Tutto l’andirivieni che si era verificato non aveva scosso neppure di un niente lo stato di Concetta che aveva, evidentemente, continuato a leggere imperterrita il suo libro (a giudicare dallo spostamento nelle pagine del segnalibro) e forse neppure si era accorta che mi ero allontanato per qualche tempo; quando rientrai, la trovai esattamente come l’avevo lasciata, sdraiata – stavolta bocconi – a prendere il sole sulla schiena. Scalciai via il pantaloncino e mi tuffai direttamente in mare: avevo bisogno di rinfrescarmi e, soprattutto, di lavarmi, anche per verificare lo stato del mio ano, dopo la violenta, meravigliosa inculata. L’acqua di mare mi rinfrescò notevolmente, anche se qualche bruciore me lo procurò, nelle parti più interne che potei raggiungere: a conti fatti, era andata benissimo.
Tornato sulla spiaggia, mi sdraiai sul mio telo a fianco a Concetta che finalmente trovò la parola: “Hai problemi di emorroidi?” mi chiese; la guardai con aria interrogativa “C’è del sangue sul tuo pantaloncino: ho pensato che ti fosse scoppiata una emorroide …” “No: sono stato inculato …!” La faccia di Concetta diventò un enorme punto interrogativo “Ma … non si era affatto parlato … come … ????” “Scusa, ma tu lo hai visto quel bel ragazzo che stava lì di fronte?” Accennò di si con la testa “Beh! … mi piaceva … l’ho provocato e siamo andati nei cessi dove gli ho fatto un pompino e mi sono fatto sverginare … Tutto qui!” Concetta appariva disorientata “No … è che … insomma, ne abbiamo fatte tante insieme che credevo ci fosse più intesa, insomma avrei preferito che almeno me ne parlassi …” “Senti, Concetta: quello era lì in chiara proposta di offerta; uno di noi doveva solo prendere l’iniziativa; ma pare che a te il sesso interessi solo se ti ci conduco io; non mi pare che ti piaccia autonomamente …” “Ma che cazzo dici?!?! Il sesso mi piace, in tutti i modi e in tutte le forme; chiaramente però mi piace assai di più e soprattutto se lo faccio insieme a te, in ogni situazione e con chiunque tu decida; tu mi dici cosa vuoi fare ed io partecipo. L’unica cosa che non mi riesce è prendere iniziative; per quelle, mi affido a te.”
Il discorso non faceva una piega e mi lasciava spiazzato perché, a ripensarci, era anche vero. “Vuoi dire allora che se io organizzo una serata a tre con quel ragazzo, tu ci stai?!?!” “Se è a tre, vale a dire io tu e l’altro, va bene quel ragazzo come qualunque altro cazzo che ti possa piacere: ti ripeto, se ci sei anche tu, posso anche farmi squartare la figa da un asino, non ho problemi; ma voglio che ci sia tu!!!” Forse avevo sbagliato qualcosa; mi girai ad abbracciarla e, strusciandole sul fianco, il mio cazzo ebbe una repentina impennata “Attento … ci possono vedere!” “E chissene …” Limonammo per qualche minuto, poi avvertimmo che qualcuno “invadeva” lo spazio che avevamo scelto; ma era solo il ragazzo con cui avevo fatto sesso, che si andò a collocare di nuovo, tutto bello nudo, proprio di fronte a Concetta. Gli feci cenno di accostarsi e presentai lei “Questa è Concetta, la mia compagna!” stringendole la mano rispose “Ciao, sono Roberto” “Cazzo!” mi sorpresi a pensare “mi ha rotto il culo e solo adesso scopro il suo nome; lui addirittura non conosce il mio!” ma la cosa intrigava poco, al momento, perché Roberto si era venuto ad accosciare sulle ginocchia proprio ai piedi di Concetta e le stava accarezzando le gambe su fino alle cosce e stava già inoltrandosi per l’interno coscia verso la figa.
La situazione mi pareva precipitare un po’ troppo rapidamente, anche perché a sua volta Concetta aveva allungato la mano e già soppesava il cazzo barzotto di Roberto che, sollecitato, si inalberò di colpo diventando molto interessante: ormai erano già al punto che lui la sditalinava apertamente, titillando labbra e clitoride ed entrando decisamente in vulva con uno o con due dita; e lei, per parte sua, aveva cominciato a muovere la mano avanti e indietro sul cazzo che reagiva con impennate autorevoli. “Forse è meglio che vi diate una calmata!” dovetti intervenire “qui rischiamo la denuncia per oscenità!” Si fermarono malvolentieri e Concetta gli fece spazio sul suo telo perché si sdraiasse accanto a lei e cominciassero a prendere coscienza reciprocamente del calore del corpo dell’altro: qualche accenno a vibrazioni sessuali, senza arrivare a vero e proprio coito, era l’anteprima di quanto avevano voglia di fare (e si vedeva!). Considerato che si avvicinava l’ora di pranzo, chiesi a Concetta se pensava di saltare il pranzo e andare in un posto più tranquillo e se invece preferiva rimandare tutto, che so, alla sera per avere maggiore margine di libertà; si scambiarono uno sguardo d’intesa poi fu Roberto e dirmi che era preferibile attrezzarsi per una serata bella e intensa, considerata anche la kermesse di poco prima che gli era costata due sborrate.
Gli dissi allora che la sera sarebbe stato nostro ospite a cena e che poi avremmo deciso dove andare ad infrattarci per goderci con calma. Gli chiesi dove andasse per il pranzo e lui accennò all’ipotesi di un panino in salumeria. Capii allora che doveva essere uno studente in vacanza con pochi soldi e anche in difficoltà di fronte a certe mie proposte che esorbitavano dalle sue disponibilità. Cercai di affrontare la cosa con più discrezione e lo invitai a pranzo, facendogli osservare che per noi non era un grosso problema quello che per lui era difficile. Accettò di buon grado e andammo al ristorante al centro della rotonda. Il locale era attrezzato in maniera rusticheggiante, con grandi tavoli e panche per due persone, sicché quasi naturalmente io mi sedetti da un alto e Roberto e Concetta dall’altro lato, molto vicini in modo che i fianchi si toccassero, quasi a prendere coscienza del corpo dell’altro: di tanto in tanto, notavo movimenti sotto il tavolo che segnalavano come lui le andasse a carezzare la figa, non so se sopra o sotto il costume, e lei segnasse il profilo del cazzo costretto nel costume minimo (anche qui, difficile sapere se sopra o sotto la stoffa).
Tentai di fare piedino almeno con uno dei due; ma la struttura del tavolo impediva il passaggio e dovetti limitarmi a immaginare o intravedere. Per fortuna il cameriere che veniva per le ordinazioni sciolse la tensione sessuale e per la successiva mezz’ora ci dedicammo totalmente a gustare il cibo, peraltro buonissimo. Dopo pranzo, io comunicai che per me era indispensabile un rituale che non voleva dire per forza dormire ma certamente starmene rilassato a riposare, possibilmente non in pieno sole; per cui, esclusa la spiaggia naturisti ma anche la spiaggia normale, non restava che un punto del parco al sole ma abbastanza ombreggiato: sapevo di non chiedere l’assurdo, visto che conoscevo il posto, e mi diressi decisamente ad un angolo separato, ancora abbastanza incolto, dove spesso avevo visto coppie di ogni genere appartarsi e dove abitualmente mi fermavo a riposarmi dopo pranzo. Arrivati sul posto, stendemmo i tre teli allineati e vicinissimi; poi Concetta si stese al centro, io e Roberto ai suoi lati. Naturalmente, non persero un attimo e cominciarono a limonare mentre io li stavo a guardare arrapato e cercando di sistemare il mio corpo quasi a barriera contro la vista di eventuali passeggeri.
I due, sdraiati su un fianco, si baciavano con ardore e, dalla mia posizione, vedevo quasi chiaramente il cazzo di lui farsi strada fra le cosce di lei, stimolando nel movimento le grandi labbra e l’ano anche se dal costume; Concetta allungò una mano dietro di sé e la porto sul mio inguine; la presi per le spalle e spinsi il ventre contro la sua schiena fino a farle sentire il cazzo tra le natiche. Quasi rassicurata, cominciò a muovere il ventre avanti e indietro per sollecitare contemporaneamente i due cazzi. Sentivo che Roberto era molto più infoiato di me e che esprimeva il suo desiderio di quel corpo con gemiti animaleschi e con violente spinte contro il bacino di Concetta; per mia parte, reggevo con ambedue le mai il culo bellissimo di lei e lo frenavo per accentuare l’effetto di spinta sul suo pube; lei godeva in maniera chiara ed evidente soprattutto dalla macchia di umido che si andava allargando sul costume. Il desiderio di Roberto di sentire il calore di quella figa diventava sempre più intenso e incontenibile; fermandosi per un attimo, sembrò dedicarsi al seno meraviglioso di Concetta, vidi che tirava fuori dal reggiseno una mammella e abbassava la testa a leccarle il capezzolo.
Avendo per tanti anni goduto del piacere di quella succhiata, non avevo difficoltà a capire cosa potesse provare e, addirittura, le sensazioni si scatenavano su di me che guardavo lui e controllavo i sospiri e i gemiti di piacere di Concetta mentre lui succhiava come un neonato affamato: lei sborrò violentemente e ce lo fece sapere con un urlo, che lui tempestivamente bloccò in gola baciandola con passione, e con una intensa vibrazione di tutto il corpo che sembrò scosso da corrente elettrica. Quando si rilassò, sentii tra le mani i glutei che si appoggiavano e diventavano morbidi e ancora più appetibili. Roberto, quasi soddisfatto dall’orgasmo di lei, sembrò rilassarsi, staccò il ventre dal suo e si sdraiò supino a riposare. Allora anche Concetta si rilassò, si sdraiò supina sul suo telo e cominciò a ronfare leggermente, proprio come un gatto soddisfatto, come le dicevo spesso. A quel punto, anche io mi lasciai andare al riposo e mi addormentai.
Al risveglio mi trovai solo: i miei due compagni erano andati al mare o, forse, a scopare da qualche parte; nel dubbio, mi diressi alla spiaggia naturisti e li trovai lì che prendevano il sole, sdraiati vicini e certamente arrapatissimi: lui lo dimostrava chiaramente col cazzo eretto ad obelisco sopra il ventre; l’eccitazione di lei era meno visibile ma certe sottilissime vibrazioni del ventre denunciavano una stato quanto meno di tensione. Mi scusai per aver dormito a lungo e mi stesi a fianco a loro; approfittando di un momento che Roberto era andato in acqua, chiesi a Concetta cosa fosse successo. “Senza di te io non scopo: lo vuoi capire o te lo devo far tatuare sul cazzo?”. Sorrisi e mi scusai ma in fondo la risposta mi rendeva felice soprattutto per il legame che indicava tra noi due.
Il pomeriggio passò abbastanza velocemente tra le solite stupidaggini da spiaggia per riempire il vuoto del tempo: libri, tablet, parole crociate, qualche passeggiata, qualche bagno e altre amenità del genere. Verso il tramonto decidemmo che il sole preso poteva bastare e che era il caso di tornare all’alloggio, per lo meno per una doccia, prima di andare a cena “e al dopocena” fu l’inevitabile aggiunta a commento di Concetta. Salutammo Roberto col quale facemmo appuntamento dopo un paio d’ore allo stesso ristorante, salimmo in macchina e tornammo all’alloggio. Due ore sono in realtà una manciata di minuti (solo 120), nell’arco dei quali è possibile fare solo un determinato numero di cose. Cercare di spiegare questo semplice dato ad un donna che si prepara ad una serata particolare, può essere impossibile, se si ostina a voler mettere a punto tutto quello che ritiene indispensabile. Concetta cominciò dalla doccia: doveva lavarsi e profumarsi tutta, per non commettere gaffes; ma poi le sorse il sospetto che avrebbe potuto presentarsi l’occasione per un rapporto anale e non si sentiva sicura della pulizia interna; ma l’attrezzatura per il clistere non c’era.
Mi ricordai allora di qualcosa che mi aveva raccontato un amico noto omosessuale e grande frequentatore di cazzi: smontando dalla doccia la parte terminale, era possibile infilare il tubo nell’ano, aprire l’acqua tiepida e procedere a un intenso lavaggio. Concetta non ci pensò due volte e pretese che glielo facessi. Fu una goduria, infilarle il tubo nel culo opportunamente lubrificato e aprire l’acqua; ci godette molto anche e, alla fine, andò a scaricare l’intestino nel water; per sicurezza, esigette che ripetessi per tre volte la pratica, finché dall’ano non vide sgorgare acqua limpida; entrato in quella logica, in previsione di una mia inculata, feci la stessa cosa anche su me stesso, ma lei non volle in nessun modo aiutarmi. Intanto si era posto il problema della ceretta e dovetti faticare non poco per convincerla che il tempo era insufficiente, che le sue gambe erano lisce e fresche come le sue tette e il suo culo, che il ciuffetto in cima alla figa era di un arrapante mai visto. Comunque, riuscii a chiederle di affrettare i preparativi. Decise (anzi, dovetti deciderlo io e convincere lei) che l’intimo non era assolutamente né necessario né opportuno, visto il programma della serata, e che per l’abito il meglio era una vestaglietta molto semplice, molto estiva, allacciata sul davanti con una cintura a vita, per cui, aperto un nodo, restava praticamente nuda. Anche per il trucco si convinse che, data la situazione, il meglio era limitarlo al minimo.
Insomma, un’ora e mezza dopo il ritorno all’alloggio, eravamo praticamente pronti. Tra le altre cose, avevamo anche concordato che per il dopocena l’ideale era tornare al nostro alloggio che consentiva il massimo del confort, con eventuali accessori utili e senza rischi di strani incontri. Allo scopo, predisposi anche una web cam per la registrazione della serata e dei suoi imprevedibili sviluppi. Andammo così al ristorante dove Roberto già ci aspettava. Indossava una semplice maglietta e un pantalone bianco, estivo, dal quale si notava che non aveva mutande e in compenso il cazzo già in tiro emergeva come una visione. Come già a pranzo, si sedettero vicini sulla panca di fronte e me e sin dal primo momento le loro mani furono occupate a palparsi, a conoscersi, a titillarsi: Roberto scoprì immediatamente che entrare sotto l’abitino era di una semplicità disarmante e che, per la mancanza di intimo, il ciuffetto della figa era nelle sue mani prima di cercarlo; Concetta ebbe bisogno di qualche impegno per accarezzare il cazzo fin dove poteva: non potendo abbassare la cerniera senza dare spettacolo, dovette limitarsi a percorrerlo per tutta la notevole consistenza soffermandosi sulla punta; fu Roberto a frenarla per evitare che le gocce di precom bagnassero il pantalone irrimediabilmente.
Quasi per ripicca, lei lo afferrò per la nuca e lo baciò a lungo e intensamente facendo ruotare la lingua nella sua bocca con accompagnamento di risucchi e rumori vari. Il cazzo mi si gonfiò e soffrì, costretto nei pantaloni. In qualche modo riuscimmo ad ordinare la cena e a consumarla con evidente gusto, anche per la qualità del cibo; mentre prendevamo un digestivo d’erbe, chiesi a Roberto come si muoveva; lui rispose che era venuto a piedi perché alloggiava assai vicino; gli feci presente che avevamo pensato, per serenità, di spostarci nel nostro alloggio e che, dopo, lo potevamo riaccompagnare al ristorante. Si disse d’accordo e non restò che andare alla macchina. Si accomodarono insieme sul sedile posteriore ed io mi misi alla guida: dal retrovisore vedevo chiaramente le manovre che si avviarono tra di loro per entrare immediatamente nel vivo del rapporto: finché si trattava delle iniziative di Roberto che allargava il vestito per mettere a nudo le meravigliose tette di Concetta, mi limitavo ad eccitarmi e a sbavare mentre lui le prendeva in bocca e succhiava golosamente i capezzoli e Concetta, da parte sua, mugugnava lamentosamente e sospirava profondamente per i piccoli orgasmi che si susseguivano; quando però Concetta aprì la patta, si impossessò del cazzo e lo fece sprofondare nella gola, ritenni necessario avvertirli che forse era meglio fermarsi un momento ed aspettare di arrivare in camera, prima di sborrare definitivamente.
A malincuore, riconobbero che bisognava frenarsi e in pochi minuti ero al nostro alloggio al quale, per buona sorte, si accedeva da un ingresso indipendente. Avevamo appena varcato la soglia, che già il nodo dell’abito di Concetta era sciolto e il suo corpo statuario appariva in tutta la bellezza delle sue tette grandi e sode, del ventre teso, delle bellissime cosce; facendola leggermente ruotare, Roberto le sfilò l’abito, lo fece cadere e si abbassò a baciarle il culo, percorrendone con la lingua e con le labbra tutte le curve stupende che segnavano la linea della sua schiena che disegnava un perfetto mandolino, i glutei ampi e sodi e la fessura tra le natiche che preludeva a più ricche intimità. Concetta, a sua volta, aveva già aperto la lampo e tirato giù i pantaloni, mentre lui si sfilava dalla testa la maglietta e la lanciava lontano. Poiché anche io mi ero liberato in fretta dei miei pochi stracci, in due minuti eravamo tutti e tre completamente nudi. Roberto accompagnò Concetta sul letto e la fece stendere supina a cosce spalancate; salì anche lui in ginocchio sul letto e chinò la testa sulla figa che prese a leccare intensamente; io mi disposi di lato ad ammirare le grandi labbra di lei spalancate e la lingua che le lambiva lentamente, dal basso in alto; poi vidi che la bocca di lui catturava il clitoride e cominciava a succhiarlo come fosse un poppante; di tanto in tanto, rallentava e mordicchiava il centro del piacere di lei, che gemeva e mormorava parole senza senso e, ad ogni morso, lanciava lievi urli di piacere.
Roberto passò a leccare e succhiare anche i capezzoli e le aureole; decisi allora di prendermi anche io qualcosa e, collocatomi alle spalle di lui, gli presi il cazzo da dietro, attraverso le cosce, e lo spostai indietro finché potei raggiungerlo con la bocca e cominciare a succhiarlo: a quel punto, mentre lui leccava e succhiava Concetta, nella figa e sulle tette, io succhiavo il suo cazzo e lo rendevo sempre più duro e più grosso; quando mi accorgevo che il piacere si faceva più intenso, lasciavo il cazzo e prendevo in bocca le palle che leccavo e mordicchiavo, in parte per rallentare la sua goduria, in parte per provarne io una nuova succhiando le palle. La funzione passiva di Concetta non poteva andarle a genio per troppo tempo: dopo avere urlato almeno due volte per altrettanti orgasmi pieni, prese Roberto per le ascelle e lo fece scivolare sul suo corpo finché le arrivò completamente sopra: io, per non fargli male, dovetti mollare la presa. Quando il cazzo arrivò all’altezza dell’inguine, Concetta tirò indietro i piedi, spalancò le gambe e le avvitò intorno al bacino di lui, dilatandosi oltre ogni limite immaginabile.
Roberto si sollevò sulle ginocchia per avere spazio di movimento ed io, come un fulmine afferrai di nuovo il suo cazzo duro, tra le sue cosce e il ventre di Concetta, e guidai la cappella verso le grandi labbra spalancate e grondanti: venti centimetri ed oltre di carne scivolarono nella figa con una semplicità quasi disarmante; mi fermai a guardare ammirato il movimento di vai e vieni del cazzo nella figa, cercando di dedurre dai suoni che lei emetteva gli effetti che quel cazzo (decisamente assai più grosso del mio) aveva sulla sua vagina, sulla sua cervice e, in qualche modo, sulle sue coronarie. Ma Concetta appariva la più felice e soddisfatta delle donne e con le spinte del bacino sembrava volerne dentro sempre di più. Roberto la montò per qualche minuto e mi sembrò che fosse molto attento a sentirla sborrare soddisfatto: quando lei, per la terza volta, urlò il massimo del piacere raggiunto, si staccò di colpo e uscì; io che non perdevo di vista un momento della scopata, ammirai la possanza del cazzo che emergeva dalla vagina in tutto il suo turgore e, contemporaneamente, la voragine grondante della figa improvvisamente vuota. Roberto prese Concetta per i fianchi e la indusse a girarsi prona sul letto, le sollevò i fianchi, spostò le ginocchia e la penetrò da dietro; anche in questo caso, la mia posizione mi consentì di osservare con amore tutto il passaggio fino a quando il pube di lui andò a schiaffeggiare ripetutamente il perineo di lei ampiamente esposto con l’ano e con la vulva.
Poi decisi di scegliere una parte più attiva: scesi dal letto, vi girai intorno ed andai a sistemarmi sopra la testa di Concetta col mio cazzo duro diretto alla sua bocca: non ebbe bisogno di suggerimenti e la sentii accarezzarmi la cappella. Farmelo succhiare mi ha sempre dato una grande gioia e, in situazioni particolari, mi ha sempre soddisfatto ancora di più. In quel momento, sentire la sua bocca che imprigionava con dolcezza il mio cazzo, la lingua che giocava tra cappella e frenulo facendomi esaltare di piacere, chiavare nella sua bocca, mi entusiasmava; e ancora di più mi eccitavo quando sentivo che i colpi decisi e violenti che Roberto imponeva alla sua figa la portavano a godimenti continui che trasmetteva dalla bocca al mio cazzo. Il gioco continuò in questo modo anche quando Roberto la rovesciò ancora sul letto, si stese supino e la fece impalare sul suo obelisco levato al cielo: io, accovacciato sul corpo di lui, fottevo con vigore Concetta nella bocca. Poi lei sembrò quasi chiedere una tregua e si sistemarono a sessantanove: inizialmente, io mi affiancai a Concetta e cominciai a succhiare con lei il cazzo, alternandoci a prendere in bocca l’asta o le palle, leccando l’asta mentre l’altro succhiava la cappella e così via; finché, preso da un raptus, mi misi carponi su Concetta, le diedi in bocca il cazzo e, contemporaneamente, accostai al culo al cazzo di Roberto che continuava a leccare lei; Concetta capì le intenzioni e, preso in mano il cazzo di lui, lo guidò dolcemente nel mio culo: sentirlo entrare progressivamente e sapere che a spingerlo e a guidarlo c’era la mano di Concetta, mi diede un’emozione così violenta che a stento frenai la sborrata nella bocca di lei.
Roberto però era solo in parte soddisfatto, per cui lasciò la figa che stava leccando, mi sollevò un poco e si sistemò in ginocchio dietro di me perfezionando l’inculata che io avevo iniziato; Concetta però nemmeno voleva smettere e, salita in groppa a me, offrì a lui il culo e la figa da leccare. Così il gioco riprese da altra posizione: mentre con la bocca succhiava a ventosa il culo e la figa di Concetta, Roberto contemporaneamente picchiava con foga nel mio culo preoccupandosi comunque di non arrivare mai all’orgasmo. L’obiettivo ormai appariva chiaro a tutti e tre e, in fondo, lo volevamo insieme. Quindi, Roberto, dopo avermi squassato il culo con una serie di colpi violenti e meditati, si sfilò di colpo lasciandomi uno strano senso di vuoto; contemporaneamente, fece spostare Concetta di lato e la invitò a sistemarsi gattoni sul letto; appostatosi alle sue spalle, appoggiò la cappella all’ano e si fermò, quasi a chiedere il permesso; lei si limitò a portare indietro una mano ed allargare le natiche per favorire la penetrazione: raggiunsi rapidamente la posizione migliore per guardare e vidi quest’enorme mazza farsi strada, in maniera lenta e sofferta, nell’ano di Concetta che di cazzi ne aveva ricevuti nel culo, ma di quella stazza non molti.
Ero incerto se guardarmi le reazioni nel viso di lei oppure osservarmi la progressiva penetrazione del cazzo nel culo; poi riflettei che le sensazioni potevo farmele raccontare dopo, eventualmente davanti alla registrazione se avesse funzionato. Così scelsi di guardarmi il cazzo che si faceva strada nei tessuti molli e li forzava a riceverlo con passione; e, contemporaneamente, vedevo la cedevolezza del culo che quasi sembrava godere come me del progressivo avanzamento della mazza nei recessi del’intestino. Concetta partecipava all’erotismo generale con le grida che, per un po’ di dolore, divennero a mano mano gemiti di piacere sempre più intenso. Quando vidi il cazzo tutto immerso dentro al culo, con le palle che sbattevano sulle grandi labbra aperte e grondanti, col pube di lui che picchiava contro le natiche di lei, allora Roberto cominciò la monta ed io mi persi in quel movimento di vai e vieni che sembrava ad ogni passaggio dilatare di più lo sfintere e farlo rilassare quando le palle toccavano la figa. Andarono avanti per parecchi minuti, tra i sospiri, i gemiti e i gorgoglii di piacere di lei, il respiro affannoso di lui e la sorpresa incantata di me che vedevo per la prima volta uno spettacolo così coinvolgente.
Poi lui diede in rapida successione una serie di colpi violenti che lasciarono tutti e tre senza respiro, lei cominciò ad urlare di piacere quasi senza interruzione, io mi limitai a trattenere il respiro e finalmente lui diede un violentissimo colpo che spostò tutto il letto, si schiacciò contro di lei quasi a voler confondere i due corpi e cominciò a respirare con affanno, quasi stesse male. Ma era solo la sua grande sborrata che arrivava e si scaricava nel corpo di lei che la riceveva con la stessa enfatica partecipazione: anche lei aveva sborrato ancora una volta e, forse, in maniera definitiva, per quel giorno. Si staccarono con mille precauzioni: senza l’entusiasmo del sesso attivo, diventa più difficile violare le leggi di natura e un cazzo che entra in un culo stretto fa meno male di un cazzo che esca dallo stesso culo. Ma tutto andò regolarmente; Concetta si precipitò in bagno per scaricare la sborra ricevuta e sciacquarsi, io mi vestii ed uscii sul terrazzo a fumare; poco dopo mi raggiunse anche Roberto che aveva indossato camicia e pantalone. Quando anche Concetta si presentò di nuovo rivestita, ci scambiammo uno sguardo interrogativo e, capito che la serata poteva considerarsi conclusa, accompagnammo Roberto al punto di incontro e ci salutammo senza impegni o appuntamenti ma solo un generico e ragionevole “Non si sa mai, in vacanza!”
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