Quei tre giorni nei quali mio marito fu a casa trascorsero nervosi, mi irritavo per nulla e i bambini mi furono particolarmente insopportabili. Anche il pensiero che si avvicinavano le vacanze mi irritava, negli anni precedenti avevo aspettato con impazienza che lui andasse in ferie ma ora pensare che sarebbe stato fra i piedi per quasi un mese mi risultava insopportabile. Il sabato pomeriggio accadde qualcosa che mi fece innervosire ancor di piu’ e insieme preoccupare. La mattina eravamo andati al mare, era un mese di luglio radioso e il nostro mare quell’anno era particolarmente pulito e tiepido. Dopo pranzo, come d’uso nella bella stagione, la pennichella era obbligatoria. Mio marito era giovane e lui come me aveva ormoni grossi come nutrie. A letto mi si mise accanto e comincio’ ad accarezzarmi, cercai di non far trasparire che la cosa mi seccava e risposi da consumata attrice alle sue carezze e ai suoi baci. ”Maria succhiamelo , fammi un bel pompino come li sai fare tu” mi chiese mentre mi accarezzava. Il “come li sai fare tu” mi diede fastidio, significava che mio marito mi giudicava una consumata bocchinara ma dovevo riconoscere che mi giudicava correttamente. Il riconoscere questo a me stessa mi diede ancor piu’ fastidio. Se glielo avessi preso in bocca per mio desiderio ed iniziativa durante le effusioni che ci stavamo scambiando non mi sarebbe pesato tanto. Ma succhiare il cazzo, in definitiva, mi piaceva davvero tanto. Mi accinsi pertanto all’opera. Aveva fatto il bagno a mare e non si era fatto la doccia per cui il suo cazzo aveva di base un sapore di salsedine e di ostrica, un bouquet di piscio ed un lieve retrogusto di costume bagnato, lo potevo definire un fresco cazzetto balneare. Dovete riconoscere che sono una grande sommelier del cazzo. Non mi dispiacevano quegli afrori, per cui cominciai a leccarlo e a succhiarglielo senza obbligarlo a farsi prima un bidet. Lui non poteva sapere che, mentre, avida, gli praticavo la fellatio, immaginavo di avere in bocca il cazzo di Salvatore, fatte ovviamente le debite proporzioni. Questo mi consentiva di appassionarmi all’opera cui attendevo, invece mio marito, animula blandula qual’ era , penso’, gratificato, che i miei mugolii fossero dovuti al piacere che mi dava il suo cazzo. Il colpo di cannone arrivo’ improvviso ed inaspettato. Mentre stava per sborrare ed era in piena estasi gli scappo’ una di quelle frasi che a volte scappano durante il piacere sessuale, quelle che l’inconscio lascia venire dal profondo ventre senza che le si possa controllare e che stimolano la propria fantasia erotica e che, se si ha sintonia sessuale, dovrebbero stimolare anche quella del partner. Frasi tipo “si ‘na puttana ,’a puttana mia” che, pronunciata dal cugino necessariamente in vernacolo mentre la fotteva, potenziava l’ orgasmo di mia madre. Dunque, Giuseppe, in dialetto ma la riporto tradotta facendole perdere purtroppo tutta la sua potenza e musica, sparo’ ad alzo zero un “Maria pensa che gran pompino mi faresti se in questo momento avessi il nostro vicino che ti chiava a pecorina o te lo mette nel culo, ho saputo che ha un cazzo gigantesco. Di’ la verita’, piacerebbe tanto pure a te vero?”. Il suo cazzo ebbe un fremito mentre pronunciava queste parole e schizzo’ un mezzo litro di sborra che si divise abbastanza equamente fra la mia bocca e la mia faccia. Per quella sua frase quasi mi ando’ tutto di traverso e cominciai a tossire mentre un quartino di sperma colava a grosse e collose gocce dalla bocca che mi si era aperta per lo stupore. Come si fa a non credere alla esistenza della telepatia? Quello che aveva detto mio marito era proprio quello che io stavo pensando nel momento in cui aveva parlato! Forse che il quel momento di intenso coinvolgimento psichico i nostri cervelli si erano connessi? Ma chi si e’ cacato addosso cammina con molta accortezza ed allora pensai: “Ma gli e’ scappata perche’ e’ un porco con tendenza ad essere un cornuto contento o e’ un “ballon d’essai” per vedere la mia reazione? Forse stava, per ora, solo tastando il terreno per vedere come accoglievo l’idea e magari passare alla realizzazione pratica in un prossimo futuro? Che avesse “annusato” la mia tresca? O forse qualche brava persona del palazzo, accortasi degli strani movimenti che avvenivano all’ultimo piano, gli aveva messo la pulce nell’orecchio e per rendere la pulce piu’ aggressiva gli aveva anche parlato della magnifica dotazione del vicino della quale, ero certa, molte donne , anche nel mio palazzo, dovevano aver esperienza? ” Anche se “excusatio non petita accusatio manifesta”, non potevo lasciar correre la faccenda, allora lo aggredii verbalmente per ribadire la mia assoluta fedelta’,purezza ed onesta’. Comunque l’uscita verbale di mio marito mi consigliava di essere prudente, poi , se le cose avessero preso una piega compatibile , chissa’ , forse un giorno ci sarebbero state le condizioni per realizzare quel suo desiderio , l’idea un po’ mi attizzava. Il weekend passo’ senza ulteriori momenti critici e il lunedi’ mattina, cavandosi finalmente dai coglioni, il mio caro Giuseppe ando’ a prendere il treno per raggiungere la citta’ dove lavorava. Pregustavo gia’ le notti di “wild sex” che mi attendevano. Ma quel lunedi’ le mie aspettative per la notte vennero deluse. Come al solito, verso l’una, andavo a prendere mio figlio all’asilo, trovai Salvatore che mi attendeva per strada. Per quella sera non se ne sarebbe fatto niente mi disse, era stanco, Lucia l’aveva proprio spompato nel week end, dovevo capire che la moglie aveva il diritto di prelazione e lui non poteva sottrarsi ai suoi doveri altrimenti ne sarebbe andato di mezzo anche il nostro rapporto. Inoltre quella sera dovevano recarsi da certi parenti per discutere di alcuni problemi legati a delle proprieta’ che avevano in comune, si sarebbe fatto tardi e, quasi sicuramente, al ritorno non avrebbe avuto la testa per certe cose, il cazzo non vuole pensieri, dovevo ben saperlo. Ma aggiunse che di sicuro martedi’ sera sul tardi sarebbe venuto a farmi visita. Capii che non avevo alcun titolo per insistere e che non dovevo essere opprimente altrimenti ne avrei ricavato l’effetto contrario. Tornai a casa con il bambino per mano, mi fermai a comprare il pane, il latte e qualcosa per la cena e mi preparai, rassegnata, ad una serata di televisione.
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