Farsi l’amante, o fare l’amante, è un mestiere che prima o poi capita a tutti. Ci si casca dentro senza esser preparati, mentre invece bisognerebbe esserlo.
Dà adrenalina. Il bisogno ancestrale del peccato dà un gusto tutto diverso alla vita di ogni giorno.
(da “Consigli utili per farsi / fare l’amante” del blog de “La Flauta”).

Mio marito scoprì il mio tradimento con Andrea nel modo più banale e classico: un messaggio sul cellulare inavvertitamente non cancellato per tempo. In realtà nulla di compromettente ma quanto basta per insospettire e indagare. “Chi è questo Andrea che ti chiede di poterti incontrare domani al bar dell’ospedale?” “Un collega” risposi. “Solo un collega o qualcosa di più?” incalzò mio marito. “No, che pensi, Marco!” ma sono una che messa alle strette non sa fingere. Arrossii, cominciai ad incespicare nelle risposte e a mio marito bastò poco per arrivare alla conclusione: “Hai un amante!”. “Si”, dissi con un filo di voce e quasi sentendomi mancare le gambe. “E da quanto tempo?” insistette Marco senza tuttavia alzare il tono della voce o dando alcun segno di rabbia. “Da tre mesi circa” sedendomi pallida sul divano. Temevo la sua reazione.

Cosa sarebbe successo ora che ero stata smascherata? Classico il modo in cui mio marito mi aveva scoperta, classica la mia relazione fedifraga con Andrea: la passione nata sul lavoro fra l’infermiera ed il medico del reparto di Medicina generale di un grande ospedale.
“Voglio conoscerlo!” Disse Marco. Lo guardai incredula. “Domani, quando lo incontrerai, dovrai dirgli che sabato sera è invitato a cena a casa nostra”. Non osai contraddire mio marito anche se la sua idea mi sembrava una follia “va Bene” mi limitai a rispondere nella consapevolezza che Andrea non avrebbe mai accettato quell’invito a cena. Ed invece Andrea, ridendo, accettò l’invito per nulla intimorito da quello che sarebbe potuto accadere “Non so che intenzioni abbia, ma in ogni caso voglio proteggerti e non causarti ulteriori guai con tuo marito. Verrò ed affronterò la situazione qualunque essa sia e qualsiasi piega possa prendere”. Mi sentii rassicurata, da un lato sapendo che Marco era tutt’altro che violento o rissoso e dall’altro conscia dell’equilibrio e della forza caratteriale di Andrea (che, non per nulla, lo avevano portato in pochi anni ad essere uno dei migliori medici dell’ospedale).
Mi ritrovai il sabato pomeriggio sola in casa a preparare quell’insolita cena e mentre cucinavo mi prefiguravo quella serata paradossale a tre: io, mio marito ed il mio amante. Che sarebbe accaduto? Che verso avrebbe preso? Mentre ragionavo fra me su queste cose sentii suonare alla porta. Andai ad aprire. Mi trovai davanti Marco con una donna. “Lei è Angela, la mia amante”. Rimasi a bocca aperta senza parole. “Ci fai entrare?” Mi spostai e mio marito entrò seguito da Angela. Ancora frastornata per quella strana situazione chiusi la porta e meccanicamente mi presentai all’amante di mio marito “Piacere, sono Carla”. Angela mi sorrise “Piacere mio, sei una donna davvero bella”. Ricambiai il sorriso ed il complimento in una situazione che trovavo surreale “Grazie, trovo che anche tu sia una donna affascinate” ed in effetti lo era: alta, snella ma non eccessivamente magra; capelli lunghi biondi e lisci; l’ovale del viso contraddistinto da begli occhi verde brillante, un nasino all’insù e labbra sottili. Un piccolo neo sulla parte sinistra del labbro superiore spiccava sulla pelle chiara e sembrava disegnato apposta per renderla ancora più attraente. L’esatto opposto di me: più bassa di almeno dieci centimetri rispetto a lei, con forme più morbide; castana con un taglio corto di capelli ed occhi marroni. Insomma, fisicamente non avevamo nulla che ci accomunasse. Marco ordinò alla sua amante: “Spogliala!” Non riuscivo a capire quel che stava accadendo ma Angela mi si avvicinò e mi sussurrò “Non temere Carla, non devi aver paura”. Mi lasciai spogliare da lei mentre mio marito guardava; rimasi solo in reggiseno e mutandine. Angela si voltò verso mio marito che le intimò “Toglile anche quelli”. Restai nuda davanti loro senza muovermi e senza dire parola. Indicando una sedia nel soggiorno Marco con tono perentorio ordinò all’amante “siediti e fai sdraiare mia moglie di traverso sulle tue gambe”. Presto mi trovai nuda distesa sopra Angela nella posizione in cui venivano puniti i bambini indisciplinati o che si vede in certe foto vintage di spanking. Ed infatti le mie natiche attendevano quella punizione. Marco ordinò ad Angela di sculacciarmi perché ero stata indisciplinata e gli avevo nascosto la mia relazione con Andrea (“Ed allora la tua con Angela?” pensai fra me. Ma intuii che il tutto faceva parte di un gioco erotico che Marco aveva architettato). Sentì i colpi dell’amante di mio marito sulla pelle delicata del mio sedere e gridai pregando Angela di smettere. Marco la fermò e le ordinò di farmi alzare. Mi si avvicinò sussurrandomi “Non è ancora finita, moglie adultera”. Fece sistemare l’amante in piedi davanti a me. Poi mi piegò a novanta gradi: mi ritrovai con la testa bloccata fra le cosce di Angela (che indossava un paio di jeans attillati) ed i polsi tenuti stretti da lei. Non riuscivo a muovermi non sapendo quello che stava succedendo alle mie spalle. Il mio culo venne colpito una, due, tre volte con un frustino in pelle. Urlai per il dolore, iniziai a implorare pietà ed il mio viso si rigò di lacrime. Allora sentii Angela liberare la presa sia con le cosce che con le mani. Potei rialzarmi. Le mie natiche erano in fiamme. Li guardai, senza dire parola, con occhi spaventati e supplichevoli per farli smettere. Ma la mia punizione non era ancora finita. Marco mi fece mettere in ginocchio sulla seduta di una sedia. Con i gomiti mi fece appoggiare sullo schienale. Gli davo le spalle mentre Angela si posizionò nuovamente di fronte a me stringendomi ancora una volta i polsi; appoggiai la mia testa fra il suo petto (aveva un maglioncino di cotone scollato e sentivo la sua pelle profumata proprio a contatto con il mio naso). Marco mi colpì nuovamente con il frustino questa volta sulla schiena. Quei colpi rinnovarono sulla mia pelle una bruciante sensazione di un fuoco e strillai dal dolore. “Può bastare così” disse mio marito alla sua amichetta e questa, immediatamente, mi liberò i polsi dalla presa. Provai in me sentimenti contrastanti: lacrime mi scendevano sul viso per il supplizio subito e per l’umiliazione provata ma, al tempo stesso, ero bagnata per l’eccitazione. Angela si accorse del mio stato e mentre mi asciugava le lacrime consolandomi allungò una mano sulla mia fica mentre ancora rimanevo inginocchiata sulla sedia. Si fermò un attimo. Incontrai il suo sguardo che sembrava chiedermi il permesso di poter entrare. Allargai le cosce e lasciai che le sue dita si intrufolassero nella mia fessura accalorata. Iniziò a muovere due di queste avanti ed indietro con un movimento sempre più veloce. Godetti sommessamente con il viso premuto contro il suo petto fino a quando la biondina mi regalò un orgasmo che mi lasciò spossata e senza fiato. Mio marito era rimasto a gustarsi la scena. Poi ordinò “Ora rivestiti”.
Avevo lasciato la preparazione della cena a mezzo per cui Angela si offrì di aiutarmi. Ora dovevamo preparare porzioni per quattro non più per tre. Marcò si sedette sul divano a guardare la televisione nell’attesa dell’arrivo di Andrea. “Da quanto tempo vi frequentate tu e Marco?” chiesi ad Angela. “Da circa tre mesi” mi rispose; poi, ancora prima che glielo chiedessi, “Ci siamo conosciuti su di un sito di annunci”. Pensai fra me “Che coincidenza, è lo stesso periodo di tempo da cui sono diventata l’amante di Andrea”. Non finii il mio pensiero che sentii suonare alla porta.
Mi precipitai ma Marco mi precedette. Si trovò Andrea di fronte sulla soglia della porta e dal suo viso mi accorsi del suo stupore: Andrea ha trentadue anni, dieci in meno di me (e direi di Angela dato che la reputo mio coetanea) e tredici in meno di Marco. E’ alto quanto mio marito ma con spalle decisamente più larghe ed un fisico più robusto. Con fare tranquillo e sicuro porse la mano a mio marito e si presentò “Piacere sono Andrea”. Poi fece altrettanto con Angela che si trovava alle mie spalle; infine mi salutò con un sorriso chiedendomi “Come stai?” “Bene” gli risposi anche se i colpi di Angela e Marco bruciavano ancora sulla mia pelle. Mi sentii in dovere di fare delle presentazioni anch’io “Lei è Angela, l’amante di mio marito”. Andrea mi guardò stupito.
La cena era quasi pronta. Andrea e Marco avevano chiacchierato sul divano come due amici che si conoscono da molto tempo (“Di cosa, poi?” mi chiedevo fra me) mentre Angela mi aveva aiutato in cucina. Iniziai a preparare la tavola per quattro. Marco intervenne “No, apparecchia per tre Carla, tu mangerai da sola in cucina dopo averci servito”. Poi rivolto ad Andrea “Sai, ho dovuto punire Carla per il tradimento. Io ed Angela le abbiamo dato qualche sculacciata e una dozzina di colpi sulle natiche e sulla schiena con quel frustino che vedi appoggiato là. Ma credo che ancora non sia sufficiente per espiare la sua infedeltà. Questa sera ci farà da cameriera e ci servirà a tavola”. Pensai per un attimo che Andrea avrebbe colpito Marco con un pugno dritto al viso (e quanto ci avrei goduto!); invece, da persona intelligente qual è, riuscì ad inquadrare subito la situazione e capì di essere dentro ad una recita, ad una messa in scena di Marco dove io ero la vittima colpevole del reato di tradimento coniugale, mio marito il giustiziere di quella grave colpa e gli amanti gli spettatori di quella vendetta crudele e perversa.
Marco si rivolse ad Angela chiedendole di tirare fuori dalla propria borsa un vestito da cameriera comprato in un sexy shop. Poi le ordinò di spogliarmi e di rivestirmi con quell’abito. Andrea guardò con aria divertita. In poco mi ritrovai con indosso un vestitino nero da domestica con gonna cortissima, scollatura generosa e bordi in pizzo bianco, grembiule bianco, un cerchietto ai capelli ed un girocollo in tinta e dei guanti neri con merletto. Ai piedi Angela mia fece calzare dei sandali neri con un largo tacco alto che slanciava il mio culo. Non indossavo né calze né biancheria intima per cui ad ogni mio movimento la cortissima gonna del vestito si alzava lasciando intravedere il nero pelo del mio pube e le rotondità delle mie natiche ancora segnate dai colpi ricevuti poco prima.
Ebbe inizio il secondo atto della messa in scena di Marco. Che finale aveva previsto il regista? Servii ai tre commensali antipasto e primi. Poi in cucina mangiai da sola un piatto di quel che era rimasto. Portai in tavola i secondi ed i contorni mentre i tre discutevano, versavano vino e facevano battute da osteria sulla cameriera. Per la verità Andrea ed Angela si limitavano a stare al gioco ridendo alle sconcezze che mio marito diceva sul mio conto. Infine misi in tavola la frutta, il dolce ed il caffè. Mi sentivo umiliata e non avevo fame. Ma al tempo stesso ero eccitata per quel gioco che mi vedeva vittima sacrificale. Bevvi in cucina un bicchiere del vino rimasto e tornai in sala a sparecchiare, da brava cameriera. Appena ebbi terminato Marco guardò Andrea e gli disse “Ora scopati mia moglie. Vi voglio vedere chiavare insieme”.
Ci spostammo tutti quattro in camera da letto. Angela mi tolse i sandali ed il cerchietto dai capelli, mi sfilò il vestito ed i guanti e rimasi nuda con indosso il solo girocollo da cameriera. Nel frattempo Andrea si stava spogliando. Restò in mutande e quando se le tolse mostrò un cazzo già in erezione di dimensioni notevoli, decisamente più grosso e lungo di quello di Marco che, immediatamente, gli posò lo sguardo sopra come per valutare di quanto quella verga surclassasse la sua. Anche Angela sembrava sorpresa dalle dimensioni del cazzo di Andrea. Marco mi ordinò “Succhiaglielo”. Mi inginocchiai davanti al mio amante ed iniziai a farmi scivolare in bocca quel flauto di carne caldo e pulsante di piacere. La sua cappella era umida e quando la sfiorai con la lingua fili di sborra rimasero sopra le mie labbra. “Ora basta, fatti scopare” Con tono imperativo Marco indirizzò a me le sue parole. Notai che stranamente tutti i comandi, da quando eravamo in camera, erano rivolti a me e mai direttamente ad Andrea. Mi sdraiai sul letto ed allargai le cosce; il mio amante si avvicinò sdraiandosi sopra di me; sentii il suo cazzo sfiorarmi; lo aiutai ad entrare nella mia fessura. Andrea con un colpo deciso affondò ed iniziò a sbattermi vigorosamente la sua verga in fica. Marco ed Angela rimasero in piedi a bordo letto ad osservarci. Volevo vendicarmi e far sentire a Marco quanto mi piaceva prendere il cazzo di Andrea; così iniziai a gemere ed a gridare “Si Andrea, sbattimi più forte. Mi fa impazzire sentire il tuo cazzo tutto in fica. Sono fradicia di piacere. Ti voglio Amore… ancora, ancora… di più, di più”. Lo baciai in bocca mentre lui accelerava il ritmo dei suoi affondi. “Carla, che troia stupenda sei, mi fai impazzire” pronunciava la voce ansimante di Andrea. Marco a questo punto intervenne: “Puttana, voglio vedere meglio il cazzo di Andrea mentre ti chiava. Mettiti su un fianco”. Eseguimmo quanto richiesto. Mi misi di lato ed Andrea mi penetrò in modo che la mia fica ed il suo cazzo fossero bene in vista per Marco ed Angela. Avevo una gamba sotto il corpo di Andrea mentre l’altra era sollevata, in modo da aprire il più possibile la mia fica, ed appoggiata sopra una delle robuste spalle di Andrea. Marco si abbassò pantaloni e boxer facendoselo prendere in bocca da Angela mentre continuava ad osservarci. “Che porco cornuto” pensai “Sembra piacergli molto osservare la sua mogliettina che si fa sfondare da un cazzo grosso e giovane come quello di Andrea”. Non riuscii a trattenere il pensiero ed a voce alta mi lasciai sfuggire “Ti piace guardarmi mentre mi faccio sbattere dal mio amante, cornuto?” Forse avevo osato troppo. Infatti Marco fermò Angela ed indietreggiò di qualche passo. Afferrò il frustino che era appoggiato sul comò della camera e, posizionatosi alle mie spalle, fece partire un paio di colpi sulla mia schiena e sulle mie natiche mentre Andrea continuava a scoparmi senza sosta. “Ohhh, Ahhh, Ahiiiiii” gridai mentre provavo l’estasi del piacere e del dolore simultaneamente.
Marco non si trattenne più; si spogliò e fece spogliare Angela. Ora erano entrambi nudi ai piedi del letto mentre io ed Andrea continuavamo a scopare senza sosta quasi noncuranti della loro presenza. “Fateci posto anche a noi” disse Angela. Marco fece sdraiare anche lei su di un fianco, in maniera speculare rispetto alla mia. Il corpo della donna sfiorò il mio; le nostre tette si toccavano tanto erano vicine; i nostri visi si guardavano; i nostri aliti si confondevano e ben presto i nostri sospiri si sovrapposero. Marco la stava scopando in fica, esattamente come Andrea stava facendo con me. Angela sembrava fuori controllo per l’eccitazione. Iniziò a toccarmi il seno, a palparmelo ed a strizzare i miei capezzoli. Ricambiai quelle carezze. La sua pelle era molto chiara e morbida; le sue tette più piccole delle mie ma ben fatte e con capezzoli minuscoli: un piccolo bottoncino rosa su quelle collinette pallide. Provai a stringerne uno fra i miei denti ed a succhiarle un seno. Sentii in lei un fremito che le attraversò il corpo. Gli uomini nel frattempo non smettevano di trapanarci. Carla alzò la mia testa, mi abbracciò e le nostre bocche si unirono in un bacio lungo e bagnato di saliva. Sentii la sua lingua saettare intrecciandosi con la mia per esplorare poi ogni anfratto del mio palato. Quando ci staccammo mi guardò con riconoscenza e mi disse “Sei meravigliosa Carla”.
I cazzi di Marco ed Andrea continuavano ad andare dentro e fuori dalle nostre fiche mentre io ed Angela seguitavamo a scambiarci baci e carezze in ogni parte del corpo. I gemiti ed i mugolii di tutti e quattro risuonarono per tutta la stanza. Andrea accelerò il suo ritmo poi lo sentii gridare “Vengo Carla, ti vengo in fica, siiiiiiiiii godo!” e tre fiotti potentissimi del suo seme caldo inondarono la mia passera. Il mio amante si sfilò e si fece da parte. Io mi sdraiai su letto a gambe aperte. Angela si posizionò con la testa fra le mie cosce ed iniziò a leccarmi la fica e la sborra di Andrea che da questa colava. Marco da dietro la prendeva come una cagna. La lussuria sembrava non avere più freno. Angela avvicinò la sua bocca alla mia passandomi tutto lo sperma di Andrea che aveva raccolto con la lingua dalla mia fessura. Ci baciammo gustando insieme il sapore della sborra. Marco era al colmo dell’eccitazione mentre Andrea, ormai fuori gioco, si era fatto spettatore sedendosi sulla poltrona di camera. Venni fatta inginocchiare da Marco davanti alla testata in ferro battuto del letto. Avevo la schiena inclinata ed il viso rivolto al muro. Afferrai con le mani i due alti pomelli ai lati del letto. Marco fece salire Angela sopra la mia schiena, anche lei con il viso rivolto al muro, in modo che le nostre fiche si trovassero una poco sopra l’altra. Angela si strinse a me afferrando con le mani i miei seni e cingendomi il corpo con le braccia. Ora Marco ci aveva entrambe a sua disposizione. Iniziò a passare il suo cazzo da una fica all’altra menando ora qualche colpo nella mia ed ora in quella di Angela. Lo sentivo sempre più ansimante, grugnire di piacere. Poi sfilò il suo cazzo da entrambe le aperture a sua disposizione e ci fece velocemente sdraiare entrambe sul letto. Ci abbracciammo, le nostre bocche erano vicine. Marco iniziò a passare il suo cazzo dalla mia bocca a quella di Angela fino a quando emise un grido e scaricò la sua sborra sui nostri visi uniti uno all’altro. Io ed Angela, in frenesia, demmo avvio ad una festa di lingue. Ci leccammo lo sperma che copriva le nostre guance, i nostri nasi ed i nostri occhi e ce lo passammo di bocca in bocca mentre abbracciate le nostre dita frugavano incessantemente fra le cosce.
Dopo quella punizione Marco mi permise di frequentare liberamente il mio amante ma ad un patto: esigeva, dopo ogni nostro incontro, che gli facessi un resoconto particolareggiato del modo in cui Andrea mi aveva scopata. Poi, eccitatissimo, mi spogliava e mi prendeva nelle posizioni che gli avevo raccontato in ogni minimo dettaglio. Non solo, di tanto in tanto portava Angela a casa nostra e si finiva a fare l’amore in tre esattamente come quella sera della mia punizione.
Mai, come da quando avevamo l’amante, il matrimonio fra me e mio marito era andato così bene.
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