I fatti fin qui narrati avvenivano cinque/sei anni or sono. Gli eventi successivi hanno ovviamente sconvolto gli assetti. Qualche mese dopo “l’avventura” in Germania, Oriana e Patrizia accettarono finalmente di sottoporsi a un controllo ed a cure per rimediare a certi insorgenti sintomi di malattia e per riparare i danni di una vita sconsiderata. Patrizia sparì quasi completamente dal mio orizzonte di vita e Oriana si fece vedere talvolta da mamma ma aveva sempre il buonsenso di venire quando sapeva di non trovarmi o, alla peggio, neppure si accostava alla porta della camera dove io mi rifugiavo. Io realizzai la mia mostra a Dusseldorf, ma, quando andai per l’inaugurazione, dovetti sistemarmi in albergo perché Roberta, la direttrice del Museo, aveva accolto nella sua casa un uomo di cui si era invaghita e viveva con lui. Ci rimasi male; ma in fondo ero felice che avesse trovato una sua dimensione di serenità. Non la rividi mai più. Dopo quella in Germania, ci furono varie mostre in Europa e nel mondo, ma cercai di limitare i miei spostamenti. Il dato peggiore mi venne dal rapporto con Margie. Dal ritorno stesso da Dusseldorf, presi a recarmi ogni due settimane a Roma per passare con lei il wek end. Quando però si parlava già concretamente di trasferimento a P… e di matrimonio per due volte consecutive Margie accampò motivi di lavoro per rinunciare a vederci. La terza volta mi disse chiaramente che aveva intrecciato una storia con un suo collega e che stavano per sposarsi. Il cielo mi cadde sulla testa, come ad Obelix, e ci misi non poco a riprendermi. Tempo dopo, seppi, non so per che vie, che aveva avuto un figlio. Forse piansi un fiume di lacrime, ma mi toccò rassegnarmi.
Proprio mentre contavo le ferite e me le leccavo dolorosamente, stamattina mi cade l’occhio sulla cronaca cittadina e scopro che Margie e il dottore suo marito sabato sera saranno nella sala grande del’hotel … per la presentazione dell’ultimo lavoro di lui e del libro di lei, quello che l’ha resa famosa. Il desiderio di rivederla mi scatta automatico e decido di andare anche senza invito: in quell’hotel sono ancora una mezza autorità. C’è la crema della città, naturalmente, coi genitori di lei impettiti in prima fila; non vedo Patrizia né Oriana, ma non mi meraviglia. Mi nascondo dietro una colonna e seguo interessato tutta la “manfrina” delle presentazioni, prima di lui e poi di lei. Al momento del dibattito,qualcuno dalla sala chiede se, essendo Margie originaria della città, avesse recuperato la vicenda dal territorio. Suo marito scatta e proclama impettito che “solo uno spirito poco creativo e piccolo provinciale poteva attribuire una vicenda così importante ad una realtà così povera come quella della provincia”. Qualcosa mi scatta dentro, forse una folgore di gelosia o l’odio per quell’uomo, o soltanto il desiderio di apparire in maniera clamorosa. Apostrofo con ironia sprezzante il “professorone” e lo accuso di non avere neppure letto con attenzione il libro; lo invito a leggere ad alta voce la dedicatoria iniziale a “un testimone diretto” intervistato dall’autrice. Gli chiedo se ha mai saputo dalla signora le origini delle informazioni. Non lo sa. Incalzo facendogli osservare che la data di edizione dice che l’autrice non aveva nessuna esperienza di grande città, all’atto della stesura, perché era appena passata da P… a Bolzano, ambedue piccole province. Il vice - sindaco (padre di Margie) scatta allora chiedendomi come faccio a parlare con tanta sicumera della vita di sua figlia; chiedo a sua moglie se ricorda Patrizia e suo zio; la signora fa cenno al marito di tacere.
Margie è terrorizzata: interviene con forza “Mario, ti prego di ricordare le leggi sulla privacy!” “Nessun problema, dottoressa; ma non può impedirmi di ribattere all’arroganza con la verità; comunque niente sarà rivelato.” Il marito dà i numeri, naturalmente, e si rivolge a lei con aria interrogativa. “L’architetto Mario … è effettivamente il testimone da cui ho ricavato i dati del racconto.” Si limita ad affermare lei. “Quindi risulta improponibile un primo dato proposto dal nostro professorone. La vicenda avrebbe potuto benissimo nascere qui a P… e i protagonisti potrebbero essere dei concittadini.” Il sindaco è preoccupato. “Ma il racconto accenna a un padre violento, stupratore e incestuoso, ma anche autorevole personaggio della città. Questo potrebbe gettare ombre anche su di me.” La mamma di Margie trema, suo marito ha l’aria di soffocare, anche Margie ha paura. “Sindaco, se io le chiedessi, guardandola negli occhi, se è lei il padre di cui si parla, lei guardandomi negli occhi, cosa mi direbbe?” “Centomila volte no!” “ E potrebbe affermarlo con la stessa sicurezza per la Giunta, per il Consiglio comunale, per le presidenze degli Enti per la nomenclatura tutta della città?” “No, questo no, è ovvio.” “E allora è ovvio che questa città può avere del marcio come qualunque altra città, paese o metropoli che sia. Le illazioni del professorone sono solo illazioni, per l’appunto. Comunque, per la serenità di tutti, confesso che ho raccontato cose di cui ho esperienza diretta ma non a P…” Mi diverto poi ad affondare con cattiveria.
“Passiamo ora alla mancanza di creatività ed alla presunta provincialità dell’interrogante. Vedo che gioca volentieri con quegli oggetti sul tavolo, egregio professorone. Le piacciono?” “Forse lei ignora che sono oggetti di design del più illustre artista italiano che ha avuto il compasso d’oro negli ultimi due anni.” La platea ride clamorosamente e lui resta inebetito. “Negli ultimi sei anni, egregio professorone, non solo negli ultimi due. Se guarda sotto, sono firmati semplicemente Mario.” “Molti grandi artisti firmano solo col nome.” “Per l’appunto. Ma lì a fianco c’è un depliant che indica anche il cognome. Lo vede?” “Ah, si; è strano. Credevo non fosse noto il cognome.” “Invece è noto e corrisponde al mio cognome, se ricorda come mi ha indicato sua moglie.” “Lei sarebbe allora l’architetto di cui parliamo?” “Si. Ho tenuto l’ultima mia mostra quest’anno a Londra,dove ho vissuto alcuni mesi ben ospitato; e sto preparando la prossima a New York, dove starò alcuni mesi sempre ben ospitato. Vede bene, quindi, che il provinciale è lei, in realtà.” Diventa rosso come un peperone, gli si gonfiano le vene del collo ed esplode. “Non sono mai stato così offeso in vita mia; non avrei mai pensato che dovesse succedere in una cittadina di provincia. Per fortuna alla fine di questa presentazione andrò via e spero di non tornare mai più!” “Non faccia promesse che non può mantenere: ben altre persone avevano fatto questa dichiarazione; ma alla fine sono qui.” “Pessima sceneggiata! Sai fare assai di meglio, quando non sei geloso.” Salvo mi è arrivato alle spalle come un’ombra. “Ciao, Salvo. Hai ragione ma sono imbestialito: con tutti gli imbecilli al mondo, proprio quel pallone gonfiato doveva scegliersi! Ed ho paura che non sia neppure felice.”
“Vedo che sei ancora inguaribilmente innamorato cotto. Se ti interessa, lui adesso se ne va e lei deve restare quattro o cinque giorni per altre presentazioni qui intorno. Fossi in te, un tentativo lo farei.” Si allontana com’era apparso, mentre la sala lentamente si svuota. Il professorone imbocca l’uscita e chiede che lo accompagnino subito all’aeroporto; vedo Margie che si accommiata dai suoi e si dirige decisa verso la colonna dietro la quale sono tornato. Passandomi rasente mi sussurra “Ciao amore!” Mi prende un colpo e per un attimo vacillo. “Camera 316” mi dice in un sospiro. Non so decidere se svenire per l’emozione, saltare per tutta la sala per la gioia o mettermi a piangere come un bambino. Un angelo custode, forse!, in un angolo mi suggerisce di non creare altri guai, dopo aver mezzo rovinato la serata ed essermi inimicato mezza città presa dal dubbio che “il mostro” sia tra di noi. Ma non posso nemmeno pensare per un attimo di rinunciare ad incontrare ancora Margie. Non è più la ragazza stupefacente che faceva girare giornalisti internazionali e osti di taverna. Ma è comunque bellissima, leggermente ingrossata forse dalla maternità ma ancora bona da schianto con tette meravigliose, un culo da enciclopedia e un accenno di pancetta che arricchisce il fascino, Non riesco ad allontanare il pensiero dal suo corpo maturo e desiderabile mentre salgo in ascensore al quarto piano e discendo a piedi un piano, per non lasciare tracce. L’uscio della 316 mi pare appena accostato; busso leggermente, lei mi invita ad entrare e lo faccio. Mi appare una visione che neanche nel sogno più azzardato avrei avuto. Si è cambiata ed indossa una vestaglia vaporosa che scopre, coprendole, le sue fattezze, le sue forme adesso giunoniche.
“Ciao, amore.” La saluto. “Marioooo!” mi risponde. Avevo dimenticato quasi che un suo bacio mi dà l’estasi: me lo dà quasi a tradimento e mi ritrovo a giocare con la mia lingua contro la sua e dentro tutta la sua bocca, col cazzo che d’improvviso balza in alto e cerca subito il suo ventre, la sua figa amata con tanta nostalgia in questi anni. “Ti faccio ancora questo effetto?” “Tu che ne dici? Molto di più, io credo. Ancora non ti ho guardato tutta, non ti ho baciata tutta, non ti ho amata tutta.” “Ti fermi da me, stanotte?” “E dove vuoi che vada? Ma tu puoi stare con me tutta la notte? E tuo marito?” “Lascialo perdere; per fortuna è partito e io devo stare ancora alcuni giorni per il giro di conferenze.” “Allora non saranno, come a Roma, tre notti e un giorno ma tanti giorni e tante notti. O lui deve tornare?” “No; lui non torna; ma io devo andare a Monte…., dopodomani e a Valle… qualche giorno dopo.“ “E allora?” “E allora! I tuoi impegni?” “Uno solo; fare tantissimo amore con la donna della mia vita. Io non ti mollo. A proposito, ti ha dato fastidio la mia gelosia, prima?” “Ah, ma allora eri veramente geloso! Io credevo che fosse una lite tra intellettuali!” “Questo intellettuale ti sculaccia se continui a prenderlo in giro; e devo dire che con il bellissimo culo che ti ritrovi sculacciarti sarebbe una vera delizia!” “Mario, sul serio, puoi stare con me tutti questi giorni?” “Sul serio, sul faceto e sull’obbligo morale, non ti mollo per un attimo; anzi, no; domattina mi tocca andare un momento a casa per un cambio: non ho niente con me.” “Ti avverto subito; sono nei miei giorni fertili e in questi tre giorni tu mi metterai incinta!” “Sei matta? Come fai con un altro figlio?” “Amore … cazzi miei, solo miei.” “No Margie; ne avevamo già parlato. Con le nostre esperienze familiari, fare un figlio a cui non possiamo assicurare un padre presente, è un autentico crimine.”
“E chi ha detto senza padre presente. Quello ci sarà, Nicola, mio marito. ” “Perché non ti separi?” “Mario, se vuoi fare della mera letteratura, sturiamo pure il baule dei gemiti e ti racconterò di un’imbecille che ha rinunciato all’unico uomo con cui era stata e poteva essere felice; ti potrei anche raccontare che ha creduto di poterlo sostituire con un individuo banale e gretto che si è rivelato capace di inseguire solo la carriera. Ti parlerò, se vuoi, di una donna che sognava di tornare al paesello da trionfatrice e che ora non si può muovere da Roma perché il serioso consorte non si allontanerà mai dalla capitale a scapito della sua carriera. Ti aggiungerò anche il racconto di quella moglie che non può ipotizzare la separazione perché questa farebbe male alla carriera di lui (sai lo scandalo!) il quale le ha giurato che le renderebbe la vita impossibile (e so che lo saprebbe fare, avrebbe il potere di farlo e non esiterebbe a farlo!). O preferisci la vicenda della moglie insoddisfatta costretta a trovarsi ogni tanto un giovanotto valido che almeno le faccia provare l’estasi dei sensi: so che quelle donne le conosci bene; e il tuo ex grande amore è oggi una di loro.” “Leva l’ex, per favore: grande amore, solo grande amore. Ma non potrei venire io a coccolarti, ogni tanto?” “Per insospettirlo, farci spiare e trovarci in un vortice di casini che la metà basta a rovinare l’Italia? No, grazie. Mi inventerò qualcosa se per te ho ancora un sgnificato.” “Inventa, inventa; ho ancora tanto amore da darti.” “… e un figlio.” “Come?!?!?!” “Un figlio, hai capito benissimo. Te l’ho appena detto. Tu stanotte stessa mi metti incinta: così, dopo avere rinunciato a te, non rinuncerò al figlio che avevamo ipotizzato. E per favore cancella la letteratura e parliamo di vita."
Inutile parlare ancora. L’abbraccio e la stringo a me. Mi trovo ancora una volta (dopo quanto tempo? Non lo so valutare) a sguazzare in un pozzo di miele da cui non voglio più uscire; mi sento tremare tutto come un adolescente che scopre il sesso per la prima volta nella sua vita. E, come se fosse davvero una prima volta, trovo i sapori conosciuti, memorizzati, ricordati, desiderati, rimpianti per tanti anni; ritrovo il sapore della sua pelle che mi folgora il cervello, mentre le bacio la fronte, gli occhi, le gote, il mento. Voglio baciarla tutta, la mia Margie, e voglio recuperare tutti gli umori, le emozioni, le sensazioni che nella mente e nel cuore ancora mi fanno sentire il peso della lontananza. Quando mi abbasso a baciarle il seno, scopro due mammelle che mai avrei immaginato. “Hai allattato al seno tuo figlio?” Le chiedo. Mi fa cenno di si con la testa. “Il tuo seno è da adorare!” Le dico e comincio ad adorarlo veramente: lo percorro tutto, in largo e in lungo, affondandovi, perdendomi, leccandolo a più riprese. Quindi catturo i capezzoli, due ciliegie grosse e dure di un intenso colore marrone, su due aureole ampie e ruvide che lecco con avidità. Succhio dalle tette come se davvero dovessi trarne il latte per alimentarmene. “Si, oh si, succhiami ancora, mi fai venire … vengo … vengooooo …” Il suo orgasmo è dolce, lungo, amoroso. “Mario, amore, da quanto tempo … da quanto tempo … non avevo un orgasmo così bello! Fammi godere ancora … fammi godere tanto da morire tra le tue braccia!” “Ti amo, da folle, da disperato. E ti voglio dare tanto amore; voglio farti godere fino a svenire, voglio strapparti l’anima dalla figa.” “E allora prendimi, ti voglio dentro, ho bisogno di ritrovare il piacere del tuo cazzo che mi scava il ventre e mi porta in paradiso!”
La faccio lentamente spostare verso il letto; è la prima volta che facciamo l’amore in un letto così grande: prima erano solo divani, tappeti e letti striminziti. Godo anche soltanto a farla rotolare con me per tutta la superficie, mentre le sfilo la vaporosa vestaglia che scivola silenziosamente sul pavimento e mentre lei mi spoglia a mano a mano, sfilandomi la maglietta e i jeans: quando sfila gli slip, la vedo per un attimo incantata ad ammirare il cazzo. “Quanto ti ho sognato, amore mio, quanto ti ho desiderato. Ed ora sei qui. Mario, per favore, non darmi un amore tenero e delicato come forse vorresti. Fammi sentire che sono tua, che ti appartengo, che il mio corpo risponde solo a te e alle tue voglie; ma fammi sentire che sono la tua femmina, oltre che il tuo amore.” La richiesta mi spiazza: non ho nessuna difficoltà a farla contenta, con l’aiuto anche del mestiere che non si dimentica; ma mai avevo pensato che una donna come lei potesse avere un simile bisogno; il mio disagio deve essere evidente. “Sono cinque anni che rimpiango di non esserti appartenuta completamente e di essere solo la memoria di un amore; sono cinque anni che scopo con un ragioniere della vita e rimpiango la tua capacità di inventarmela, la vita. Stasera voglio e devo appartenerti non come concetto astratto, ma come realtà concreta della mia e della tua vita.”
Mi bacia con una intensità a me quasi sconosciuta e si strofina col ventre sul mio inguine: la pressione mi sale alle stelle e sento una voglia intensa di scoparla: per una strana alchimia, il piacere fisico comincia a dominare sull’innamoramento, quasi che dal suo corpo promani un invisibile fluido amoroso che va a colpire direttamente gli istinti più bassi, provocandomi una insana voglia di sbatterla come poche volte mi è capitato nella mia attività di bull. Forse l’accenno al darle piacere ad ogni costo mi ha insospettito e, in maniera assolutamente inconscia, mi sono tornate alla mente le immagini di Oriana a Dusseldorf e, in qualche modo, quella di Patrizia che tentava ad ogni costo di farsi scopare a pelle. Margie mi ha rovesciato sulla schiena ed è montata sul mio ventre, impossessandosi del cazzo che ha infilato in gola fin oltre le tonsille. Ricordo i suoi pompini sontuosi, ma mai mi era capitato di vederla aggredire il cazzo con tale voglia e, soprattutto, di manovrarlo con tanta abilità per farlo entrare per intero fino alla gola: le sue labbra toccano i peli del pube e cercano di ingoiare anche di più. La faccio rotolare sopra di me, le spalanco le cosce e affondo nella figa: ha una elegante rasatura che sottolinea la fessura, che è assai più larga e carnosa di quanto ricordassi; il parto sicuramente ha favorito una spanatura e un allargamento delle grandi labbra; ma anche le piccole appaiono ingrossate e aperte; il clitoride poi, a differenza di quanto ricordavo, è grosso, duro, lungo come un dito, insomma un piccolo cazzo da succhiare. No, questa figa non è quella che ho lasciato cinque anni fa. Si vede che il marito è più abile, esperto e forse dotato di quel che pensavo.
Un’altra sorpresa mi accoglie quando dirigo le mie dita e la lingua al culo. Io ho conosciuto Margie che non aveva più niente di vergine e che, con la sua amica Patrizia, praticava il coito anale come sostituto ideale; ma il suo culo non era rotto così, quando l’ho scopata l’ultima volta. Adesso quel culo è spanato, è un autentico traforo ferroviario dove deve essere passato di tutto. Non reggo ai dubbi e decido di affrontarla. “Scusa, Margie, ma tuo marito ti scopa spesso e volentieri, mi pare; e, a occhio e croce, deve avere una gran bella mazza.” “Perché lo chiedi?” “Perché la tua figa, che avevo lasciato semivergine, è ora un pozzo senza fondo; e il tuo buco di culo, che era ancora stretto e meraviglioso da penetrare, adesso è un tunnel da cui può passare tutto. Uno che abbia un minimo di esperienza e che anzi è definito il king dei bull, vede immediatamente, netto e chiaro, quando ha di fronte una realtà tanto particolare.” “Mio marito è impotente da anni.” “Quindi, chi è il padre di tuo figlio?” “Uno che mi ha scopata e che neppure ricordo.” “E questi disastri davanti e di dietro, chi te li ha procurati?” “Certamente non una sola persona: a certe condizioni si arriva per abuso continuato. Senti, tu te ne eri andato a rincorrere la tua gloria in Germania, io mi sentivo sola e ho cominciato a frequentare certe agenzie. Tutto qui. Adesso, se vuoi darmi il figlio che ti ho chiesto, bene; se no, come non detto. Se vuoi amarmi come hai fatto in passato, io ne ho bisogno. Se ti fa schifo, almeno dammi la soddisfazione di farmi scopare da the king of the bulls. Almeno mi resterà questo.”Mi prende un dubbio. “Hai avuto modo di parlare recentemente con Patrizia?”
“Certo! Lavora anche lei a Roma, siamo spesso insieme e abbiamo ripreso anche qualche vecchia, cara abitudine.” “Mi fa piacere. Sai perché ci siamo definitivamente allontanati?” “Si. Tu non accettavi di scoparla a pelle perché temevi potesse essere portatrice sana.” “Ecco! Anche con te adesso non mi sento più tanto sicuro. Hai praticato ambienti comunque a rischio. Se vuoi che facciamo sesso io so bene dove trovare dei preservativi: ne faccio scorta e ti scopo fino a che tu resisti, perché the king è inesauribile. Se vuoi un altro bastardino, chiediamo a Salvo di lasciarti scegliere uno dei ragazzi disponibili stasera. Se ti accontenti di scopare con uno qualsiasi perché the king ti ricorda troppe cose, sicuramente uno dei ragazzi farà al caso tuo. Scegli. Ci sono dei principi da cui non riesco a derogare. Io ti ho amato come nessuna mai sarà amata. Ma hai fatto altre scelte e non posso più sperare nei sogni del passato. L’unica cosa che mi resta è volerti bene, volere il tuo bene.” “Se vuoi il mio bene, fammi un figlio tuo!” “Se faccio quello che dici, il tuo bene finisce per essere pagato con il bene mio, perché dovrei darti un figlio e subito dopo rinunciare a lui, vale a dire alla mia speranza di non morire del tutto; ma soprattutto si paga con il bene di lui, perché quel figlio non sarebbe mai mio, e non dovrebbe saperlo mai; ma dovrebbe essere riconosciuto da uno che è totalmente estraneo sia a me che a lui e quello dovrebbe vivere come padre. Mi spiace, ma un pizzico di sano egoismo mi spinge a ritenere che, prima o poi, troverò una donna con cui avere un figlio tutto mio; e, alla peggio, un utero in affitto si trova sempre. Ma il figlio sarebbe mio, solo mio.”
“Mi scopi col preservativo anche in bocca?” “Si.” “E perché mai?” “Perché la sborra si può raccogliere sulle dita e trasferire all’utero con qualche speranza di inseminazione. Non cercare anche tu, come Patrizia, di fare la furba con me. Hai scelto la tua strada; ti tocca percorrerla. Vuoi che facciamo l’amore o apriamo un pubblico dibattito?” “Quindi, neanche un briciolo d’amore?” “Per la verità, proprio in questo momento, l’amore si sta scaricando nelle fogne insieme alla sborra che in questi anni ti ha inondato figa, culo, bocca e tutto il resto del corpo.” “Vai a prendere i preservativi. Ti avverto, io mi ritengo libera di amarti come desidero e mi comporterò di conseguenza. Se ti turba, fai finta di non sentirmi.” Vado alla reception e chiedo all’addetto la chiave dei preservativi; me la consegna senza difficoltà e prelevo una scatola che porto con me. Quando torno in camera, trovo Margie che si asciuga le lacrime. “Cosa fai, amore? Piangi? Non devi! Qui c’è Mario che ti consola di tutto, non preoccuparti. Vedrai che tra poco i cattivi pensieri saranno scomparsi.” Le accarezzo il viso e la bacio delicatamente sulla fronte; mi porge le labbra e le prendo in bocca, le succhio e le lecco, infilo la lingua tra i denti e la mando ad esplorare tutto l’interno fino alla gola. Mi afferra per le spalle e si stringe a me con forza. La faccio sollevare inginocchiati ambedue sul letto e l’abbraccio con foga; accarezzo le mammelle grosse e piene, le stringo i capezzoli e l sento vibrare, sposto un mano sulla figa e artiglio il grosso clitoride, lo masturbo quasi come un cazzo: dalla bocca ancora inchiodata alla mia, un lunghissimo sospiro ed un suono gutturale di parole soffocate mi dice che sta avendo il primo orgasmo.
Mi stacco delicatamente, la rovescio sul letto e la distendo al mio fianco. “Ti amo, Mario. E’ assurdo e non dovrei nemmeno avere la sfrontataggine di dirlo; ma ti amo, checché tu ne possa pensare.” “Io ti voglio tanto bene, mi sei e mi sarai sempre molto cara. E credimi, volere il bene di una persona può valere anche più dell’amore. Accontentati del mio volerti bene.” “E allora, scopami. E che scopata sia, alla grande.” E’ la prima volta che affronto una situazione così spinosa. Mi sistemo fra le sue cosce e gliele sposto per allargarla al massimo; comincia a singhiozzare in silenzio. E’ tutto surreale: indosso il preservativo, le entro in figa e le sbatto il cazzo fino all’utero, quasi senza provare emozione; lei continua a singhiozzare e inarca le reni per farsi penetrare; io picchio con energia sul suo pube, lei freme in tutto il corpo; piange apertamente e cola come cuna fontana rotta da tutta la vagina: in poco tempo, una larga pozza di umori si apre sul lenzuolo, sotto la sua figa; continuo a scopare con metodo, alternando colpi brevi e rapidi, con cui percorro la vagina, e altri radi ed intensi con i quali mi appoggio con tutto il basso ventre sul suo pube e le faccio sentire il cazzo fino in fondo; intanto, le stimolo il clitoride con movimenti sapienti che la costringono a fitte improvvise di piacere. “Fammi godere, per pietà fammi godere adesso, non ce la faccio più, non tormentarmi ancora, fammi godere!” Sta piangendo a calde lacrime, mentre gode e desidera l’orgasmo; glielo procuro, picchiando forte e continuamente, massacrandole il clitoride tra le mie dita e il suo ventre e, alla fine, infilandole il medio dell’altra mano nel culo.
Quando il dito arriva in fondo ed io lo muovo per stimolarla, esplode l’urlo bestiale che prevedevo, qualcosa di inaudito, a metà tra un maiale sgozzato, una madre che partorisce e l’esplosione di una voce di amore dal profondo dei polmoni, “Ti amooooooooo!” è l’unica cosa che si riesce a distinguere; ma forse c’era anche un “Sborrooooooooooo” meno facile da comprendere. Subito dopo, abbatte la testa sul cuscino e non so capire se sta solo piangendo o se, contemporaneamente, sta anche coccolandosi l’orgasmo cercando di prolungarne gli effetti. Naturalmente, non ho sborrato ed accenno a sfilare dalla vagina il cazzo ancora duro. Mi blocca quasi disperata. “Non uscire, non andartene da me, restami dentro!” “Va bene, tesoro, resto dentro e accompagno il tuo recupero.” “Dimmi che mi farai sborrare ancora come adesso.” “Questa notte?” “Questa notte … e domani notte … e dopodomani e sempre, tutta la vita. Dimmi che, se non riesci più ad amarmi, almeno mi farai felice così, facendomi sborrare fino a morirne.” “Ne parleremo; adesso stattene calma e dimmi cosa vuoi fare.” “Ti voglio dentro, dappertutto.” “In bocca o nel culo?” “Prima in bocca, poi nel culo … poi ancora in figa e in bocca e nel culo. Lasciami qui, in questo letto, solo quando sarò morta di sfinimento!” “Calmati, tesoro, calmati e cerchiamo di essere ragionevoli. Non hai cenato. Vuoi mangiare qualcosa?” “Rientra fra i compiti del bull, sostentare le clienti dopo averle esaurite?” “Rientra nel codice deontologico del king; per questo è il più caro di tutti; per te, che erediti quello che dovevo alla mia Margie, stasera è gratis. Di norma le signore si dissanguano per avere solo una piccola percentuale di quello che tu stai avendo.” “Ma allora, se ti pago, ho diritto a quello che sai dare? Anche per il futuro e anche ogni giorno?” ”Ogni cosa ha il suo prezzo, ma nessuno saprà quanto costa la mia libertà. Sono i versi di una canzone anni ’70 ma posso farne anche un mio motto. Le tariffe e gli incontri con me si stabiliscono di volta in volta!” “E se una ti ama come ti amo io?” “Se si stabilisce fra noi un feeling, una chimica che lo consente, può succedere tutto: Ma da parte mia questa chimica è svaporata.” “E non c’è speranza … ?” “ Mi dispiace: non voglio nemmeno alimentare false speranze. Accontentati del professionista e di questa notte.”
“Quindi nei prossimi giorni non faremo come avevi detto?” “Essere il tuo cicisbeo mi rendeva orgoglioso e mi sarebbe piaciuto esserlo anche qui, nel nostro territorio. Portare in giro un cuore che sanguina non mi consente di rispettare il ruolo del cavalier servente. Io sono un professionista in tutto; se non posso dare il meglio, rinuncio.” “Se te lo chiedo in ginocchio per quel poco che c’è stato tra noi?” “Per quel tanto, tantissimo che c’è stato tra noi sono anche disposto a sacrificare il mio orgoglio. Ma, se conosco le persone, tu non sei poi molto diversa da Patrizia, che si ostinava a chiedermi di scoparla a pelle anche quando l’avevo umiliata a morte; e so che tra noi questo preservativo sarà sempre motivo di litigio. Io non voglio litigare con te; già ti lascio con in corpo una rabbia inguaribile; se dovessimo litigare ancora, sarei ancora più amareggiato. Meglio rinunciare.” “Io non sono Patrizia: se ti dico che non torneremo più sul discorso preservativo e nemmeno su quello dell’amore che non riesci più a provare per me, puoi star certo che manterrò. Solo vorrei un ultimo week end, da amici, da sognatori, da ragazzini vagamente innamorati, se vuoi, ma da passare insieme, come se fossimo tornati a cinque anni fa.” “Va bene, ci sto. Poi mi spieghi l’itinerario. Intanto, vogliamo mangiar qualcosa?” “Va bene.” La notte passa tra scopate intense, pregevoli esercizi di erotismo puri e lunghissimi momenti di dolcissimi abbandoni. Riusciamo anche ad addormentarci, per qualche ora e al mattino presto siamo pronti a uscire.
Andiamo a casa mia e Margie chiede di conoscere mamma che non ha mai incontrato. In casa sembra non ci sia nessuno; ma i suoni provenienti dalla camera mi dicono altro. "Mamma, sono Mario, sono qui con Margie che vuole conoscerti." "Arrivo subito." Mi urla dalla porta chiusa. Poco dopo c’è un tramestio di passi, qualcuno entra in bagno e mamma compare finalmente con indosso una semplice vestaglietta allacciata in vita. "Stavi scopando?" "E a te che te ne fotte?" "Gliene fotte, gliene fotte, così potrà fare anche a te la predica e chiamarti puttana da marciapiede." "Con chi lo ha fatto?" "Con me, da ieri sera a stamattina; ma pare che si sia esercitato già con Patrizia e Oriana." "Ma chi è scemo, lui o tu?" In quel momento esce dal bagno Valerio, saluta tutti e se ne va. Margie gongola: "Sorbole! È un tuo ... giovane aaamiiicoooo?" "Amante; ti ho già detto che non ho problemi con le parole." "Questo lo so. Ma forse sei tu che non sai quanto tuo figlio è bravo a massacrare con le parole; sbandiera al mondo che ha scopato con me o con Roberta; si vanta di essere the king of the bulls, vanta migliaia di donne nel suo carnet; e alla fine fa il predicozzo alle sue donne perché la sborra che hanno preso dentro o sul corpo, lavata, intaserebbe le fogne. Per avere "scoperto" che dopo cinque anni la mia figa è più larga e che il mio buco di culo è spanato, si rifiuta di scoparmi a pelle e mi tratta peggio dell'ultima puttana da marciapiede. Tu ricordi che lo ha fatto anche con Patrizia e con Oriana? Mario moralista, predicatore e fustigatore!" Mi vedo costretto a intervenire. "Voi avete passato tutti i limiti!" "Già ...I limiti che decidi tu, il padreterno, ... no, anzi the king! Sai, Anna, io con gli uomini sono stata proprio disgraziata. Mio padre mi ha violentata; mio marito è diventato impotente pochi mesi dopo il mio matrimonio; e quello che avevo sempre visto come l'unico vero grande amore mi si rivela uno sporco maschilista, prepotente, arrogante saccente ma anche incapace di valutare le cose con intelligenza e, in fondo, stupido."
"Ma come ti permetti?" Urlo inviperito. "Zitto e fai parlare, cretino! Margie, per favore, dall'inizio e nei particolari, se non ti pesa troppo. Ho già quasi perso figlia e nipote per la prepotenza di Mario. Non voglio perdere altro." Stranamente, mamma è quasi feroce. "Per essere onesta fino in fondo, ti devo dire che tuo figlio ha già deciso che il nipotino da me e lui non lo avrai mai perché lui una puttana non la vuole per madre di suo figlio, così come ha già rinnegato sorella e nipote classificate puttane da uno che si proclama re degli intenditori, di puttane. Mi meraviglia che non abbia messo nel fascio anche te, visti i tuoi costumi libertari. Ma forse è proprio dei deboli arroganti difendere la mamma da cui dipendono e aggredire le altre." Comincio a perdere le staffe e faccio per allontanarmi. Mamma mi prende con forza a una spalla e mi schiaccia sulla sedia. "Tu stai qui e ascolti finalmente la verità che nessuno finora ti ha mai detto!" Sono costretto a sottostare. "La mia fede cieca in Mario si è incrinata dalla storia in Germania, subito dopo che avevo sognato con te il tuo nipotino. Il primo colpo lo ha dato la telefonata che mi fece mentre scopava con Roberta. Chi era quest'uomo che faceva il suo porco comodo e lo sbandierava in giro? Forse un misero esibizionista che sbandierava il cazzo come una bandiera. Poi Patrizia mi raccontò di lei, di Oriana ma, soprattutto, dell'atteggiamento di Mario. Mi fece veramente paura l'idea di un falso puritano che si sente Polizia. Magistratura, accusatore, giudice e giuria e, alla fine, emette condanne senza aver capito niente." "Hai visto Patrizia? E come sta? " "L'ho vista e abbiamo parlato molto. Adesso si è trasferta a Roma, lavora nel mio stesso campo; è molto apprezzata e farà carriera, checché ne pensi il grande giudice Mario. Credo che tra non molto verrà a trovarti perché ha tanta nostalgia. Ah, per inciso, abbiamo ripreso le nostre abitudini, andiamo qualche volta in discoteca e facciamo anche sesso occasionale, regolarmente col preservativo, perché non siamo le ochette che ci vuole Mario ma donne calde e coscienti."
"E tuo marito?" "Adesso arriviamo a lui, Quando Mario tornò dalla Germania e mi veniva a trovare cominciai a sentirmi sempre più la figa "in trasferta" che lui andava a scoparsi quando gli andava; i discorsi di Patrizia mi aggravarono il fastidio, cominciavo a rimeditare tutta la storia e, pur essendo profondamente, radicatamente, innamorata in maniera irreversibile, cominciai a guardarmi intorno. Nicola era l'opposto in tutto ma mi ispirava tanto affetto, tanta tenerezza. Decisi allora di rinunciare al sogno e di vivere la realtà. Nel giro di qualche mese, ci sposammo. Ma, come ti ho detto, con gli uomini sono stata disgraziata. Dopo pochi mesi, per un incidente di laboratorio, Nicola tornò dall'ospedale irrimediabilmente impotente." Mamma la interrompe. "Oh Dio, come avete fatto?" "Nicola affrontò con me la cosa. Si rendeva conto che la mia natura calda mi proibiva di rinunciare per sempre al sesso, ma si rendeva conto di non potermene dare. Di arrivare al punto che avessi uno o più amanti clandestini, non se ne parlava neppure. Quindi, divorzio o quello che definì l'orribile compromesso del cazzo surrogato o interposto. È inutile che fai quella faccia, Mario, tu a certe cose non ti sforzi neanche di pensare; tu usi il cazzo, prima della testa! Nicola mi amava, mi ama, mi ha sempre amata, lui vuole veramente il mio bene, ma in un modo che tu non puoi nemmeno sognarti. Lui mi amava ma non era in grado di scoparmi; mi chiedeva allora di prendermi quel pezzetto di venti centimetri di carne, quel salsicciotto senz'anima e di usarlo a mio piacimento, per prendere piacere, solo con alcune avvertenze. Mentre scopavo con gli altri, lui mi teneva le mani, lui mi trasmetteva l'amore infinito che ha per me e i bull mi davano piacere. Inutile precisare che "gli scopatori" dovevano dare garanzie di discrezione, di correttezza, di integrità fisica. Quasi sempre era Nicola a sceglierli ma dovevano piacere a me. L'altra avvertenza era che se mi fossi accorta di sentimenti nuovi che fossero emersi, dovevo avvertirlo per evitare traumatici eventi. Non è mai successo in questi anni. L'unico di cui aveva timore eri tu, ma lo rassicurai che ne avrei parlato se qualcosa fosse capitato."
"Va be', un semplice caso di cuckold o cornuto contento, come diciamo ..." Non riesco a terminare la frase. La sberla di mamma mi prende in pieno viso e mi fa girare la faccia. "Imbecille, animale, insensibile, indelicato, sei più schifoso della merda delle peggiori latrine, essere inutile." Le parole stavolta colpiscono e fanno male più delle sberle. "Tu non sei capace nemmeno di pensarlo, un gesto di tanto amore. Tu ne blateri, dell'amore, ma non sai cosa sia volere veramente il bene della propria donna, capire le sue esigenze e trovare un'intesa per essere innamorati e scopare attraverso il cazzo di un altro, un robot come te che riduce il sesso ad esibizione di tecnica. Margie, secondo me quell'uomo merita fiducia e amore; se sei riuscita a sfogare l'utero senza offenderlo, siete davvero grandi e tu sei la donna che voglio assolutamente come la mia migliore amica." "Grazie, contaci. Sei più bella e amabile di come avevo visto per telefono. Comunque, aspetta che ti racconto perché qui viene il bello, forse soprattutto per te. Dopo un po' di armonica convivenza, Nicola mi chiese se ero disposta a dargli un figlio. Io ero perplessa, ma lui mi spiegò le sue intenzioni. Un figlio, mi disse è tale solo per l’amore che gli dai, non perché uno spermatozoo vince la corsa. Lo spermatozoo lo facciamo mettere a uno senza nome, che apparirà poche volte finché risulterai incinta. Poi sparirà nel nulla, per sempre. Noi ci coccoleremo questo figlio dalle prime avvisaglie fino a che sarà cresciuto. Sarà solo mio e tuo. Te la senti?
Ci pensai molto, poi fui io a proporgli che, oltre al figlio che davo a lui e che sarebbe stato certamente molto più suo che mio, lui mi avrebbe autorizzato a farmi inseminare dall'uomo che avevo amato di più nella mia vita; ma non solo: mi avrebbe anche consentito di dichiarare legalmente che quel figlio era nato fuori dal matrimonio e che il padre naturale lo avrebbe riconosciuto acquisendone i diritti di paternità anche se il bambino avrebbe continuato a vivere con la mamma e il padre putativo. Nicola accettò e si impegnò anche a dichiarare legalmente che tutto era avvenuto col suo consenso. Il figlio lo ebbi ed è cresciuto come nostro. Per questo, caro il mio stronzo, il nome del padre naturale non è mai esistito. In compenso, io e Nicola siamo venuti qua perché ti volevo incontrare e farmi impregnare del tuo amore. Anche Nicola ti ha voluto conoscere e ti ha provocato per sentire di che pasta sei: non avevo nessun dubbio che ti avrebbe apprezzato e avrebbe condiviso il mio desiderio, perché so che sei in gamba, quando non ragioni col cazzo. Peccato che hai mandato tutto in vacca perché hai paura e hai messo tra di noi il muro del preservativo!" "Cazzo santo, ma che stai dicendo? Tu sei venuta qui per farti impregnare da questa ameba, per darmi quel nipotino che io desidero e quest'individuo inqualificabile te l'ha impedito con un preservativo?" "Esatto. Almeno, di questo è convinto perché io sono una fogna e in questi anni, sempre in compagnia di Nicola e con la sua complicità, ho frequentato qualche prive' e ti dirò che me la sono goduta. Anzi, caro il mio puritano, se vuoi ti racconto quante e quali doppie mi son fatta, quanti maschi intorno a un letto tondo mi hanno inondato di quella sborra che, a tuo dire, avrebbe intasato le fogne. Tu non hai neanche sfiorato la mia grandezza a letto perché con te cercavo amore e non sesso. E ti dirò di più: non ti sei neppure accorto di come ti ho raggirato."
"Cosa vuoi dire?" Sono quasi preoccupato: dopo quello che mi ha vomitato addosso Margie, temo gli sviluppi. Interviene mamma. "Cucciolo bello, te lo spiega mamma che avrebbe fatto la stessa cosa. Hai scopato con preservativi bucati, da Margie naturalmente. È vero, dolce amica mia? E poi gli hai anche succhiato la sborra nell'utero. Dico bene?" "Benissimo! Amore mio, tu hai sborrato tre volte nei preservativi, vero? Ed ognuna di quelle tre volte mi sono abbarbicata a te per sborrare, per sentirti sborrare ma soprattutto per mettere in azione i muscoli di vagina e utero e succhiarti tutto. Quando hai tolto i preservativi ti sei meravigliato di vederli vuoti e non hai cercato di capire perché. È un errore che fai spesso, non vedere un perché e non approfondire. Perché avrei fatto un figlio con un altro e mio marito sarebbe stato zitto? Perché mio marito ha finto di dover andare via mentre era chiaro che c'era lì il mio grande amore? Perché mi sono lasciata sbattere come un tappeto dall'uomo a cui chiedevo e da cui mi aspettavo solo tanto amore? Il tuo problema è crederti superiore a tutti, specialmente ai tuoi cari, e di non lasciare nemmeno uno spiraglio alla loro libertà. Ora la uso io la tua frase. Hai capito quanto ti costa, quanto costa a te non a me, la mia libertà? Sappi comunque che questo incidente non tocca in niente il mio amore per te. Adesso spetta a te decidere se vuoi che vada via, ora, dalla tua casa; se ti va di continuare a scoparmi a modo tuo nei prossimi quattro giorni. Ti garantisco che, se comincio a scopare io, vedrai dei paradisi che non hai mai avuto il coraggio di sognare. Oppure se cominciamo a fare l'amore, come desidero io, e parliamo anche serenamente di noi, del dopo, del figlio che potremmo volere in quattro, io tu Anna e Nicola, si anche lui. Sai, mi ha promesso che, se faccio questo figlio con te, gli farebbe anche piacere che tu entrassi nella nostra vita, non solo con tuo figlio ma anche in altri modi, con la nonna che viene a visitare e a coccolare il nipote, con zia e cugina - che lui conosce bene e che apprezza e stima - e anche consentendo che tu venga a visitare tuo figlio e faccia il padre anche a letto, con sua madre. La risposta può essere solo tua."
Anna è evidentemente inferocita. "Sticazzi!!!!! Qui rispondo anche io. E ti dico, stronzo, che adesso te la porti di là, sul lettone che è ancora puzzolente e sporco dell'amore che ho fatto con Valerio per tutta la notte. Fatto l'amore, capisci, ragazzino, non scopato: e per me questa non è letteratura o frase fatta. Per me è vita. Voi adesso andate di là e fate l'amore, alla grande, come l'avete fatto solo nei momenti più belli, perché questo è un momento bellissimo. E vi consento di scendere da quel letto solo per esigenze indispensabili." Margie sorride; io la guardo torvo, Anna è incuriosita. "Oh, scusatemi; sorridevo perché mi ricordavo le esortazioni di Nicola le prime volte che lo facevo davanti a lui e mi sentivo tanto sporca e in colpa. Anch'io ho stentato un poco ad apprezzarlo fino in fondo." "In che modo te le ricordano?" "Per la partecipazione, per l'affetto, insomma per l'amore che trasudavano le parole. Anche nelle tue, al di là dell'espressione, ho sentito quell'amore. " "E hai sentito bene!" Ho l'impressione di essere tagliato fuori. Se non sbaglio, questo figlio sarà anche mio." Manco a dirlo, la risposta di Margie è tagliente. "Certo, amore. Quando parti per New York?" "Tra un mese circa." 'E quanto ci resti?" "Sei / otto mesi." "Perfetto. Se mi sono impregnata ieri, avrai giusto il tempo per tenerlo a battesimo. Anche l'atto di riconoscimento dovrà arrivare tramite ambasciata. Ma va benissimo. Ci sarà Nicola quando andrò a controllo e sarà lui a leggere le ecografie, a sentire il cuoricino, a chiedere di che sesso sarà. Sarà Nicola a tremare con me se dovessero apparire tracce di sangue nelle urine, a cercare quel gelato o quella verdura se e quando la gravidanza me ne darà voglia. E sarà ancora lui in sala d'attesa a tremare, quando nascerà. Tu sarai impegnato nella tua mostra e, al massimo, mi telefonerai dalla casa, e dal letto, di una Jennifer per dirmi che avete fatto l'amore da dio, ma che non devo preoccuparmi: tornerai, prima o poi. Ti ricordi la telefonata dalla casa, e dal letto, di Roberta? Io si, perfettamente. Ragazzo, forse è l'ora di crescere."
"Senti, Margie, ma, se in una o più di una di quelle situazioni che hai così realisticamente previsto, nonna Anna, no la tua amica Anna cercasse di esserti vicina, come l'accoglieresti?" "Con tutto l'amore del mondo, come quella mamma che non può e forse non vuole essere li." Si abbracciano con amore. Non so proprio che fare. Poi decido. "Margie, ed anche tu, mamma, sono stato imperdonabile, forse. Ma voi riuscite ancora a perdonarmi?" "Io ti amo troppo, non ho mai smesso di amarti. L'ho fatto e lo faccio senza riserve. Io amo te, i tuoi pregi e i tuoi difetti. Non ti devo perdonare niente. Dobbiamo solo ricominciare da capo, e col piede giusto!" "Figlio mio, non parlare di perdono. È tutto passato e da qui si ricomincia." "Amore, vuoi fare l'amore con me?" "Si, qui, ora, subito, con tanta gioia, con tanta voglia." Mamma rifila uno scapaccione ciascuno e ci spinge verso la camera. Non c'è bisogno di niente. Le bocche sono incollate, i corpi vibrano in ogni fibra, le mani cercano e ritrovano le linee di un corpo amato. Il cazzo mi duole, tanto è compresso, i suoi capezzoli bucano i vestiti e la figa, ne sono certa, cola nettare e ambrosia. Stento un poco a convincerla a sdraiarsi: non vuole mollare neppure per un attimo il contatto fra i nostri pubi. Poi si convince e piomba con me sul letto. Non accenniamo neppure per un attimo a spogliarci di uno degli indumenti: lei tira la gonna sulle anche, io riesco a malapena ad aprire la zip e a far emergere il cazzo che si poggia sulle sue cosce, oltre le autoreggenti. La cappella trova da sola la via alla vulva e penetra. Sono, completamente vestito, sopra di lei, completamente vestita, e stiamo sussurrandoci stupide frasi d'amore mentre il mio cazzo si irrigidisce in lei e, senza bisogno di spinte, la penetra fino all'utero che a sua volta sembra attirare l'asta solo per esserci.
"Ti amo, Margie, ti ho sempre amato; anche se ho commesso tanti errori non ho mai cessato di amarti con tutto me stesso. E non so dirti quanta gioia mi dà sapere che avrò un figlio da te." "Anch'io ti amo, Mario, con tutte le fibre del mio corpo e non so dirti che gioia mi dà sentirti finalmente dentro di me. Io voglio questo figlio con tutte le mie forze; voglio sentire il tuo amore scorrere dentro di me; voglio liquefare il mio amore sopra di te. Eccomi, sto venendo come nessuno ha fatto mai. E sento il tuo amore sciogliersi dentro di me senza pressione, naturalmente come amore che crea, senza esplosioni. Ti amo, Mario, ti amo per la vita." "Margie, amore, anche io sono venuto, anche io mi sto sciogliendo in te per pienezza d'amore, senza spinte. Anche io ti amo per la vita." "Dio santo, in tanti anni di vita non ho mai visto una sborrata scaricarsi con tanta dolcezza. Potenza dell'amore!" Mamma è comparsa quasi all'improvviso ed ora è lì che quasi ammira i nostri corpi incollati, i nostri sessi compenetrati. "Cazzo, ma fate sul serio! Vi state amando con ogni pigmento del corpo!" "Sei gelosa o invidiosa?" "No, vi amo, vi amo tanto. Margie, perdona qualche eccesso a questa vecchia, ma tu sei quello che io avrei sempre voluto essere. Voi sapreste arrivare all'orgasmo senza neppure sfiorarvi, tanto è vero il vostro amore. Abbiatene cura."
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