Cara Giovanna, cari tutti, forse qualcuno ha compreso che vivo in un ambiente estremamente vicino al mondo ecclesiastico.
Studio in questo settore, imparo cose anche scientifiche, sebbene filtrate, e ad un certo punto, con tutta l'umiltà ma sentendomi anche una donna istruita, ho deciso di "guardarmi" un poco intorno; la frequenza di questo sito ne è la prova.
Invece di comprendere di più, adesso sono veramente confusa, nel mio ambito la sessualità vissuta e dialogata apertamente è perseguite, peggio dello stesso Satana, però è lampante che, dietro le quinte (e le tonache) molti e molte si danno alla pazza gioia), perpetrando in abbondanza vere e proprie perversioni.
C'è grande silenzio e ipocrisia su questi argomenti, ma ne capitano di tutti i colori. Basti sapere che tutte noi siamo perfettamente a conoscenza che una stragrande maggioranza delle "madri", delle sorelle e delle studentesse hanno rapporti lesbici, masturbazioni comuni e persino rapporti con uomini (tra cui preti e altri della gerarchia.
Guai a parlarne, però.
Allora mi domando, non è forse più giusto vivere la sessualità con totale libertà, come ormai fanno quasi tutti, praticamente, nel mondo laico?
Non è peggio viverla nascostamente, nella vergogna, nella menzogna, soffrendo spesso anche di violenti conflitti interiori.
Problema: io non vorrei viverlo così, ma nemmeno me la sento di continuare una certa e inutile astinenza.
Problema numero 2: ma se ora lascio i miei studi mi tocca pagare gli anni precedenti. Ovviamente la cosa ricadrebbe sui miei cari. Ecco il dilemma!
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