Quando Pietro lesse il messaggio recepito da Daniel sembrò cadergli il mondo addosso. "Papà mi spiace, non posso abbandonare mamma". Restò senza parole. Provò a chiamarlo più volte, ma suo figlio non rispose mai. Cadde nello sconforto. Le mani di Amalia non placarono il suo dispiacere, la bocca di Ginevra non calmò la sua angoscia, neppure una nuova notte a tre ebbe ragione della sua demoralizzazione. Trascorse un giorno, ne trascorse un altro e l'uomo sembrava spegnersi, perdersi d’animo, avvilirsi. Era tanto legato a suo figlio, troppi erano i ricordi di padre, dall’infanzia ai giorni dell’università. Avrebbe voluto non staccarsi mai da lui, continuare a guardare insieme le partite della Lazio come aveva sempre fatto, fare con suo figlio i piccoli lavoretti di casa, nella nuova di casa! Stavolta però s'era messa l'odiata ormai ex moglie di mezzo. Come mai Daniel preferiva la madre a lui? Come mai? Fece un nuovo tentativo di parlare col figlio recandosi sotto casa ma Virginia si affacciò al balcone mandandolo a quel paese. Rientrò dalle porcone disperato e fece un’altra telefonata a Daniel in loro presenza, stavolta il figlio rispose: "Papà ti prego non insistere...". "Perchè mi eviti così? Volevo solo sentirti", ribatté Pietro poi s’inserirono le donne: "Daniel! Sono Amalia". Lo salutò pure Ginevra, erano in vivavoce. Irruppe Virginia Bocchini: "Lasciatelo stare, è mio figlio, resta con me! Sarete pure le più grande porcone di questa terra ma ricordatevi sempre che io sono la regina dei bocchini!". Così si chiuse la chiamata. Ebbene ormai sia a Pietro che ad Amalia e Ginevra era chiara la ragione della scelta di Daniel: Virginia, memore della sua destrezza giovanile, si era messa a spompinarlo di santa ragione.

“Ma è sua madre come può farlo!”.

“Pietro, amore mio, non dimenticare mai che una madre farebbe tutto per suo figlio!”.

“Tutto tutto?”.

“Tutto tutto”.

Pietro disperò e quella notte addirittura preferì la solitudine alla compagna di Amalia e di Ginevra. Era preoccupante, molto preoccupante. Nel vederlo in quello stato, finalmente le due donne si decisero ad intervenire. Confabularono, cinguettarono, congiurarono. C'era da riconquistarsi Daniel, ma come? Per farlo bisognava parlargli, per parlargli bisognava raggiungerlo di persona a casa della madre ed evitare che lei si frapponesse tra loro. Poi, a contatto con Daniel, gli avrebbero ricordato che una donna non ha solo la bocca… Urgeva perciò un piano che mettesse fuori gioco Virginia Bocchini. Amalia si ricordò allora di un giovane portalettere... e la mattina seguente tenne un vero e proprio agguato ad Antonio.

“Hey… buongiorno!”.

“Oh signora porcona, stavo appunto per suonare il suo citofono…”

“Sì entra… e spogliati…”.

“Spogliarmi?”.

“Non senti che caldo che fa?”.

Dieci minuti dopo, una strana postina suonò il citofono della casa di Virginia Bocchini. "Ehm, signora Bocchini?".

"Sì, dica".

"C'è un pacco per Daniel Zozzi".

"Va bene vengo a ritirarlo".

"Veramente mi occorrerebbe la firma del... signor Daniel Zozzi se è possibile".

"Va bene. E' mio figlio. Lo faccio scendere subito...".

Cinque minuti dopo, Daniel appariva alla porta con la felpa della Lazio e i pantaloni slacciati: "Buongiorno cosa devo firmarle?". Il ragazzo levò gli occhi e fu preso da un colpo. Nella tuta di portalettere c'era il corpo zizzuto di Ginevra de Porconis!

“E tu che.. che ci fai qui?”.

“Sono venuta per scopare con te”.

“Sei matta?”.

“Non vuoi?”.

“C’è mia madre”.

“Lo so bene. Preferisci la sua bocca a… tutto di me… e di mia madre?”.

“Ma dai che dici… cioè anche di …tua madre?”.

“Ovvio”.

“Ma sposerà mio padre!”

“E quindi? Lei ora… bhe è col proprietario di questa divisa”, Così dicendo la ragazza si spinse in casa ed iniziò a denudarsi.

“Va fuori, sei impazzita”.

“Sei tu impazzito e devo farti ragionare…”. Chiuse la porta: “Lo so che tua mamma è la regina dei bocchini ma… Vuoi crescere? Desideri davvero trascorrere tutta la vita a farti spompinare da tua madre? Ma dai! Con tante bocche che ci sono fuori… bocche e fighe e culi… Pensa alla tua nuova famiglia… no?”. Ginevra ammiccante si posizionò a novanta gradi contro la porta di casa, appena chiusa. Daniel sbigottì davanti alle forme lussuriose del suo culo.

Fu tutto così selvaggio! Il ragazzo si tirò fuori l’affare, la afferrò con brutalità e le si schiacciò tutto in figa di botto. “Oh ti mancava, di la verità… ti mancava una figa…”.

“Cazzo se mi mancava!”.

“Quante pompe t’ha fatto?”.

“Ho perso il conto…”.

“E ci valgono una sborrata in figa?”

Daniel non rispose… e questo inquietò molto Ginevra. Stette muto a trombarla, a tempestarla di mazzate furibonde e la ragazza non seppe controllare i suoi vocalizzi, urlò, lui le tappò la bocca e continuò a penetrarla sbattendola ferocemente. Bastò che uno squittio acuto spifferasse tra le dita della mano di Daniel perché Virginia apparisse in gioco sorprendendo i due. In jeans e maglietta s’affrettò sbraitante col suo corpo decisamente stagionato: “Brutta porcona… sei la figlia di Amalia?! Sei entrata in casa con l’inganno! E tu? Daniel te la scopi così? Tradendomi?!”.

“Oh… mamma… ma… è una.. una figa… figa…”, ad ogni parola il figlio inforcava la patata di Ginevra con vigoria.

“Sei tale e quale a tuo padre! Uno zozzone! Ma… so io cosa… fare con te”, Virginia si chinò tra le cosce di Ginevra, con la testa appena sotto la sua figa spintonata da Daniel e spalancò la bocca: “Su a mamma… entra nella mia bocca… io dico che la preferirai alla figa di questa stronza… è bella calda… la mai gola è tutta tua…”.

“Signora Bocchini ma lei davvero crede con la sua bocca di poter battere la mia figa?”, Ginevra non finì la frase che si sentì sfilare il cazzo da dentro e subito percepì il suono ovattato delle ciucciate di Virginia. Si guardò tra le cosce e scorse i movimenti succulenti del capo della donna: “Oh merda Daniel, ma è così brava? Ma come può essere!”.

“Ginevra mmmm”, il ragazzo non riusciva a parlare, troppo grande era il piacere che stava vivendo. Era febbricitante, la testa gli pulsava come una bomba patendo le fitte calde delle succhiate della madre. Virginia, con estrema devozione, aspirava, ingoiava, se lo lasciava precipitare in gola e l’avvolgeva nella sua lingua per tornare a poppare.

La situazione si stava mettendo male. Ginevra si rese conto che doveva fare qualcosa in più ed allora: ”Hey Daniel… ricordati che c’è anche il mio culetto…”. Cazzo! Quella fu la mossa giusta! In pochi attimi, nonostante non fosse vergine, si sentì spappolare l’ano con colpi di reni irruenti che la costrinsero subito a barcollare per non crollare sulle ginocchia. Virginia Bocchini imprecò, la maledì. Daniel aveva preferito il culo di Ginevra, la impalava, la massacrava. La ragazza si abbandonò subito a sospiri lussuriosi, strillii pieni di piacere, favolose smanie gutturali e gemiti sporchi di felicità mentre, in un gesto estremo, Virginia provò a riguadagnarsi il figlio succhiandogli ora le palle ma non gli venne bene visto il movimento violento, confuso e scomposto con cui suo figlio stava inculando Ginevra. Daniel aveva dunque fatto la sua scelta e la ratificò liberandosi con un raglio pesante ed un torrente di sperma che, trasbordando, finì dal culo di Ginevra sul viso di Virginia, lordandola.

“Daniel a mamma… che delusione…”, la donna stette a terra seduta, completamente addolorata. Il figlio si sfilò dal culo di quella che sarebbe divenuta la sua sorellastra e respirò in affanno, mentre sua madre lo guardava disanimata: “E così hai fatto la tua scelta…”. “Scusami scusami”, ribatté alla madre sforzandosi d’apparire addolorato mentre Ginevra, rivestendosi in uno stato di gioia superlativa, gli prospettava la futura scopata: “Su andiamo a casa… mia madre ti sta aspettando”.
La porta si richiuse, Daniel neppure guardò più sua madre. Lo fece invece Ginevra e si disse che avrebbe dovuto rincontrare quella donna perché aveva qualcosa da imparare da lei...

Ginevrà guidì sino a Villa De Porconis con le mani di Daniel che le ispezionarono figa e tette. Amalia, nel vederli, esultò perchè il suo piano era riuscito. Si lanciò calorosamente, nuda e sporca di sudore e umori sulle fattezze ubriache del futuro figliastro, mentre Antonio, senza capir nulla, si vide riconsegnare la tuta prima d'essere sbattuto, senza riguardo, fuori la porta.

A sera Pietro tornò a casa ignaro di tutto, inserì le chiavi nella serratura e fu dentro, stanco, annoiato, rabbuiato. Precipitò in un’espressione di stucco e ammutolì fissando il divano. I suoi occhi riconobbero quelli di Daniel, infervorati alle spalle di Amalia che straviziava con gutturali: “Ah… ah… ah…”. Visibilmente impallidito tornò del suo naturale colorito solo quando Ginevra, seducente e subdola, si sganciò dalla madre e filò ad avvinghiarsi a lui, tutta nuda, biascicando: “Pietro… tuo figlio è qui… stiamo festeggiando il suo arrivo... ti unisci a noi?”. Le fece eco Amalia: “Amore… Daniel è qui… sei felice? God… god….godiamo insieme!”. Pietro non rispondeva, sembra sconvolto, allora la donna s’affrettò ad aggiungere: “Per questa volta… solo per questa volta, vero Daniel?”. “Sì… promesso, solo per questa volta…”. Solo così Pietro si lasciò andare in un sorriso candido: “Daniel… figlio mio! che sorpresa... quanto ci son stato male… non posso crederci che ora sei con noi, che gioia averti qui!". “Papà… come potevo… star lontano da… te!”. L’uomo fissò entusiasta il figlio fottere la sua futura moglie mentre il suo corpo, come privo di volontà, prendeva possesso di quello della futura figliastra.

La famiglia De Porconis Zozzi si era finalmente unita in una favolosa orgia.
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