In un sussurro mi intimava di aprirmi di più provocandomi una contrazione al basso ventre e una incredibile sensazione di stordimento, quasi il mio corpo non mi appartenesse più e avessi perso cognizione della cosiddetta decenza. Il seno mi faceva male tanto lo stava stringendo e i capezzoli erano così turgidi da dolermi ancora di più schiacciati contro la parete della doccia. Mentre mi offrivo ancora di più alla sua profanazione, mi rimproveravo per la debolezza che stavo dimostrando. Immagini di tanti anni di falsa bonomia mi stavano attraversando il cervello e l’enormità della cosa mi stava entrando dentro con l’impeto che le sue dita stavano trasmettendo al mio più intimo essere. Non sapevo cosa sperare, una parte di me avrebbe voluto lo scandalo la scenata, l’altra era divenuta tutta sensazioni e aspettava il suo completamento per quanto potesse risultare obbrobrioso ed osceno.
La sua mano uscita da me mi accarezzava il viso e potevo sentire il mio odore che la impregnava, lentamente mi indusse a girarmi e nei suoi occhi mi ritrovai ancora più esposta e vulnerabile. Mi tirò con forza a sè lasciandomi appendere al suo collo per non scivolare, come la ragazzina che ero stata tanto tempo fa, il mio corpo era attaccato al suo, i seni pressati sul suo torace, il suo pene eretto che mi premeva sul ventre, le sue mani che mi tenevano i glutei. I suoi occhi erano fissi nei miei, a tratti sulle mie labbra, sul mio corpo nudo, chiusi gli occhi e sentì le sue labbra sulle mie, la sua lingua si insinuò nella mia bocca e mi scopersi a sentire il suo sapore, l’odore di tabacco, mi coinvolse in un bacio profondo lunghissimo, mi girava la testa, le nostre lingue si incrociavano con avidità, mi sentivo eccitatissima e malissimo al tempo stesso. Niente più di un bacio mi dava l’idea che mi stavo perdendo. Mentre ancora ci baciavamo aprì un attimo gli occhi e mi resi conto che lui non li aveva chiusi, rivelando ancora di più il mio stato di inferiorità in quella situazione. Un suo cenno e le mie mani stavano accarezzando il suo membro, caldo, durissimo, lo strofinavo sul mio corpo, mentre lui mi massaggiava seni e sedere. Per la prima volta vedevo il suo sesso e mi sentivo una verginella per quanto era grosso e pieno di vene. Non ero mai stata con uno così più grande di me, anzi avevo fortemente criticato quelle che ci stavano ed ora ero lì a sbrodolare al pensiero di quello che avrei voluto facesse quanto prima. Mi prese la mano e mi condusse fuori dalla doccia, il caldo era tale che non sentivo alcuno sbalzo termico a pelle bagnata. Mi disse di mettermi in ginocchio sul mio accappatoio mezzo steso lì a terra ed io guardandolo negli occhi ubbidì, come pregando per un altare blasfemo, invece di stare a mani giunte, mi chiese di toccarmi davanti a lui. All’inizio rimasi come bloccata perché mai prima di allora avevo condiviso questa cosa con chicchessia, ma al secondo invito iniziai lentamente a farlo, le gambe leggermente aperte, le mani che non coprivano più ma esaltavano il mio fisico, teso come una corda di violino. Mi penetravo e accarezzavo davanti a lui, l’odore di sesso stava saturando l’ambiente. Si avvicinava sempre di più eccitato da quello spettacolo da depravata che stavo dando, il suo pene sfiorava il mio viso, il suo pene sulle mie labbra, sul viso, sugli occhi, me lo batteva e strofinava sulla faccia con tracotanza e per poco non stavo avendo un orgasmo. Alla nuca la sua presa si materializzava mentre iniziava a invadermi la bocca violando le mie labbra socchiuse. Grugnendo mi usava senza riguardo cercando a tratti di scivolarmi in gola e provocando dei conati di vomito, stavo salivando come mai prima di allora, né avevo mai sperimentato un sesso orale come quello, cosi avido, rude, quasi rabbioso. Odore e sapore li apprezzavo in pieno, un’altra forma di intimità che mi si suggellava addosso. Mi risolsi a prendere l’iniziativa e lo afferrai con una mano iniziando a fare un pompino come diceva lui. Gli leccavo tutto e lo guardavo negli occhi e mi vedevo radicalmente cambiata, mi guidava a omaggiare il suo scroto che era pieno e grosso, indugiavo a usare la mia bocca e la lingua come mai fatto. Iniziava a farmi male la mandibola per lo sforzo fatto. Tra le cosce iniziavo a colare lentamente. Prese il suo tempo in lunghi minuti di sesso orale e l’immagine di noi due in parte si rifletteva in uno specchio che con la coda dell’occhio potevo scorgere al nostro fianco. Credo che anche lui lo pensasse perché di lì a poco mi fece alzare e seguirlo, si sedette sul water col sedile abbassato e mi girò di schiena attirandomi a sé, tenendomi per la vita mi indirizzava sul suo membro che stavo per accogliere a cosce spalancate. Scendendo verso il basso in tutti i sensi, mi stavo arrendendo alla sua guida decisa fisica e mentale. Lo vidi e percepì scivolarmi dentro, dilatando le labbra e poi le pareti della mia vagina, arrivare fino in fondo, i miei seni iniziavano a sobbalzare mentre spinta da lui e assecondato da me iniziava il su e giù, potei vedere per tutto il tempo come entrava e usciva da me e il mio viso da puttana come lui mi stava appellando.
Un suo dito si introduceva nel mio ano e questa nuova cosa mi fece sobbalzare e mi lanciò verso un incredibile orgasmo. Ero esausta e mi fermai dal cavalcarlo, mentre lui era ancora dentro di me come un palo di carne che a stento potevo sopportare.
Sentì del liquido caldo e abbondante venire fuori da me e vidi che era venuto con me, era il suo seme che trovava piano piano la strada verso l’esterno. Mi sorpresi a pensare che se non avessi preso la pillola una tale quantità di sperma mi avrebbe sicuramente messa incinta. Mi alzai con cautela da quella posizione e come il suo pene uscì dalla mia vagina un rivolo biancastro e viscoso marcò l’avvenimento.
In vita mia non ero mai stata così in intimità con nessuno, avevo sempre lasciato una barriera di pudicizia e privacy, anche nel rapporto intimo, invece ero lì a urinare davanti a lui e lavarmi dal suo sperma che mi aveva imbrattata tutta e lui che mi faceva arrossire tutta mentre si godeva lo spettacolo del suo territorio conquistato e marcato.
Si era già rivestito di pantaloncini e maglietta, solo ora notavo che non portava intimo, non lo aveva mai fatto, era come conoscere una persona a ritroso, mentre ti ritornano le immagini di una vita e tu debba reinterpretare quello che credevi reale. Mi chiedevo cosa altro avevamo pensato fosse in un modo e invece era in un altro nei rapporti con quelle persone che pensavamo solo affettuosi.
Mi baciò ancora tirandomi i seni e con mio sollievo uscì dal bagno. Mi guardai allo specchio e scorsi i seni turgidi e arrossati e il pube che mi doleva e la sensazione persistente di fluire lungo le cosce. Mi lavai ancora una volta e poi misi un salvaslip, indossai la maglietta e il pantaloncino del pigiama, non il reggiseno perché non lo avrei sopportato.
Detersi il viso e lavai i denti continuando a vedere frammenti di quello che era successo e chiedendomi cosa avrebbe anticipato per i lunghi giorni a venire.
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