Rientrata in camera, vado in bagno per struccarmi e lavarmi; indosso la solita vestaglietta di seta e mi stendo sul letto; mi libero anche della vestaglia e mi accarezzo un poco tutto il corpo. Mi accorgo che ho scopato bene, per essere una vacanza; ma soprattutto che ho fatto le cose quasi come in un pellegrinaggio, esattamente quello che non volevo accadesse. Però, a parte le emozioni legate agli appartamenti in sé e alla storia che raccontavano; a parte l’incontro inatteso con Donatella, le scopate con Seba sono certamente conseguenza del legame che inevitabilmente ho ancora con le mie radici. E questo vale anche per Peppino, che certamente è improbabile come obiettivo sessuale, ma che comunque mi richiama alla mia vita passata. Tutto, però, in questo viaggio sa di ricordo, di recupero, di vendetta o chissà ancora che; e non posso sottrarmi al piacere sensuale di godermi le situazioni, le persone, le parole e tutte le suggestioni intorno. Penso alla prospettiva di serata e mi sorprendo a ipotizzare scene straordinarie di rapporti multipli per mettere insieme il passato e il presente, i protagonisti veri e i loro surrogati, il piacere del sesso e la voglia di recuperare quello che si pensa di aver lasciato dietro lo spalle. Insomma, l’idea del cazzo di Seba che si incontra col culo di Peppino e che tutti e due i loro cazzi si incontrano con la mia figa e il mio culo mi manda in brodo di giuggiole. Mi trovo con la mano che ravana nella figa quasi senza accorgermene e, quando ne prendo coscienza, mi do da fare a sditalinarmi con infinita sapienza. Mi interrompe il rumore della porta accanto che si apre: deve essere Peppino che va nella sua suite; non è solo, perché parla con Seba ma il tono è amichevole, quasi affettuoso: forse si sono chiariti. Mi piacerebbe che il sogno si realizzasse. Su questa dolce suggestione cado lentamente in deliquio e sprofondo nel sonno.
Mi sveglia l’odore dl caffè e, quando apro gli occhi, mi vedo completamente nuda sdraiata di traverso sotto lo sguardo acceso di Seba che mi fa “Ben svegliata; il caffè è pronto!” Mi sollevo a sedere e per un attimo appoggio una mano sulla sua patta già gonfia in maniera evidente; mi ritraggo subito e prendo il caffè; “Forse è meglio aspettare stasera!” mi dice con aria complice e discretamente esce dalla camera. Sorseggiando il mio caffè, vado in bagno e mi ficco sotto la doccia; una sferzata d’acqua fresca è la sveglia migliore dopo un riposo pieno. Per vestirmi decido di partire dal presupposto che la serata sarà piena e intensa. Solo un abito lungo, di seta, legato in vita da una cinta della stessa stoffa che parte dai due lembi, attraversa la stoffa in un’asola e si richiude davanti; sotto, niente reggiseno, niente mutande; in pratica, se si scioglie il nodo della cintura, io rimango nuda completamente; ma è così disponibile che voglio essere stasera. Scendo le scale tra gli sguardi più che ammirati di tutti, ospiti e personale, e qualche commento più o meno contenuto che sottolinea l’effetto della mia mise.
Peppino è già al bar; “Allora, che progetti hai? Ceniamo qui o hai altre ipotesi?” “Facciamo tutto qui.” La risposta contiene tutte quelle che avrei potuto desiderare: cena e dopocena in hotel; “con Seba” speravo tra me e me; ma non potevo avere nessuna certezza. “Prendiamo un aperitivo?” “Si, ma andiamo a berlo in saletta.” Peppino è decisamente una persona squisita e mi fa sentire bene; ci andiamo a sedere sull’ormai “solito” divanetto per due e Seba viene a portarci da bere; in quel momento, Peppino viene convocato nell’ufficio e per qualche momento restiamo io e il giovanotto “Allora?! Cosa ne pensi?” “Di cosa?” “Non cercare di fare il furbo con me: so già che sei pieno di pregiudizi e che molte cose ti sono apparse sotto una luce completamente diversa. Adesso cosa ne pensi?” “Posso raccontarti qualcosa di molto intimo?” Faccio una smorfia per dire che parli liberamente “Stamattina ho avuto una lunga chiacchierata con mia madre. Le ho detto che sapevo tutto della storia tua e di papà, le ho detto che ho fatto l’amore con te; si è inviperita e mi ha quasi aggredito; le ho confessato che farlo con te era stata solo un’alternativa a farlo con lei. Quasi non ci credevo; mi ha messo le mani nel pantalone e ha preso il mio cazzo; senza parlare, le ho catturato la figa da dentro alle mutande e ho voluto che ci masturbassimo a vicenda, esattamente come ho fatto con te ieri sera. Stasera, se non torno tardi, o al massimo domani mattina finalmente me la scoperò e credo che sarà il giorno più bello della mia vita.”
“Ne sono convinta e sono felice per te; credimi, a queste condizioni, non devi neanche pensare di tradire la tua fidanzata; ma lei è meglio che non sappia; non capirebbe. Invece è giusto che tu abbia capito e che abbia scelto per quello che a te pare il meglio.” “Sai, ho parlato anche con Peppino; non riuscivo neppure a immaginare che ci fosse stata tanta intensità di rapporti tra lui e mio padre - che, detto tra noi, si è comportato veramente da porco, con lui, con te e con mia madre: ma questo è un altro discorso -; mi ha chiesto se stasera ero disposto a un incontro a tre con te e con lui; gli ho detto di si.” Prendo una sua mano e me la porto sotto il vestito fino alla figa “Sono così felice che, come puoi constatare, mi bagno solo a pensarci.” “Ma sei completamente nuda!!!!” “Certo, vi sto già aspettando.” Peppino rientra e Seba educatamente si ritira.
“Problemi?” gli chiedo “No, l’avvocato sarà qui domani dopo pranzo ed ha carta bianca per chiudere con te; ho detto che ci sarò e valuteremo insieme.” “Grazie, sei proprio un caro amico.” Mi sporgo a baciarlo sulla guancia e faccio in modo da scivolare per un attimo sulle labbra, che accennano ad aprirsi. Dopo l’aperitivo Peppino mi chiede se sono disposta ad affrontare i pettegolezzi del paese passeggiando con lui sul corso; lo prendo sottobraccio e ci avviamo all’uscita. Effettivamente dagli sguardi dei cittadini, dai commenti a fior di labbro, ma soprattutto dalle persiane chiuse ma palpitanti di vita si capisce che siamo l’oggetto del pettegolezzo e non so se per la coppia mai vista prima, se per il mio abito “troppo” in quell’ambiente o se per la particolarità di Peppino - di cui tutti conoscono i gusti “perversi” - con una bella donna per molti sconosciuta.
Sulla piazza, quasi inesorabilmente, incontriamo Donatella, che ci abbraccia affettuosa e commenta. “Che bella coppia!” “Già, come Bonny e Clyde” aggiungo ironicamente; Donatella mi saluta con un buffetto sulla guancia che è più di una carezza e svolazza via. “E’ proprio così, a San Rocco” commenta Peppino ”ufficialmente, siamo una bella coppia, alle spalle, siamo due pervertiti alla Bonny e Clyde.” “Se ci pensi, però, la situazione è la stessa anche a Brescia o a Milano.” Decidiamo di fregarcene e lo prendo nella vita come fossimo due fidanzatini alla prima uscita. “Seba mi ha detto che stasera sarà della partita.” “Si; e non ho neanche dovuto forzarlo, si è proposto da solo” “Ti avevo detto che è meglio del padre, soprattutto pronto a capire e a fare sue le cose. Ha il limite dei preconcetti paesani, proprio quelli di cui parlavamo adesso; ma quelli nei miei confronti mi ha detto di averli cancellati; e credo che abbia cancellato anche quelli nei tuoi confronti.” “Ok; vuol dire che sarà un bel dopocena”.
“Non ti nascondo che mi emoziona non poco l’idea di scopare col figlio del mio primo grande amore; tu che l’hai già sperimentato, che sensazioni ne ha ricavato?” “Senza dubbio è un momento di forte impatto; però, in primo luogo le nostre situazioni erano e sono diverse; in secondo luogo, io ho diluito le emozioni in almeno due momenti; mi pare di averti già detto che prima ci siamo limitati ad una masturbazione reciproca e poi abbiamo scopato alla grande. Inoltre, l’incognita maggiore per te è il rischio di farti coinvolgere dal sentimento; se riesci a mantenerti nei limiti della pura sessualità sarà tutto più facile.” “Hai ragione; comunque, spero molto nel tuo aiuto.” “Puoi contarci.” Abbiamo intanto ripreso la via verso l’hotel e ci sediamo a cenare.
La cena si svolge nella massima cordialità; tra le altre cose, Peppino è un ottimo conversatore e con lui non si rischia certo la noia. Dopo la cena, Seba ci prepara il solito angolo riservato con liquori e dolcetti. Ci sediamo sul solito divanetto per due; dopo qualche tempo, faccio in modo da sollevare il vestito fino ad avere il culo quasi nudo e, se non in vista, almeno accessibile immediatamente. Peppino nota il movimento e, senza esitazione, infila una mano sotto il vestito, dietro la mia schiena, e si infila direttamente nel solco tra le natiche da cui scende lentamente fino all’ano. Prima che io stessa me ne possa rendere conto, due dita si sono infilate nella mia figa, raccolgono gli umori che già trasudano abbondanti e vi vanno ad infilare direttamente, ben lubrificati, nello sfintere che reagisce con potenti pulsioni al ventre; i primi piccoli orgasmi mi squassano la figa; con la scusa di togliere una pagliuzza, mi infila una mano nel vestito e va a carezzare un capezzolo già dritto come un fuso. Sono sconvolta da queste iniziative “etero” di Peppino; ma ne sono anche molto eccitata.
La situazione si fa calda, in tutti i sensi; anche perché in quel momento si presenta Seba e si pianta diritto davanti a noi, in parte per entrare nel gioco, ma più ancora per coprire la visuale dalla porta; naturalmente, Peppino ne approfitta per abbandonare il mio culo, aprirgli la patta e tirar fuori il cazzo, che lo lascia quasi stordito; vedo che si ferma ad osservarlo un po’; Seba ne approfitta per sollevarmi dal divano e infilarmi immediatamente una mano fra le cosce fino ad arpionare la figa in cui infila almeno tre dita (nell’orgia dell’eccitazione non riesco neppure a contarle); non contento, mi tira fuori una tetta e si china a succhiarla. Peppino, quasi per gelosia, riporta la mano fra le natiche e torna a infilarmi due dita nel culo titillandomi con passione. Per quanto eccitante, la situazione non mi piace: sentirmi manipolata in figa e sulle tette, da Seba, e in culo, da Peppino, senza aver nessun ruolo attivo mi fa sentire in qualche modo usata. Mi libero quasi con malgarbo, mi riassetto l’abito sgualcito e decido: “Ok; per ora basta; riprenderemo con più calma e maggiore discrezione più tardi nella mia camera” anche se, mentre lo dico, sento i miei umori scorrere dalla figa fin quasi al pavimento.
I due si arrendono e si ricompongono. “Quando stacchi?” domanda Peppino a Seba; “Stasera ho anche la chiusura; almeno ancora un’oretta.” “Allora ci vediamo sopra da Cristina.” Saluto Seba con una carezza sul viso e insieme a Peppino vado verso le camere. Mi accorgo che lui è particolarmente teso e gli chiedo perché “Mi succede sempre ai primi appuntamenti; figurati poi a questo dove spero di farmi sbattere dal figlio del mio primo amore e di potermi divertire un poco con quella che in parte me lo strappò.” “La motivazione vale anche per me: il figlio e il primo amante del mio primo amante; a raccontarla, non ci crede nessuno. Ma io è da tempo che queste emozioni ho imparato a dominarle e quasi non mi fanno più effetto!” “Beata te! Ma ora cerchiamo di non pensarci. Che facciamo? Vengo già da te o aspettiamo Seba?” “No, fai quel che devi e poi vieni da me; io intanto mi rinfresco un poco. Anzi, ti lascio la porta aperta così appena vuoi, entri.”
In bagno, mi strucco, mi sciacquo un poco la figa, indosso la mia solita vestaglia e mi sdraio sul letto. Dopo poco la porta si apre e Peppino entra avvolto in un kimono giapponese di elegante fattura. Lo guardo ammirata, scendo giù dal letto e vado ad abbracciarlo dietro le spalle; provocatoriamente, appoggio tra i glutei il monte di Venere e spingo mimando un’inculata; sento di urtare qualcosa all’altezza dell’ano, sposto il Kimono e mi appare un nodoso bastone che emerge tra le chiappe “Ti sei preso avanti?!” commento e mi abbasso a studiare il dildo che si è infilato nel culo: “Venticinque centimetri con vibrazione a velocità regolabile: roba di lusso!” esclamo provocatoria; faccio scivolare a terra il kimono e la mia vestaglietta, appoggio la figa al manico del dildo e comincio a spingere; sento che ansima; insinuo una mano e sposto la manopola sulla massima vibrazione; sento le chiappe ballare con tanta energia da trasmettere la vibrazione anche alla mia vulva e provocarmi intensa goduria.
Trema anche col petto; stringo l’abbraccio e incollo sempre più il mio ventre alla sua schiena accentuando la vibrazione di riflesso sulla mia figa; gli passo le mani davanti e sento il petto villoso; raggiungo i capezzoli e prendo a titillarli: come immaginavo, è molto sensibile in quel punto e comincia a vaneggiare “Si … si … ancora … ancora … “; faccio scivolare le mani sul ventre e incontro il cazzo: è molto più duro di quanto potevo immaginarmi in un omosessuale in intimità con una femmina; ed è soprattutto un cazzo assai notevole; comincio a masturbarlo con tutta la mia sapienza (che non è poca!). Ricordandomi della sua auto definizione di “schiava” comincio a rivolgermi a lui con arroganza machista “Belle le tue chiappe; te le voglio proprio martirizzare; … che buco di culo : è proprio spanato, ma io te lo devo rompere ancora di più, deve essere mio!” lo sento agitarsi in preda ad una vera sofferenza, ma so che è piacere puro “Adesso ti faccio vedere io come ti spacco il culo, come ti squarcio l’intestino, come ti lacero lo sfintere!” ormai è entrato nella parte ed è quasi scatenato. Picchio quasi con violenza sul manico del dildo; me lo faccio penetrare nella vagina, tanto sono appiccicata a lui; e sento che si apre sempre più, al di là di ogni limite umano.
All’improvviso, si volta, mi afferra per le braccia e mi obbliga a piegarmi sul letto; mi sbatte con violenza il cazzo sulle natiche, me lo struscia con forza sull’ano e spinge per farlo entrare, ma lo sfintere non cede; rabbiosamente,sposta la cappella in giù e la infila nella figa, fino all’utero, con violenza; ma ritira subito fuori la verga e, lubrificata come esce, riposiziona di nuovo la cappella sull’ano, spinge quasi con violenza e il cazzo mi sprofonda dentro fino alla radice. “Ecco, grande troia, ecco come ti inculo; … ecco come ti sfondo, ti rompo, ti lacero, ti squarto … così impari a rubarti il cazzo che è mio …” Lui è decisamente molto eccitato e, mentre mi violenta il culo, spinge con una mano il dildo in fondo nel suo intestino per prendersi due piaceri contemporanei. Anche io, però, sono sovreccitata ed accolgo la sua mazza nel culo con grande soddisfazione: non è più grossa di tante che ne ho prese nella mia vita; ma la situazione surreale di un amante in qualche modo “tradito” che si vendica di chi lo ha offeso spaccandole il culo è di una eccitazione enorme. Ed io me la godo fino in fondo; anzi, all’apice del piacere mi trovo a squirtare con violenza bagnando il ventre a lui e le natiche a me.
Entrando in camera, Seba ci trova così: io completamente nuda piegata a pecorina sul letto con un cazzo che mi martella incessantemente il culo e lui in piedi dietro di me che picchia con forza il ventre sulle mie natiche, mentre dalle chiappe gli sbuca il manico di un dildo di grosse dimensioni. Si ferma sorpreso per un attimo; e Peppino è velocissimo a sfilare il cazzo dal mio culo, facendomi urlare dal dolore (un cazzo duro strappato via da uno sfintere provoca più dolore dello stesso cazzo quando viola per la prima volta lo stesso sfintere!); con la stessa rapidità si strappa dal culo il dildo e lo butta su una sedia; e si lancia sulla patta di Seba come un lupo affamato si lancia sulla preda appena conquistata: in pochi secondi, gli sfila la cintura, abbassa insieme pantaloni e mutande; ingoia letteralmente il cazzo ancora barzotto; e comincia a succhiarlo come un gustoso bastone di caramello.
Mi riprendo anche io, mi avvicino ai due e comincio a togliere a Seba la camicia che mi dà via libera ai sui pettorali; strofino le tette contro le sue e con le dita accarezzo i capezzoli che si irrigidiscono al’istante; anche il cazzo subisce una netta impennata e Peppino deve rallentare per non rimanere soffocato dalla mazza che gli è cresciuta in gola. Bacio appassionatamente Seba sulla bocca, mentre Peppino, sotto di lui, provvede a liberarlo da pantaloni e mutande; tutti e tre ormai nudi, ci accostiamo al letto. Spingo Seba sul letto e Peppino si precipita a prendere di nuovo in bocca il cazzo che per un attimo aveva abbandonato. Con una manovra contorta, ma pensata a lungo, sposto il mio basso ventre sulla faccia di Seba che intuisce e prende a leccarmi figa e culo. Con altre contorsioni, rivolgo la testa al ventre di Peppino e mi prendo in bocca il suo cazzo.
Comincia così un triplice pompino in cui non è possibile stabilire per ciascuno degli attori se sia maggiore il piacere che prova ad essere succhiato o quello che gli dà succhiare; per quello che mi riguarda, ho sempre amato le azioni ad una sola direzione: succhiare non mi fa godere l’essere succhiata come il sentirmi strappare l’anima dalla figa con un’abile succhiata mi impedisce, al tempo stesso, di godermi un cazzo risucchiato fino in fondo ala gola. Ma quella situazione è talmente intrigante che tutto è piacere allo stato puro. Dopo un po’ di tempo trascorso a carezzare, leccare, succhiare, farsi penetrare in profondità fino quasi a soffocare, Peppino sembra prendere una decisione “Ora ti voglio nel culo” dice a Seba e si sistema gattoni sul letto per farsi penetrare.
Seba non si fa pregare; gli si accosta in ginocchio alle spalle, appoggia la cappella all’ano e con una spinta decisa sprofonda nel culo fino alle palle: il dildo aveva già provveduto ad aprire la strada; e i numerosi orgasmi miei che gli erano passati sul culo avevano in parte lubrificato il condotto. Ma mi lascia comunque senza fiato la semplicità con cui il culo di Peppino riceve la mazza che io avevo provato con qualche difficoltà e certamente con dolore. Lui invece non fa una piega e, girate le mani indietro, lo prende per le anche e se lo spinge contro per accentuare la penetrazione. Lo guardo meravigliata, mio malgrado. “Te l’avevo detto che per me era di grande importanza prendermi nel culo il cazzo straordinario del mio primo grande amore; è quasi come prima, quando ero entrato nella logica di violentare la donna che mi aveva sottratto una parte di quell’amore; non ce l’avevo con te, ma volevo riprendermi dalla vita qualcosa che sento perduto.” “Giusto!” commento “e allora mi pare più giusto anche questo” e, dicendolo, mi accovaccio davanti a lui col culo diretto al suo cazzo; infilo la mano tra le cosce, prendo la mazza e me la infilo direttamente nello sfintere che ancora mi duole per la violenta uscita precedente.
Ancora una volta, Peppino sembra scatenarsi, quando si rende conto che il suo cazzo viola il culo di una femmina. “Certo, hai ragione; è proprio così: io adesso sto prendendomi in culo il cazzo del figlio di Nicola e sto infilando il mio cazzo nel culo della sua amante migliore: non poteva esserci situazione più completa.” Rispondo come avevo fatto prima, cominciando a provocarlo per scatenare tutta la sua libidine. “dai … scopami … fammi vedere che vali … spaccami il culo … squarciami le budella … spanami lo sfintere … chiavami a sangue … sfoga la tua libidine nel mio culo …” A mano a mano che incito, sento la sua voglia farsi maggiore e il cazzo premermi sempre più a fondo nell’intestino al punto che qualche colpo mi fa persino male. Ma la libidine che si è scatenata prende ormai tutti e tre: Seba che picchia con ardore il suo enorme cazzo nel culo di quello che è, involontariamente, diventato il “suo” amante; Peppino, che martella il mio culo con il suo cazzo non indifferente; ed infine, io, che godo soprattutto nel gestire e dirigere quella sessualità sfrenata.
Un colpo più violento, il cazzo che mi si inchioda nel culo e Peppino che urla con voce soffocata “Sborro, sborro … sto sborrando!”; gli fa eco immediatamente Seba “Vengo … vengo!” Io non ho neppure bisogno di comunicarlo perché comincio a squirtare addosso a Peppino mentre lui mi inonda l’intestino di sborra e si prende, intanto, quella, assai più abbondante, di Seba.
La sborrata conclusiva ci ha distrutto letteralmente: Seba fa fatica a sfilare il cazzo dal culo di Peppino e, una volta libero, si sdraia a fianco a me per riprendere fiato; Peppino deve assorbire le emozioni del cazzo preso nel culo prima di riuscire a rilassare il cazzo che mi ha piantato in corpo; quando si sfila e si sdraia anche lui, dall’altro lato, poi sono io a rilassarmi e a stendermi a corpo morto sul letto, nel punto stesso dove ero stata scopata. “Che situazione meravigliosa!” è il primo commento di Peppino; lo accarezzo sul viso per dimostrargli solidarietà nel giudizio e l’intenso piacere che ancora mi cullo addosso; Seba non fa commenti ma dalla rilassatezza del corpo si deduce che ha goduto moltissimo.
Peppino va in bagno per liberarsi della sborra presa in corpo e degli umori che gli ho schizzato sul ventre; Seba ne approfitta per sussurrarmi “Io tra poco devo andare via.” E, di fronte al mio sguardo interrogativo “Ti ho detto che ho avuto un approccio positivo con mia madre. Se torno presto voglio proprio scoparmela.” “Sono felice per te; domani spero che mi racconterai. Se ci pensi, hai avuto proprio una bella esperienza sessuale: prima io, l’amante privilegiata di tuo padre; poi Peppino, il grande amore misconosciuto; e, alla fine, anche tua madre. In pratica, ti sei preso il meglio della storia di tuo padre. Forse era proprio questo che volevi. Anche per questo, sono felice per te.” Per tutta risposta, mi accarezza una guancia.
Intanto Peppino è rientrato ed io decido di lanciare l’ultima provocazione: “Decidiamo che ognuno torna al suo lettino o ci facciamo un ultimo giro di giostra?” Seba ha qualche perplessità, ma l’entusiasmo di Peppino lo travolge e mi si lanciano addosso insieme. Dico a Seba di sdraiarsi supino sul letto, gli monto sopra e comincio a strusciarmi su lui; Peppino si butta sul cazzo e lo prende in bocca, dietro la mia schiena, per farlo tornare rapidamente duro; Seba non ha bisogno di sollecitazione e dopo poco la sua asta si erge superba; guido la cappella verso la mia vulva, infilandomi la mano tra le cosce, e comincio a muovermi sul cazzo in un saliscendi ad alta tensione erotica. Quando sento che l’asta è tutta piantata nel mio ventre, mi siedo sopra ed impongo a lui di stare fermo; mi abbasso a baciarlo e lo obbligo a succhiarmi le tette giunte la livello della sua bocca. “Voglio provare una doppia” sussurro; e Peppino capisce il mio intento, si accosta alle mie spalle, punta il cazzo al buco del culo e spinge; ma l’asta non entra, impedita com’è dalla mazza enorme di Seba che mi riempie il ventre e impedisce altri ingressi.
Peppino va in bagno e torna con il lubrificante che ha già visto sulla mensola; me ne spalma abbondantemente sul’ano e dentro lo sfintere, infilando prima una e poi due dita; se ne spalma in abbondanza anche sul cazzo. Al tentativo successivo, il cazzo penetra lentamente. Mi sento letteralmente squartare: mai avevo provato una sensazione così violenta di apertura delle carni: i due cazzi in contemporanea sono decisamente troppo anche per condotti dilatati come i miei.
Ma nessuno dei tre vuole arrendersi e sento, sotto di me, Seba che preme il cazzo contro l’utero con forza sovrumana; Peppino, alle mie spalle, che spinge il cazzo come se fosse l’ultima speranza di vita; ed io che metto in atto ogni conoscenza e mezzo per attivare i muscoli interni, dilatarmi al massimo e lasciarmi penetrare. Alla fine il cazzo passa, con un mio urlo disumano; i due si fermano per un attimo a lasciare che il mio corpo si adatti alla penetrazione e poi cominciano a muoversi in armonia: uno spinge dentro mentre l’altro tira fuori ed io sento tutto il ventre scosso da emozioni che non sono più il dolore ma continui piccoli orgasmi che si sommano e preparano l’esplosione violenta. Lo strofinio tra i due cazzi, separati da un velo di tessuto molle, raddoppia il piacere della penetrazione; la pressione su aree nuove della vagina e del retto accentua il mio godimento; il gioco del dentro - fuori continua per un bel po’ ed io sento l’eccitazione dei due salire alle stelle insieme alla mia.
L’esplosione è improvvisa, anche se è stata seguita e ricercata per tutto il tempo; e sembra bruciare gli ultimi residui di coscienza di tutti e tre; sento Seba esplodermi nell’utero una sua enorme sborrata che, ad ogni spruzzo, mi scatena un orgasmo nuovo; dietro, Peppino mi inonda il retto e provo uno stimolo feroce a defecare, mentre la sua sborra mi lava l’intestino; resisto e aspetto. Alla fine, crolliamo impilati l’uno sull’altro; Peppino cede per primo: il suo cazzo s’ammoscia, scivola via dal culo ed io lo spingo giù sul letto; lentamente, mi sfilo anche dal cazzo di Seba, mentre dall’ano e dalla vulva mi colano giù fontane di sborra che si riversano sul letto; e mi scavalco dal suo corpo per distendermi a fianco. Rapidamente, Seba approfitta dello stato di deliquio di noi due per rivestirsi e imboccare l’uscio, con un ultimo saluto della mano e un “grazie” sussurrato e fior di labbra.
Vado in bagno a lavarmi almeno culo e figa che ancora colano sborra; quando ho finito, torno in camera e trovo Peppino che, sdraiato sul letto, guarda il soffitto con aria trasognata. “Che ti prende?” chiedo; “Ancora non ci credo: mi sono fatto inculare dal figlio di Nicola e ti ho inculato due volte in una sera.” “ E con questo?” “Tutta una vita in due ore, dalla mia omosessualità tradita al mio bisogno di scoparmi ancora Nicola, pur se attraverso il figlio che, detto tra noi, è anche assai meglio come chiavatore.” “Questo te lo avevo già anticipato; per quel che riguarda il rapporto con me, un culo è un culo, non importa se di femmina o di maschio; e tu credo che ne abbia già provati, di culi. Il problema sarebbe se tu mi scopassi in figa.” “Problema per chi?” “Mah … per te, ovviamente, che ti fai tanti scrupoli; per me sei prima di tutto e soprattutto un cazzo da prendere in mano, in bocca, in culo o in figa, dovunque, con la sola condizione che mi faccia godere.” “E se io adesso ti proponessi di scoparti in figa?” “E’ una minaccia o una promessa? Qui ci vuole proprio, questo luogo comune. Se ancora ne hai la forza – e la sborra - fammi godere e mi faccio scopare in tutti i buchi.”
Non scherza, Peppino. Mi prende per la vita e mi fa piombare sul letto accanto a lui. Comincia a limonarmi come un vero macho: mi bacia con intensità e mi fa sentire la sua lingua in tutta la bocca, mentre con le mani mi stimola i capezzoli e la vulva, contemporaneamente; mi sdraia supina e mi sale addosso, sempre continuando a baciarmi e leccarmi tette, ventre e figa. Quando si rende conto che sono “calda” al punto giusto - anche perché colo dalla figa come da un rubinetto rotto - si colloca fra le mie cosce, accosta la cappella alla vulva e spinge dentro il cazzo. Lo sento entrare dolcemente, lentamente, quasi volesse godersi e farmi godere intensamente la penetrazione; i muscoli della vagina cominciano a contrarsi e vibrare spingendomi verso un nuovo, imprevedibile orgasmo. Quando la cappella urta la cervice e capisce di avermi penetrato fino in fondo, comincia a pomparmi con maestria e voluta lentezza: ogni tanto spinge a fondo d’improvviso e con violenza; in quei momenti mi sembra che la figa mi esploda con l’orgasmo che si avvicina; ma, subito dopo, si ritrae e rallenta, solleticando dolcemente la vagina con tutta l’asta. Va avanti per un poco in questo gioco: piccoli tratti di delicatezza e poi, di colpo, alcune spinte violente che mi scatenano piccoli orgasmi. Quando ritiene di non essere in grado di proseguire a lungo il gioco, mi monta con frenesia dieci, venti, trenta volte, ed esplode in un orgasmo eccezionale; la sborra che mi colpisce la cervice fa esplodere contemporaneamente il mio orgasmo che non è il più forte ma è certamente il più dolce della serata.
Rimaniamo distesi un poco, l’uno a fianco all’altro; poi lui si solleva a sedere, scende dal letto e recupera il suo kimono, il suo dildo e le sue pantofole; “Se ne hai voglia, puoi anche dormire qui” gli suggerisco; “No, grazie; non riesco a dormire nel letto di un altro. E adesso ho veramente bisogno di riposare un poco. Grazie per questa straordinaria serata; grazie per tutto quello che in poche ore mi hai dato. Ci vedremo domani ma solo per gli adempimenti burocratici. Poi, più avanti, ci vedremo anche a Brescia, ma solo da amici.” “Grazie a te per la disponibilità e per l’amicizia. Ho bisogno anch’io, ogni tanto, di buone sensazioni.” “Buona notte” mi dice, mentre già è sulla porta.
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