Faceva caldo, molto caldo, e una settimana col frigorifero rotto mi aveva resa abbastanza idrofoba. Finalmente il gran giorno era arrivato, mi ero presa mezza giornata di ferie perché la consegna di quello nuovo era prevista per quel pomeriggio. Arrivo a casa, mi spoglio completamente e comincio a mettere un po' a posto, spostando qualunque cosa possa essere d'intralcio agli operai durante l'installazione del nuovo frigorifero. Fra una mezz'ora circa dovrebbero arrivare. Ho finito di riordinare il tutto e mi rilasso un attimo sul divano. Sono nuda. Non appena le temperature lo permettono ne approfitto subito per evitare di portare qualsiasi indumento e, vivendo da sola, giro per casa completamente nuda, sempre, noncurante degli occhi indiscreti dei vicini che filtrano senza fatica dalle mie finestre prive di tende. Mi cade l'occhio su un paio di portaritratti posti sul mobile che ho qui, davanti al divano: fotografie mie e del mio compagno scattate la scorsa estate, quando, esattamente in questo periodo, eravamo in vacanza in Svezia. Ripenso a lui, a quei bei momenti, e d'un tratto la temperatura sale ulteriormente, mi sento bruciare. Allungo una mano e afferro una bottiglietta d'acqua posta sul tavolo, tolgo il tappo e ne bevo qualche sorso. Non si può certo dire che fosse fresca, dal momento che purtroppo non era stata messa nel frigorifero, ma era meglio di niente. Mi distendo sul divano, gambe divaricate, inclino lentamente la bottiglia e lascio cadere un piccolo rivolo d'acqua sul mio corpo, cominciando dalla gola e conducendolo poi in mezzo al seno, sulla pancia, sul pube e sul clitoride. Sussulto nel percepire quella leggerissima brezza e con una mano comincio delicatamente a spalmarmi l'acqua su tutto il corpo, accarezzandomi e massaggiandomi le zone erogene, dapprima il collo, poi i seni, soffermandomi a stuzzicare i capezzoli inturgiditi, e poi sempre più giù fino a sfiorarmi il sesso, già gonfio ed eccitato. Le mie carezze si fanno più decise e il mio bacino inizia a muoversi sinuosamente cominciando una sensuale danza con le mie dita. Un messaggio al cellulare mi interrompe: gli operai stanno arrivando, in anticipo. Per un attimo mi passa per la testa l'idea di accoglierli così, nuda, ma qualcosa mi blocca. Accoglierli così equivarrebbe a concedermi a loro, ma non sono sicura che sia quello che desidero, prima è meglio vederli, non voglio provocarli più di tanto prima di essermi accertata di provare attrazione per loro, giocare mi piace molto ma non voglio rischiare uno stupro. Tuttavia mi lascio sopraffare dall'audacia e decido di non mettermi un vestito particolarmente casto: mi infilo infatti una vestaglietta scollata e corta, che copriva a stento il sedere, di colore bianco, che tende a diventare quasi trasparente assorbendo l'acqua che mi ero guardata bene dall'asciugare sul mio corpo. Ovviamente, nessuna biancheria intima.
Ecco, sono arrivati, vado loro incontro in cortile e faccio strada lungo le scale per condurli in casa mia. Io sono una rampa di scale avanti a loro e le rampe sono molto ravvicinate, il vano scala è strettissimo e ne approfitto quindi per alleviare la loro fatica dovuta al peso del frigorifero e all'assenza dell'ascensore offrendo una vista dal basso, sotto la mia vestaglia, che nulla lascia all'immaginazione. Uno dei due ragazzi infatti, con sguardo piacevolmente sorpreso, mi sorride, l'altro sembra invece quasi in imbarazzo e abbassa la testa, sbirciando furtivamente, cercando inutilmente di non farsi notare. Siamo giunti nel mio appartamento, adagiano il nuovo frigorifero dove non sia d'impiccio e si occupano della rimozione di quello vecchio. Il più sveglio tra i due non mi toglie gli occhi di dosso, mentre il timido si sforza di rimanere concentrato sul suo lavoro. Anch'io, a mia volta, guardo quello sveglio ammiccando e intanto mi domando dove l'avessi già incontrato, non era un volto nuovo. Poi ecco l'intuizione!
“Ehi, ma tu per caso ti chiami Gianni?” - gli domando
“Sì, esatto – risponde stupito – Come lo sai?”
“Ora mi ricordo, ecco dove ti avevo visto! Sono passati una decina d'anni! All'epoca lavoravo alla 'Costruzioni con Arte', avevamo traslocato con l'ufficio e tu eri venuto a montare i mobili!”
“Accidenti, che memoria! E che scemo che sono stato io a dimenticarti... Beh, mi lusinga il fatto di esserti rimasto impresso nella mente per questi lunghi anni” - ribatté strizzandomi l'occhio
“Non vorrei deluderti, ma c'è una ragione per la quale mi sei rimasto impresso e non ha propriamente a che fare con te, bensì con l'arredatore” - dissi con un sorriso spietato
“L'arredatore?!” - domandò lui, incredulo e un po' deluso
“Sì, l'arredatore, quello dal quale avevamo comprato i mobili. Mi ricordo di te perché spesso quando venivi tu, veniva anche lui. Sai, all'epoca volevo scoparmelo, ma non ci sono mai riuscita, per lui non esistevo” - spiegai divertita, adoravo fare la stronza
“Ah... adesso sono un po' meno lusingato... certo che l'arredatore era proprio un bel coglione, se mi è concesso dirlo” - esclamò
“Certo che ti è concesso, Gianni... Hai ragione, doveva proprio essere un coglione, ma peggio per lui, non sa cosa si è perso” - ero in piedi davanti a lui e lo provocai allargandomi il collo della vestaglia e vuotandomi, con la solita bottiglietta, un po' d'acqua tra le tette, lasciandomi scappare un mugolio di piacere. Posai la bottiglietta e infilai una mano nella scollatura per spargermi bene l'acqua e rinfrescarmi al meglio. Incantato, guardava la mia mano muoversi sul mio corpo dietro la trasparenza di quel vestitino. Spesso le mie tette prosperose facevano anche capolino da quella scollatura sempre più spostata verso il basso dai movimenti del mio braccio e notavo un fremito in lui. Poi allargai un poco le gambe, chinai leggermente il capo in avanti per guardarmele, e allora anche Gianni posò lì lo sguardo e mormorò un “Oddio” trasognante, quando vide colare lungo la mia coscia sinistra un po' di quell'acqua che mi ero versata addosso.
Mi divertivo ed ero eccitata, non tanto per la voglia di fare sesso con loro, ma piuttosto per la situazione, per il gioco che si era innescato, che trovavo tremendamente stimolante.
Il timido, dimostrandosi coglione almeno quanto l'arredatore, richiamò all'ordine il suo collega, ormai irrimediabilmente arrapato, invitandolo a finire il lavoro, in quanto di lì a poco avrebbe dovuto andare a prendere sua moglie e suo figlio per portarli non ho capito dove. Scocciato, Gianni riprese a fare il suo dovere, ma seguitava a guardarmi, i suoi occhi mi avevano già impalata in ogni dove, e io lo incoraggiavo rivolgendo spesso lo sguardo languido all'altezza del suo pube, dove si poteva intravedere la forma del suo membro che stava esplodendo nei pantaloni.
Finalmente riuscirono a rimuovere il frigorifero rotto, tuttavia l'operazione più antipatica era ancora lì ad aspettarli e richiedeva parecchio tempo: staccare una piccola credenza che era stata siliconata sopra il frigorifero, in modo da potermela lasciare e non essere costretti a smaltirla insieme all'elettrodomestico dismesso. Ne approfittai per fare un po' di pulizia laddove era stato rimosso il frigorifero, spazzando via quell'ammasso di polvere che vi giaceva e risciaquando velocemente quella porzione di pavimento. Mi muovevo liberamente, come se loro non ci fossero, senza dar peso alla vestaglia che si sollevava lasciando intravedere le mie parti intime, anzi, anche questo contribuiva ad attizzarmi. Avevo una gran voglia di masturbarmi, ma sapevo che se l'avessi fatto Gianni mi sarebbe saltato addosso e, per quanto infoiata fossi, non provavo desiderio per lui, mi divertivo molto di più a farlo impazzire che a soddisfarlo.
Squillò il telefono. Il destino non avrebbe potuto essere più collaborativo! Era il mio compagno. Afferro il cellulare, mi butto sul divano in una posa tutt'altro che composta, divarico leggermente le gambe offrendo ai due lo spettacolo che stavano aspettando e rispondo alla chiamata. Fabio mi avverte che ha appena finito di lavorare e mi chiede se il nuovo frigorifero è già arrivato.
“Sì, ho qui davanti i due ragazzi che me lo stanno sostituendo” - rispondo
“Ah ok, bene, bene, era ora! E tu sei nuda?” - domanda divertito
“No, nuda no, ma alquanto poco vestita” - ribatto ridendo
A quel punto i due mi guardano stupiti, capendo la domanda che Fabio mi aveva fatto.
“Veramente? E dai, dimmi, come ti sei conciata per riceverli?” - domanda morendo dalla curiosità
“Aspetta che ti metto in vivavoce e te lo faccio dire da loro – poi rivolgendomi agli operai – Ragazzi, il mio compagno mi chiede come sono vestita, glielo dite voi?”
Imbarazzatissimi entrambi, quello più timido fa finta di niente e non risponde, Gianni dopo diversi incoraggiamenti pronuncia poche parole confuse: “Una vestaglietta, un po' corta”.
“Non dirmi che si tratta di quella bianca che copre a malapena la figa?!” - chiede Fabio, tutt'altro che arrabbiato, anzi, compiaciuto, destando ulteriore stupore nei presenti
“Esatto, prorprio quella, amore mio! E poi sai, a volte è un attimo mettersi in una posizione tale per cui la figa si scopra...”
“Immagino... Sono ancora in vivavoce?”
“Sì, certo, ma parla pure liberamente, tesoro”
“Allora posso dirti che sei una porca, anche davanti ai ragazzi?” - domanda con un filo di eccitazione nella voce
“Sì, certo, tanto ormai se ne saranno accorti anche loro” - rispondo ridendo
“Ma quanti sono?”
“Sono in due”
“Scopabili?”
“Beh volendo vedere sì, ma io sono di gusti un po' difficili, lo sai. Ho voglia soltanto di te... ho tanta voglia di te...” - sussurro con voce calda e sensuale, stiracchiandomi all'indietro assumendo una posa ancora più provocante e facendomi scorrere una mano lungo il corpo, che va a fermarsi sull'inguine
“Io ce l'ho già duro anche soltanto a sentirti e a saperti lì mezza nuda con due estranei. Riuscirai ad aspettarmi fino a stasera o sei talmente eccitata che finirai col farti scopare da loro?”
I due ragazzi trovarono particolarmente interessante la domanda che mi era stata posta e rizzarono subito le orecchie, curiosi della mia risposta.
“No, amore, lo sai che io ti aspetto sempre, da loro non mi farò neanche sfiorare” - godevo sempre di più nel fare la stronza e non fu difficile notare lo stupore e la delusione che si disegnò sui loro volti
“Però lo sai che mi ecciterei ancora di più se sapessi che sei lì a farti dare almeno una palpata o una leccatina dai ragazzi...”
“Sì, lo so che sei ancora più porco di me, ma io voglio solo te” - risposi contorcendomi sempre più dal desiderio
“Ti stai masturbando davanti a loro?”
“Non ancora, però la tentazione è forte. Avevo già cominciato a masturbarmi prima che arrivassero, pensandoti, e adesso che ti sento mi sono già bagnata, non resisto più” - mormorai
“Ragazzi, vi dà fastidio se comincia a sditalinarsi davanti a voi?”
Loro sentirono chiaramente la domanda, sogghignavano imbarazzati ma non riuscivano a rispondere. Fabio ripeté la domanda incoraggiandoli e io stessa, cominciando a strizzarmi le tette con una mano e a strusciarmi la figa con l'altra, chiedevo il permesso di poter continuare.
Finalmente Gianni, sforzandosi di dire qualcosa di spiritoso, farfugliò: “Fai pure, del resto sei a casa tua... però io non rispondo della mia reazione”
“No, tu non devi toccarmi, puoi soltanto guardarmi e desiderarmi” - lo sfidai
“O al massimo puoi masturbarti anche tu, ma non sborrarle addosso se lei non vuole” - intervenne Fabio
“No beh masturbarmi da solo sarebbe una cosa tristissima, piuttosto non faccio niente” - ribatté Gianni esasperato, con un accenno di risata isterica, tanta era la bramosia di sfondarmi
“Allora non fare niente – dissi io – A me invece piace masturbarmi, lo faccio molto spesso, se poi c'è qualcuno che mi guarda e mi desidera lo trovo ancora più eccitante”
Restando seduta sul divano, divaricai ulteriormente le gambe e sollevai la vestaglia scoprendo la mia figa pulsante e caldissima. Con una mano cominciai massaggiarmi il clitoride e con l'altra mi inumidii le dita e presi a tormentare i capezzoli che erano ormai ritti e duri, senza togliere gli occhi dai due operai, sapevo di provocarli anche con lo sguardo.
“Fabio, amore, se tu fossi qui a sentire quanto sono bagnata...”
“Eh, magari essere lì! I due ragazzi che fanno?”
“Stanno continuando il loro lavoro, ma non so fino a che punto riescono a concentrarsi su quello”
“Hanno il cazzo duro?”
“Sì, eccome! Si vede nitidamente la sagoma attraverso i pantaloni”
Gianni si mise a ridere, sconvolto; quell'altro, imbarazzato, cominciò ad armeggiare con i jeans affinché scolpissero meno chiaramente la forma del suo membro eretto.
“Mamma mia che troia fantastica che sei! Fossi in loro te l'avrei già messo in bocca, non so come facciano a resistere!” - disse Fabio
“Eh bravo, nemmeno io lo so come faccio a resistere!” - intervenne Gianni
Divertita andavo avanti a toccarmi, ora avevo portato tutte e due le mani sulla figa, con una spalancavo le grandi labbra e con l'altra mi penetravo con due dita, dapprima adagio e poi sempre più forte.
“Cazzo, ti stai sfondando con le dita, vero? Si sente fin qui il rumore che fai sbattendo le mani su quella meravigliosa fregna fradicia!” - esclamò Fabio
“Sì, tesoro, mi sto proprio sfondando ma vorrei avere dentro il tuo cazzo invece che le mie dita. Mi farei scopare alla pecorina, con tutta l'energia che hai, mentre mi strizzi le tette con le mani e mi mordicchi il collo. Ho i brividi soltanto a pensarci”
“Se ti metti alla pecorina te lo infilo anche nel culo. Gliel'hai già fatto vedere ai ragazzi il tuo culo?”
“No, non bene come intendi tu”
“Dai, allora, sbattiglielo in faccia a tutti e due, fatti vedere come sei bella” - mi ordinò
Mi inginocchiai sul divano piegandomi a novanta gradi e buttando in fuori il culo, il più possibile, senza mai smettere di sgrillettarmi la figa.
“Basta, ti prego...” - implorò Gianni, sfinito
“Hai visto che bel buco del culo che ha – gli chiese Fabio – non ti viene voglia di leccarlo per bene e sfondarlo? Non ti viene voglia di riempirlo?”
“Ma sì porca troia, sì, mi vengono tutte le voglie possibili, però basta adesso altrimenti mi sborro da solo nei pantaloni, ho le palle che scoppiano, vi prego” - non sapeva se ridere o piangere, era annientato. Nel frattempo, non si sa come, il lavoro era quasi ultimato, il nuovo frigorifero era stato collegato, il vecchio era pronto per lo smaltimento e la credenza era stata recuperata.
Fabio non la smetteva di dirmi porcate che mi facevano infoiare sempre più, ormai ero al limite: mi misi in posizione semidistesa, ginocchia in alto e piegate, piedi poggiati sulla sponda del divano, con una mano premevo con veemenza il clitoride e con l'altra continuavo a penetrarmi con due dita, sempre più violentemente.
“Dai troia, sborra, fai vedere che brava che sei, dai, forza”
Fabio non aveva ancora finito la frase e uno schizzo partì in picchiata dalla mia figa andando a planare sul pavimento, quasi due spanne più avanti, sotto gli occhi esterrefatti dei due ragazzi. Gemevo e ansimavo come una cagna, soddisfatta ma non ancora sazia, sarei andata avanti all'infinito con quel gioco perverso.
“Ragazzi, siete collassati? Non vi sento più” - domando Fabio, ironico
“Certe cose ti lasciano senza parole” - rispose Gianni, esausto. L'altro ragazzo era forse caduto in catatonia, era completamente inebetito, addirittura peggio di quando era entrato in casa.
Io non riuscivo a calmarmi, seguitavo a palparmi la figa e a pregare Fabio di correre da me e di scoparmi fino a svenire. Gianni chinò la testa nel lavandino, si sciacquò abbondantemente la faccia e senza nemmeno asciugarsi fece un respiro profondo e disse che era giunto il momento di andare. Con estrema fatica mi alzai dal divano e mentre loro si caricavano in spalla il frigorifero vecchio io mi accinsi ad aprire la porta per farli uscire. Fabio era ancora in linea, non avevo voluto che riattaccasse, volevo restasse in linea finché non se ne fossero andati per evitare che questi all'ultimo minuto cedessero alla tentazione di saltarmi addosso.
Prima di andarsene Gianni mi diede un'ultima occhiata, squadrando ogni centimetro del mio corpo ormai svestito. Una goccia che colava lungo il mio interno coscia sinistro catalizzò la sua attenzione.
“Questa scena mi pare di averla già vista” - ammiccò
“Già, ma stavolta non è acqua” - risposi
Con il dito medio della mano destra raccolsi quella goccia e la spalmai sulle sue labbra, fulminandolo col miglior sguardo da troia che potessi sfoderare. Si leccò le labbra, sempre più intontito dalla mezz'ora surreale in cui lo avevo gettato.
“Ciao ragazzi, stasera avrete qualcosa di interessante da raccontare agli amici del bar. Alla prossima! - li salutai sul pianerottolo e rientrai in casa chiudendo la porta dietro di me – Eccomi amore, se ne sono andati, io però se non ti dispiace vado avanti a toccarmi mentre ti aspetto... me la mandi una foto del tuo cazzo per farmi compagnia durante l'attesa?”
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