò definitivamente in estasi. Rimasi ancora un secondo ad ammirarle il culo, ora completamente nudo, e poi lei si girò e rimasi paralizzata nel trovarmi a non più di venti centimetri dalla sua fica.
Negli ultimi tre giorni mi ero chiesta un milione di volte come potesse averla. Ora scoprivo che la teneva molto curata. Il pelo era una striscia verticale nera corvina. Era tagliato abbastanza corto e lasciava libero spazio alla vista per godere delle sue grandi labbra, che vedevo gonfie e trasudanti sesso.
Fece un piccolo passo verso di me e me la trovai ancora più vicina.
“Hai mai toccato la fica di un’altra donna?”, mi chiese.
“No, mai…”.
“Vuoi farlo?”.
Anche questa volta non ebbe bisogno di insistere. Allungai la mano destra e cominciai ad accarezzarla in mezzo alle gambe. Chiusi gli occhi e mi lasciai galleggiare nel piacere di quel contatto. La sentii morbida, calda e bagnatissima.
Aprii gli occhi e alzai lo sguardo, incrociando il suo. Rimasi ancora qualche secondo con gli occhi persi nei suoi mentre continuavo ad accarezzarla dolcemente in mezzo alle gambe.
“Oddio, Nadia… sei fradicia…”.
Sorrise: “è fradicia per te, tesoro! Non sai quante volte ho desiderato questo momento… Eli, dai… sdraiati!”.
Non vedevo l’ora. Mi allungai nel letto fino a raggiungere il cuscino, e rimasi distesa a pancia in su.
Lei girò intorno al letto e venne a sedersi sul bordo del lato destro.
Mi accarezzò lentamente il seno e poi si chinò sulle mie labbra. Mi baciò dolcemente e mi sussurrò: “sei mai stata legata al letto?”.
Rimasi un attimo inebetita. Non mi aspettavo una domanda del genere, ma ormai avevo oltrepassato ogni limite e la mia risposta fu più pronta di quanto avrei potuto immaginare: “qualche volta…”.
“Ti piace?”.
“Si…”.
Si staccò da me e aprì il primo cassetto del comodino che stava in parte al letto e ne tirò fuori due manette. Cazzo, non ci potevo credere; aveva preparato tutto.
In un silenzio irreale, mi prese le mani e me le portò a stringere le sbarre di ferro che stavano dietro alla mia testa e, con movimenti rapidi e sicuri, mi ammanettò entrambi i polsi.
Stavo impazzendo. Ero eccitata come non ricordavo di esserlo stata mai. Sapevo che lei aveva la fica fradicia, ma la mia era un oceano caldo di umori nel quale si sarebbe potuti affogare.
Si piegò ancora con le labbra sulle mie e ci soffiò dentro: “e bendata? Sei mai stata scopata bendata?”.
Ricambiai il suo soffio: “siii… oddio, Nadia… fallo…”.
La vidi frugare ancora nello stesso cassetto, dal quale tirò fuori una benda nera lunga e larga.
Me la mise sugli occhi e me la legò dietro la nuca. A quel punto ero completamente cieca. Non vedevo più nulla e, istintivamente, rilassai ogni mio muscolo e chiusi gli occhi preparandomi al piacere che quella donna meravigliosa mi avrebbe saputo dare in quella che avrei per sempre ricordato come la prima esperienza lesbica della mia vita.
La sentii muovere e poi, pochi secondi dopo, le sue mani presero ad accarezzarmi i piedi. Si era messa in fondo al letto per cominciare a giocare col mio corpo.
Mi tolse le scarpe, molto lentamente, e poi sentii la sua lingua. Cazzo, mi stava leccando i piedi da sopra le autoreggenti. Passò la lingua sul nylon, percorrendo tutta la lunghezza del mio piede sinistro, dalle dita sul collo e fino alla caviglia.
Poi infilò le mani sotto la gonna, prese l’elastico delle calze e me le abbassò una alla volta, fino a sfilarle; prima la sinistra e poi la destra.
E a quel punto fu di nuovo sui miei piedi, ma questa volta senza l’ostacolo del nylon. Impugnò con forza la mia caviglia sinistra e prese a leccarmi le dita del piede che, qualche secondo dopo, si mise tutte in bocca, muovendosi leggermente avanti e indietro come se mi stesse facendo un pompino.
Farmi leccare i piedi era sempre stata una cosa che mi faceva impazzire, e sentire la sua lingua e la sua saliva dappertutto mi mandò fuori di testa.
Cominciai a mugolare: “mmmmhhhh… oddio, Nadia… mi piace un casino…”.
Le mie parole le diedero nuovo slancio. Cominciò ad accarezzarmi anche il piede destro, mentre con la lingua mi stava leccando la pianta del sinistro, e quando arrivò alla caviglia, si perse sul mio tatuaggio che prese a leccare con una foga e un’intensità che mi parve ci stesse limonando.
“Siii… Nadia… cazzo, siii… dai, leccami i piedi… leccami cosìììì…”.
La sua voce mi raggiunse dal fondo del letto: “oddio, Eli… il tuo tatuaggio mi ha sempre fatto impazzire… quante volte mi ci sono masturbata…”, e riprese a leccarmelo con ancora maggiore intensità.
Andò avanti a leccarmi i piedi a lungo, sembrava non volesse staccarsi mai, mentre il mio piacere aumentava continuamente. Ero fradicia. Sentivo la fica talmente bagnata che pensai stessi buttando fuori umori come una fontana, e immaginai di avere già creato una piccola pozza sulle lenzuola.
Poi, dopo un tempo che mi parve infinito, la sentii staccarsi dai miei piedi. Senza mai togliere la lingua dal mio corpo cominciò a salire, leccandomi in lungo i polpacci e le cosce.
Mi sfilò la gonna e subito dopo, senza tante cerimonie, mi tolse anche le mutande.
Rimasi completamente nuda, ammanettata al letto e bendata, mentre la mia migliore amica si stava godendo la vista della mia fica completamente aperta, fradicia e a sua totale disposizione.
“Cazzo, Eli, hai una fica stupenda…”.
Evidentemente il mio pelo nero come il suo, ma più folto e meno curato, aveva soddisfatto le sue aspettative. Pensai ci si sarebbe tuffata portandomi finalmente a quell’orgasmo che stavo agognando come una pazza.
E invece sentii le sue mani sul seno e la sua lingua sulla pancia. Si mosse velocemente verso l’alto e prese a leccarmi i capezzoli, come già aveva fatto tre giorni prima nel bagno di quel locale in cui mi aveva dichiarato la sua passione per me.
E quando prese a mordermi i capezzoli ricominciai a gemere senza freni: “mmmmhhhh… oddio, Nadia… cazzo, mi fai morire…”.
I suoi morsi si fecero più intensi e un sottile dolore mi trapanò il cervello: “aaaahhh… aaaahhh… siii… Nadia, siii…”.
Andò avanti a mordermi e a leccarmi a lungo, mentre io non facevo altro che gridare al cielo il mio piacere, che non riuscivo più a contenere. Avevo una voglia pazzesca di toccarmi, di masturbarmi. Pensai che se non avessi avuto un orgasmo nell’arco di pochi minuti, sarei impazzita per sempre.
E come se mi stesse leggendo nel pensiero, la mia migliore amica si staccò dai miei capezzoli e salì sulle mie labbra. Sentii la sua lingua entrarmi dentro e muoversi dolcemente, coinvolgendo la mia in un ballo proibito. Ci baciammo per diversi minuti, mentre la sua saliva continuava a cadermi in bocca, obbligandomi a deglutirla e a mandarmela in gola.
Poi si staccò, mi mise la lingua nell’orecchio sinistro e mi sussurrò: “tesoro, voglio farti godere. Dimmi cosa vuoi che ti faccia…”.
Risposi d’istinto: “cazzo, Nadia… ti prego… leccami la fica!”.
Pur senza vederla, capii che stava sorridendo.
La sentii muoversi sul mio corpo e scendere. Mi allargò completamente le gambe e si sdraiò in mezzo. Sentii le sue mani che mi aprivano delicatamente le grandi labbra, e poi fu un’esplosione pazzesca di piacere.
Quando la punta della sua lingua toccò delicatamente il mio clitoride, mi esplose dentro una bomba atomica; il piacere più intenso e devastante di tutta la mia vita.
La sua lingua mi sconquassò il corpo e generò una scossa elettrica che mi attraversò tutta, dalla punta dei piedi, che sentivo ancora bagnati dalla sua saliva, fino alle profondità più misteriose del cervello.
Mi misi a vibrare come presa da una crisi epilettica, tenuta ferma solo dalle manette, senza le quali sarei sicuramente rotolata giù dal letto, e mi misi a urlare senza più freni: “aaaahhh… aaaahhhh… aaaaahhhh… cazzo, Nadia… siiiii… aaaaahhhh… oddio, leccami la fica… siii… leccami Nadia… aaaahhhh…”.
Non si fermò neanche un attimo, e quando sentii il suo dito penetrarmi in profondità, credetti di morire.
“Oh, siii… Nadia… cazzo, siii… aaahhh… aaaahhh…”.
Il mio grido fu accompagnato dal movimento verso il basso della sua lingua. La sentii scivolare fino a fermarsi sull’ano. Cominciò a leccarmi il culo con una passione e una profondità che mi mandarono in estasi, mi abbandonai completamente a lei, mentre con la mano prese a masturbarmi il clitoride con forza.
Andò avanti così per alcuni minuti e poi, si tirò su, staccandosi dal mio ano, e mi disse: “Eli, adesso ti faccio impazzire…”.
Mi mise la mano sinistra sulla coscia destra, che spinse con forza portandomi a divaricarla ancora di più, e con la mano destra mi penetrò in profondità, entrandomi nella fica con tutte e quattro le dita, lasciando fuori solo il pollice.
La sua voce mi entrò dentro come la mano: “adesso ti apro…”.
“Oddio, siii… Nadia… entrami dentro… entrami tutta…”.
Non aspettò un secondo di più. Sentii fortissimo il movimento della sua mano, mentre ritraeva il pollice per poi infilarlo dentro, spingendo con forza.
La sentii entrare tutta dentro di me, e mentre con la mano cominciava un movimento intenso e veloce avanti e indietro, dentro e fuori, mi misi a urlare come se mi stesse squarciando l’anima: “aaaahhhh… aaaaahhhh… aaaaahhhhh… cazzo, Nadia, siii… cosìììì… aprimi… cazzo, siii… aaaahhhh…”.
“Eli… hai una fica stupenda… oddio… sei fradicia…”.
“Siii… Nadia… prendimi… aaaahhh…”.
La profondità e la violenza con cui mi penetrò con tutta la mano mi mandarono in estasi. Avrei voluto non finisse mai di prendermi così, avrei voluto che mi entrasse dentro con tutto il braccio, ma a un certo punto estrasse la mano dalla mia fica e sentii che se la stava leccando. Poi mi sussurrò: “tesoro, hai un sapore fantastico…”, e si rituffò su di me ricominciando a leccarmela. Sentivo la sua lingua ovunque. Alternava leccate dentro la fica e fuori, sulle labbra, sul clitoride, e poi di nuovo dentro.
E mentre mi leccava sentii il suo dito medio infilarmisi delicatamente nell’ano.
Prenderlo nel culo era sempre stata una cosa che mi faceva godere senza freni, ed il fatto che a penetrarmi dietro fosse una donna, mi fece impazzire ancora di più.
“Aaaaahhh… siii, Nadia… oddio, inculami… inculami…”.
Capii subito che non sarei durata ancora a lungo, e quando le dita nel culo divennero due, sentii un fulmine partirmi dall’ano e devastarmi il corpo: “cazzo, Nadia… godo… oddio, godo… aaahhh… aaaahhh… aaaahhh…”.
Venni sconvolta da un orgasmo anale violentissimo, inarcai la schiena e gridai con quanto fiato avevo in gola. Ebbi la percezione fortissima di schizzare umori come se stessi squirtando, mentre la mia migliore amica se ne stava con la lingua sprofondata nella mia fica e due dita nel culo, che continuava a muovere velocemente avanti e indietro.
Le venni in faccia e la bagnai completamente, e quando quel devastante orgasmo mi abbandonò, lasciandomi solo il ricordo di quello che era stato, crollai sul cuscino quasi esanime. Ci misi alcuni minuti per capire che non ero svenuta, e quando tornai in me stessa mi accorsi che stavo ansimando come se avessi corso una maratona.
Mi leccò ancora qualche istante, e poi sentii la sua voce. Era come se mi stesse parlando direttamente nella fica: “oddio, Eli… mi hai fatto la doccia… cazzo, hai un sapore dolcissimo…”.
Non riuscivo a rispondere; stavo ancora ansimando profondamente.
Si sollevò e mi venne sopra. Sentii la sua lingua entrarmi in bocca, accompagnata dal mio sapore, che mi invase ovunque.
Ci baciammo a lungo. Poi si staccò da me e la sentii mettersi in piedi, sul letto, proprio sopra la mia faccia. La sua voce mi cadde addosso dall’alto: “tesoro, adesso apri la bocca…”.
Feci come mi diceva e rimasi così, legata e bendata, con le gambe spalancate, la fica fradicia e la bocca aperta.
Ebbi subito una strana sensazione e poi capii. Mi stava infilando un tacco in bocca. Venni attraversata da un piacere sottile e perverso, mentre chiudevo le labbra sul suo tacco e glielo leccavo intensamente, mentre lei me lo cacciava in gola, in profondità.
“Quanto sei sexy…”. Il suo complimento mi scaldò e mi spinse a cercare nuove energie per ricominciare a godere con lei, dopo quel primo orgasmo che mi aveva lasciata completamente senza forze.
Poi mi tolse il tacco dalla bocca e intuii che stava armeggiando con la scarpa. Ci mise pochi istanti, e poi sentii il suo piede nudo sulle mie labbra. Me lo passò delicatamente sulla bocca. Mi ritrovai a leccarle avidamente la pianta del piede, e poi mi spinse dentro le dita.
Spalancai la bocca e lasciai che mi penetrasse così. Ingoiai le sue dita, così come lei aveva fatto prima con me, e le spalmai la lingua ovunque, mentre muoveva il suo piede lentamente dentro e fuori dalla mia bocca.
“Brava Eli… leccami i piedi…”.
Stavo godendo un casino. Avrei voluto che mi potesse penetrare completamente con quel piede, mentre cercavo di aprire la bocca sempre di più.
Poi lo tolse e me lo appoggiò delicatamente sul seno. Passò alcuni lunghi istanti ad accarezzarmi i capezzoli, prima di scendere ancora per finire in mezzo alle mie gambe. Mi accarezzo la fica con il suo piede, che pochi secondi dopo era completamente ricoperto dai miei umori, che non riuscivo più a contenere.
Fu solo dopo avermi masturbata a lungo, che mi tolse il piede dalla fica per appoggiarmelo in parte alla testa.
Avevo entrambi i suoi piedi all’altezza delle orecchie, e capii che si stava accovacciando su di me quando venni invasa dal sapore forte e intenso della sua fica, che mi ritrovai improvvisamente in faccia.
Me la sbattè sulla bocca e si mise a strusciarsi piano sulle mie labbra, muovendosi avanti e indietro. Ci misi un secondo per tirar fuori la lingua e lasciarmi affogare nella stranissima sensazione che stavo provando per la prima volta. Stavo leccando la fica a una donna, e la mia lingua si muoveva incontrollata dentro di lei, spingendosi sempre più in profondità, alla ricerca di un sapore e di un piacere tanto sconosciuto quanto sconvolgente.
“Brava, amore mio… oddio… leccami… leccami la fica… mmmhhhh…”.
Ero talmente sconvolta dal suo sapore e da quello che stavamo facendo che ci misi alcuni minuti per capire che mi aveva chiamata “amore mio”.
Non so cosa mi devastò maggiormente. Se la sensazione pazzesca della sua fica sulla mia bocca, o la consapevolezza che avendomi chiamata in quel modo, la Nadia stava portando fra di noi il sentimento dell’amore, con tutta la sua potenza, in una relazione che, fino a quel momento, era stata di solo sesso… almeno per me.
Gliela leccai a lungo, tormentata da sentimenti e da emozioni contrastanti. Aveva preso a masturbarsi selvaggiamente, mentre la mia lingua cercava di darle quel piacere che poco prima lei aveva dato a me.
Sentendo la sua masturbazione farsi sempre più intensa, le mie labbra lasciarono uscire parole incontrollate: “siii… Nadia… dai, vieni… vienimi in faccia…”.
“Oddio… amore…”.
Ancora quella parola, così intensa e così sconvolgente.
Ma non ebbi il tempo di pensarci a lungo. Si mise a urlare e condivise con me il brivido del suo orgasmo: “cazzo, Eli… vengo… cazzo, vengo…”.
“Siii… Nadia…”.
“Aaaahhh… aaaahhh… vengo, siii… aaaahhhh… cazzo, siii… cazzo… aaaahhh…”.
Mi venne in faccia come io avevo fatto con lei e mi parve di affogare nello schizzo di umori caldi e profumati che mi riversò in gola.
Gliela leccai come un’invasata. Non riuscivo a staccarmi dalla sua fica, che sentivo fremere e schizzare in un mare di emozioni calde e bagnate.
E quando il suo urlo si affievolì, si lasciò andare sulla mia faccia, sulla quale si sedette definitivamente.
“Mmmmhhhh…”. Il mio mugolio era un verso di piacere ma anche di soffocamento.
Lei lo capì e si lasciò cadere al mio fianco, alla mia destra.
Questa volta era suo il respiro affannoso che riempiva la stanza.
Stava ancora ansimando quando sentii le sue mani armeggiare dietro la mia nuca. Sciolse il nodo della benda che mi tolse e che buttò per terra.
La luce che tornò a riempire i miei occhi era piena della sua immagine, bellissima e sconvolta.
Si fiondò sulla mia bocca e riprese a baciarmi con un’intensità che mi tolse il fiato. Poi si mise a sbaciucchiarmi la guancia destra e più giù, sul collo, mentre le sue parole riempirono l’aria: “Eli… mi hai fatto godere tantissimo…”.
“Anche tu, Nadia, mi hai fatto godere da morire. Cazzo, è stato bellissimo…”.
Mi guardò con una strana luce negli occhi: “non parlare al passato, amore mio… non ho intenzione di lasciarti andare tanto facilmente…”.
E così dicendo si staccò dalla mia espressione perplessa e si alzò, sebbene un po' a fatica. Fece il giro del letto e tornò al cassetto del comodino che stava alla mia sinistra.
“Non mi sleghi?”, le chiesi.
Sghignazzò e mi rispose: “no, tesoro… non è ancora il momento”.
Mi diede la schiena e la vidi armeggiare con qualcosa. Mi persi nella vista del suo fantastico culo, e capii cosa stava facendo quando si girò verso di me.
“Ti piace?”, mi chiese.
Si stava riferendo all’enorme cazzo di gomma rosa che si era legata in vita. Era uno strap-on. Ne avevo visti solo in qualche filmato porno che ogni tanto il Marco mi faceva guarda per raggiungere insieme un livello di eccitazione sempre più alto, ma dal vivo non ne avevo mai visti.
Sgranai gli occhi e non trovai le parole per commentare quello che stavo guardando.
Senza aggiungere altro, la Nadia si mise sopra di me. Si sedette sul mio seno e mi ordinò: “apri la bocca!”.
Lo feci d’istinto, senza oppormi.
“Brava Eli! E adesso fammi un pompino!”.
Si spinse in avanti e mi cacciò in bocca quel cazzo gigante, intorno al quale chiusi le mie labbra mettendomi a succhiarlo.
Avevo fatto migliaia di pompini a non so quanti uomini, ma quello che feci alla Nadia non lo dimenticherò mai. Mi prese la testa con entrambe le mani, tenendomela ferma, mentre il suo movimento pelvico, avanti e indietro si faceva sempre più profondo.
Chiusi gli occhi e ingoiai quel cazzo di gomma fino a sentirmi soffocare. Poi, dopo qualche secondo, li riaprii e la guardai. I nostri sguardi si incrociarono, e mentre mi fissava con quei suoi splendidi occhi scuri, mi disse: “brava, amore mio… dai fammi un pompino!”.
Non potevo risponderle, avrei voluto dirle che mi stava facendo godere, ma riuscii solo a dirle: “mmmhhh… mmmmhhh…”.
“Oddio, siii… Eli… succhiamelo… succhiami il cazzo…”.
Mi penetrò in bocca ancora alcuni minuti, poi si mise a sussurrare: “non ce la faccio più… Eli… ti voglio scopare…”.
Con movimenti rapidi ed esperti mi slacciò le manette, ridandomi la libertà che mi aveva tolto non so quanto tempo prima. Uscì dalla mia bocca e mi disse, con un tono secco che non ammetteva repliche: “voltati e mettiti alla pecorina!”.
Avevo una voglia pazzesca di ubbidirle e di fare esattamente quello che mi aveva ordinato. Un secondo dopo ero in posizione, con le mani e le ginocchia appoggiate al materasso, ed il culo per aria, a sua completa disposizione.
Si mise dietro di me, in mezzo alle mie gambe. Mi prese con entrambe le mani per i fianchi e spinse quel grosso cazzo dentro di me, nella mia fica.
Ero talmente fradicia che quasi non lo sentii entrare, ma quando lei si mise a spingere con forza me lo sentii arrivare fino in gola.
Ci misi meno di un secondo per allungare la mia mano destra sul clitoride, e mentre la Nadia continuava a scoparmi da dietro, presi a masturbarmi con forza.
La sua voce rese ancora più intenso quel momento: “oddio, Eli… quanto mi piace scoparti…”.
“Siii… Nadia… siii… cazzo, scopami… scopami…”.
Sentii la sua mano destra togliersi dal mio fianco e impugnarmi i capelli. Me li tirò indietro con forza, obbligandomi ad alzare lo sguardo al cielo.
“Così, Eli… cosììì… cazzo, siii…”.
Mi masturbai con ancora maggior forza e mi misi a urlare: “aaaahhhh… aaaahhhh… aaaaahhh…”.
“Siii… amore siii… oddio, ti sfondo la fica…”.
Le sue parole mi diedero il colpo di grazia e sentii un secondo sconvolgente orgasmo arrivare da lontano e devastarmi il corpo e il cervello: “cazzo… godo… aaaaahhhh… aaaahhh… aaaahhh…”.
Mi sentii bagnare tantissimo, mentre la sua voce accompagnò il mio amplesso: “siiii… amore, siii… godi… dai godi…”.
Questa volta credo che perdetti i sensi veramente, almeno per qualche secondo. Non sentii l’orgasmo terminare, ma quando riaprii gli occhi mi accorsi che se n’era andato e che io ero crollata sulle mani ed avevo sprofondato la testa nel cuscino, mentre la Nadia mi stava tenendo per i fianchi e si stava ancora muovendo lentamente nella mia fica.
Ansimavo come non mai e riuscii solo a sussurrare: “porca troia…”.
Lei si chinò sul mio orecchio sinistro: “Eli, sei stupenda…”.
Poi si rialzò e uscì dal mio corpo, rimanendo inginocchiata dietro di me.
Rimasi immobile alcuni secondi, lasciando che lei se ne stesse li ad osservarmi il culo e la fica, che grondava umori che sentivo scivolarmi sulle cosce.
Mi voltai e restammo ferme a guardarci.
Ancora una volta fu lei a rompere il silenzio: “tesoro, vorrei che seguissi l’istinto. Dai, dimmi cosa ti piacerebbe fare”.
Non ci pensai neanche per un secondo e spostai lo sguardo sul cassetto dal quale aveva tolto tutti quei giochi: “li dentro c’è anche della vasellina?”.
“Si…”.
“Allora vorrei che la prendessi”.
Si alzò e si mise a frugare spostando oggetti vari, fino a quando trovò quello che stava cercando.
“Eccola”.
Mi passò un barattolo di vetro rotondo, pieno di una crema trasparente.
Mi alzai e mi misi davanti a lei. Le diedi un leggero bacio sulle labbra e le dissi: “togliti quel cazzo”.
Lei lo fece, ubbidiente come io ero stata fino a poco prima. Glielo presi in mano e senza dirle altro lo indossai e me lo legai in vita. Mi ritrovai ad accarezzare quel cazzo che ora svettava partendo dalla mia fica, e che fino a pochi minuti prima vi era stato dentro.
Mi diede una strana sensazione accarezzarmi il cazzo ed ebbi un senso come di onnipotenza, sentendomi donna e uomo allo stesso tempo.
Passai un paio di secondi così e i miei pensieri vennero interrotti dalla voce della Nadia: “ti piace?”.
“Un sacco. Mi da una sensazione strana…”.
“Lo so. È bellissimo sentirsi uomo e donna contemporaneamente, vero?”.
Le sussurrai: “siii…”, e poi aggiunsi, con un tono più convinto: “e adesso mettiti tu alla pecorina!”.
Mi regalò un sorriso larghissimo e salì sul letto mettendosi esattamente nella stessa posizione in cui stavo io fino a poco prima.
Mi inginocchiai dietro di lei, in mezzo alle sue gambe e le accarezzai il culo. Era veramente stupendo.
Si voltò e mi disse: “hai voglia di scoparmi?”.
Non le risposi ma le allargai le natiche con entrambe le mani e mi tuffai sul suo ano, che presi a leccare selvaggiamente, mentre il suo mugolio mi stava dicendo che la cosa le piaceva parecchio: “mmmhhh…”.
Glielo leccai a lungo, e poi mi tirai su, mentre con il dito medio della mano desra cominciai ad accarezzarle dolcemente il buchino.
Solo allora risposi alla sua domanda: “no, Nadia… non ho voglia di scoparti… ho voglia di incularti!”.
“Ah!”.
La sua esclamazione accompagnò il movimento delle mie mani. Aprii il barattolo e, mentre con la mano sinistra le tenevo aperte le natiche, con la destra presi a spalmarle l’ano con una buona dose di vasellina, che poi misi anche sul cazzo di gomma che avevo addosso.
Le accarezzai ancora l’ano con la mano destra e le sussurrai: “ti piace farti inculare?”.
“Oddio, Eli… è una cosa che mi fa impazzire…”.
“Lo fai spesso?”, e mentre glielo chiesi appoggiai la cappella sulla rosellina.
“Mmmmhhh… qualche volta… quando sono in vena…”.
“E adesso sei in vena?”. Le aprii il culo con la mano sinistra, mentre con la destra mi impugnai il cazzo.
“Siii… Eli, siii… dai, sbattimelo nel culo…”.
Non me lo feci ripetere due volte e spinsi forte in avanti.
Non dimenticherò mai l’immagine di quella cappella di gomma rosa che sforzava sull’ano della Nadia, per poi sparirle dentro velocemente, mentre il suo urlo accompagnò il mio piacere: “aaaahhhh… cazzo, siii… aaaahhh…”.
Presi a muovermi avanti e indietro con sempre maggior forza, godendomi la sensazione del suo ano che si dilatava sempre di più, fino ad aprirsi completamente lasciandomi piena libertà di movimento.
Cominciai a incularla in profondità, spingendole il cazzo nel culo fino alle palle, per poi tornare indietro e di nuovo in avanti, sempre più dentro.
Le sue urla mi stavano facendo godere da morire: “siiii… Eli, siii… dai inculami… oddio inculami… aaaaahhh… aaaaahhhh… aaaahhh… nel culo… siii… nel culo… aaaahhh…”.
Si mise a masturbarsi selvaggiamente, proprio come avevo fatto io e si lasciò inculare a lungo. Passai almeno dieci minuti nel suo culo, tenendola per i fianchi o accarezzando le sue natiche perfette, mentre lei non smise di urlare neanche per un secondo, fino a quando capii che stavo finalmente portandola all’orgasmo.
“Cazzo, Eli… godo… oddio, godo anche nel culo… cazzo, siii… aaaaahhhh… aaaaahhhh… aaaaaahhhh…”.
Mi fece impazzire guardare la mia migliore amica provare un amplesso devastante mentre io continuavo a spingere dentro e fuori dal suo culo, senza fermarmi mai, per non darle neanche un secondo di tregua.
Urlò a lungo, ed ebbi la sensazione che le sue grida avrebbero potuto abbattere i muri. E quando la sentii rilassarsi, crollando in avanti esattamente come avevo fatto io prima di lei provai un infinito senso di soddisfazione per averla portata ad un piacere tanto intenso.
Uscii piano dal suo culo e mi alzai. Mi tolsi lo strap-on e rimasi a guardare quella donna stupenda che se ne stava ancora sdraiata nel letto con gli occhi chiusi. Ansimava ed aveva un’espressione talmente serena che sembrava stesse sognando. Mi sedetti sul letto, al suo fianco e ricominciai ad accarezzarle dolcemente il culo.
Le soffiai le parole più dolci che riuscii a trovare: “Nadia, sei veramente bellissima. Mi sembri una Dea”.
Si voltò verso di me, aprì gli occhi e mi sorrise.
“Cazzo, tesoro… erano secoli che non godevo così”.
Allungò la sua mano destra sulla mia coscia e ricambiò le carezze che le stavo dando.
Restammo alcuni minuti ad accarezzarci in silenzio. Poi lei si tirò su. Mi buttò le braccia al collo, mi diede l’ennesimo bacio sulle labbra e mi disse: “Eli, vieni con me. Ho un’ultima sorpresa, per te…”.
Si alzò e feci altrettanto.
“Dove andiamo?”.
“Vieni…”.
Mi prese per mano e uscì dalla camera. Seguirla come un cagnolino mentre mi tirava per la mano sembrava stesse diventando un’abitudine.
Varcò la porta del bagno e la seguii.
Entrò nella doccia e mi disse ancora: “vieni…”.
Non opposi alcuna resistenza. Era una doccia abbastanza grande e ci stavamo entrambe piuttosto comode.
Quando chiuse il box trasparente feci per aprire l’acqua ma mi fermò: “aspetta. Che fai?”.
“Beh”, le risposi, “apro l’acqua. Non siamo qui per fare la doccia?”.
Mi sorrise. Ormai avevo imparato a conoscere quell’espressione, sempre accompagnata da una particolare luce che si formava nel profondo dei suoi occhi.
Mi rispose con la voce profonda che aveva ogni volta che voleva fare un gioco nuovo: “si, stiamo per fare la doccia, ma non con l’acqua…”.
“Non capisco…”.
Mi buttò le braccia al collo e mi accarezzò delicatamente la guancia sinistra. Mi faceva impazzire sentire il suo corpo completamente nudo così vicino al mio. I nostri seni si sfiorarono ed ebbi un brivido nel sentire i suoi capezzoli appoggiarsi delicatamente sui miei.
Le parole che mi sussurrò mi arrivarono dritte allo stomaco: “hai mai pisciato addosso a qualcuno?”.
Quella donna aveva la capacità di stupirmi sempre, e di provocarmi continui brividi che mi attraversavano il corpo.
Balbettai: “no…”.
Si inginocchiò davanti a me, mettendo le sue mani sui miei fianchi, spingendomi ad aprire un po' le gambe. Poi si mise con il viso a un centimetro dalla mia fica, mi guardò dal basso, dritta negli occhi, e mi sussurrò: “amore… dai… pisciami in faccia…”.
Detto questo socchiuse gli occhi e aprì la bocca.
La guardai sbalordita. Non riuscivo riprendermi da quello che mi aveva appena chiesto di fare.
Mi sussurrò ancora: “dai… spingi…”.
Mi lasciai andare e cominciai a spingere davvero, ma mi sentivo paralizzata: “non so… Nadia… non mi viene…”.
“Amore, spingi… vedrai che viene. Prenditi tutto il tempo che vuoi…”.
Chiusi gli occhi e ripresi a spingere. Ci vollero almeno un paio di minuti, e fu un’attesa elettrizzante come mai avrei creduto.
Eravamo immerse in un silenzio assoluto, rotto solo dai nostri sospiri. Ogni tanto riaprivo gli occhi e provavano un brivido pazzesco nel vedere la mia migliore amica inginocchiata davanti a me, completamente nuda, con gli occhi chiusi e con la bocca spalancata, nell’attesa della mia piscia.
Poi la sentii finalmente arrivare e fu un attimo: “oddio, Nadia… sta arrivando…”.
“Piscia, amore mio… pisciami in faccia…”.
Fece appena in tempo a finire la frase e a riaprire la bocca che un getto di piscia gialla e calda uscì con forza dalla mia fica e le finì in mezzo agli occhi. La vidi alzarsi leggermente, mentre il getto diventava sempre più intenso. Se la prese dritta in bocca. Non potevo credere ai miei occhi, ma la vidi cominciare a bere la mia piscia, lasciandosi riempire completamente la bocca di quel liquido giallo che le vedevo entrare in mezzo alle labbra e uscire in piccoli rivoli dagli angoli della bocca.
Provai un brivido incredibile quando la vidi chiudere le labbra e deglutire, mandandosi tutta la mia piscia in gola, per poi riaprirle e ricominciare a bere.
Fu un momento di sesso estremo che mi mandò letteralmente fuori di testa.
E quando finii di pisciare, mi si tuffò nella fica e prese a leccarmela standosene inginocchiata sotto di me.
“Oddio… Nadia…”.
Quando si staccò la guardai e rimasi folgorata dalla sua straripante sensualità.
Era completamente bagnata. Aveva piscia ovunque. Sulla faccia, in bocca, sul seno, sulle cosce. La piscia che si era lasciata scivolare addosso aveva percorso tutto il suo corpo e le era finita in mezzo alle gambe. Aveva i peli della fica fradici e credetti di godere al solo pensiero della sua fica piena della mia piscia.
“Cazzo, Eli… mi piace un casino farmi pisciare addosso…”.
“Lo fai spesso?”.
“Sempre…”.
Si alzò, mi accarezzò il seno con la mano destra, che sentii bagnata sulla mia pelle, e con la sinistra fece per aprire il rubinetto dell’acqua.
Mi mossi d’istinto e, questa volta, fui io a fermare il suo gesto.
Mi guardò e le sussurrai: “non crederai che sia finita qui…”.
Mi inginocchiai davanti a lei, misi il viso a un centimetro dalla sua fica, esattamente come aveva appena fatto lei, e le sussurrai: “adesso lo voglio fare io. Dai, fammi bere…”.
Il suo sorriso era talmente luminoso che avrebbe potuto illuminare il mondo. Mi mise la mano destra sulla testa, mentre con la sinistra prese ad accarezzarsi il seno.
Aprì le gambe, chiuse gli occhi e si mise a spingere. Non dovetti aspettare molto e le sue parole preannunciarono il primo getto: “bevi, amore…”.
Venni sconvolta da un primo timido getto di piscia calda che mi finì sul seno, scaldandomi la pelle e mandando a fuoco il mio cervello.
Il secondo getto fu molto più forte e continuo. La Nadia si mise a pisciarmi addosso con forza, mentre seguendo un istinto fino allora sconosciuto, spalancai la bocca e andai alla ricerca della sua piscia. La sentii calda in bocca e cominciai a bere come fosse stato il nettare più buono del mondo. La sentivo aspra ma non riuscivo a staccarmi da quel getto, che bevvi senza interruzione. Non so quante volte deglutii, lasciando che intere sorsate di piscia mi scendessero in gola e mi riempissero lo stomaco.
E quando anche lei finì di pisciare, riaprii gli occhi e mi ritrovai completamente fradicia. Mi sentivo bagnata dappertutto, mentre il sapore aspro ed estremamente intenso della sua piscia mi riempiva completamente la bocca.
“Oddio, Nadia… mi hai veramente fatto la doccia…”.
“Eli, sei stupenda…”.
Mi alzai, le misi la mano destra dietro la nuca, la sinistra sul culo e le sbattei la lingua in bocca. Ci baciammo a lungo, scambiandoci tutto: lingua, saliva, piscia. Sentivo il suo sapore aspro e amarissimo, ma mi sentii unita a lei come non mi ero mai sentita unita a nessuno.
Eravamo diventate una cosa sola.
Fu soltanto qualche minuto dopo che aprimmo finalmente l’acqua e ci lavammo da tutto quello che ci eravamo date.
Mezz’ora dopo eravamo tornate alla normalità. Ci eravamo rivestite e ce ne stavamo sedute sul divano della sala con un bicchiere di champagne in mano.
Brindammo “a noi” e lasciamo che le bollicine andassero a sostituirsi nel nostro stomaco a tutto quello che avevamo leccato e bevuto durante quella serata pazzesca.
“Allora”, mi chiese lei. “Come è stata la tua prima esperienza lesbica?”.
Risposi d’istinto: “oddio, Nadia… mi hai fatto morire…”.
“Ti è piaciuto davvero fare sesso con me?”.
In tutta risposta le sorrisi e le diedi un bacio sulle labbra: “è stata l’esperienza più sconvolgente della mia vita…”.
“Cazzo, Eli… davvero… tu mi piaci un casino…”. Mi mise un braccio intorno al collo e la sua lingua tornò a riempirmi la bocca come mille volte aveva fatto quella sera.
Si staccò e mi sussurrò: “credo di amarti davvero…”.
Questa volta non riuscii a rispondere.
Continuò: “dai, lasciami un ricordo di te”.
“In che senso?”.
Appoggiò il bicchiere sul tavolino che stava in parte al divano e si inginocchiò di nuovo in mezzo alle mie gambe, che mi spinse ad allargare. Poi mi disse: “dai, lasciami le tue mutande come ricordo”. E senza darmi il tempo di dire nulla, allungò le mani sotto la mia gonna, le prese per l’elastico e me le sfilò.
La guardai mentre se le portava al naso, inspirando il mio sapore. “Amore mio… il tuo profumo mi fa impazzire…”.
Detto questo mi allargò ulteriormente le gambe e si tuffò un’altra volta sulla mia fica. Sentii la sua lingua entrarmi dentro e muoversi impazzita nel mio corpo.
Chiusi gli occhi e soffiai: “oddio, Nadia…”.
La sua voce proveniente dal mio ventre mi giunse caldissima: “amore, che fica che hai… vorrei passare la vita a leccartela…”.
“Siii… Nadia… leccamela… leccamela…”.
E poi, sotto i colpi sconvolgenti della sua lingua, mi arresi definitivamente a lei e le sussurrai: “oddio, Nadia… mmmhhhh… ti amo… ti amo, Nadia… cazzo, ti amo… ti amo… ti amo tantissimo… aaaahhhh…”.
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