PARTE PRIMA Sentii suonare il campanello dallo sgabuzzino in cui ero nascosto. Sbirciai da un piccolo foro sulla parete in cartongesso che divideva il ripostiglio in cui mi trovavo dal resto del loft. Vidi entrare mia moglie e Solidea andarle incontro e salutarla festosa: Le vidi conversare per qualche istante senza tuttavia riuscire a percepire in modo distinto i loro discorsi; poi Solidea aiutò Anna a sfilarsi di dosso una giacca leggera che portava sopra una maglioncino bianco scollato. Stavo per assistere ad uno degli spettacoli più eccitanti e sensuali della mia vita, che non avrei dimenticato mai più. Tutto era iniziato un paio di mesi prima nella mia galleria d’arte in occasione del vernissage per l’inaugurazione della mostra dei dipinti di Solidea. Tele ad olio di grande formato raffiguranti corpi femminili, o particolari di questi, mai totalmente nudi: un velo, dei capelli, un capo d’abbigliamento intimo, una posa non scopre totalmente tutto, conscia del fatto, nel dipingere, che il vero fascino, il vero erotismo deve passare per il mistero. Una ricercatezza inseguita e trovata nei dettagli di mani o piedi dalle unghie smaltate, schiene e glutei che con il gioco di luce ed ombre assumono la plasticità di una statua greca, seni dalle rotondità quasi palpabili ed a volte parti del viso della modella ma mai lo sguardo, mai l’anima della modella che attraverso lo sguardo passa. Mia moglie, che solitamente mai presenziava ad inaugurazioni di mostre che tenevo presso la mia galleria, quel pomeriggio mi aveva chiesto di poter venire con me. Le avevo parlato dei lavori di Solidea, del suo modo di dipingere e del suo grande talento. Le avevo detto che era una delle artiste su cui volevo puntare sicuro del suo potenziale e di un suo successo di critica e di vendite. Così la sua curiosità l’aveva spinta a partecipare ad un evento mondano quale l’inaugurazione di una mostra d’arte, nonostante il suo carattere riservato e schivo. Se ne stette gran parte del pomeriggio sola ed in disparte, ora accanto a me ora ad ammirare le tele in mostra alle pareti. Ma la sua bellezza non sfuggì ai presenti ed in modo particolare a Solidea. In un momento in cui Anna non mi era accanto, Solidea mi si avvicinò e mi disse “Bravo Marco, che bella mogliettina giovane e carina ti sei scelto! Non me la presenti?”. Chiamai Anna e la presentai a Solidea. Ma non ebbero molto tempo per conoscersi e parlare fra loro dato che Solidea era contesa da ogni partecipante al vernissage. A fine pomeriggio, quando ormai eravamo rimasti soli io e Solidea a galleria ormai chiusa commentando il successo dell’inaugurazione, all’improvviso mi sentii fare questa proposta “Marco voglio che tu mi dia il permesso di corteggiare tua moglie”. Risi a quelle parole, ma poi subito aggiunsi: “A mia moglie non piacciono le donne, comunque se credi di potermi smentire, permesso accordato”. Solidea mi ribatte “come fai ad esserne così sicuro che ad Anna non piacciono le donne?”; rilanciai: “senti Solidea se pensi di riuscire a sedurre mia moglie corteggiandola non solo hai il mio permesso ma anche la mia complicità per poter riuscire nel tuo intento. Ma è una partita persa, credimi”. Solidea per nulla scoraggiata dalle mie parole concluse quel discorso “Grazie Marco per la complicità mi sarà di certo più facile con il tuo aiuto riuscire in ciò che voglio. Sai, tua moglie Anna mi ricorda un ritratto di Mariano Vargas che ho di recente avuto modo di vedere. Se non ricordo male si chiama “Portrair de dame avec fleur”. Di quel ritratto ha gli stessi occhi grandi e neri, le stesse labbra rosse e sottili e lo stesso candore della pelle. Ed i capelli biondi acconciati come quelli della giovane donna del Vargas. Ho amato quel ritratto a prima vista, così come tua moglie a prima vista ha fatto nascere in me il desiderio di portarmela a letto”. Il giorno dopo ricevetti una telefonata da Solidea: “Allora Marco, visto che ti sei reso complice nel mio intento di corteggiare la tua mogliettina, perché una di queste sere non mi inviti a cena a casa tua?” Ne parlai con Anna e sembrò entusiasta di avere Solidea come nostra ospite a cena. I suoi quadri l’avevano molto emozionata e colpita ma all’inaugurazione, per la troppa gente, non aveva avuto occasione di rivolgerle alcuna domanda, mentre di curiosità verso il suo lavoro artistico ne aveva tante e sarebbe stata quella della cena un’ottima occasione per poter parlare con lei senza nessun altro che potesse disturbarle. Si concordò per il venerdì sera di quella stessa settimana. Solidea arrivò con una bottiglia di vino ed un regalo per Anna: il catalogo di una mostra di Mariano Vargas tenutasi a Milano. Aprì il catalogo e mostrò immediatamente ad Anna “Portrair de dame avec fleur” dicendole “trovo ti somigli in maniera stupefacente”. Anna rise: “si è vero, una certa somiglianza c’è”. Ci accomodammo a tavola. Solidea, a sua volta, mi ricordava quella sera in modo sorprendente un altro ritratto femminile: quello di Fernand Toussaint chiamato “Elegant Lady with music score”. Ecco, avevo a tavola due splendidi ritratti femminili in carne ed ossa e per un gallerista era un piacere per la vista ed un privilegio raro. Rimasi incantato in silenzio ad ascoltare ed ammirare quei due ritratti in carne ed ossa a conversare fra loro. Anna chiese “perché nei tuoi quadri raffiguri solo corpi femminili”? Era forse la domanda che più spesso Solidea si sentiva rivolgere, ma rispose con un sorriso ed in maniera garbata: “Ho provato per qualche tempo a dipingere paesaggi, fiori od alberi. Ma la sensazione finale non era quella che mi aspettavo. Un'emozione che ritrovo soltanto nei corpi. Nulla è più seducente di un corpo femminile. E' sinuoso, calamitante”. “E quanto c’è di te in queste figure femminili che dipingi”? proseguì Anna, molto curiosa di conoscere l’essenza dell’arte di Solidea. “Moltissimo. Narcisisticamente posso dire che in ogni ritratto ci sono io”. “Come scegli le modelle, in base alla loro bellezza”? “Quando scelgo le mie modelle non tutte sono belle in modo assoluto, diventano perfette solo sulla tela. La mia è ricerca della perfezione nei particolari: una mano od una schiena che mi colpiscono diventano soggetto del mio quadro. Compongo e scompongo le modelle in base ai particolari. Molte donne dipinte nei miei quadri sono il frutto di un puzzle: la schiena di una donna, i capelli di un'altra, le mani di un'altra ancora. E' così che inseguo la ricercatezza”. “Come crei le ambientazioni dei tuoi quadri”? “Tutto è come un set. Prima la scelta della modella, poi la location, che quasi sempre è casa mia. Poi gli abiti, a volte un semplice velo, altre un accessorio per i capelli (la parte più complicata da dipingere). Poi comincia la ricerca della posa, mai scontata. Quando tutto appare perfetto, scatto una serie di foto dalle quali prenderà forma il dipinto”. Solo raramente intervenivo nella serrata discussione fra Anna e Solidea. Alle domande di Anna ed alle risposte di Solidea seguì un dialogo fra le due donne più amichevole e meno somigliante ad un interrogatorio o ad una intervista. Sapevo perfettamente il motivo per cui Solidea quella sera era a cena a casa nostra e sapevo che non se ne sarebbe andata senza aver avuto la possibilità di rivedere Anna da sola. Per cui non mi stupii quando sentii che rivolgeva questo invito a mia moglie: “perché Anna non vieni un pomeriggio a farmi visita nel mio studio. Potrai vedere come lavoro, dove ambiento i miei quadri, le fotografie che ho scattato alle modelle per la preparazione delle tele che hai visto esposte in galleria e soddisfare ogni tua altra curiosità”? “Volentieri, rispose Anna”. Poi aggiunse: “Che ne pensi Marco”? “Mi sembra una buona idea” – ribattei – “lascia il tuo numero di cellulare a Solidea così potrà chiamarti per fissare un incontro nel suo atelier”. La serata con Solidea aveva messo Anna di ottimo umore e percepivo in lei una certa eccitazione ed una grande curiosità per quell’invito ricevuto dalla pittrice. Non appena questa se ne fu andata, Anna mi abbracciò e mi baciò: “ho voglia di scopare, Marco” mi disse. Andammo in camera e mi spogliò stappandomi quasi di dosso i vestiti. Si inginocchiò davanti a me e mi prese il cazzo in bocca. Se lo fece scivolare avanti ed indietro fra le labbra fino a farmelo diventare duro. Poi mi chiese di spogliarla ed una volta che l’ebbi fatto mi spinse sul letto e mi montò sopra infilandosi il cazzo in fica. Era questo il nostro modo preferito di scopare: io sdraiato supino e lei sopra a cavalcare il mio uccello. Mi piaceva guardarla in viso mentre lo facevamo, baciarle i seni, tenerle strette le mani per farla inarcare all’indietro e farla ancora entrare di più dentro me. Fino a quando la sentivo ansimare sempre di più, gridare “scopami” ed alla fine venire insieme a me. Così fu anche quella sera. Poi mi abbracciò e baciandomi mi chiese “Ti piace Solidea, ti piacerebbe scopartela?” Sorrisi e risposi “Che sciocchezze, a me piace scopare con te”. Ma aggiunsi: “Ed a te piace Solidea?” Anna mi fissò, ci pensò un po’prima di rispondermi “Mi affascina. E’ una donna affascinante”. PARTE SECONDA Lo studio/abitazione di Solidea era nel centro di Bologna, nei pressi di Porta Mascarella. Ad Anna non fu difficile arrivarci in bicicletta dal momento che noi abitavamo a poco più di un chilometro. Si erano accordate il giorno dopo la cena per vedersi nel pomeriggio di venerdì, ad una settimana esatta dalla serata a casa nostra. Quel loro primo incontro me lo raccontò Anna quella stessa sera. Solidea le aveva fatto vedere dove lavorava, i colori e le tele che utilizzava, le ambientazioni utilizzate per i suoi quadri, il guardaroba con i vestiti e gli accessori utilizzati dalle modelle e, soprattutto, gli album con tutte le fotografie scattate nel tempo alle donne ritratte nei suoi quadri. Avevano molto chiacchierato insieme di letture e di musica, bevuto del the. Poi, prima che Anna se ne andasse, Solidea le aveva chiesto se avesse voluto farle da modella per uno dei suoi quadri. Ed ora Anna stava chiedendo a me che ne pensavo di questa proposta. Sapevo benissimo come sarebbe finita la vicenda (o meglio, credevo di saperlo ma neppure io immaginavo i risvolti che avrebbe preso) ma non mi opposi affatto. Dal canto suo Anna sembrava entusiasta di poter posare e fare da modella per un quadro di Solidea. Si rividero a metà della settimana successiva. Degli incontri che seguirono ebbi conoscenza sia da parte di Anna che da parte di Solidea. Quest’ultima ci tenne a farmi vedere le fotografie che aveva scattato al corpo nudo di mia moglie ed a farmi partecipe dei suoi progressivi successi nell’opera di corteggiamento nei confronti di Anna. Mia moglie mi raccontava principalmente delle emozioni che ritraeva dall’essere modella per un’opera di Solidea e dei progressi della tela. Solidea la incontravo abitualmente presso la mia galleria d’arte dove la sua mostra personale proseguiva. Mi raccontò come la prima volta che chiese ad Anna di spogliarsi questa lo fece pudicamente nascondendosi dietro ad un separé e ne uscì imbarazzata indossando mutandine e reggiseno. Che da quell’iniziale imbarazzo, incontro dopo incontro, Anna si era sempre più sciolta. Come ormai, negli ultimo incontri, si lasciasse spogliare da Solidea e da lei toccare per deporre un velo sul seno o per farle cambiare posa. E come avvertisse ad ogni tocco, ogni volta che sfiorava la sua pelle, un fremito di Anna ed una sua disponibilità a proseguire con quelle carezze se solo Solidea lo avesse voluto. Anna a cena mi raccontava di qui pomeriggi passati a posare, del fatto che l’imbarazzo iniziale si era ormai sciolto ed ora si sentiva perfettamente a suo agio nuda davanti a Solidea. E mi parlava del quadro. Del fatto che Solidea avesse deciso di concentrarsi su una sola parte del corpo: quella che andava dall’ombelico fino a poco sopra il mento, lasciando intravedere parte delle labbra e ponendo al centro dell’attenzione il seno di mia moglie coperto in parte da un velo rosso trasparente. Un pomeriggio Solidea arrivò in galleria da me ed appena entrata mi disse “Marco, tua moglie è pronta per me”. A quelle parole per la prima volta capii che non era solo un gioco e per la prima volta fui sconcertato dal fatto che mia moglie sarebbe potuta andare a letto con un’altra donna. Provai un misto di gelosia e di incredulità che quel gioco fosse arrivato fino a quel punto ma, senza dar a vedere alcuna emozione a Solidea le risposi “E cosa ti fa dire con tanta sicurezza questa cosa?”. Mi sentii rispondere “Non importa cosa me lo faccia credere. Tu sarai presente quando io ed Anna faremo sesso insieme” Queste ulteriori parole mi fecero avere delle vertigini, com’era possibile che io potessi guardarle mentre facevano l’amore fra loro? Anna avrebbe permesso questo? Ma Solidea mi precisò “Anna non saprà nulla della tua presenza. Vieni domani pomeriggio non più tardi delle quattordici a casa mia e ti spiegherò tutto”. Non mi diede il tempo di riprendermi che se ne era già andata lasciandomi impietrito e senza parole. Il giorno dopo pranzai presto con Anna in un trattoria vicino alla mia galleria e le chiesi se quel pomeriggio avrebbe visto Solidea. Mi rispose “Si, oggi alle 15.00 devo andare da lei per posare. Sai il quadro è quasi finito”. Finimmo di pranzare in fretta e lasciai subito dopo Anna dicendole che avevo un appuntamento che mi avrebbe tenuto impegnato per l’intero pomeriggio. Mi precipitai a casa di Solidea. “Ben arrivato, mio caro. Vieni non ho molto tempo per spiegarti cose, Anna sarà qui fra non molto. Capirai tutto da solo” Il loft in cui Solidea viveva e dipingeva aveva spazi molto ampi in modo da dare l’impressione di un unico ambiente con una sola eccezione: uno stanzino chiuso ricavato in un angolo con una parete in cartongesso dal pavimento al soffitto. Solidea mi ci accompagnò. Quando entrai vidi alcune tele ed altri oggetti ammassati ed al centro uno sgabello. Aveva tutta l’aria di essere un ripostiglio. Ma ben presto Solidea mi fece notare la particolarità di quello spazio chiuso. Tre piccoli fori a diverse altezze con vetri spia, di quelli che da un lato riflettono come uno specchio mentre dall’altro trasmettono la luce lasciando vedere quello che c’è dall’altra parte. Così dal loft sulla parete esterna dello stanzino vi erano tre piccoli specchi inseriti armoniosamente con altri complementi d’arredo tanto da non essere notati, mentre dallo stanzino vi erano tre piccoli fori con un vetro dai quali era possibile avere sott’occhio l’intero soggiorno e lo spazio dove Solidea dipingeva. Solidea mi disse “ti siederai qui senza fare rumore e potrai vedere tutto quello che accadrà al di là del muro senza essere visto. Dovrai solo startene fermo ed in silenzio per tutto il tempo fin quando Anna se ne sarà andata. Comunque la parete è abbastanza insonorizzata da non lasciare passare rumori”. Poi richiuse la porta lasciandomi nella penombra; l’unica luce che filtrava era quella proveniente dal loft attraverso i tre vetri spia. Me ne restai solo pensando che sicuramente Solidea non aveva predisposto solo per me un osservatorio del genere e che non ero il primo ad entrarvi per spiare quello che succedeva dall’altra parte della parete. Con questi pensieri in testa sentii il campanello suonare. Solidea aprì la porta e poco dopo vidi entrare Anna. Riposta la giacca di Anna ad un appendiabiti vicino alla porta di ingresso, Solidea offri qualcosa da bere a mia moglie e se ne versò per se in un bicchiere. Quindi si sedettero una vicino all’altra sul divano al centro del loft e continuarono a parlare fra loro. Quindi Solidea si alzò dal divano e fece alzare Anna dandole la mano. Una volta in piedi l’una di fronte l’altra Solidea cominciò a spogliare lentamente Anna che rimase immobile, accettando con naturalezza quei gesti di Solidea che ormai facevano parte del loro rapporto pittrice modella. Ma presto quel rapporto si sarebbe spinto molto più in là e dal modo in cui Anna si lasciava spogliare sembrava essa stessa esserne consapevole. Ora mia moglie era in piede di fronte a Solidea con indosso solo degli slip azzurri con un bordo di pizzo finemente lavorato. Solidea iniziò a sfiorare il seno di Anna, come a volerne studiare la forma, le proporzioni e le misure da riportare sulla tela. Anna continuava a rimanere immobile con gli occhi socchiusi. Ma quando la carezza di Solidea si fece più intima, più audace, non più solo quella di una “professionista” che valuta delle proporzioni o delle misure ma quella di un amante desiderosa di trovare godimento in un quel tocco, in quelle carezze, Anna rivolse lo sguardo a Solidea quasi ad interrogarla di quei gesti e trovò una pronta risposta. Solidea abbracciò Anna senza darle il tempo di ribellarsi (se solo l’avesse voluto fare) ed incollò le sue labbra a quelle di mia moglie. La sua audacia trovò successo: Anna non si ribellò affatto ne provò a sfuggire a quell’abbraccio ed a quel bacio; anzi rispose con scioltezza, con un corpo che finalmente non era più quello rigido e statico di una modella che deve farsi plasmare ma quello caldo ed appassionato di una amante. Le loro lingue si intrecciarono, le mani di Anna si persero fra i capelli di Solidea mentre quelle di quest’ultima iniziarono a percorrere ogni centimetro del corpo di mia moglie. Solidea sfilò lo slip di Anna che ora era completamente nuda. La fece sedere sul divano a gambe aperte proprio di fronte a me in modo che potessi vederla pronta per l’amore prima che lei si tuffasse fra le sue cosce. Poi si inginocchiò di fronte a mia moglie, impedendomi la vista del suo sesso, e cominciò a passarle la lingua sul centro del piacere di Anna che ben presto la vidi gemere mentre con le mani frugava tra i capelli di Solidea spingendo e premendo la sua testa sempre più contro il suo ventre e spalancando sempre più le sue gambe affinché l’abile ed esperta lingua di Solidea potesse procurarle quel piacere che da tempo cercava e sognava. La vidi sciogliersi in un orgasmo che presto arrivò e lasciarsi ricadere all’indietro dopo il godimento. Solidea continuò a coprirla di piccoli baci sul corpo, ad accarezzarla con tocco lieve e poi incollò nuovamente le sue labbra a quelle di Anna che rispose con trasporto e passione come mai avrei creduto. Sentivo il cazzo pulsarmi nelle mutande; lo liberai e lo strinsi con una mano muovendola lentamente a cercare un sollievo a quella esplosione di emozioni. Rimisi gli occhi nei fori alla parete e vidi Solidea che si stava spogliando mentre Anna ancora giaceva sul divano stordita dalle sensazioni provate. Ora le due donne erano sul divano completamente nude. Si abbracciavano, si toccavano, si baciavano, strusciando i loro corpi uniti. Tette contro tette, fica su fica, labbra su labbra, in un incessante danza orgiastica. I seni piccoli e pallidi di Anna sfioravano quelli tondi ed abbronzati di Solidea e quei due corpi fusi insieme vibravano di piacere. Ora Solidea si sedette a gambe divaricate di fronte al mio punto d’osservazione mostrandomi con gusto da vera esibizionista il suo sesso rasato e la pallida conchiglia rosa che come una ferita si apriva fra le sue cosce, pronta a riceve la lingua di Anna su quella conchiglia del piacere ed a godere di quei colpi e di quelle leccate lunghe e lente. Non tardò molto a mostrare sul suo viso l’effetto che la lingua di mia moglie provocava al suo ventre iniziando a godere ed a stringere fra le sue cosce la testa di Anna in un abbraccio che voleva allacciare alla sua fica la bocca di Anna. L’intero corpo di Solidea fu attraverso da scariche di piacere nel momento in cui venne in bocca ad Anna colando il suo liquido direttamente sulle labbra di mia moglie. Ormai completamente desiderose di donarsi reciproco piacere, prima di continuare nel loro gioco si versarono qualcosa da bere e si riposarono per un istante sedute ed abbracciate una accanto l’altra. Poi Solidea si levò in piedi e portò davanti al divano una grossa sedia dalla spalliera molto alta e rivestita in un tessuto a fiori e dai braccioli larghi in legno. Quindi fece sedere mia moglie con le natiche che in parte sporgevano dalla seduta e le gambe divaricate in aria. A sua volta si accomodò, dandomi la schiena, seduta con la fica proprio sopra a quella di Anna e le sue gambe, che incrociavano quelle di mia moglie, appoggiate sugli ampi braccioli della sedia. In quella posizione cominciò a strofinare la sua fica su quella di Anna mentre le sue tette, muovendosi, erano esattamente all’altezza della bocca di Anna affinché potesse baciarle e succhiarle a suo piacimento. Solidea conduceva quel gioco ora con movimenti rapidi e marcati, ora più lentamente e con maggiore pressione. Lo sfregamento delle loro fiche insieme procurava un piacere indicibile alle due donne che contorcevano i loro corpi e godevano senza più freno e contatto con la realtà. Anna nel contempo riempiva la sua bocca con i seni di Solidea o passava la sua lingua sui capezzoli lasciando su essi un velo di saliva. Andarono avanti per un po’ di tempo in questo gioco di strofinamento dei loro sessi fino a quando non le sentii urlare di piacere e vidi le loro bocche unirsi in un bacio lunghissimo e liberatorio. In quel momento io venni con loro non potendo più resistere e riempii la mia mano del seme che uscii copioso dal mio uccello, pulendomi con delle salviette prudenzialmente lasciate da Solidea nello stanzino. Nel frattempo Solidea e mia moglie erano sparite dalla mia vista; probabilmente erano in bagno a farsi una doccia dopo quella intensa attività fisica così piacevole. Ed infatti tempo qualche minuto e le vidi uscire dal bagno avvolte in asciugamani. Presto li lasciarono cadere mostrandomi nuovamente i loro corpi nudi che però ripresero a vestire. Solidea posò un ultimo bacio sulle labbra di Anna e poi la accompagnò all’uscita aiutandola ad infilarsi la giacca che aveva lasciata appesa all’attaccapanni. Non appena Anna se ne andò Solidea venne a liberarmi dal mio nascondiglio: “Allora caro Marco, piaciuto lo spettacolino?” Capii che era un’inguaribile esibizionista a cui piaceva corteggiare le moglie dei suoi conoscenti per poi esibirsi davanti agli occhi di mariti complici con donne ignare di essere parte di un’esibizione. La scusa di farle posare come modelle era perfetta per attrarre le prede nella sua tela di abile tessitrice di intrighi esibizionistici. Andai in bagno a ripulirmi un po’. Quando tornai Solidea si stava bevendo un drink che si era preparata. Mi chiese “Ne vuoi?”. Ne versò anche a me nel bicchiere e mi sedetti accanto a lei. Mi guardò e disse “Non ti preoccupare caro maritino; come vedi il dipinto è ormai finito. Un'altra sessione di lavoro poi Anna tornerà ad essere tutta tua. Inoltre avrai una tela in più da esporre e vendere in galleria. Sii felice”. Io ero ancora sconvolto e frastornato da quanto avevo visto e non risposi. Solidea soggiunse: “Ho già messo gli occhi addosso alla moglie del mio commercialista. L’ho incontrata pochi giorni fa nel suo studio sai? Ho già chiesto ed ottenuto il permesso di poterla corteggiare. Proprio come ho fatto con te ed Anna. Ora vai dalla tua bella mogliettina ed offrile una bella cena. Ne ha veramente bisogno dopo un pomeriggio così intenso. Ed amala più che puoi. E’ una donna meravigliosa e sei fortuna ad averla”. Mi posò un bacio sulla guancia e mi congedò. All’inizio della settimana successiva il quadro con il corpo di Anna era appesa nella mia galleria in attesa di un compratore.
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