Ero sceso dall’aereo all’aeroporto di Malpensa. Ero tornato da Bilbao, in Spagna. Era febbraio, faceva freddo e c’era parecchia foschia. Nella mia veste di responsabile dell’area sviluppo software dell’azienda per cui lavoravo, ero andato per verificare ed eventualmente correggere, se ce ne fossero stati, errori o disorganizzazioni nella sede locale.

Mi chiamo Mirko, ho 49 anni, mi sono sempre considerato etero senza mai avere avuto esperienze omosessuali di alcun tipo, tranne, ovviamente, qualche episodio alle scuole medie e superiori, dove ci si guardava il pisello gli uni degli altri, si facevano commenti sulle dimensioni e competizioni su chi segandosi, schizzava più lontano. Sapevamo tutti che c’erano dei “froci” che facevano delle “porcherie” con altri, ma noi, i “maschi” non partecipavamo e anzi, gli prendevamo in giro. A quell’epoca, essere omosessuale o come è stato coniato dopo “gay” era apparentemente e apertamente condannato da tutti, anche da chi poi lo era o praticava sesso omosessuale. Da parte mia, trascorsi la mia adolescenza all’insegna delle masturbazioni con le riviste erotiche come Playboy, Penthouse e altre. All’epoca non esisteva internet, né tanto meno la possibilità di vedere film porno tranne che negli appositi cinema a luci rosse dove chi ci andava, spesso finiva per avere qualche contatto omosessuale, gradito o meno. Certo, il buio e l’anonimato aiutavano molti a trasgredire, tanto, "non lo avrebbe saputo mai nessuno". Dal mio canto, avevo conosciuto e provato la prima donna a sedici anni. Lei era, quella che oggi si potrebbe definire un Cougar. Non so se si fosse accorta della mia età, io in realtà ne dimostravo almeno 18 di anni, sia per il fisico ma anche per la mia maturità comportamentale. Quello che sicuramente aveva capito era che ero vergine e inesperto. Così, si prese "cura" di me, facendomi diventare “un’uomo” se pur avendo solo sedici anni. Comunque, con le tempeste ormonali tipiche della mia età, le masturbazioni tra un incontro e l’altro nel suo appartamento, erano numerose e intense.
E fu in quel periodo che scoprì il piacere della stimolazione anale. Non so se per caso o frutto di qualche foto, un giorno mentre mi segavo, con l’altra mano cominciai ad accarezzare il mio buchino sentendo un piacere mai provato prima. Fui completamente autodidatta nello scoprire, l’insalivazione prima e la lubrificazione dopo, per inserire, prima un dito, poi due per arrivare a tre. Il piacere, aumentava sempre di più, e senza conoscere ne sapere niente della prostata, la sua stimolazione mi faceva avere delle eccitazioni e orgasmi potenti, dalle volte anche più intense di quando facevo sesso con la mia “maestrina”. Non ne conoscevo i motivi, ma mi sentivo in colpa per fare una cosa da “froci” anche se nessuno lo sapeva. Ed era appunto quel anonimato e quel piacere immenso, che mi portò per tutta la vita, a continuare alla già menzionata pratica, anche con oggetti che, all’epoca dei fatti erano abbastanza improvvisati, visto che l’adattamento dello sfintere, portava una riduzione del piacere il quale tornava a essere nuovamente presente più intensamente, quando le dimensioni degli oggetti aumentavano. Passarono gli anni, e ovviamente, quel piacere non mi abbandonò mai, anche se era rimasta tra le mie pratiche segrete. Quando facevo sesso con le donne, le fidanzate e perfino con mia moglie, non avevo mai svelato a nessuno tale piacere nascosto. D’altra parte, l’idea di fare sesso con un altro uomo non mi attraeva affatto, anzi, quelle scene in cui due o più maschi, si baciavano, abbracciavano mi disgustavano. Ormai, adulto ed esperto, sapevo il perché del piacere che si poteva provare con lo stimolo anale, dei tanti terminali nervosi e della prostata, e sapevo anche che, essere gay significava essere attratto fisicamente da altri uomini e fare sesso con loro, e questo non era il mio caso. D’altronde, mi piacevano e attraevano le donne e soprattutto fare sesso con loro.
Ovviamente con l’arrivo e la diffusione d’Internet, anche i più esperti e maliziati, siamo stati trasportati in un eros spesso sconosciuto. Non più semplicemente sesso etero o gay, ma basta guardare tutte le categorie dei siti porno, per scoprire pratiche e abitudini, dalle volte impensabili. Poi, ovviamente, ognuno sceglie le preferite, ma anche quelle che non lo sono, spesso vengono visitate per curiosità. Qualche anno prima avevo divorziato per seconda volta e attualmente vivevo da single. Negli ultimi anni del mio matrimonio conobbi Erika, una donna di circa quarant’anni, molto ben portati, dal corpo minuto, non molto alta, coi capelli neri e ricci, gli occhi scuri dallo sguardo profondo, bella, carina, simpatica e molto, molto sensuale. Infatti, aveva un bel seno sodo e un lato “B”, monumentale. Iniziai con lei una relazione che diventò intensa e che mi aiutò, a non sopportare più la mia monotona vita matrimoniale, fatta di continui litigi, dissapori e sesso tradizionale e scarsamente vissuto dalla mia ex.
Ma la mia relazione con la mia amante era caratterizzata da un altro aspetto. Lei, minuta e con il bel faccino della ragazza della porta accanto, era una furia quando si faceva sesso, a letto o ovunque. Multi orgasmica, caratteristica che mi faceva sentire lo stallone che non ero, ma soprattutto disposta non solo ad accontentare qualsiasi mio desiderio e voglia, ma ad essere lei stessa a trasgredire. L’unico limite per lei era il sesso condiviso con altri. In questo era irremovibile, e così dovetti depennare dalle mie richieste, il fare sesso con altri partner. Ma una delle sue “trasgressioni”, guarda caso, era il mio didietro, cioè, non solo le piaceva che io le praticassi sesso anale, ma si eccitava all’inverosimile a farmelo lei a me. A tale pratica ci arrivammo cominciando dal basso. Ogni volta che la penetravo analmente, lei godeva e aveva degli orgasmi intensi e ovviamente la cosa a me eccitava all’inverosimile. Credo che a tutti gli uomini, salvo poche eccezioni, piaccia praticare sesso anale, e molti, purtroppo, avendo la sfortuna di non avere una donna disponibile a farsi penetrare analmente, devono ricorrere al sesso a pagamento per realizzare la propria fantasia. Io, con la mia amante ero stato fortunato, visto, non solo la sua mancanza di tabù ma al fatto che oltre a tutto il sesso, piaceva particolarmente essere sodomizzata. In una delle nostre “sedute” e dopo che io ebbi un potente orgasmo dopo averla penetrato analmente dissi:

«Wow amore, il tuo culo mi fa impazzire!»

Restai un po' sconcertato dalla sua risposta:

«Anche il tuo di culo fa impazzire me, e mi piacerebbe tanto fartelo…»
‘Ops’, pensai, ‘mi vuole fare il culo. Forse è l’occasione per confessarli il mio piacere nascosto’. Così le risposi:

«Se vuoi, puoi»

Da quel giorno, lei cominciò a procurarmi piacere con le sue dita, la sua lingua, facendomi impazzire dal piacere. Mi faceva avere degli orgasmi pazzeschi, quando, mentre mi spompinava da esperta qual era, stimolava la mia prostata facendomi eiaculare facendomi provare un’estasi celestiale. Ma ovviamente, c’era qualcosa che lei ed io desideravamo ancora fare. Così, in un sexy shop su internet, acquistai uno strapon con un bel dildo di 22x16 cm. Quando arrivò, alla prima opportunità che eravamo in un albergo, visto che all’epoca ancora ero sposato, il mio culo fu ufficialmente sverginato (per quello che poteva mancagli ancora di esserlo). Ma la cosa che mi lasciò piacevolmente sconvolto, non fu solo l’intensità e il piacere che lei provò a sodomizzarmi, ma i suoi orgasmi che si susseguivano. La sua eccitazione aumentava sempre di più mentre mi penetrava e mi sentiva gemere di piacere. Quel ruolo la faceva sentire dominatrice, e il suo godimento era particolarmente intenso. Da quel giorno, il sesso anale fu una pratica costante e reciproca. Io impazzivo nel fare il suo e lei nel fare il mio, di culo, oltre a tutto l’altro sesso che praticavamo. Rimanemmo amanti fino al giorno di oggi e il sesso è stato affiancato da sentimenti di amore ma restando sempre una pratica intensa e trasgressiva. Ovviamente, per me, il passo successivo in termini di tentazione e fantasia sessuale divento quella di provare un pene reale. Ma restava un problema: Continuavo a non desiderare né sentire attrazione per gli uomini. E fu li che nacque una fantasia che, salvava, per così dire, “capra e cavoli”.
Tra le tante visite al web di siti porno, avevo conosciuto i "transessuali" o come preferiscono essere chiamate, le trans, visto che amano sentirsi e definirsi donne. Ovviamente, sapevo bene che biologicamente erano maschi e che le loro trasformazione in un corpo femminile, veniva tradito dal loro pene che ne ricordava le origini. Sinceramente, mi eccitava vederle nei porno, ma il coraggio di fare un’esperienza con una di loro, non c’è l’avevo. Ma comunque, non sentivo verso di loro la stessa avversione che provavo nel solo immaginare di fare sesso con un altro uomo. Ovviamente, non condivisi mai con la mia ormai compagna, la mia voglia di provare un cazzo vero, ma la voglia aumentava sempre di più. Quando lei mi penetrava, immaginavo non lei, non un uomo, ma una bellissima trans con un grosso cazzo che lo stesse facendo. Del resto, sembrava essere la scelta ideale: Fare l’esperienza di un pene vero ma non con un altro uomo, ma con una “donna” … È fu a Bilbao, durante quel viaggio che una delle mie fantasie divenne realtà, e cioè quella di provare un cazzo vero, ma andò anche oltre.
Arrivai un sabato pomeriggio. Ero stato altre volte in passato, una per vacanza e un’altra per lavoro. Conoscevo un po' la città e comunque tornai nello stesso albergo. Era un piccolo albergo sulla collina che limitava la città, molto carino e con tutti i confort. Per raggiungerlo era necessario prendere un taxi, visto che era distante e un po' fuorimano. Mi sistemai, feci una doccia e mi sdraiai sul letto per riposare. Avevo il weekend libero in attesa del lunedì mattino quando avrei iniziato il mio lavoro. Non ero particolarmente stanco ma comunque mi addormentai. Come sempre, quando mi mettevo a letto, pensavo al lavoro, riflettevo sugli impegni, ma quando non ero in fase lavorativa, immaginavo momenti intimi con la mia compagna e qualche volta anche qualche scena di sesso trasgressivo. Mi svegliai con una forte erezione, ma decisi di non appagarla con una masturbazione. Mi vestii e quando arrivò il taxi mi feci accompagnare in centro. Chi conosce la Spagna, sa che la loro versione di Happy Hours sono il giro di bar e locali e che comincia presto al pomeriggio, e che comprende le famose tapas, che altro non sono, si fa per dire, dei bocconcini che accompagnano un cicchetto di vino. È senz’altro una esperienza golosa alla quale io non mi potevo sottrarre. Erano le dieci di sera, ora nella quale normalmente si usa cenare, quando decisi di farlo anch’io, più per voglia che per fame, dopo i cinque locali con annesse tapas che avevo visitato, così decisi di andare a cenare in un ristorante che in cui avevo già mangiato in altre occasioni. Cucinavano ottimi piatti di pesce e di paella. La cena fu stupenda e il cibo ottimo, tanto che lo accompagnai con una bottiglia di vino e che scolai per intero. Ero molto gratificato e mi sentivo bene, e anche un po' su di giri, grazie al vino. All’uscita, vidi dei volantini sul bancone della cassa e curiosando ne presi un paio. Uno pubblicizzava Il museo Guggenheim, uno dei più noti musei d’arte contemporanea europei. L’altro, era di un noto locale di “Swingers” e cioè di scambisti. Un po' brillo e arrapato decisi che quella sera avrei fatto un’esperienza mai fatta prima e cioè andare a conoscere quel locale. Quando scesi dal taxi, rimasi un po' perplesso. La zona dove si trovava il locale era piuttosto fuorimano e l’ingresso, non dava l’impressione di essere un locale per VIP. Mi avvicinai e notai che c’erano due omoni in giacca e cravatta che mi salutarono e chiesero:

«Buonasera signore, aspetta la sua o i suoi amici?»

La domanda mi spiazzò e risposi:

«No, sono da solo»

«Mi dispiace signore, l’ingresso è permesso solo a coppie o a trio pre-combinati. I single non sono ammessi, ci dispiace»

Feci un sorriso da ebete e ci rimasi di merda. ‘Cazzo’ pensai, ‘una volta che mi ero fatto coraggio a visitare un locale del genere, non accettano single’… Presi il cellulare per chiamare un taxi quando ad un tratto sentì qualcuno alle spalle che mi diceva:

«Salve, buonasera»

Quando mi voltai, vidi una splendida donna che indossava un luccicante abito blu, con uno spacco trasgressivo che metteva in mostra una lunga gamba appoggiata su degli alti tacchi. Era un vero schianto! Un seno prorompente, capelli corti, rossi e labbra carnose. Una cintura piccola che dava il “LA” a un fondoschiena da urlo. ‘Wow’, pensai, ‘che bella gnocca’…

«Ciao bello, volevi entrare?»

«Si, ma non sapevo che i single non potevano. E’ la prima volta che vengo»

«Sei italiano, vero?»

«Si, sono italiano»

«Parli molto bene lo spagnolo»

«Si, è la mia lingua madre»

«Se proprio ci tieni a conoscere il locale, potresti entrare con noi»

E si girò verso l’ingresso dove c’era un uomo che parlava con i buttafuori. Ovviamente accettai entusiasta. L’interno del locale era un altro universo. Lussuoso, moderno, spazioso, con due piste da ballo e un bar da capogiro. Tavolini e tende che coprivano dei corridoi che ovviamente portavano a stanze più “intime” visto che spesso uscivano ed entravano coppie e singoli. Offrì da bere al bar ai miei nuovi amici, ma dopo qualche minuto mi ritrovai da solo. Evidentemente erano molto conosciuti e furono subito abbordati. Io restai da solo e mentre sorseggiavo il mio “Cuba libre” scrutavo il locale. Le cameriere erano splendide e i clienti, tutti vestiti di gran classe. Era un locale per gente con i soldi, era evidente. Cercavo di individuare qualcuno da avvicinare ma non ne avevo il coraggio. Tutte le donne erano in compagnia e io non me la sentivo di avvicinarle con la mia poca esperienza in quel genere di locali. Ad un tratto senti qualcuno che si sedeva sullo sgabello affianco al mio. Mi girai ed era un uomo di una cinquantina d’anni. Capelli brizzolati, molto elegante e raffinato. La cosa che mi sorprese fu che si sedette al mio fianco, essendo tutti gli altri sgabelli liberi.

«Ciao, prima volta?»

«Salve, si, è la prima volta che vengo in questo locale»

«Ti va ti farti una bella gnocca?»

Restai impietrito. Da una persona di quella apparenza non mi sarei aspettato un approccio così diretto e crudo. Ovviamente, cercai di mostrarmi sicuro di me:

«Perché no, se le piacessi e lei piacesse a me»

«A lei piaci, vieni a conoscerla e vediamo se piace anche a te»

Capì che in quel locale, non esistevano i mezzi termini. Era naturale andare dritto al sodo. E da scambista e Cuckold, quell’uomo stava cercando lui un "Bull" per la sua compagna, a dimostrazione della sua sottomissione. Ci spostammo in un tavolo vicino dove era seduta una donna mora, probabilmente di origini sudamericane.

«Lei è Delia, la mia compagna»

«Ciao caro»

Ci salutammo con un bacio.

«Io sono Mirko, piacere»

«Mirko, sei italiano vero?»

«Si, sono italiano e tu, spagnola?»

«No, amore, io sono brasiliana e lui, Manolo che è spagnolo»

Dopo esserci presentati e mezz’ora di chiacchiere e diversi drink Manolo disse:

«Senti Mirko, allora, ti va di scoparti Delia? È bella calda e pronta»

Il mio imbarazzo era evidente e lei se ne accorse:

«Sei il solito villano, non vedi che Mirko è un galantuomo ed è la prima volta in questo ambiente? Mirko, ti va di fare sesso con me? Sono certa ci divertiremo e prometto farti godere. Per lui non preoccuparti, piace solo guardare mentre mi scopano. Che ne dici?»

Non ero riuscito a vederla bene, ma senz’altro era “scopabile”. Io ormai, bevuto ed eccitato, risposi:

«Certo, mi farebbe piacere»

«Preferisci che andiamo in uno dei privee o a casa nostra?»

Ma prima che rispondessi fu Delia a rispondere:

«Meglio a casa, staremo più comodi, sei d’accordo Mirko?»

Ancora senza riuscire a rispondere aggiunse:

«Bene allora andiamo. Manolo paga che andiamo a casa. Mirko tu hai la macchina?»

«No, sono in taxi»

«Ottimo allora vieni con noi»

Ci vollero 40 minuti prima di arrivare a un lussuoso condominio in una zona residenziale evidentemente “in”. Anche l’appartamento era lussuosamente arredato segno che gli abitanti erano benestanti.

«Mettiti comodo, caro, io vado a mettermi comoda. Manolo vai l’anfitrione e servi da bere a Mirko. Falli vedere dov’è la toilette, arrivo subito»

Manolo servì da bere, e dopo qualche minuto chiesi di andare al bagno. Era un lussuoso bagno, immenso e che oltre la doccia, aveva una grande vasca idromassaggio che poteva ospitare almeno quattro persone. Notai tra gli arredi, diversi accessori, tra cui uno che ben conoscevo, una doccetta per fare i clisteri che avevo imparato a usare quando sapevo di fare sesso anale con la mia compagna. Non so perché la usai, e mi feci diversi lavaggi intimi. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma ormai ero trasportato da lussuria ed eccitazione, oltre a l’ebbrezza e disinibizione provocata dal bere. Delia tornò indossando una vestaglia trasparente che faceva vedere un intimo di pizzo nero raffinato, ma soprattutto un corpo fantastico.

«Mirko, vogliamo andare in camera a divertirci»

Mi prese per mano e mi porto in una camera grande scarsamente illuminata con le luci fioche e candele rosse accese qua e là. C’era un grande letto coperto da un lenzuolo che sembrava di seta, ma in realtà era in PVC di colore blu. Qui e lì intorno c’erano degli arredi che riconobbi in alcuni video porno, come quelli utilizzati nelle pratiche di BDSM. Una panca, una croce, fruste, diversi dildi e plug anali, insomma una vera stanza da giochi per il sesso. Capì che quella non sarebbe stata una semplice scopata occasionale tra me e una donna con un suo compagno guardone, forse ci sarebbe stato molto di più… Lei, dopo essersi tolta la vestaglia cominciò a spogliarmi mentre mi accarezzava. Era molto brava, sensuale e arrapante, sapeva bene come eccitarmi, gironzolo per il mio corpo, baciandomi e accarezzandomi e portandomi a una eccitazione ed erezione incredibilmente forte. Io, cercavo d’interagire ma lei, che era decisamente a comandare e controllare le azioni, me lo impediva. Avvicinava la sua bocca al pene, sfiorandolo ma senza prenderlo in bocca e facendomi impazzire dal piacere. Ogni tanto guardavo verso Manolo, il quale nella penombra seduto su una poltrona, semi nudo, si accarezzava e masturbava lentamente. Delia mi disse:

«Sdraiati sul letto, che giochiamo»

Non capivo cosa volesse intendere con “giocare” ma immaginavo che quelli accessori intorno c’entrassero qualcosa. Comunque, inebriato dalla voglia, eccitazione e alcol, ubbidì senza fare domande. Lei mi mise due polsiere di cuoio che fissò alla testiera del letto. Poi un grosso collare, e due cavigliere lasciando però le mie gambe libere, almeno per il momento. Si spogliò dell’intimo, si posizionò a cavalcioni su di me e cominciò a baciarmi, leccarmi, massaggiarmi, graffiarmi su tutto il corpo. La sensuale ed erotica tortura continuò per diversi minuti e la mia eccitazione arrivò a livelli mai raggiunti prima. Capivo il perché dello scopo del bloccaggio delle mani e braccia. Se fossero state libere, non avrei potuto resistere a toccarla o toccarmi da solo. Dal mio pene fuoriusciva del precum, a conferma della mia grande eccitazione e lei con la punta del dito lo portava prima alla sua e poi alla mia bocca. Poi, prese una sbarra, che aveva una catena al centro con un moschettone e due anelli all’estremità e la agganciò al collare che mi aveva fissato in precedenza. Prese una alla volta le mie caviglie e le fissò alle estremità della sbarra. Risultato? Le mie gambe rimasero alzate lasciando allo scoperto e alla sua mercé il mio fondo schiena. Era una posizione strana. Non potevo abbassare le gambe perché trattenute dalla sbarra agganciata al mio collo il quale non si poteva sollevare perché le mie braccia bloccate. Era senz’altro un blocco BDSM che aveva come scopo mettere il mio didietro a “disposizione” e senza nessuna possibilità di opposizione. Ovviamente, sapevo come sarebbero evoluti gli eventi, ma ero certo che il piacere anale non sarebbe mancato. Lei si posizionò davanti all’ingresso del mio ano e cominciò a leccarmi l’orifizio facendomi provare un piacere strabiliante. Era una sensazione che conoscevo ma probabilmente, era quella condizione di costrizione e con qualcuno che guardava a giocare un ruolo che moltiplicava il piacere. Poi, indossò dei guanti in lattice nero e con l’aiuto di un lubrificante, iniziò a entrare con le sue dita, una alla volta e con lenta continuità, fino a quando le dita dentro diventarono tre e lei esclamò:

«Ma ce l’hai bello che sfondato il culetto, ma per caso sei gay o bisessuale?»

Ironicamente, in quella condizione e posizione, mi sentì quasi offeso da quella insinuazione, e risposi stizzito:

«No, non sono gay e neanche bisessuale. Alla mia donna piace giocare con il mio culo e io gli lo lascio fare»

«Ma vedo che ti piace… I tuoi spasmi interni mi dicono che godi al essere toccato…»

Io non risposi. Si, era vero, mi piaceva quello che provavo quando venivo stimolato con le dita e penetrato analmente con uno strapon, ma il tutto avveniva nella assoluta intimità. Ma lì c’era un altro uomo che guardava come il mio culo veniva violato, e la cosa mi metteva a disagio. Poco dopo, Delia indossò uno strapon con un dildo medio e tenendo una benda in mano, a cavalcioni sul mio petto disse:

«Dai, fammi vedere come lo succhi»

E senza attendere oltre, lo avvicino alla mia bocca, spingendolo dentro. Nei miei giochi con la mia compagna, non lo avevo mai fatto. In fondo, sentire piacere anale con lo stimolo dei terminali nervosi e della prostata era per me comprensibilmente giustificato, ma succhiare un cazzo, se pur di gomma, assumeva un significato diverso. Ma, aprì la bocca e cominciai a leccare e succhiare. Restai sorpreso nel vedere come si eccitava e godeva mentre lo facevo. Era chiaro che, o fingeva, o realmente quella posizione di dominio su di me la eccitava in maniera incredibile. Dopo qualche minuto e affondi che quasi mi fecero vomitare dai conati procurati, lei si avvicinò al mio orecchio e disse:

«Adesso copriamo gli occhi in modo che tu non possa vedere, ma solo ascoltare e sentire quello che avviene intorno a te e su di te»

Dopo qualche minuto, mi trovavo, bendato, bloccato di braccia e gambe e con il culo esposto. E fu allora che mi domandai: ‘Ma che cazzo sto facendo? Che cosa sto permettendo di farmi fare?’ Infatti, aveva ragione, essere completamente al buio, intensificava la mia eccitazione alla quale si aggiungeva, oltre alla costrizione, anche l’impossibilità di vedere cosa stesse accadendo. Sentì che si posizionò tra le mie gambe e dopo qualche minuto, il dildo era dentro di me, e lei entrava e usciva ritmicamente. Ansimava e godeva come se quel fallo fosse veramente il suo, e la sua eccitazione certamente lo era, quella azione di dominio, controllo e sottomissione a cui io ero sottoposto. Non ci volle molto perché anch’io cominciassi a manifestare segnali di godimento. Ormai ero eccitatissimo e completamente trasportato in quel turbine di piacere. Sentivo anche Manolo che ripeteva:

«Dai, dai, sfondali il culo che li piace, mettiglielo tutto dentro!»

Quelle parole raffreddarono un po' la mia eccitazione. Un uomo stava osservandomi, ma non mentre ero io a scoparmi la sua donna, ma mentre era lei a sodomizzarmi. Forse lei se ne accorse e disse:

«Dai amore, godi, non pensare, lasciati andare e godi…»

Quelle parole invece sortirono l’effetto desiderato e la mia eccitazione torno ad altissimi livelli, specialmente perché, se pur brevemente, ogni tanto mi masturbava, ma stando attenta a non farmi venire. Ero trasportato dal piacere quando lei si fermò e uscì da me. Mi ripulì con della carta e poi, mise dell’altro lubrificante. Poi sentì come si alzava dal letto e si allontanava. Ero certo che stava sostituendo il dildo con uno più grande. Poi nuovamente che saliva sul letto e si posizionava in modo da penetrarmi ancora. Ero in attesa che avvenisse, quando sentì le mani che prendevano le mie cosce per alzarle di più. Ma qualcosa era cambiato. Erano più grandi, forti e ruvide. E fu lì che realizzai quello che stava per succedere, ma non ebbi tempo di dire nulla che sentì come qualcosa di duro, grande e soprattutto caldo, riempiva le mie interiora. Quello non era un dildo di gomma, quello era senz’altro un cazzo vero e chi mi stava penetrando non era Delia ma Manolo!

«Che fate, che fate, no, no, no»

«Dai che vedrai quanto è più buono, senti il piacere di un cazzo vero, godi, fai la puttana!»

Cercavo di stringere lo sfintere per “rallentare” se non impedire a Manolo di farmi il culo, ma con l’unico risultato che, lui godeva di più e io lo sentivo più intensamente, ormai era fatta, uno spagnolo, per prima volta in vita mia, aveva profanato il mio culo. Senti la benda che mi veniva tolta e per pochi istanti vidi Manolo, che tutto sudato e con gli occhi chiusi, si stava facendo una grande scopata, ma con il mio culo. Delia sganciò le mie caviglie dalla sbarra e questa dal mio collo, mentre le forti mani di Manolo tenevano sollevate le mie gambe. Poi, Delia interruppe quella visione, posizionandosi a cavalcioni su di me, di spalle, e coprendo la mia faccia con le sue intimità in cui, il buchino del suo culo era sul mio naso mentre la fica sulla mia bocca:

«Annusami, leccami, fammi godere!»

Non ci volle molto dopo che, mentre il compagno mi sfondava per bene, l’odore delle sue intimità e il bocchino che in posizione di “69” cominciò a propinarmi fecero si che avessi un orgasmo mai provato prima, accompagnato da spasmi, brividi e una abbondante sborrata che sembrava non volesse finire mai. In contemporanea, l’irrigidimento delle gambe di Manolo e il suo affondare con ancora più forza, preannunciarono il suo di orgasmo. Ululava come un lupo dal piacere e fu li che finì di realizzare che non era proprio un Cuckold come mi era stato detto, o almeno, oltre al guardare, gli piaceva anche scopare, caratteristica non proprio della categoria. Delia si alzò e mi liberò le braccia. Ero indolenzito, fuori e dentro e soprattutto pieno di vergogna e disagio. Quella coppia mi aveva adescato e fatto di me il loro giocattolo sessuale. Restai sdraiato immobile e con gli occhi chiusi mentre riflettevo a quanto era successo e a cosa sarebbe successo dopo. Che avrei potuto dire? Cosa avrei fatto? Delia e Manolo si abbracciarono e baciarono mentre incredibilmente, l’erezione di Manolo ripartiva.

«Adesso tocca a me venire, dai mio stallone, cavalcami come sai fare tu, fammi godere!»

Lei era appoggiata con le braccia sul letto al mio fianco, alla pecorina mentre Manolo, la penetrava da dietro. Presenziai allo spettacolo, soffermando sull’espressione della donna la quale, aveva la libido a fior di pelle. Ci volle poco, era chiaro che era super eccitata da quanto aveva fatto e visto prima su di me prima che il suo orgasmo, anzi orgasmi, visto che furono più di uno, la facessero strillare e dimenarsi dal piacere. Dopo, prese in bocca il cazzo del suo uomo e lo ripulì con dovizia e godimento. I due si abbracciarono e baciarono, poi mi guardarono e prima di uscire dalla stanza, con l'aria di essere un comiato, dissero:

«Ti chiamiamo un taxi, sarà qui tra venti minuti»

Tornai in albergo, frastornato, con un forte mal di testa e con il culo dolorante e l’orgoglio e mascolinità ferito dalla vergogna. In cosa mi ero andato a cacciare e cosa avevo permesso di farmi? Ma ormai era fatta e la cosa peggiore era che in realtà, avevo goduto alla grande.
Certo, sarebbe rimasto il mio segreto ma senz’altro la mia vita e inclinazioni avevano subito una forte ingerenza. Non rividi mai più quella coppia, non tornai al locale dove li avevo incontrati, non cercai di contattarli in alcun modo. Dopo aver completato il lavoro ripartì per Milano, portandomi dentro tanti ricordi e pensieri.
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Categorie: Gay e Bisex Trio