Vi racconto la prima esperienza anale con la mia ex.
Ci eravamo conosciuti verso la fine degli anni ’80: io avevo 19 anni e le 15. Ci fidanzammo, qualche bacetto e niente più. Poi ci lasciammo, ognuno di noi ebbe storie diverse, fino a quando, dopo cinque anni, ci rincontrammo e ci mettemmo di nuovo insieme confessandoci che in tutto quel tempo non avevano fatto altro che pensarci a vicenda.
Ci facemmo tutte le nostre confessioni, anche quelle più intime. Ovviamente lei non era più vergine e per me, per quanto fosse normale, non fu facile accettare. Mi sentivo come derubato di qualcosa che mi apparteneva. Non riuscivo a togliermi dalla mente come poteva essere stato per le la prima volta. Immagini che mi facevano male rigiravano sempre nella mente come un tarlo.
Parlando mi confessò di non aver mai avuto rapporti anali nonostante il suo ex glielo avesse più volte chiesto… la cosa iniziò a stuzzicarmi, anche perché aveva un culo favoloso e l’idea di essere il primo a romperglielo mi attraeva sempre più.
Un sabato sera i suoi genitori andarono a ballare lasciandoci così tutta la casa a disposizione. Finalmente avevamo un letto a disposizione. Ci recammo nel piano superiore. Mentre lei era in bagno io la attendevo in camera e iniziai a toccarmelo per farglielo trovare già bello duro. Ad un certo punto aprì la porta: indossava solo una vestaglia di raso con motivi tipo giapponesi. Si fermò sull’uscio e, piano piano, aprì la vestaglia. La visione mi lasciò senza fiato: sopra delle autoreggenti bianche c’era uno stupendo triangolo di figa pelosa al punto giusto e due tette spettacolari. Il triangolo, le autoreggenti e il raso: una visione micidiale che non potrò mai dimenticare. Continuai a segarmi e il cazzo mi venne immediatamente di marmo.
Lei avanzò con calma, si tolse la vestaglia, me lo scappellò per bene, lo strinse alla base e iniziò a fare su e giù con le labbra. Poi iniziò a fare su e giù anche con la mano alternando anche leccate di “filetto” guardandomi negli occhi. Intanto le avevo messo due dita in figa, era bagnatissima; mentre mi pompava iniziai a trasferire i suoi umori densi ed appiccicosi verso il buco del culetto, infilando anche appena appena il dito, ma non troppo, in quanto doveva essere il cazzo a sfondarlo per la prima volta. Lo sentivo stretto e la cosa mi attraeva ancora di più, tanto che, appositamente, non lo lubrificai più di tanto.
Ad un certo punto smise di succhiarlo, si mise in piedi sul letto, poi si accovacciò su di me, lo prese con la mano e puntò la cappella dritto nella figa e iniziò a scendere. Vidi prima la cappella e poi tutto il cazzo sparire dentro il triangolo di peli. Era bagnatissima. Mentre mi stava a cavalcioni, le passai la mano dietro la schiena e toccavo il cazzo che entrava: potevo sentire le grandi labbra e il cazzo che entrava tutto bagnato. Iniziai di nuovo a prendere i suoi umori e a bagnare il buco del culetto. Infilai solo una falange del dito e percepivo il cazzo che faceva su e giù nella figa, separato solo da una sottile membrana.
Intanto il pensiero di sfondarlo era irrefrenabile. Stavo per venire, tanto ero eccitato, per cui la fermai e le ordinai: “girati”!
“Cosa vuoi fare”, mi disse, sapendo bene cosa la attendeva. “Non ti preoccupare, farò delicatamente”, risposi mentendo.
Si mise a pecorina, il culo sembrava un mandolino; le labbra della figa erano umide e semiaperte lasciando intravvedere un taglio rosa tra i peli della figa: affondarlo lì sarebbe stato molto facile, ma non era quello che volevo.
Le chiesi di abbassarsi un pò in quanto la figa era giusto a tiro ma non il buco del culetto, che era un po' più in alto. Capì le intenzioni e disse: “no, no, ho paura, non l’ho mai fatto”. Non le risposi. Abbassandosi le si aprirono un po' di più le chiappe e si vedeva il magnifico buchetto che sembrava chiuso ancor più a riccio per non farsi violare.
Passai su e giù un paio di volte solo la cappella, oramai durissima, tra le labbra della figa cercando di impregnarla con i suoi umori.
Era oramai il momento.
Lei aspettava, passiva, con il viso sul cuscino, con gli occhi chiusi ed il volto contratto come chi sta aspettando da un momento all’altro qualcosa che non conosce, ma che prevede doloroso.
Strinsi il cazzo alla base, ingrandendo ed indurendo ancora di più la cappella e la puntai sul buchetto attendendo un attimo, come per godermi ancor più il momento. Nel frattempo la sentivo sempre tesa. Finalmente era giunto il momento di “punirla” e riappropriarmi di ciò che mi apparteneva.
Anche per me era la prima volta, quindi non conoscevo la tecnica per sfondare un culo e quanta pressione occorresse.
Iniziai con una leggera pressione, ma non entrava, in quanto il buchetto era bello serrato; tutte le pieghine della pelle convergevano verso il centro e la sensazione era quella che di lì non potesse entrare nemmeno un spillo. Ma non mi scoraggiai, anzi la cosa mi eccitava.
Spinsi un po' più forte aumentando sempre più la forza; era entrato solo qualche millimetro, ma la maggior parte della cappella era ancora fuori. Mi assestai su quella posizione e i successi tentativi, senza indietreggiare, erano vani. Lei aveva paura e si era irrigidita. Ad un certo punto, quasi con un atto di rabbia, diedi un colpo secco…improvvisamente riuscìì ad entrare solo con la cappella. Ebbi la sensazione che la spinta improvvisa avesse lacerato il buco del culo; ne ebbi la conferma perché lei, ebbe un sussulto di dolore, strillando “ahiiiiii” e con la mano destra poggiata sulla mia coscia cercava di allontanarmi. La cappella era entrata come se avesse fatto uno scatto improvviso, ma ora occorreva completare l’opera infilando tutto il resto.
Il mio cazzo, seppur non lunghissimo, è abbastanza largo, specie alla base, per cui ora bisognava aprirle il culo come si deve, senza troppi riguardi.
La cappella era ben insediata, il respiro di lei era già affannoso e la sua mano era sulla mia coscia esercitando una leggera pressione come per allontanarmi per il dolore che aveva già provato.
Attestato su quella posizione iniziai a spingere di nuovo per sondare il terreno, ma da quel punto il poi il cazzo si allargava sempre più, per cui occorreva essere molto deciso. Si era asciugato, per cui lo bagnai leggermente con la saliva. Presi respiro, serrai il cazzo alla base con due dita e spinsi con decisione. Prima di accorgermi di cosa fosse avvenuto, vidi lei, che ancora era con la faccia sul cuscino, inarcarsi improvvisamente con la schiena portando repentinamente il busto verso l’alto; sembrava avesse ricevuto una frustata: in un primo momento non riuscì nemmeno a strillare tanto era forte ed improvviso il dolore, poi “Ahii… ahiiii… ahiii” a piccoli gridolini ad intervalli regolari in quanto il dolore le toglieva il fiato. Ricordo che si sollevò repentinamente tanto che passò dalla posizione pecorina a busto quasi eretto e che testimoniava inequivocabilmente la lacerazione improvvisa e dolorosa del buco del culetto. Per il dolore cercava di allontanarmi spingendo la sua mano sulla mia coscia, ma io la tenevo ben ferma per i fianchi e le impedivo di spostarsi in avanti per sottrarsi al dolore. Guardai cosa fosse successo: il cazzo era quasi tutto dentro, il buchetto si era allargato e pulsava facendo pressione attorno alla verga.
Con un gesto deciso la ho rimessa giù rimettendola a pecorina; occorreva continuare a sfondarla con la parte più larga del cazzo che era rimasta ancora fuori. Mentre ancora si stava lamentando per il dolore, cogliendola in contropiede, ho fatto l’ultimo e decisivo affondo; questa volta ho avvertito proprio la sensazione del buco che cedeva a tutta la larghezza del pene; ho sentito che si allargava e faceva una forte pressione sul cazzo in tutta la circonferenza. Altra frustata di dolore, questa volta si è sollevata di nuovo con la schiena, addirittura senza l’aiuto delle mani. Ho visto il suo volto contrarsi con una smorfia di dolore, occhi chiusi, labbra serrata, senza respiro. L’ho rimessa giù ed ho iniziato a spingere il cazzo avanti e dietro: a differenza della vagina, scorreva con grande fatica ed attrito; ad ogni affondo e ritrazione era un grido di dolore. Senza alcuna pietà ho iniziato a spingere con più frequenza e vedevo che le dimensioni del buco si allargavano e restringevano avvolgendo il cazzo nelle sue dimensioni. Lei intanto era tormentata dal bruciore e, tra un grido di dolore e l’altro, mi implorava: “Ti prego vieni, non ce la faccio più”… Volendo potevo venire subito, ma dovevo e volevo gustarmi il momento.
Lo tirai fuori, lei si ritrasse di nuovo. Tolto il cazzo, è rimasto per qualche momento un buco esattamente della sua larghezza. La circonferenza era tutta arrossata e ho notato che le pieghine della pelle erano lacerate, tanto che vi erano dei piccoli rigagnoli di sangue che confluivano verso il centro del buco. In un attimo si stava restringendo, per cui era necessario continuare a sfondarlo a dovere.
Questa volta, senza esitazione, ho allargato le chiappe con indice e pollice della mano sinistra; con la mano destra ho puntato il cazzo tra le chiappe in corrispondenza del buco già rotto, ed ho spinto senza pietà. E’ entrato tutto in un attimo. Lei ha ripreso a lamentarsi. Intanto il sangue si era trasferito sul cazzo e la saliva che avevo appena messo era diventata rossastra.
Mentre le riallargavo il culo le ho messo due dita in figa passandole la mano davanti il suo corpo. Dalla figa si poteva percepire il cazzo che entrava ed usciva dal culo. Non ce la facevo più, ero troppo eccitato e dovevo venire, anche perché la vedevo veramente soffrire dal dolore e mi stava implorando di venire.
Mi sono rimesso con la schiena dritta, in quanto mi ero chinato in avanti per toccarle la figa, ed ho iniziato a stantuffare il culo più velocemente. Quando stavo per venire mi sono fermato. Il cazzo ha iniziato a contrarsi dentro il culo; ad ogni contrazione sentivo che la cappella toccava le pareti in alto schizzando tutta la sborra all’interno del culo.
Avuta l’ultima contrazione ho sfilato il cazzo di colpo: con un grido di dolore lei si è subito buttata sul letto di fianco, con la schiena inarcata per il dolore a causa della repentina uscita del cazzo. Ad occhi chiusi ha preso un fazzoletto di carta che aveva sul comodino e lo ha messo in mezzo alle chiappe, mentre continuava ancora a lamentarsi.
Rimase, sofferente, in questa posizione, di lato, schiena inarcata, per almeno un minuto, senza dire nulla, sembrava non respirasse nemmeno. Ad un certo punto tolse il fazzoletto dal buco del culo, oramai sfondato, e il fazzoletto era tutto impregnato di sborra mista a sangue. Ne prese un altro e, piano piano, si è alzata e a gambe strette e dolorante è andata in bagno a lavarsi.
E’ tornata dopo qualche minuto camminando quasi in punta di piedi in quanto provava ancora dolore.
Nei giorni successivi provava ancora fastidio, soprattutto quanto si sedeva. La mamma se ne accorse e le chiese cosa avesse e lei rispose, guardandomi, che aveva male alle gambe…non penso le abbia creduto.
Vi allego una foto autentica dell'epoca
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Categorie: Prime Esperienze