Tornando dal lavoro, sento che devo urinare e quindi, esco dalla superstrada e trovo un posto appartato dove liberarmi. Ad un tratto sento dei rumori alle mie spalle, mi giro e vedo due ragazzi neri che si toccavano il pacco. Gli dico subito che non sono interessato ma uno di loro si avvicina e prende in bocca il mio cazzo ancora gocciolante. Cerco di sottrarmi ma l'altro mi blocca.
Mi ritrovo a terra, in mezzo all'erba, e uno dei due mi sta togliendo i calzoni e le mutande. Scalcio ma non riesco a liberarmi. Sono molto forti e sembra che abbiano fatto altre volte quello che stavano facendo a me, tanto erano sinconizzati i loro movimenti.
Mi ritrovo col culo nudo sull'erba, uno mi tappa il naso e per respirare apro la bocca ma questo favorisce l'ingresso del cazzo di uno di oro. Tento di evitare questa cosa, ma non riesco perchè mi arriva un pugno su un fianco che mi lascia senza fiato e quindi la bocca è sempre più aperta.
Ormai sono nelle loro mani, mi girano e mi fanno mettere in ginocchio. Uno dei due viene dietro e, dopo aver sputato sull'ano, appoggia la sua "bestia" e inizia a spingere. Fatica ad entrare perchè sono vergine, ma il dolore inizia a diventare insopportabile. Spingendo riesce ad entrare con la cappella e mi scappa un urlo di dolore. Inizia quindi a dare dei colpi per riuscire ad entrare. Riesco a divincolarmi ed esce dal mio culo ma questo lo fa imbestialire. Mi riprende e me lo sbatte dentro fino in fondo. Mi sento lacerare, lo prego di smettere, ma niente, continua a scoparmi sempre con più rabbia. Quando entra tutto sento le sue palle sbattere contro le mie finchè fa un verso e riversa dentro di me un mare di sborra. Mi dico...è finita.. mi sbagliavo. Arriva il suo amico e noto che il suo arnese e ancora più lungo e grosso. Cerco di convicerli a lasciarmi andare ma non sentono ragione. Facilitato dal mare di sborra che esce dal mio culo e dal lavoro fatto dal suo amico, mi entra dentro velocemente facendomi urlare, ancora una volta, di dolore. Inizia anche lui a scoparmi velocemente. Lo sento profferire parole in arabo e continua a sbattere contro le mie chiappe, mollando a volte anche degli schiaffi. Fortunatamente viene presto. Mi riempie anche lui, ma resta dentro finchè non gli si sgonfia ed scivola fuori portando dietro molta sborra. I due, soddisfatti, si ricompongono, salgono su due biciclette e si allontanano velocemente. Avevo il buchetto, che ormai non era più un buchetto ma quasi una voragine, dolorante. Mi pulisco e fortunatamente non noto tracce di sangue. Cerco di far uscire la sborra rimasta e mi rivesto. Torno all'auto indolenzito e sento un forte dolore nel sedermi tanto è stata violenta la loro azione.
Torno a casa e mi faccio una doccia. Mi tocco l'ano e lo sento ancora largo e indolenzito. Mi asciugo e mi metto a letto, non ho voglia di mangiare. Mi sento uno schifo.
Il giorno dopo, tornando ancora dal lavoro, giunto in quel posto, esco dalla superstrada e mi dirigo ancora dove il giorno prima mi hanno rotto il culo. Noto due biciclette nascoste e quindi, avendo portato con me la mia pistola, regolarmente denunciata, faccio finta di andare ancora a pisciare. Come sento il rumore dietro di me, mi giro e gli punto addosso la pistola. Loro si spaventano e alzano le mani. Gli dico di spogliarsi e ordino ad uno dei due di mettersi in ginocchio mentre all'altro intimo di inculare l'amico. Quello a terra era terrorizzato, probabilmente non l'aveva mai preso, ma questo non mi interessava. Come l'amico inizia ad incularlo, mi tiro giù i pantaloni e, messomi dietro all'altro, inizio ad incularlo anch'io. Non ho pietà, entro dentro senza aver riguardo di evitare il dolore. I due urlano e il dolore di quello che inculavo io era talmente forte che non è più riuscito a restare nel culo del suo amico. Io intanto, dico a quello che era inculato dall'amico di legarlo con una corda che avevo in tasca . Lega l'amico all'albero ed ora era giunto il mio momento di incularlo a dovere.
Lo faccio rimettere in ginocchio e glielo sbatto dentro fino in fondo. Lo pompo per un pò finchè non vengo. Esco e, per finire, gli piscio addosso. Puntandogli ancora la pistola che ho sempre tenuto in mano, mi allontano lasciandoli a leccarsi le ferite. Speriamo che abbiano capito la lezione, fra qualche giorno torno a fermarmi per vedere se sono ancora li e forse mi svuoterò ancora i coglioni.
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Categorie: Gay e Bisex