LA VICINA DI CASA
Amalia è la nostra vicina di casa. Una bella signora napoletana sui quaranta, dai modi aggraziati e che veste sempre elegante; con abiti che risaltano le sue belle forme molto giovanili. È molto chiara di pelle, con il faccino rotondo e cosparso di tante, graziose, lentiggini, gli occhi grigioverde ed una folta capigliatura riccia e castano chiara.
Io ho 20 anni meno di lei ma non sono insensibile al suo fascino di donna matura, così come lei, dai suoi sguardi, dimostra di apprezzare il mio vigore di ventenne.
Sia io che lei siamo impegnati in quanto lei è sposata con Arturo (che conosco da sempre) ed io fidanzato con Monica, una mia coetanea che spesso porto a casa e che non di rado si intrattiene a chiacchierare con lei. La simpatia tra loro due è nata fin da subito, sono molto affiatate e nonostante questo Amalia non si crea scrupoli nel lanciarmi occhiate lupigne e farmi battute maliziose.
Conosco Amalia da quando sono nato, perché Arturo (che poi è un lontano parente della mia famiglia) se la è sposata venti anni fa ed hanno avuto un figlio, Antonio, che ha la mia stessa età, ma con cui non lego molto. Lui è un nerd. Uno di quegli sfigati che non si fila nessuno, mingherlini e pallidi che passano la vita a smanettare davanti al computer ed ai videogames, mentre a me piace tenere il corpo in forma ed anzi renderlo ancora più atletico facendo regolarmente palestra. Ed è proprio da quando faccio palestra che le occhiate di Amalia si sono fatte più continue ed interessate. Più di una volta l'ho guardata e l'ho colta con gli occhi su di me, intenta a studiarmi incuriosita ed ammirata. Ed un'altra volta l'ho sentita borbottare contro il figlio rimproverandolo per lo stare sempre chiuso nella propria cameretta. "Esci!", gli urlava. "Fatti degli amici, una ragazza. Vai in palestra! Visto quanto bene ha fatto a tuo 'cugino' (si era presa l'abitudine di chiamarci così, nonostante la parentela fosse assai lontana)? Venisse pure a te un fisico come ha lui...". Lei lo urlava al figlio, chiuso a chiave nella sua cameretta, dal soggiorno, mentre io passavo sotto la finestra, e cogliere quel finale, pronunciato con un tono minore, come a tenersi per sé un pensiero malandrino, mi suscitò un moto di intrigante eccitazione e mi decisi a 'provarci' con lei. Non avevo però la sfacciataggine necessaria per farlo in maniera diretta e così ho pensato di farlo indirettamente.
MOLESTIE VIA SMS
Una volta entrato in possesso del suo numero di cellulare (scoperto sbirciando nella rubrica della mia ragazza) ne ho attivato uno a mia volta; un numero tenuto segreto a tutti e con cui ho iniziato a molestare la mia bella vicina di casa mandandole messaggi osceni e foto del mio cazzo che è di dimensioni di tutto rispetto. Foto in cui, pensando a lei, mi smanetto la mia bella nerchia ed erutto un bel po' di sburro, immaginando la sua bella bocca che la prende tutta leccandosi poi le labbra soddisfatta.
Devo dire che mi ha sorpreso molto il fatto che una donna sposata e con un figlio non si sia fatta pregare più di tanto nell'intrattenersi con uno sconosciuto (anche se solo virtualmente) ed accettare le sue avance oscene. "Guarda che bel cazzo! Guarda come si è fatto bello grosso all'idea di sfondarti la fica! Voglio infilartelo tra le chiappe e spaccarti il culo!". Questo era il tono dei messaggi che avevo preso a mandarle quotidianamente. Messaggi che lei, dopo lo shock iniziale nel vedersi approcciata con tale scostumatezza, ha preso bene ad apprezzare. L'unico problema era che però lei non ricambiava. Li tollerava, questo sì. Come ho detto li apprezzava proprio, ma si limitava solo a rispondere con le faccine della chat. Prima una faccina scandalizzata, seguita da diversi puntini sospensivi, e poi una faccina ammiccante, per significarmi che era stuzzicata da questo gioco osceno e intrigata da questo misterioso ammiratore; senza andare oltre. Al contempo però io, come azione di supporto a quella strategia, ho iniziato a sostenere le sue occhiatine e a non posare lo sguardo in giro quando incrociavo il suo. Visto poi che lei apprezzava il mio fisico ho fatto in modo di metterlo in risalto quando era previsto che la incontrassi, spacciando naturalmente la cosa per una casualità. Come la volta in cui sono uscito in giardino con in mano il sacchetto della spazzatura proprio mentre lo stava facendo anche lei. Siccome dalla finestra della mia camera riuscivo a vedere parti d'interno di casa loro, la vidi in cucina e notai che stava per richiudere il sacchetto nero tirando il cordino giallo. Io, che stavo tirandomi una sega proprio pensando a lei, non volli perdere un'occasione per anche solo averla vicina, camminandole al fianco per la decina di metri che separa i nostri cancelletti dal cassonetto dell'immondizia. E così saltai su dalla sedia, raccolsi le prime cianfrusaglie che mi vennero in mano, appallottolai qualche panno in cucina e mi fiondai di fuori con il mio bel sacchetto pronto per il cassonetto. Per non darle l'impressione che stavo da un po' a spiarla seguendo le sue mosse, ho pensato bene di anticiparla e sono uscito prima di lei.
EREZIONE DAVANTI AL CASSONETTO
Quando Amalia apparve sull'uscio di casa io avevo già superato il suo cancello ed ho proseguito senza darle interesse. Fingendo di digitare sul cellulare ho però fatto in modo che mi raggiungesse proprio nell'istante in cui facevo cadere il sacchetto oltre la sponda del cassonetto. Avevo indosso una misera canottiera ed il pantalone della tuta, che cadeva largo lungo le gambe ma era stretto in vita e così, tenendolo a vita bassa, feci in modo che si notasse la potente erezione che mi gonfiava il cavallo dei pantaloni. Sostammo lì un paio di minuti chiacchierando del più e del meno e sapere che lei stava guardando i miei muscoli lasciati scoperti dalla canottiera e che, soprattutto, notava l'eloquente gonfiore più in basso fece aumentare ancora di più la mia eccitazione. Mi sentivo il cazzo tirare, lo sentivo spingere contro il tessuto elastico, sentivo la cappella pulsare, ero arrapatissimo e desideravo tanto che lei scoprisse la fregola che avevo addosso. Mentre parlavamo presi a passarmi nervosamente il cellulare da una mano all'altra come fosse una pallina; speravo che servisse a farle venire alla mente le molestie che le arrivavano via Whatsapp, poi quando tornammo alle nostre case percorsi il breve tragitto camminando due/tre passi dietro di lei (sempre fingendomi intento a scrivere sullo schermo) e così ho potuto godermi la sua camminata; ho potuto godermi il suo bel culo rotondo e sodo agitarsi sotto i miei occhi ipnotizzati. Ha un gran culo Amalia, risaltato dal pantalone aderente color cachi; un pantalone basso di vita e stretto che svelava il tessuto degli slip e, poco sopra, lungo i fianchi, notai la morbidezza e l'accennata rotondità delle 'maniglie dell'amore'. Avrei voluto afferrarglieli lì, in quel momento, quei fianchi un po' burrosi, e, tenendola stretta, spingere il mio cazzo contro quel culo fantastico.

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