Per qualche generazione di persone, alcune decine di anni or sono, il luogo deputato per tutti gli incontri amorosi, effimeri come le estati che li animavano, o duraturi, come avvenne per alcuni, erano le stazioni balneari che in quegli anni punteggiavano la riviera romagnola.
Io, come tantissimi ragazzi e ragazze della mia generazione (e di molte altre precedenti e successive) aspettavo l’inizio della stagione estiva e le sue promesse di trovare, almeno per quell’anno, la ragazza giusta per una meravigliosa estate o, perché no, per un grande amore che durasse tutta la vita.
Rosalinda era una ragazza più o meno della mia stessa età e comunque della mia stessa generazione, forse con aspettative e desideri non lontani dai miei: fisicamente non era molto in linea con i modelli ‘grissini’ che la moda dell’epoca suggeriva ma si avvicinava piuttosto alle ‘maggiorate’ di più antica memoria e all’intramontabile fascino della Loren; il fisico era prorompente e non passava inosservato, qualunque fosse la situazione e l’abbigliamento, dal bikini in spiaggia alla minigonna a passeggio agli abiti velati per la sera con nudo esplicito in trasparenza.
Considerato il personaggio, appariva chiaro che non sarebbe stata molto disposta a legare con uno ‘normale’ come me: avrebbe di certo preferito qualcuno più forte, più aitante, più palestrato; ma il suggerimento più valido e diffuso, a quel tempo, era che ‘il matrimonio è la soluzione più sicura per uscire di casa’; e per sposarsi poteva andare bene (anzi, era quasi raccomandato) uno come me, ben sistemato e che garantiva un alto tenore di vita: sembrò quindi quasi inevitabile che ci incontrassimo e che, di colpo, legassimo in maniera quasi indissolubile, come per un improvviso colpo di fulmine.
Forte di questa determinazione, dopo neanche quattro uscite, mi aveva già offerto la sua verginità ed io ero stato felice di coglierla: al di là di tutto, era una ragazza straordinariamente bella, con una figura da modella e un viso rinascimentale; ed io fui felice di sposarla e di assicurarmi una donna come lei quotidianamente nel letto; per qualche tempo, il matrimonio funzionò abbastanza bene e per alcuni anni niente turbò la serenità della nostra casa e l’entusiasmo che si accese nei nostri rapporti.
Il sesso la faceva da padrone in forza anche dell’indole piuttosto calda di Rosalinda che non avrebbe mai smesso di fare l’amore e spesso mi turbava con dichiarazioni al limite della follia che accennavano al desiderio di provare esperienze diverse, lontane dalle mie intenzioni.
Puntualmente, quando si accennava al problema dei rapporti, lei insisteva sull’opportunità di ampliare l’orizzonte e di fare nuove esperienze; ed io invece mi opponevo, arroccandomi sulle certezze di una ‘saggezza antica’, sui pericoli connessi ad un comportamento di vita non controllato e forse non controllabile.
Non mi accorgevo del fossato che si scavava tra di noi in questa direzione; o, peggio ancora, appigliandomi alla razionalità ad ogni costo, non prendevo in nessuna considerazione altre argomentazioni che non fossero i miei principi.
I problemi però emersero dopo un certo numero di anni; e il teatro fu ancora una volta una stazione balneare della riviera romagnola, dove notoriamente i bagnini godono fama di tombeur de femmes; fu appunto un bagnino - del quale i pettegolezzi pruriginosi delle mature signore della spiaggia celebravano la grande possanza sessuale e la dotazione che si diceva addirittura asinina - a suscitare i miei sospetti per gli eccessi di attenzione che prodigava a mia moglie e per alcuni gesti di eccessiva familiarità tra loro.
Per non dare corpo alle mie ubbie, cercai di non curarmene, finché una mattina non ebbi la certezza che stavano tramando qualcosa: per un’oretta, Rosalinda sparì dalla circolazione ed io mi affannai inutilmente a cercarla per tutta la spiaggia; quando tornò all’albergo alquanto ‘sbattuta’, si limitò a dire che aveva fatto una passeggiata per la spiaggia; per il momento, preferii non dare troppo peso alla vicenda e neppure mi aspettavo una confessione da mia moglie che dimostrava spesso e chiaramente di avere, col matrimonio, stipulato solo un contratto d’affari per garantirsi una vita agiata.
Rientrati in città, i sospetti si fecero però più vivi e motivati: somme ritirate dal conto senza corrispondente riscontro di spesa per la casa facevano pensare al pagamento di prestazioni ‘personali’; lunghe assenze venivano spiegate con motivazioni speciose o con semplici alzate di spalle: alla fine, dovetti arrendermi all’idea che mia moglie vivesse una vita doppia.
Incaricai un’agenzia di investigazioni di pedinarla e in capo a due giorni seppi con certezza che mi tradiva con vari giovanotti, normalmente prestanti e ben dotati, coi quali organizzava incontri anche multipli, preferibilmente in uno chalet che avevamo comprato in riva a un lago in una lottizzazione di alta qualità; feci in modo, in alcune occasioni, di essere presente, non visto, e di effettuare foto e riprese video che aggiunsi ai faldoni delle relazioni di agenzia.
La situazione mi pesava moltissimo, ma non sapevo decidermi a prendere iniziative drastiche, perché in cuor mio speravo sempre che si trattasse di una tempesta ormonale destinata a scaricarsi presto.
Rosalinda non prendeva neanche in considerazione l’ipotesi di parlare con me della sua vita privata arroccandosi dietro la difesa della privacy e continuando a fare la sua vita a mie spese.
Quasi a farmi pesare sempre più gravemente la sua autarchia, cominciò a non tentare neppure di nascondere i suoi inganni e in breve, ebbi la certezza che tutti gli amici, tutti i conoscenti erano passati almeno una volta per il suo letto, mentre a me cominciava a negarsi con sempre maggiore determinazione.
L’ultima volta che facemmo l’amore, fu in occasione del decimo anniversario del nostro matrimonio, quando si entusiasmò al punto di amarmi con tutta l’anima; non fui da meno ed anch’io mi concessi a lei come fosse il grande amore che avevo incontrato dieci anni prima.
Dopo quella volta, finì per scomparire completamente dalla mia vita sessuale e non riuscii ad avere nessuna comunicazione con lei, anche se apparentemente conducevamo una regolare vita di coppia
Lo scandalo esplose qualche mese dopo, una sera che cercai di fare l’amore e, bontà sua, si concedette; quando la penetrai, mi resi conto di avere davanti a me una realtà molto diversa, totalmente deteriorata e rovinata da abusi; spaventato dalla constatazione che denunciava pratiche sessuali con membri di stazza di gran lunga superiore alla mia, provai a saggiare il lato B ed ottenni inequivocabilmente lo stesso risultato: anche quel canale era completamente rovinato, forse lacerato, ed abituato a ben altri spessori che il mio.
“Ma ti rendi conto che i tuoi organi sono orribilmente dilatati? Come è possibile?”
“Forse la tua dotazione è scemata!”
La risposta lapidaria e decisamente assurda avrebbe dovuto farmi uscire dai gangheri; ma volli fare ancora appello a tutta la mia pazienza e il giorno seguente la obbligai a venire con me da Carlo, il ginecologo nostro amico; lo pregai di visitarla accuratamente per verificare il grado di assuefazione al coito dei due organi; mi guardò con aria di commiserazione e mi disse fuori dai denti che tutti sapevano che mia moglie si faceva possedere quotidianamente da maschi molto dotati, che tutti gli amici (tranne lui, mi precisò) l’avevano posseduta in molte occasioni; addirittura, professionalmente aveva già dovuto suggerire a mia moglie un intervento di ricostruzione perché tendeva all’incontinenza anale; la stessa situazione per la vulva non aveva però le stesse conseguenze per l’indipendenza della vescica dalla vagina comunque largamene lacerata; lo pregai di stendere una relazione scientifica utile per il tribunale e ritornammo a casa senza una parola.
Immediatamente le ritirai le carte di credito e in banca feci annotare i prelievi metodici e notevoli effettuati in un anno; Rosalinda con la massima strafottenza stava a guardare; le chiesi se si rendesse conto che andavamo verso il divorzio.
Mi rispose che lei non l’avrebbe mai concesso e che, come sempre, guardavo molto attentamente ai presunti errori o alle presunte colpe degli altri e non mi ponevo mai il minimo dubbio sulle mie possibili responsabilità, che c’erano e che avrei potuto vedere, se non fossi stato ottuso e unidirezionale.
Stetti zitto e non tentai neanche di dialogare: per me era solo una stupida ninfomane che non meritava fiducia.
Quasi per rincarare la dose, organizzò per quella stessa sera una particolare ‘festa privata’ nello chalet, approfittando di alcuni assegni che avevo lasciato incautamente incustoditi in casa: preso contatto con un organizzatore di prostituzione maschile e femminile, chiese 2 tra i più dotati dei ragazzi; li invitò allo chalet per quella sera e si fece fare il peggio del peggio di quello che sapevano fare; accortomi dell’ammanco, mi ero appostato nei pressi e mi sistemai ad una finestra dalla quale avevo verificato che potevo controllare la sala unica; appena i ragazzi assoldati entrarono in casa con Rosalinda, la presero a carezzare: come prevedevo, si scatenò con tutta la sua smania di sesso.
Nelle ore successive, ne combinò di tutti i colori, accompagnando le violenze con altissime urla di godimento, con gemiti di piacere ed incitamento a spingere di più dappertutto; tutto fu regolarmente registrato da me che assistevo vomitando; si stancò e licenziò i due solo quando albeggiava; la lasciai addormentata e tornai a casa, dove si fece viva nel pomeriggio pimpante e pronta a ricominciare.
Era sabato; per la sera, secondo una vecchia abitudine, era fissata una cena a casa mia con tutti gli amici che arrivarono alla spicciolata, accolti con garbo da me e da Rosalinda che in quelle occasioni splendeva per cortesia ed eleganza; superata la fase dell’abbuffata, quando ci si rilassava soddisfatti del cibo, comunicai che lunedì mattina sarei andato a presentare la domanda di divorzio da mia moglie per colpa del suo comportamento assolutamente indegno, avendo calpestato tutti i principi della fedeltà e della lealtà, insomma avendomi riempito di corna in tutta la città per avere avuto rapporti con tutti quelli che aveva conosciuto compresi i presenti.
Quando qualcuno tentò di obiettare, chiesi se volessero per caso visionare foto e filmati dell’agenzia investigativa a testimonianza di quanto affermavo; qualcuno tentò di andare via, ma imposi che nessuno si muovesse, avvertii che avevo rastrellato tutti i loro debiti e che li avrei messi all’incasso il lunedì, a meno di nuovi fatti rivoluzionari.
Una delle signore, brutalmente, propose la legge del taglione: corna per corna, per salvare il loro benessere economico; Rosalinda pareva scatenata.
“Non esiste la separazione per colpa e le corna non determinano niente: sei cornuto e basta.”
“Prova a chiedere a tuo padre: è un buon avvocato e certamente può darti le risposte per sapere se con i filmati di tutte le sconcezze che hai realizzato posso divorziare per colpa. Digli anche che cosa hai fatto stanotte.”
“Che avrei fatto stanotte?”
Lanciai il video che avevo realizzato e vidi facce allibite anche tra gli amici quando emersero le nefandezze commesse nello chalet: Rosalinda cercò di scappare ma la bloccai, feci il numero di suo padre e le passai la chiamata; quando riattaccò, crollò per terra come un sacco vuoto.
“Puoi cacciarmi fuori! E io dove vado?”
“Da uno di quelli che hai frequentato con tanto entusiasmo fino a ieri sera, o anche da uno dei signori qui presenti se vuoi, visto che tutti sono passati per il tuo letto.”
Rosalinda per un po’ rimase in silenzio; poi insistette.
“Non puoi mandarmi in mezzo a una strada perché sono incinta e il figlio è tuo, puoi esserne certo, è solo tuo. Io sono una svergognata e posso anche finire a battere sul marciapiede; ma il figlio è tuo ed è innocente; fai gli esami del DNA, accertatene e decidi, poi, se vuoi condannarlo prima che nasca o se vuoi distinguere le colpe e le condanne. Ho solo questo elemento non per me ma per difendere mio figlio che è anche tuo figlio.”
“Sei così bugiarda che non ti credo neanche se mi dici che il pavimento è freddo; e sei così infida e perversa che ti inventeresti qualunque cosa per non finire sul marciapiede. Ma il dubbio è un brutto tarlo. Appena possibile, farò fare le analisi per il DNA e se ti ho messa incinta, non so per quale miracolo, allora rivedrò anche l’atteggiamento con la svergognata che sei e che comunque resti, figlio o non figlio.”
Intervenne Carlo, il suo ginecologo, unico testimone neutrale degno di fede.
“Davide, la situazione è più delicata di quanto tu pensi. Il figlio è tuo; ho fatto già fare l’esame del DNA quando Rosalinda mi da detto che era incinta, ed ho i dati per attribuirti senza ombra di dubbio la paternità del nascituro. Non puoi sottrarti ai doveri di un padre: sei costretto, per tuo figlio, a tenertela in casa, anche solo come sguattera, almeno fino a che il bambino abbia completato lo svezzamento: solo allora potrai cacciarla ed esigere l’affidamento di tuo figlio; e devi pagarle anche l’intervento per ricostruire l’ano, che si deteriorerebbe in maniera pericolosa col parto: altrimenti, rischi l’accusa di morte procurata.”
“Di quanti mesi è incinta? Io sono mesi che a quella fogna non mi sono accostato. Come posso averla inseminata?”
“L’ho studiata bene la situazione. E’ stato per l’anniversario, pare che avete avuto l’ultima serata d’amore, lei era fertile, particolarmente ricettiva e ci è rimasta. Perché non provi a rovesciare la visuale a guardare a tuo figlio anziché a quella che deve partorirlo? Non è facile tenersi in casa una donna spudorata e odiata; ma la grandezza della paternità va al di là di ogni sacrificio, te lo dice uno che non può avere figli e farebbe carte false per adottare il tuo, chiunque sia la madre.”
“Lasciami pensare: è una cosa troppo grossa. Considera che questa pazza, incinta almeno di quattro o cinque mesi, si fa massacrare da due mostri extralarge appena ieri sera: capisci come è criminale il suo comportamento? Io dovrei, come dici tu, superare il passato e accettare di tenerla in casa al rango di una sguattera. Sei certo che non mi denuncerà per riduzione in schiavitù? Lei assicura che smetterà le sue abitudini da prostituta incallita. Te la senti di scommettere che, al primo passante che bussa alla porta, non si farà trovare pronta? Puoi giurare sulla tenuta della sua dignità?”
“Io scommetto sulla tua dignità e sul tuo senso di responsabilità che ti impedisce di condannare un individuo ancora prima che nasca: tuo figlio deve avere da adesso un padre e una madre: nessun figlio ha mai condannato la madre solo perché ha vissuto a modo suo.”
In tutto il colloquio, Rosalinda era rimasta seduta per terra, raccolta quasi come uno straccio abbandonato, piangendo in silenzio a calde lacrime; Carlo era seriamente intenerito, le andò vicino, la invitò ad alzarsi, la fece sedere su una sedia e vidi che parlottavano all’orecchio l’uno dell’altra; di colpo, Rosalinda sembrò esplodere.
“Già!!!! Solo questo sai fare, amare; fare sesso no! E se una ha bisogno di fare sesso, tu non lo consenti perché tu sei la legge, la logica, la morale TU SEI L’INDIVIDUO ALFA E TUTTI DEVONO OBBEDIRTI … “
“Mi spiace, Carlo, l’aborto forse è l’unica soluzione … “
“Troppo tardi; siamo fuori del tempo limite, per l’aborto legale; praticato adesso, diventa reato.”
“Cavolo, è possibile che contro l’imbecillità non si possa fare proprio niente?”
“Tu sei un grande avvocato, sei la persona più intelligente e meravigliosa al mondo; ma di fronte a certe cose che sfuggono alla tua logica, diventi ottuso. Non hai accettato, non accetti e non vuoi accettare mai che io potessi desiderare di essere sbattuta come un tappetino, piuttosto che adorata come una madonna; quando ti parlavo di organizzare qualcosa di trasgressivo, tu facevi orecchie da mercante perché il sesso doveva essere solo quello che tu volevi e andava fatto come decidevi tu; io non avevo il diritto di scegliermi un amplesso come piacesse a me: solo quello che il maschio alfa desiderava, era sesso praticabile. Ti pare così strano che sia andata a farmi umiliare dal bagnino più dotato della riviera, quello di cui tutte dicevano che aveva un membro mirabolante? Io me lo sono gustato, quel membro, e ancora oggi ricordo con gioia il momento in cui urlavo di dolore; ho goduto moltissimo a farmi maltrattare, perché finalmente mi ribellavo ai tuoi dictat e facevo qualcosa che mi mandava ai pazzi.”
“Bene; cornuto con gioia della moglie fin dai primi anni! E io che ti credevo innamorata!!!!!”
“Stupido!!!! Io ero e sono innamorata! Molto, molto, molto più di quanto tu possa immaginare e desiderare! Ma tu non hai avuto una reazione istintiva, UMANA, neanche quando era chiaro che ti stavo tradendo: tu cancellavi anche solo l’idea perché non rientrava nella tua logica, perché io calpestavo la tua logica! Tu hai il difetto del pensiero unidirezionato: nella professione come nella vita, quando ti scontri con qualcuno, che pensi fuori dai tuoi canoni, diventi una belva e aggredisci con tutte le tue forze: lo so bene perché ti conosco e ti amo, lo abbiamo visto stasera e lo vedremo ancora. Ti fa tanto male scoprire che una donnicciola, che ti ama alla follia e che per te si farebbe scannare, decide di lottare alla pari contro la tua arroganza e decide di graffiare, mordere, stracciare, fare a pezzi te e i tuoi sentimenti come fai tu normalmente? Si, ti ho straziato ed ho goduto a sentirti straziato: avresti dovuto essere nella mia testa quando hai scoperto la condizione dei miei organi. Se mi avessi letto nel pensiero avresti trovato un amore infinito e un odio ancora più smisurato perché mi vergognavo di me, mi vergognavo di te e mi comportavo in maniera esattamente opposta alla tua: colpivo alla cieca, per fare quanto più male potevo e in realtà sapevo benissimo che il male lo facevo solo a me; ma l’odio mi accecava e volevo colpirti, anche sapendo chiaramente che le avrei prese. Ti basta così o vuoi sentire la mia gioia a fare la prostituta vera, quella da marciapiede?”
“No, mi basta quello che hai detto; mi fai paura, oltre che schifo. Carlo, credi ancora che io possa sopportare oltre?”
“Puoi solo tagliarle i viveri, non farle maneggiare soldi e non farle acquistare niente; se non esce di casa, non può fare danni; se esce e fa danni, hai la possibilità di sbatterla fuori in qualunque momento. Non hai altra scelta. Se può consolarti, hai la possibilità di goderti tutte le meravigliose amanti che vuoi; e, dal momento che conosco le vostre storie, sono sicuro che presto qualcuna diventerà molto più che l’occasione di una notte! La mia impressione è che tu liquidi come una piccola deficiente ninfomane una donna che invece di te è innamorata e che solo tu la ritenga incapace di capire il piacere vero, mentale prima che fisico; ma se anche così fosse, niente ti autorizza a ritenere che nessuna donna sia in grado di apprezzare il piacere di una serata con un uomo come te. Credimi, qualcuna di queste signore ti ama più di quello che dichiara; hai spazio per tutto il tuo bisogno d’amore. Poi, quando verrà il figlio, sceglierai cosa fare.”
“Va bene. Quindi, riassumendo, devo farmi carico di garantire assistenza alla signora durante la gestazione studiando i modi per impedirle di fare ancora stupidaggini; intanto, levarmi qualche piccola soddisfazione con i cosiddetti amici facendo l’amore con le loro mogli alle condizioni che concorderemo individualmente; quando nascerà mio figlio apriremo un nuovo capitolo di discussione. Mi pare che mi possa star bene.”
“Carlo, di’ a questo imbecille del tuo amico che io con ieri sera ho chiuso; da oggi mi dedico solo a mio figlio e accetto il suo aiuto solo perché non voglio che mio figlio debba morire per mia incuria: sono stata già abbastanza indegna e assurda. Adesso può anche massacrarmi: non riuscirà a farmi più male di quello che mi sono fatta da sola. Io lo amo, lo venero, lo rispetto … e lo odio. E continuerò così, ma senza ripicche, senza vendette, solo con amore per mio figlio. Se proprio ha bisogno di certificati di garanzia, fammi infibulare, se è necessario: non voglio più sesso e forse non voglio più neppure amore, da nessuno, anzi no, solo da lui, da mio marito, dall’uomo che amo, se è capace di dare vero amore e non concessioni che piovono dall’alto della sua onnipotenza; comunque, aspetterò che l’affetto pieno me lo dimostri mio figlio, quando potrà capire e potrò spiegargli; per ora, farò la serva, la sguattera, la schiava, tutto quello che volete. Ho perso e pago; ma chi ha vinto ha ben poco da godere.”
Prima di accomiatarsi Carlo mi chiese se poteva attivarsi per assistere Rosalinda; gli chiesi quanto costasse rimediare ai danni; ‘si aggira sui 5000 euro’, fu la risposta; lo autorizzai e gli raccomandai di rimetterla in forma al meglio.
“Davvero pensavi che ti avessi creduto? Qualche errore si lava: lei è una donna determinata, l’unica che fino ad oggi sia stata capace di ribellarsi, anche se ha esagerato perché è anche una ragazzina non cresciuta; ma ti ama, e prima o poi te lo dimostrerà; quando partorirà tuo figlio, le cose cambieranno; è sempre così: la nascita di un figlio cambia anche la struttura fisica delle persone, figurati la psicologia. E tu scoprirai che l’ami ancora, altrimenti l’avresti buttata via già da tempo.”
Rosalinda mi turbò molto quando si avvicinò e chiese con aria dimessa cosa dovesse fare; le consigliai di cercare qualcosa che facesse da argine alla sua incontinenza e di sistemarsi nella camera degli ospiti; la mattina seguente avremmo riflettuto e il lunedì avremmo provveduto; mi chiese se potesse assistere in devoto silenzio ai miei incontri con le altre donne, alla stregua dei mariti da cornificare , visto che era colpevole della stessa mancanza; le chiesi perché volesse imporsi questa sofferenza.
“Mi piace vedere quanto amore sai mettere in un rapporto.”
Non cercai di capire, forse perché non c’era niente da capire … o perché ancora mi rifiutavo di capire.
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