Comincio davvero a fare a modo mio. Abbandonata l’idea del bull, troppo onerosa per le mie finanze, mi dedico alle chat e l’interesse si sofferma su un personaggio particolarmente intrigante che sembra corrispondere ai miei desideri: trent’anni, più o meno, di buona costituzione fisica, frequentatore occasionale di sport e palestre, senza vincoli familiari, ha indicato un indirizzo che sembra di una cittadina piuttosto vicina; ma delle informazioni dei social so già che bisogna fidarsi assai poco: io stessa ho denunciato solo 50 dei miei otre 70 anni.
La solita amica esperta mi fa sapere che, volendo e con una piccola spesa, si possono ottenere dati attendibili tramite una sua conoscenza che opera come ‘talpa’ nel sistema.
Decido di pagare, se non altro per sapere se posso fidarmi del personaggio e, nel caso, scopare anche senza eccessive protezioni.
Le informazioni che arrivano confermano l’attendibilità dell’uomo e l’indirizzo di casa, a cui si aggiunge anche quello del posto di lavoro.
Spingo allora sull’acceleratore per arrivare a decidere con Mauro un incontro che, a mio parere, potrebbe durare anche dal venerdì pomeriggio alla domenica sera, sfruttando al massimo un week end.
Quando mi siedo al computer e mi connetto, ineluttabile come la morte arriva alle mie spalle Mario; interrompendo per un attimo la connessione, gli dico che lo lascio stare là vicino solo se si impegna alla massima distanza di sicurezza, all’estraneità più totale e, al massimo, alla collaborazione operativa.
Promette solennemente e lo lascio vicino a me, anche ad accarezzarmi, visto che gli va.
Le fasi di approccio sono lunghe, laboriose e ormai standard: dopo una mezza ora di chat siamo appena riusciti a comunicarci i nomi (quelli veri, naturalmente) e il piacere reciproco di esserci conosciuti.
Poiché ho già sfogliato il suo album di foto ed io invece non ne ho postate molte, mi chiede se posso mandargli immagini mie e, nel caso che decidessi per qualcuna più personale, di indirizzarle alla parte privata del sito.
Gli chiedo cosa si aspetta di vedere; per lo meno un album che abbia la stessa consistenza del suo; la richiesta un poco mi spiazza, perché nel suo album il cazzo è posto nella massima evidenza anche mentre si incula una bellissima giovane o mentre scopa con una Milf abbastanza matura: per essere alla pari, dovrei fotografarmi tutta.
Lo avverto che non ho mai fatto un album e che, se vuole quelle foto, deve aspettare qualche minuto che me le faccio fare dal mio compagno.
“Ma allora tu hai un compagno? E lui sa di noi? E cosa ne pensa?”
“Il mio compagno da dieci anni è impotente per problemi clinici; è d’accordo con lui che ho deciso di cercare rapporti sessuali anche fuori; e in questo momento è vicino a me che mi carezza e mi fa dolcezze mentre parlo con te. Vorrebbe anche essere presente quando ci incontreremo, ma questa non è una pregiudiziale e neppure un problema.
“Mi spiace per lui, ma in queste cose preferisco essere tete a tete con la lei del momento.”
“Ok. Ad ogni modo, tra poco ti mando l’album.”
Mario è felicissimo dell’idea: in fondo, non ci avevamo mai pensato a fermare certe bellezze, specialmente quando ero più giovane, in immagini da conservare.
Sfruttando anche una sua antica passione per la fotografia, prepara una sorta di piccolo set anche se le foto, per la velocità di trasferimento in internet, è più opportuno scattarle con lo smartphone o con il tablet, che lui preferisce e che sceglie.
L’album risulta alla fine di un fascino che non mi aspettavo; per coprire il viso, abbiamo usato una maschera veneziana da anni appesa al muro e mai utilizzata; ma quando vedo la serie di foto del mio didietro ripreso mentre sono a pecorina, con in massima evidenza la figa carnosa e lucida di umori e, sopra di lei, il buco del culo aperto e quasi ansioso di ricevere dentro un cazzo, mi eccito io stessa per come sono ‘parlanti’ le immagini; la stessa cosa non riesco a pensare della vista ‘anteriore’ anche se le tette piene ed appoggiate, ma non cadenti, si lasciano ammirare soprattutto per le grandi aureole rugose e, soprattutto, per i capezzoli grossi come fragoloni, ma più scuri, che invitano a succhiare o a mordere; il ventre pieno, quasi un pancione, credo che suggerisca fascinosi desideri di sprofondare nella dolcezza della carne morbida.
Nelle foto a figura intera, la complessione non è quella che io temo di vedere di me, una sorta di barilotto cadente, ma di una femmina morbida e sensuale che desidera tanto, ma tanto, essere scopata fino al deliquio, fino allo svenimento: e forse non è lontana dalla verità, come verifico mentre Mario si dà da fare per organizzare le foto e raccoglierle in un album da inviare poi a Mauro per ricevere i commenti.
Non tardano ad arrivare e sono ancor più entusiastici di quanto mi aspettavo, vista la qualità delle femmine che si intravedono nelle foto mentre si fanno teneramente scopare o inculare da lui o mentre si prendono fino in gola il suo cazzo di dimensioni veramente notevoli.
La cosa che però mi ha piacevolmente sorpresa, è stata l’estrema disponibilità di Mario che, finalmente, ha scelto un atteggiamento di autentica complicità, pur avendo preso atto che Mauro non è disposto a fargli assistere alle nostre scopate; comunque, quando cominciamo a parlare direttamente dell’incontro, lo prego di andare e si dilegua rapidamente.
Quando ha esaminato le foto, Mauro immediatamente chiede di definire come e quando vogliamo vederci per definire un possibile rapporto di sesso ma anche di comunicazione interpersonale (che non osa chiamare amore); gli dico della mia idea del week end da trascorrere in una località vicina ma piacevole e mi indica subito un paesino della pedemontana, che conosco e che mi piace, dove c’è un ristorante con alberghetto assai utile allo scopo.
“E se non dovessimo trovare la sintonia che speriamo?”
“O non prenotiamo o disdiciamo subito e torniamo a casa. Ma, a vista, staremo benissimo insieme e saremo felici di averlo fatto, vedrai.”
“Me lo auguro, Mauro. Quindi, ci troviamo direttamente al ristorante.”
“Ce la fai ad esserci per l’una e mezza, all’ora di pranzo, insomma?”
“Si, ci sarò sicuramente.”
“Allora arrivederci a venerdì.”
Fibrillo, come sempre, per l’intera settimana, in attesa del ‘grande momento’ come se si trattasse veramente di un grande amore mentre spero solo di trovare grandi scopate; per tutto il tempo mi devo quasi difendere dalle domande - trabocchetto di Mario, del tipo “Perché non gli hai proposto di stare qui a casa?” che mirano evidentemente a riportarlo al centro di una vicenda, anche se la dichiarazione di Mauro è stata più che netta ed evidentemente esclusiva per lui.
Gli spiego, ma forse inutilmente, che al ritorno intendo fargli un resoconto particolareggiato di quello che succederà in quei due giorni; ma ho la sensazione che insista, per il tutto il tempo, a cercare un qualsiasi modo per essere ‘presente’ ascoltando i nostri colloqui amorosi; credo che l’ideale sarebbe, per lui, una cimice per ascoltare o, meglio ancora, una webcam nascosta per riprenderci; ma non è in grado di organizzare un simile sistema e deve arrendersi; questa impotenza mi pare lo provi molto ma non posso nemmeno accennare all’argomento e l’atmosfera si fa assai pesante.
A questo punto, decido che me ne sbatto e vado per la mia strada, a costo di distruggere quel poco che resta tra di noi, visto anche che lui sembra non rendersi conto di quello che fa.
Arriva il venerdì mattina e, contrariamente alle mie abitudini, vado al lavoro in macchina portandomi già la borsa con l’occorrente per restare fuori due giorni.
Appena l’ufficio chiude, monto in macchina e in mezz’ora sono al ristorante. Non so che macchina abbia Mauro e non sono in grado di capire se è già arrivato; parcheggio e mi avvio al ristorante; poi mi pare di vederlo seduto ad un tavolo davanti ad un bicchiere forse di prosecco; mi vado a sedere sulla sedia a fianco alla sua e lo saluto.
“Ciao, Mauro.”
“Ciao, Elvira, quanto sei bella! Una cosa è l’immagine della foto, un’altra tu qui davanti a me. Sei bellissima!”
“Non cominciare a fare il lumacone: non ce n’è bisogno. Comunque ti ringrazio; fa sempre piacere sentirsi ammirata e corteggiata. Dici che si può prenotare o aspettiamo a verificare?”
“Non preoccuparti; si può farlo col cameriere, insieme al pranzo.”
Istintivamente mi sporgo verso di lui che non aspettava altro e mi bacia appassionatamente: sento la sua lingua infilarsi tra le mie labbra, riempirmi la bocca e percorrerla tutta, provocandomi brividi di piacere; ricambio esplorando la sua bocca e succhiando la lingua come fosse un piccolo cazzo; noto che il pantalone gli si gonfia; mi fa molto piacere toccare per un attimo.
Mangiamo rapidamente e, insieme al conto, il cameriere consegna una chiave e indica il numero 3 con una mano; prendiamo il bagaglio dalla macchina, saliamo le scale ed entriamo nella camera numero 3.
Mentre mettiamo in ordine le valigie, mi accorgo che un grossa spilla non è stata messa in valigia da me, che neppure la conosco e che mi ha un’aria sospetta; mi chiudo in bagno e la studio accuratamente: è senza dubbio una cimice; capisco che Mario si è inventato un mezzo per ascoltare i nostri colloqui: fotografo la spilla col telefonino e per whatsapp la spedisco a Mario con la didascalia: “grazie per il pensiero. Ricambierò!”; subito dopo il telefonino vibra (ho escluso la suoneria) e mi connetto.
“Scusami, ho sbagliato, non ho resistito.”
“Ne parleremo a casa. Sei proprio su una brutta china. Ciao.”
E chiudo.
Appoggio la spilla sul comodino accanto al cuscino che ho deciso essere mio e comincio lentamente a spogliarmi.
Mauro interviene e comincia a sfilarmi la maglietta facendola passare sopra la testa; si ferma poi davanti al mio seno superbo e matronale che cerca di sostenere con ambedue le mani: sfila le spalline del reggiseno e lo cala giù liberando le tette; lo aiuto sganciandolo e sono libere e disponibili: intanto fa scivolare giù la gonna e, insieme, va via lo slippino che indossavo stamane, non essendomi cambiata per il viaggio. Mi bacia il viso, la gola e il seno. Mi ricordo di Mario in attesa e cerco di dare un senso alla descrizione che voglio fargli.
“Si … si … leccami i capezzoli, ecco, uno per volta, adesso l’altro; si, si succhiali uno per volta e mordicchiali anche, ma non farmi male. Che cazzo, che bel cazzo hai, fammelo toccare, fattelo menare un poco: mi piace accarezzarti il cazzo, sentirlo vivo che si intosta in mano, sentirlo vibrare; fra poco lo sentirò che mi sventra, mi apre le viscere; ma adesso mi piace masturbartelo così piano mentre tu mi succhi le tette, Com’è piacevole scopare con te, come mi prepari bene. Si, infila più dentro il dito, vai sul clitoride, masturbami, sditalinami.”
“Elvira, ma con chi stai facendo l’amore, con me o con un fantasma?”
“Mauro, mi dispiace, ma con te io faccio sesso; l’amore io lo faccio solo con Mario. E non sto scherzando sui nomi: Mario è il mio compagno, è il mio uomo, è la mia vita; lo amo da tantissimo tempo, mi è entrato nel cuore, nel cervello. A te darò con tutta la passione che posso la bocca, le tette, la figa, forse anche il culo, perché mi piaci come compagno di letto, mi ecciti meravigliosamente e mi fai godere anche prima di mettermelo dentro. Ma il mio amore è solo e sempre per lui, quel maledetto che nemmeno lo merita, visto come si comporta. Il cuore, il cervello, l’amore sono solo per lui.”
“Quindi, tu operi un transfert e scopi con me mentre fai l’amore con lui.”
“Te l’ho detto: lui non può scoparmi ma mi può amare, infinitamente; e lui stesso mi ha proposto di scopare con te, anche se adesso si è quasi pentito ed è gelosissimo. Ed io non posso fare a meno di amarlo, dopo tanti anni; ogni tuo tocco mi porta alla memoria la sua mano e il tuo toccarmi mi mandava in visibilio; anche adesso che mi scoperai, alla grande, io ti darò tutta la passione che posso nel nostro sesso, ma l’amore sarà per lui e sentirò di amarlo mentre mi scopi come se a scoparmi fosse lui. Per questo avrebbe voluto essere presente e forse ho sbagliato io a non proportelo come condizione pregiudiziale.”
“Su questo non sono d’accordo. Ho già vissuto situazioni del genere. Per lui è un tormento sapere che è il mio cazzo che ti scopa; ma quando gli racconterai quello che hai fatto e gli dirai che hai scopato con lui nella testa e nella figa, avrà tanti di quegli orgasmi mentali da sentirsene sconvolto. Se però fosse qui quando anche solo ti bacio, il tormento sarebbe più intenso e rischierebbe di farsi male davvero.”
“E quindi?”
“Quindi, chiamalo, avvertilo e lascia la comunicazione aperta per fargli sapere come e perché stai scopando con me che, invece, con te sto facendo l’amore come da tempo non mi accadeva.”
“Questo che altro significa?”
“Ho avuto anch’io per qualche anno una donna che amavo, esattamente come tu ami il tuo Mario. Solo che lei era una mezza ninfomane e non metteva negli amplessi il minimo di umanità che serve a rendere una scopata un momento di unione intensa. Una sera, in un club privè, incontrò uno con un cazzo più affascinante del mio; da quel momento, non l’ho più vista ed ho saputo che gira per privè a farsi scopare anche dai cani. Me ne sono ricordato l’altra sera che il tuo compagno ti ha fatto foto piene d’amore e me le ha mandate. Appena ti ho visto, ho avuto la sensazione che tu fossi la donna giusta perché potessi fare l’amore con lei, dopo anni, mentre lo facevo con te; sapevo che stavi amando lui mentre facevi quei preliminari di sesso con me; e mi sono convinto, presuntuosamente, che potevamo fare l’amore meravigliosamente io e te se avevamo in mente le nostre ansie amorose. Per questo, se ti va e se credi che lui possa essere d’accordo, chiamalo e fagli ascoltare i nostri amplessi, anzi, i nostri amori, tu per lui e io per il mio fantasma.”
“Ti offendi se ti dico che ci sta già ascoltando?”
“Davvero? E come?”
“Questa spilla l’ho trovata tra le mie cose; non è mia e sono sicura che è una cimice ad alta capacità di intercettazione. L’ho messa qui perché volevo che lui sapesse ed ho parlato tanto, e ad alta voce, per comunicargli quello che avveniva in questa stanza. Ti senti offeso?”
“Neanche per idea. Se ti conferma che ha ascoltato e vuole continuare ad essere idealmente con noi, io non ho problemi.”
Il telefonino vibra; è Mario.
“Di’ a Mauro che ha visto giusto e che sono d’accordo. Ti amo da morire e mi dispiace di essere stato così meschino; adesso sono stato io che ho cercato di agire alle tue spalle. Perdonami; continua ad amarmi, se ti riesce, e fai con lui tutto l’amore che faresti con me. Potrò solo esserne felice, specialmente se tu godi come meriti. La spilla funziona e puoi lasciare quella: non è necessario attivare il collegamento col telefono. Ciao. Ti amo.”
E chiude.
Mauro mi stende supina sul letto e mi si stende sopra.
“Sei bellissima, hai il corpo di una donna da sogno. So che non sei una ragazzina, ma la pienezza delle tue tette, assolutamente naturali, mi eccita da sborrare senza penetrarti; la tua figa è dolcissima, ancor prima di averla leccata e succhiata come merita e credo che ti chiederò tutto, in questi due giorni. Fare l’amore con te è un privilegio che non voglio perdermi.”
“Anche tu sei meraviglioso e sono felice di averti contattato, ancor prima di aver toccato con te tutte le vette del piacere che mi saprai dare. Col mio amore ho sempre fatto cose meravigliose e con te voglio riproporle tutte: sappi solo che ogni gesto che farai io lo rivivrò con la memoria di quando l’ho fatto con lui. In tanti anni, non si lascia niente di inesplorato; e la cosa meravigliosa è che ogni volta il piacere si rinnova. Scopami con tutto l’amore che puoi; ti corrisponderò con tutto l’amore che ho per il mio uomo.”
Si stende su di me e il suo cazzo comincia a strusciarsi sul mio inguine fino ad entrare in contatto con la vulva, in cerca dell’imbocco della vagina. Mauro prende a descrivere quello che mi sta facendo come per raccontarlo a Mario; il suo racconto esalta la mia eccitazione alle stelle, come se mi penetrasse due volte, col cazzo nella figa e con la narrazione nelle orecchie; per di più, l’idea che Mario stia partecipando a quella nostra prima scopata mi provoca orgasmi in successione, sempre più intensi, che accompagno con urla di piacere che sono tutti dedicati al mio compagno all’altro capo.
Mauro mi penetra di colpo, quasi con violenza e la sua cappella va a cozzare violentemente con la cervice dell’utero: urlo di piacere e di dolore, mentre lui racconta, l’altro gode mentalmente e la mia figa comincia a colare come un rubinetto rotto. Mi chiava a lungo, con grande passione e trattiene sapientemente l’orgasmo.
Poi si ferma, perché gli ho chiesto un po’ di tregua: non sono una ragazzina e tanti orgasmi in successione non mi fanno certamente bene.
“Vorrei chiederti una cosa; hai frequentato e frequenti i club privè. Come funzionano? Mi ci porteresti una volta? Bada che saresti sempre il mio Mario e non ti cambierei con nessuno. A buon intenditor … “
“Intendo, si, intendo. Non sono locali raccomandabili, alcuni privè; altri sono meravigliosi. Posso e mi fa piacere, se ti va, accompagnarti a un privè e mi fa ancora più piacere, come hai subdolamente suggerito, per riscattare un’esperienza negativa. So che anche lì sarei con il fantasma di Mario e che dovrei trattarti come lui con il suo amore; proprio per questo, se vuoi, organizziamo una spedizione. Ma devi parlarne con Mario: a lui l’accesso è vietato; tu entri con me e non avrai problemi. Però informatevi bene perché in quei posti non scopi solo col tuo accompagnatore, ma ti può capitare di assaggiare esperienze sconvolgenti.”
“Per esempio?”
“Non so se hai mai sperimentato una doppia, due cazzi in contemporanea; lì puoi arrivare fino a cinque in contemporanea e neanche te ne accorgi, tanto l’atmosfera ti prende. Alcuni reparti, come il sadomaso o il sesso estremo, meglio non sfiorarli nemmeno; nel glory hole ti può capitare di scopare con decine di maschi in fila. Può capitare, ma puoi anche sfiorarle, quelle cose, e passarci indenne. Devi essere tu (ma meglio se d’accordo con il tuo compagno) a decidere se vuoi andarci con me che dovrei prendermi cura di te, ma dovrei anche scoparti ferocemente ed in situazioni estreme.”
“La cosa che non capisco è quella dei cinque in contemporanea. La doppia la immagino; il resto è buio.”
“Intanto, la doppia ha molte varianti: bocca - figa, bocca - culo, culo - figa; aggiungici un bocca - culo - figa che diventa triplice e, dulcis in fundo, una triplice con due masturbazioni e arrivi a cinque. Per farti ‘vedere’ immaginati stesa a smorza candela su un maschio dotato; un altro ti penetra nel culo dall’alto; uno ti mette il cazzo in bocca e lo spompini; ai lati, due si fanno masturbare. Riesco a renderti l’idea dei cinque insieme?”
“Si e non è semplice; ma è anche alquanto intrigante. Poi l’hai detto, si può sempre dare un’occhiata e scappare.
“Se ti trovi in ballo, la voglia di ballare ti viene. Chi sta con te o chi ti aspetta possono non rimanere indifferenti. Pensaci.”
“Abbiamo già parlato troppo. Che ne dici di fare sul serio e scopare da innamorati veri?”
Mi torna addosso, si sistema di nuovo fra le mie cosce e mi penetra dolcemente; sento che entra nel mio ventre con un sereno senso di possesso che dà l’idea di una dolcezza infinta di rapporto; poi comincia a scoparmi lentamente.
“Adesso però voglio sentirti sborrare dentro di me, ti prego.”
Non è necessario pregare; sento che sborra con dolcezza, quasi lo sperma fosse una crema dolce che si va a depositare a spruzzi nell’utero; ed ogni spruzzo mi provoca un nuovo orgasmo; Mario, dall’altra parte, è in grado forse di contare il numero delle spruzzate in funzione di miei urletti che dichiarano il mio godimento ed il mio orgasmo, anche perché in qualche modo glieli racconto a voce. Infine Mauro crolla sopra di me ed è lui, stavolta, a chiedere tregua.
Per tutto il pomeriggio, fino al’imbrunire, ci rotoliamo nel letto alternando movimenti e posizioni; ma ci limitiamo a scopare in figa; solo una volta tenta una spagnola ma non intende sborrarmi sulle tette e si ferma per spingere il cazzo fino in gola (durante la spagnola arrivava solo fino alla bocca) e solo quando ci rendiamo conto che è ora di cena, Mauro si decide a sborrare una seconda volta, direttamente nella gola: ingoio tutto, senza perderne una goccia; e sento che mi fa tanto bene ingoiare.
Prima di uscire dalla camera per la cena avverto Mario, parlando direttamente sulla spilla, che stiamo per andare a cena e che per un poco la stanza sarà vuota; avverto che torneremo intorno alle dieci e gli mando un bacio.
Mentre siamo seduti in attesa della cena, sento vibrare il telefonino: è Mario, naturalmente.
“Bella la tua idea del privè. Mettiti d’accordo con Mauro; se lui ti accompagna d è vigile, sono certo che farai solo esperienze interessanti. Cerca di combinare. Ci sentiamo più avanti. Elvira, credo che non siamo mai stati innamorati come in queste ore, non ti sembra molto stupido?”
“No, mi sembra bellissimo. Farò anche l’esperienza del privè, se accetti di rischiare con me. Ti amo. Ciao.”
Anche il rito della cena,in questo straordinario, pazzo pomeriggio, si consuma con una rapidità che nessuno poteva prevedere: ma evidentemente è tanta la voglia di trovarci ancora di fronte, nudi sul letto a far vivere contemporaneamente tre modi dell’amore, quello vivo e concreto tra me e Mauro, fatto di sesso e di tanta passione ma, in fondo, di un poco solo di amore, quasi quello di due ragazzini che scoprono le sfaccettature del sentimento attraverso due storie che si consumano in quel letto: quella di Mauro per il fantasma della sconosciuta alla ricerca di una partecipazione di lei all’amore di lui; e quella di me con Mario, presente nel letto come un fantasma evocato dall’ascolto concordato delle evoluzione dei due amanti.
Mauro è decisamente esaltato dalla piega che gli eventi hanno preso: si spoglia con una rapidità straordinaria e si dedica immediatamente alla mia svestizione che realizza in tempi rapidi; non appena siamo nudi, mi stende sul letto e comincia a leccarmi e a succhiarmi, con passione quasi avida, dalle tette al ventre fino alla figa che assapora con gusto prendendone in bocca quanta può e succhiandomi dal profondo gli umori più ricchi; mi gira e mi rivolta come una bambola, cercando tutti gli angoli inesplorati; quasi si inebria leccandomi le natiche, succhiandole e mordendole, apparentemente fino a farmi male, in realtà provocandomi continui brividi di piacere in ogni dove; quando si impossessa del perineo, morde, lecca succhia e aspira tutto quello che può, dall’ano, ormai rilassato fino ad aprirsi da solo quando la lingua lo penetra, fino alla vulva, che martirizza con le labbra e coi denti facendomi sborrare in continuazione.
Alla fine si sdraia su di me e mi pianta il suo enorme cazzo nella fessura tra le natiche, alla ricerca della penetrazione più intima; gli suggerisco di prendere il lubrificante vaginale nella borsa e , detto fatto, mi pianta nel culo quasi con rabbia tutta la sua mazza che mi provoca qualche fastidio, non essendo io molto abituata a farmi inculare; anche se non posso né vederlo né sentirlo, ho la sensazione quasi fisica della lussuria che investe Mario quando sente da Mauro come sta violentandomi il culo con la massima passione ed un certo amore, che lui dedica al fantasma e che io concedo a Mario, quasi il suo cazzo potesse penetrarmi nelle viscere allo stesso modo. Mi scopa alla grande, strappandomi continui urli di piacere e facendomi scorrere a fiumi umori dalla figa e dal culo finché sborra urlando, più che il semplice piacere, la gioia del possesso, l’entusiasmo dell’amore che mi sente esprimere e che io destino tutto a Mario: sborra con una violenza mai vista; ed alla fine lo sento ansimare su di me come se avesse riversato nel mio intestino la sua stessa anima.
Il telefonino vibra e Mario esulta.
“Meraviglioso; non può esserci mai stata un’inculata così ricca d’amore e di passione come questa. Si vede che avete concentrato insieme la vostra sensualità, che è anche la vostra forma di amore, con l’amore di Mauro al suo passato e l’amore nostro che è vivo e presente sempre. Sono felice!”
“Siamo tutti felici: solo a me il culo duole alquanto perché questo maledetto non ha avuto riguardi; ma è stato bellissimo e sarà così per i prossimi due giorni. Buonanotte, amore; e buon ascolto, perché siamo solo all’inizio.”
Infatti, fino all’alba non ci fermiamo che alcuni attimi per riprendere fiato; poi è tutto un susseguirsi di cazzo in bocca, in culo, in figa; io mi sento piena, di sesso, d’amore, di gioia di vivere, quasi di fanciullezza, nonostante gli acciacchi che si fanno sentire; Mauro sembra non volersi fermare e passa da una leccata ad un bacio profondo, da un’inculata ad una scopata sesquipedale, da carezze infinite su tutto il corpo a succhiate dappertutto. Verso l’alba cadiamo preda del sonno, ma solo per stanchezza.
I due giorni seguenti passano all’insegna dello stesso entusiasmo e non facciamo altro che rotolarci nel letto; ci fermiamo solo per alimentarci: non mangiare, perché ci limitiamo a ingerire poche cose poi torniamo a letto e ci amiamo.
Quando arriva l’ora del rientro, un pizzico di languore ci prende, quasi un senso di angoscia perché qualcosa molto bello sta per concludersi: l’unica consolazione viene dalla certezza che ci rivedremo ancora, almeno per rispettare la promessa di portarmi a vivere l’esperienza del privè.
Ed è con questa certezza che torno a casa, dal mio amore che non può scoparmi, come forse vorrebbe; ma forse, finalmente, ha capito quanto lo amo e come deve fare per non perdermi.
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